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TESTO

1. L'altro   1

Kahlil Gibran, Gesù figlio dell'uomo

Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.

prossimofratellanzacomunitàinterioritàrapporto con gli altriunione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Cinzia Novello, inserito il 20/09/2012

TESTO

2. La giustizia   1

Tonino Lasconi

La giustizia è la volontà e la capacità di dare agli altri, a iniziare dall'altro, ciò che loro spetta.
La giustizia è non pensare mai, non dire mai non fare mai: "Tutto mio!", ma: "Tutto nostro! ".
La giustizia è accogliere gli altri ed essere per gli altri non come una minaccia, ma come un dono.

giustiziadonoaperturacomunità

inviato da Emilia Cocozza, inserito il 20/09/2012

TESTO

3. Meditazione e ritorno al mondo

Dietrich Bonhoeffer, Vita comune

Ogni giorno porta al cristiano molte ore di solitudine in mezzo ad un mondo non cristiano. Questo è il tempo della verifica. Esso è la prova della bontà della meditazione personale e della comunione cristiana. La comunità ha reso gli individui liberi, forti, adulti, o li ha resi invece dipendenti, non autonomi? Li ha condotti un po' per mano, per far loro imparare di nuovo a camminare da soli, o li ha resi paurosi e insicuri?… Qui si tratta di decidere se la meditazione personale ha portato il cristiano in un mondo irreale da cui si risveglia con spavento, nel ritornare al mondo terreno del suo lavoro, o se viceversa lo ha fatto entrare nel vero mondo di Dio, che permette di affrontare la giornata dopo aver attinto nuova forza e purezza. Si è trattato di un'estasi spirituale per brevi attimi, cui poi subentra la quotidianità, o di un radicarsi essenziale e profondo della Parola di Dio nel cuore?… Solo la giornata potrà deciderlo… Ognuno deve sapere che anche il momento in cui è isolato ha una sua retroazione sulla comunione. Nella sua solitudine egli può dilacerare e macchiare la comunione o viceversa rafforzarla e santificarla….

solitudinecomunitàrapporto con Dioimpegnoessere cristiani

inviato da Qumran2, inserito il 12/08/2012

TESTO

4. La parrocchia che sogniamo

Azionecattolica.it

Dire parrocchia per noi non significa dire le sue attività pastorali: sogniamo una comunità radicata su un territorio e significativa per esso, in dialogo con tutti e non chiusa sulle proprie iniziative, dove il parroco si sentirà il parroco di tutte le persone e le famiglie che abitano nel quartiere o nel paese. Una parrocchia che ha la sua più alta visibilità nella sua liturgia; che sa andare verso tutti nei luoghi di tutti; che ha nei suoi laici una delle sue risorse più preziose in ordine alla comunicazione del Vangelo negli ambienti e nei luoghi della vita: dove tutti i laici che frequentano l'Eucaristia della domenica si sentono responsabili di testimoniare e annunciare il Vangelo e di far vivere la loro parrocchia con lo stesso affetto con cui si impegnano per la loro famiglia.

chiesacomunitàannunciotestimonianzaparrocchialaici

inviato da Anna Barbi, inserito il 05/08/2012

TESTO

5. Disegna il tuo cuore nel mio cuore, Signore   1

Don Angelo Saporiti

Signore,
disegna il tuo cuore nel nostro cuore,
perché sappiamo affrontare con amore
ogni prova della vita.
Disegna il tuo cuore nella nostra storia,
perché i nostri gesti siano coerenti alle nostre parole.
Disegna il tuo cuore nelle nostre azioni,
perché non siano segnate dal tornaconto.
Disegna il tuo cuore nella nostra comunità,
perché sia spazio accogliente per ciascuno.
Disegna il tuo cuore nelle nostre famiglie,
perché siano oasi della tua presenza.
Disegna il tuo cuore in ogni nostra decisione,
perché possiamo essere segno del tuo amore appassionato.
Rendici pieni di stupore e vuoti di egoismo,
ricchi di comprensione e privi di cattiveria,
solidali con gli esclusi e cercatori della vita eterna.
Amen.

CuoreAmoreSequelaComunitàVitaStoriaPresenza di Diosolidarietàbontà

4.0/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 05/08/2012

TESTO

6. Il buon senso delle oche   6

Pasquale Ionata, Armonia cercasi. Come vivere in equilibrio tra istinto e spirito, p. 82-83

Il prossimo autunno, quando vedrete le oche selvatiche puntare verso sud per l'inverno in formazione di volo a V, potrete riflettere su ciò che la scienza ha scoperto riguardo al motivo per cui volano in quel modo.

Quando ciascuno uccello sbatte le ali, crea una spinta dal basso verso l'alto per l'uccello subito dietro. Volando in formazione a V, l'intero stormo aumenta l'autonomia di volo di almeno il 71% rispetto a un uccello che volasse da solo. Coloro che condividono una direzione comune e un senso di comunità arrivano dove vogliono andare più rapidamente e facilmente, perché viaggiano sulla spinta l'uno dell'altro. Quando un'oca si stacca dalla formazione, avverte improvvisamente la resistenza aerodinamica nel cercare di volare da sola, e rapidamente si rimette in formazione per sfruttare la potenza di sollevamento dell'oca davanti.

Se avremo altrettanto buon senso di un'oca, rimarremo in formazione con coloro che procedono nella nostra stessa direzione. Quando la prima oca si stanca, si sposta lateralmente e un'altra oca prende il suo posto alla guida. E' sensato fare a turno nei lavori esigenti, che si tratti di persone o di oche in volo verso sud. Le oche gridano da dietro per incoraggiare quelle davanti a mantenere la velocità. Quali messaggi mandiamo quando gridiamo da dietro?

Infine (e questo è importante), quando un'oca si ammala o viene ferita da un colpo di fucile ed esce dalla formazione, altre due oche ne escono insieme a lei e la seguono giù per prestare aiuto e protezione. Rimangono con l'oca caduta finché non è in grado di volare oppure finché muore; e soltanto allora si lanciano per conto loro, oppure con un'altra formazione, per raggiungere di nuovo il loro gruppo.

Se avremo il buon senso di un'oca, ci sosterremo a vicenda in questo modo.

comunitàaiutofraternitàunionegruppochiesa

5.0/5 (2 voti)

inviato da Ilaria Sabbetta, inserito il 24/06/2012

TESTO

7. Quando manca la speranza

mons. Mariano de Nicolò

Se le nostre comunità appaiono a volte spente, è perché è meno viva in esse la speranza. Se si respira lo scoraggiamento, nessuna iniziativa è efficace. Non bastano iniziative umane, né una "propaganda" più sottile e moderna: senza la speranza, senza la gioia, anche le vocazioni non maturano, perché solo la speranza dà le ali ai piedi e suscita le scelte di vita più ardite.

comunitàevangelizzazionesperanzamissione

inviato da Angela Magnoni, inserito il 23/01/2012

TESTO

8. Pietre vive

Origene, Omelie

Noi tutti che crediamo in Cristo siamo chiamati pietre vive.
O ascoltatore, per renderti più adatto alla costruzione di questo edificio spirituale, per ritrovarti, come pietra, più vicino al fondamento, sappi che Cristo stesso è il fondamento dell'edificio.
Ma nell'edificio della Chiesa deve esistere anche l'altare.
Perciò io penso che chiunque di voi, pietre vive, è adatto e pronto alla preghiera, appartiene a coloro con i quali Gesù edifica l'altare.

parrocchiadedicazionechiesacomunità

inviato da Don Tommaso Cuciniello, inserito il 03/09/2010

TESTO

9. Dedicazione della Chiesa

Cesario di Arles, Discorsi

Con gioia e letizia celebriamo il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente. Dopo il battesimo siamo diventati tempio di Cristo. Cerchiamo di fare con il suo aiuto quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni.

Cristo si è degnato di fare di noi la sua dimora. Se dunque vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio.

Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa' piuttosto in modo che in essa risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli.

parrocchiaanniversariodedicazionecomunità

inviato da Don Tommaso Cuciniello, inserito il 03/09/2010

TESTO

10. Vivere in comunità   1

Jean Vanier

C'è in ognuno di noi una parte che è già luminosa, convertita. E poi c'è quella parte che è ancora tenebra. Una comunità non è fatta solo di convertiti. E' fatta di tutti quegli elementi che in noi hanno bisogno di essere trasformati, purificati, potati. E' fatta anche di non convertiti.

Nelle comunità cristiane Dio sembra compiacersi di chiamare insieme delle persone umanamente molto diverse. Non erano forse profondamente diversi tra loro i discepoli di Gesù? Non avrebbero mai camminato insieme se il Maestro non li avesse chiamati!

Non bisogna cercare la comunità ideale. Si tratta di amare quelli che Dio ci ha messo accanto oggi. Avremmo voluto forse delle persone diverse, più allegre o magari più intelligenti. Ma sono loro che Dio ci ha dato, che ha scelto per noi. E' con loro che dobbiamo creare l'unità e vivere l'alleanza.

comunitàalleanza

5.0/5 (1 voto)

inviato da Imma Giordano, inserito il 02/06/2009

TESTO

11. La storia di una comunità

Jean Vanier

La storia di una comunità è importante. Deve essere raccontata senza stancarsi, deve essere scritta e riscritta. Facciamo così in fretta a dimenticare quel che Dio ha fatto per noi. Dobbiamo ricordarci tutti i momenti che Dio è all’origine di tutto e che lui ha vigilato con amore sulla comunità. È così che noi ritroviamo la speranza e l’ardimento di cui abbiamo bisogno per affrontare nuovi rischi ed accettare difficoltà e sofferenze con coraggio e perseveranza.

storiamemoriacomunitàricordarelodericordogruppo

inviato da Luca Peyron, inserito il 03/05/2009

TESTO

12. Dire messa

Thomas Merton

Se avete paura dell'Amore... non dite mai messa. La messa farà riversare sulle vostre anime un torrente di sofferenza interiore che ha un'unica funzione: di spaccarvi in due, affinché tutta la gente del mondo possa entrare nel vostro cuore.

Se avete paura della gente, non dite mai messa. Perché quando cominciate a dir messa, lo Spirito di Dio si sveglia come un gigante dentro di voi e infrange le serrature del vostro santuario privato e chiama tutta la gente del mondo affinché entri nel vostro cuore.

Se dite messa condannate la vostra anima al tormento di un Amore che è così vasto e così insaziabile che non riuscirete mai a sopportarlo da soli. Quell'amore è l'Amore del cuore di Gesù che arde dentro il vostro miserabile cuore e fa cadere su di voi l'immenso peso della sua pietà per tutti i peccati del mondo.

messacaritàamoresacerdoziopretesacerdotecomunitàservizioeucaristia

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

13. Vita comunitaria

Jean Vanier, Ogni uomo è una storia sacra

La vita comune può diventare una vera scuola in cui si cresce nell'amore; è la rivelazione della diversità, anche di quella che ci da fastidio e ci fa male; è la rivelazione delle ferite e delle tenebre che ci sono dentro di noi, della trave che c'è nei nostri occhi, della nostra capacità di giudicare e di rifiutare gli altri, delle difficoltà che abbiamo ad ascoltarli e ad accettarli. Queste difficoltà possono condurre a tenersi alla larga dalla comunità, a prendere le distanze da quelli che danno fastidio, a chiudersi in se stessi rifiutando la comunicazione ad accusare e a condannare gli altri; ma possono anche condurre a lavorare su se stessi per combattere i propri egoismi e il proprio bisogno di essere al centro di tutto, per imparare a meglio accogliere, comprendere e servire gli altri. Così la vita in comune diventa una scuola di amore e una fonte di guarigione. L'unione di una vera comunità viene dall'interno, dalla vita comune e dalla fiducia reciproca; non è imposta dall'esterno, dalla paura. Deriva dal fatto che ciascuno è rispettato e trova il suo posto: non c'è più rivalità. Unita da una forza spirituale, questa comunità è un punto di riferimento ed è aperta agli altri; non è elitista o gelosa del proprio potere. Desidera semplicemente svolgere la propria missione insieme ad altre comunità, per essere un fattore di pace in un mondo diviso.

comunitàgruppo

inviato da Qumran2, inserito il 19/08/2007

TESTO

14. Nessun uomo è un'isola

John Donne

Nessun uomo è un'isola, intero per se stesso;
Ogni uomo è un pezzo del continente,
parte della terra intera; e se una sola zolla vien portata via
dall'onda del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare,
come se un promontorio fosse stato al suo posto,
o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa.
Ogni morte di uomo mi diminuisce perché
io son parte vivente del genere umano.
E così non mandare
mai a chiedere per chi suona la campana:
essa suona per te.

solidarietàumanitàsolitudinecomunionecomunitàmondo

inviato da Don Luca Vialetto, inserito il 07/01/2005

TESTO

15. Amatevi gli uni gli altri

San Girolamo, Comm. In Gal. II, 3, 6.

San Girolamo narra che ad Efeso i cristiani portavano spesso il vecchio San Giovanni Evangelista, che non poteva andare da solo, alle riunioni dei discepoli, e che diceva loro costantemente "Figlioli, amatevi gli uni gli altri". Di fronte a tanta insistenza, gli domandarono perché diceva sempre lo stesso, e San Giovanni rispose: "Perché il Maestro lo faceva. È il comandamento del Signore, e se si compie, esso solo basta".

caritàamorecomunitàtestimonianza

inviato da PLB, inserito il 06/11/2004

TESTO

16. Il prete

Mario Pomilio, Il quinto evangelio

Un prete è sempre un sospetto: ciascuno pretende di trovarlo conforme ad un ruolo e di domandargli se è quel che deve e se crede in ciò che dice; ciascuno lo vuole coerente con l'idea che se ne è fatta e in continuo contatto con l'assoluto e il sublime; ciascuno si stupisce per il coraggio di una scelta che per la sua irreversibilità si è cambiata in un destino.
Ma egli è semplicemente una persona che accetta di confondersi in una comunità e di spendersi per essa.

pretesacerdotecomunitàchiesavocazione

inviato da Wanda, inserito il 09/08/2004

TESTO

17. Servire una comunità

Ignazio di Antiochia, a Policarpo

Abbi l'ansia dell'unità;
niente è più importante di questo.
Porta pazienza con tutti
perché anche il Signore porta pazienza con te.
Prega incessantemente:
chiedi uno spirito di comprensione
maggiore di quello che hai.
Sii instancabile nella preghiera.
Crea il dialogo con il singolo come fa Dio.
Porta su di te i problemi di tutti, come un atleta:
dove c'è più sofferenza ci sarà più guadagno.
Se ami tanto chi è buono, non c'è da dirti grazie:
ma sono i più malati che devi curare con dolcezza.
Sei di carne e spirito per trattare con dolcezza i problemi
che percepisci:
i problemi che non percepisci cerca di capirli pregando.
Non impressionarti di chi sembrava fedele e poi tradisce:
sta saldo sotto i colpi come fa l'incudine.
È proprio di un atleta resistere sotto i colpi.
È soprattutto in vista di Dio che bisogna
che sopportiamo tutti, affinché anche Lui sopporti noi.
Diventa più zelante di quello che sei.
Nulla si faccia senza la tua approvazione.
Ma tu non far nulla senza quella di Dio.

comunitàservizioaccoglienzaparrocosacerdozio

inviato da Don Roberto Rossi, inserito il 12/08/2003

TESTO

18. La comunità del perdono

Jean Vanier, La comunità luogo del perdono, luogo della gioia

La comunità è il luogo del perdono.

Nonostante tutta la fiducia che possiamo avere gli uni negli altri, ci sono sempre parole che feriscono, atteggiamenti in cui ci si mette davanti agli altri, situazioni in cui le suscettibilità si urtano.

È per questo che vivere insieme implica una certa croce, uno sforzo costante e un'accettazione che è un mutuo perdono d'ogni giorno.

San Paolo dice: «Voi dunque, eletti di Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenera compassione, di benevolenza, di umiltà, di dolcezza, di pazienza; sopportatevi a vicenda e perdonatevi gli uni gli altri, se uno ha contro l'altro qualche motivo di lamentela; il Signore vi ha perdonato, fate lo stesso a vostra volta. E sopra ogni cosa sia la carità, che è il vincolo della perfezione. Con questo, la pace di Cristo regni nei vostri cuori: è questa la chiamata che vi ha riuniti in un medesimo corpo. Infine, vivete in azioni di grazie!»

perdonocomunitàvita comunitariaaccettazione

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

19. La chiesa che sogniamo

Sogniamo una Chiesa che cammina.
Da Gerusalemme verso la periferia.
Sogniamo una Chiesa che si ferma,
davanti all'uomo ferito.
Non chiede da dove vieni, a che religione appartieni, cosa pensi.
Si ferma semplicemente.
Sogniamo una Chiesa che non si lascia sedurre dalla paura.
Sta con i piccoli senza pretendere che siano perfetti.
Sogniamo una Chiesa che non si vergogna dell'uomo.
Lo abbraccia anche se è contaminato.
Sogniamo una Chiesa che non usa violenza.
Nelle parole, dure come le pietre.
Negli sguardi che sfuggono i volti.
Nei piedi che marciano con i più forti.
Sogniamo una Chiesa meno prudente.
Come lo fu il suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che non giudica.
Non condanna.
Non opprime.
Sogniamo una Chiesa che impari dai piccoli.
Senza paura di piangere.
E di ridere.
Di morire.
E di risorgere.
Sogniamo una Chiesa meno sicura.
Più fragile.
Come lo fu il suo Maestro.
Più umana come lui.
Sogniamo una Chiesa di Chiese.
Dove nessuno sia primo.
Dove nessuno sia ultimo.
Semplicemente discepola del suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che grida,
quando l'uomo grida.
Che danza quando l'uomo danza.
Che partorisce quando la donna partorisce.
Che muore quando la donna muore.
Sogniamo una Chiesa che non si difende.
Ma che difende i piccoli.
Sogniamo una Chiesa che perdona.
Che canti i salmi nella notte.
Che tenga le porte aperte delle proprie cattedrali.
Sogniamo una Chiesa che sogna. Il sogno del suo Maestro.
Che chiama nella notte come un bambino.
Perché vuole che quel sogno continui. Amen.

chiesacomunitàannunciotestimonianza

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Lorenzo Corradini, inserito il 10/12/2002

TESTO

20. Soli in mezzo agli altri

Henri J. M. Nouwen, Viaggio spirituale per l'uomo contemporaneo

Come mai tanti trattenimenti, tante riunioni amichevoli ci lasciano così vuoti e tristi? Può ben darsi che anche là la competizione, profondamente radicata e spesso inconscia fra le persone, impedisca a queste di svelarsi reciprocamente, instaurando dei rapporti che durino più del trattenimento. Nei luoghi dove siamo sempre benvenuti la nostra assenza non sarà poi tanto sentita e nei luoghi dove ognuno può accedere non si sentirà la mancanza di nessuno in modo particolare. Di solito c'è cibo a sufficienza e altrettante persone disposte a consumarlo, ma spesso si ha l'impressione che il cibo abbia perso la facoltà di creare una comunità, e non raramente ci allontaniamo dalla riunione più consci del nostro isolamento di quando vi siamo arrivati.

Il linguaggio che usiamo non suggerisce altro che il senso di isolamento: «Entri, prego... sono felice di vederla... Permettetemi di presentarvi questo amico speciale, che sarà lietissimo di conoscervi... Ho sentito tanto parlare di lei e non trovo parole per dirle quanto sia contento di conoscerla personalmente... Ciò che dice è interessantissimo, vorrei che fossero qui a sentirla più persone... È stato meraviglioso parlare con lei e avere occasione di fare questa conversazione... Spero proprio di incontrarla ancora. Lei sarà sempre benvenuto e non esiti a portare con sé un amico. Torni presto». È un linguaggio che rivela il desiderio di essere amichevoli e ricettivi ma che, nella nostra società, manca miseramente di lenire i dolori del nostro isolamento.

solitudinecomunità

inviato da Eleonora Polo, inserito il 16/11/2002

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