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RACCONTO

41. I quattro figli e il giudizio frettoloso   1

Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.

Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.

Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.

Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto.

L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse.

L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete.

Se rinunci all'inverno perderai la promessa della primavera, la ricchezza dell'estate, la bellezza dell'Autunno. Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera attraverso le difficoltà, e sicuramente tempi migliori verranno quando meno te lo aspetti! Vivi ogni tua stagione con gioia.

frettagiudizionon giudicareperseveranzadifficoltàsperanzafiducia

4.7/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 16/10/2011

PREGHIERA

42. Restami vicino, o Signore!

Elizabeth Ruth Obbard, Pensieri Eucaristici, Centro Eucaristico

Gesù, è facile scoraggiarmi
quando lotto per la santità
e mi sembra di non migliorare.
Fa' che io ponga
la mia fiducia in te
e non nei miei poveri mezzi.
La tua vita sembrò
un fallimento sulla croce,
ma tu sei venuto
per amarci fino alla fine.
Donando te stesso
nel pane e nel vino,
hai indicato il modo in cui
vuoi che ci amiamo a vicenda.
Signore Gesù Cristo,
accoglimi nel tuo splendore;
colmami del tuo Spirito,
purifica il mio cuore.

vicinanzaamoredonoaccoglienzafiducia

3.0/5 (2 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 01/08/2011

TESTO

43. Paura e coraggio

Giovannino Guareschi, La paura continua in Id., Mondo piccolo. Don Camillo, Milano, Rizzoli & C., marzo 1948, pp. 312-313

Era già sera tarda e don Camillo stava dandosi da fare nella chiesa deserta. Aveva rizzata una scaletta sull'ultimo gradino dell'altare. Nel legno di un braccio della croce si era aperta una crepa, lungo la venatura, e don Camillo, stuccata la crepa, stava ora tingendo con un po' di vernice il gesso bianco della stuccatura. Ad un tratto sospirò, e il Cristo gli parlò sommesso.

"Cos'hai, don Camillo? Da qualche giorno mi sembri affaticato. Ti senti poco bene? Che sia un po' d'influenza?"

"No, Gesù", confessò senza alzare la testa don Camillo. "È paura." "Tu hai paura? E di che mai?"

"Non lo so: se sapessi di che cosa ho paura non avrei più paura" rispose don Camillo. "C'è qualcosa che non va, qualcosa sospeso nell'aria, qualcosa da cui non posso difendermi. Venti uomini che mi aggrediscono con lo schioppo in pugno non mi fanno paura: mi seccano perché sono venti e io sono solo e senza schioppo. Se io mi trovo in mezzo al mare e non so nuotare penso: fra un minuto affogherò come un pulcino. E allora, mi dispiace molto, ma non provo paura. Quando su un pericolo si può ragionare non si prova paura. La paura è per i pericoli che si sentono ma non si conoscono. È come se camminassi a occhi bendati su una strada sconosciuta. Brutta faccenda."

"Non hai più fede nel tuo Dio, don Camillo?"

"Da mihi animam, caetera tolle. L'anima è di Dio, i corpi sono della terra. La fede è grande, ma questa è una paura fisica. La mia fede può essere immensa, ma se sto dieci giorni senza bere, ho sete. La fede consiste nel sopportare questa sete accettandola a cuore sereno come una prova impostaci da Dio. Gesù, io sono pronto a sopportare mille paure come questa per amor vostro. Però ho paura."

Il Cristo sorrise. "Mi disprezzate?"

"No, don Camillo, se tu non avessi paura, che valore avrebbe il tuo coraggio?"

fedefiduciapauracoraggio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Caterina Bertero, inserito il 08/07/2011

PREGHIERA

44. Camminando verso Pasqua   3

Don Angelo Saporiti

Il mio viaggio verso Pasqua è incominciato.
Ho fatto tanti propositi:
rinuncerò a qualcosa,
frenerò la lingua,
sarò più paziente,
cercherò di vedere il positivo...
Ed ecco che già iniziano i problemi,
le difficoltà, le stanchezze,
la tentazione di lasciar perdere,
di rimandare al giorno dopo,
di dimenticare la mia promessa...
Mi sono appena messo in cammino, Signore,
e sono già stufo e sbuffo.
Mi sono appena messo in cammino, Signore,
ma non ci credo che ce la farò...
E provo vergogna... e anche un po' di rabbia...
Ma forse... ho sbagliato tutto.
Sì...
Ho sbagliato a pensare
che il cammino verso Pasqua,
significhi solo una serie di impegni e di rinunce,
una moltiplicazione di sacrifici e di preghiere...
Forse, in questa Quaresima,
dovrei solo abbandonarmi a te,
lasciarmi andare a te così come sono:
fragile, incapace, limitato, peccatore.
Abbandonarmi a te, perché
tu, Signore, sei il cammino che percorro.
Tu, Signore, sei la mano che mi guida.
Tu, Signore, sei lo sguardo che mi fa percepire gli altri.
Tu, Signore, sei la bocca quando ti do testimonianza.
Tu, Signore, sei l'orecchio, che ascolta le parole non dette.
Tu, Signore, sei la strada di questa Quaresima
che mi porta incontro a te,
che mi porta incontro agli altri.
Amen.

quaresimatentazionifiducia in Dio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 08/03/2011

PREGHIERA

45. Sulla tua parola

Anna di Mauro

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando la vita mi chiederà il conto dei miei errori
e non avrò altro porto dove andare
se non in quel piccolo orto del Getsemani
provando a rimanere sveglio accanto a te che preghi
e ti abbandoni fiducioso al progetto di tuo Padre.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando, dopo la fatica del giorno, non ci sarà il premio del riposo
e la consolazione della festa ma la notte resterà notte
e la luna sarà da un'altra parte ad illuminare il mondo.
E non avrò altra voce a farmi compagnia
se non la preghiera di un Uomo sulla croce.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando anche l'ultimo dei miei amici si rifiuterà
di rimanermi accanto e le parole dell'amicizia e dell'amore,
dell'accoglienza e del perdono non avranno più alcun valore.
E allora salirò sul sicomoro di Zaccheo e aspetterò che, passando,
tu mi dica che stai venendo a casa mia.

Sulla tua parola getterò le reti, mio Signore,
quando i miei figli alzeranno il dito per giudicare
il poco che ho dato, il troppo poco che ho insegnato.
Allora ricorderò i giorni che, per mano, li ho portati nella tua casa,
le canzoni della messa stonate per la strada,
le mani intrecciate per il Padre nostro.

E dirò come Pietro che sono stanco
che avrei voglia mille volte di rinnegarti dietro un angolo
ma non posso...
Perché ti ho incontrato, sono finito nella tua rete
e ora, piccola, inutile maglia di rete,
non posso far altro che darti ragione...
rimanere in mare
e gettare le reti sulla tua parola.
Amen.

Preghiera scritta per il gruppo di famiglie dei ragazzi dell'iniziazione cristiana, nell'anno catechistico dedicato a Pietro, il pescatore di Galilea.

fedefiduciaabbandono

inviato da Anna D.M., inserito il 20/10/2010

PREGHIERA

46. Allenaci all'impossibile

Luis Espinal

Allenaci, o Signore,
a lanciarci nell'impossibile
perché dentro l'impossibile
ci sono la tua grazia e la tua presenza:
non possiamo cadere nel vuoto.
Il futuro è un enigma,
il nostro cammino si inoltra nella nebbia,
ma vogliamo continuare a donarci,
perché tu stai aspettando nella notte,
con mille occhi umani
traboccanti di lacrime.

dono di séfedefiduciaabbandono

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 05/09/2010

TESTO

47. Fede è   1

Fede è: cercare colui che non conosci;
conoscere colui che non vedi;
vedere colui che non tocchi;
amare colui che già ti ha cercato,
ti ha conosciuto, ti ha visto,
ti ha toccato, ti ha amato.
E' fidarsi di chi si è già fidato di te
affidando alle tue fragili mani
un dono di amore che vale ogni rischio.

fedefiduciarapporto con Dio

inviato da Fortunato Forner, inserito il 11/08/2010

TESTO

48. Riappacificati con la morte

Carlo Maria Martini

Io, mi sono più volte lamentato col Signore perché morendo non ha tolto a noi la necessità di morire. Sarebbe stato così bello poter dire: Gesù ha affrontato la morte anche al nostro posto e morti potremmo andare in Paradiso per un sentiero fiorito. E invece Dio ha voluto che passassimo per questo duro colle che è la morte ed entrassimo nell'oscurità che fa sempre un po' paura. Ma qui sta l'essenziale: mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle "uscite di sicurezza". Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio. Ciò che ci attende dopo la morte è un mistero che richiede un affidamento totale: desideriamo essere con Gesù e questo nostro desiderio lo esprimiamo ad occhi chiusi, alla cieca, mettendoci in tutto nelle sue mani.

mortefedefiduciaaffidamentoaccettazionesperanzavita eterna

5.0/5 (1 voto)

inviato da Matteo Salvatti, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

49. Le croci quotidiane   2

Francesco Cipri

C'era un tempo in cui ognuno portava sempre sulle spalle la propria croce. Quando si andava a Messa, le croci venivano appoggiate all'ingresso e poi riprese all'uscita. Un'anziana signora arrivava sempre fra i primi e quindi lasciava la sua croce nei primi posti disponibili, poi usciva fra gli ultimi e così riprendeva la sua croce e andava via.

Un giorno, stanca del peso della sua croce, e pensando che quelle degli altri fossero più leggere, studiò una strategia per cambiare la sua croce con quella di qualcun altro.

"Arriverò per prima" - pensò, "ma questa volta uscirò anche per prima, così potrò scegliermi una croce più leggera. A qualcun altro toccherà la mia, così faremo un po' per uno. Non posso sempre essere io quella che porta il peso maggiore!". E così fece.

Ma quando uscì ebbe un'amara sorpresa: le altre croci erano tutte più pesanti della sua!

Mogia mogia aspettò che tutti uscissero, si prendessero ognuno la propria croce e, pregando e chiedendo in cuor suo perdono dei cattivi pensieri, riprese la sua croce, che questa volta le sembrò più leggera, e riprese la sua strada.

sofferenzainvidiacroceaccettazioneprogetto di Diofedefiduciaaffidamento

4.0/5 (1 voto)

inviato da Francesco Cipri, inserito il 26/06/2010

TESTO

50. Se crediamo nel perdono

Cristina Raimbolt

Se crediamo che il perdono è più forte del male che ci colpisce e più grande del nostro orgoglio e della nostra sofferenza;
se crediamo che il perdono è capace di trasformare lo spirito e il cuore per strapparci ai nostri limiti e spingerci oltre;
se crediamo che il perdono è sorgente di una più grande libertà, pace e dolcezza e che fa crescere in ognuno di noi la vita;
se crediamo che il perdono è accoglienza, umiltà e maturazione e che è in grado forgiare un essere nuovo e bello;
se crediamo che il perdono fa crescere nel più profondo di noi stessi la gioia della resurrezione e l'allegria della Pasqua;
allora per oggi e per ogni altro giorno che verrà
noi trasformeremo la nostra vita grazie al perdono.

fedeperdonosperanzafiduciarinascitaconversione

3.0/5 (2 voti)

inviato da Bruna Coin, inserito il 22/12/2009

TESTO

51. La mia vita invoca Dio

Nicolino Sarale

Sono irritato con me;
vorrei e non vorrei;
desidero e non desidero;
prometto e non mantengo;
prego e non ho fiducia;
credo in Cristo;
e lo temo... oh, sì!
Io porto in me lo stimolo del mondo!
L'universo intero
mi tormenta e mi esalta:
il mistero della storia
mi scarnifica e mi stupisce;
l'aldilà mi spaventa e mi attrae...
La mia vita
non è che un'ombra scialba
che invoca Dio.

umanitàcontraddizionifiduciapaurainterioritàdebolezza

1.0/5 (1 voto)

inviato da Mario Prato, inserito il 13/12/2009

TESTO

52. La gabbia

Ivo Guadagnini

Quante volte ci siamo sentiti oppressi, rinchiusi, senza speranze, in una gabbia, costretti a vivere in luoghi che non ci appartengono, ma che fanno parte di noi; ed allora cerchiamo di fuggire dalla gabbia, con tutte le nostre forze ci avventiamo contro quelle sbarre, cercando di tagliarle, convinti che al di fuori di essa ci attendono i nostri sogni perduti, le nostre speranze svanite.

Ma la gabbia noi stessi l'abbiamo creata, con le nostre paure, insoddisfazioni, invidie e delusioni, senza sapere che al di fuori di essa ne esiste un'altra un po' più grande, senza sapere che l'autentica libertà è dentro di noi e la potremmo assaporare solo quando troveremo la chiave della gabbia, quel piccolo strumento fatto d'amore e di attimi di gioia, di risate e di pianti, di delusione, di umiltà e di ringraziamento verso quel qualcuno che ci ha creati liberi, dandoci la chiave e la gabbia, in cui noi stessi, da soli, ci siamo rinchiusi.

libertàlibertà interiorecoraggiofiduciaaperturachiusurapaura

inviato da Ivo Guadagnini, inserito il 05/12/2009

PREGHIERA

53. Con me c'è tutto

Elke Fischer

Con me c'è tutto
Signore,
porto tutto con me:
la mia paura,
la mia solitudine,
insuccessi e tristezza,
la mia debolezza
e le mie tendenze indegne.
Anche il mio coraggio,
i miei successi,
la mia gioia d'esistere,
il mio amore
e la mia fiducia,
in modo che niente
possa cadere dalle tue mani.
Porto con me
anche il mio scoraggiamento,
sento con evidenza
quanto io sia debole.
Poi penso di non farcela più,
tutto si intristisce,
non posso né sentirti
né dimostrare che esisti.
Magari non ci sei...
Tuttavia, credo che sia tu colui
che poi mi aiuta a rialzarmi,
che fa succedere qualche cosa
che rende contenti.

preghierafederapporto con Dioscoraggiamentofiduciacoraggio

inviato da Antonietta Vespa, inserito il 04/12/2009

PREGHIERA

54. Santa Maria, Vergine del meriggio

Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni

Santa Maria, Vergine del meriggio,
donaci l'ebbrezza della luce.
Stiamo fin troppo sperimentando
lo spegnersi delle nostre lanterne,
e il declinare delle ideologie di potenza,
e l'allungarsi delle ombre crepuscolari
sugli angusti sentieri della terra,
per non sentire la nostalgia del sole meridiano.
Strappaci dalla desolazione dello smarrimento
e ispiraci l'umiltà della ricerca.
Abbevera la nostra arsura di grazia nel cavo della tua mano.
Riportaci alla fede che un'altra Madre, povera e buona come te,
ci ha trasmesso quando eravamo bambini,
e che forse un giorno abbiamo in parte svenduto
per una miserabile porzione di lenticchie.
Tu, mendicante dello Spirito,
riempi le nostre anfore di olio
destinato a bruciare dinanzi a Dio:
ne abbiamo già fatto ardere troppo
davanti agli idoli del deserto.
Facci capaci di abbandoni sovrumani in Lui.
Tempera le nostre superbie carnali.
Fa' che la luce della fede,
anche quando assume accenti di denuncia profetica,
non ci renda arroganti o presuntuosi,
ma ci doni il gaudio della tolleranza e della comprensione.
Soprattutto, però, liberaci dalla tragedia
che il nostro credere in Dio
rimanga estraneo alle scelte concrete di ogni momento
sia pubbliche che private,
e corra il rischio
di non diventare mai carne e sangue
sull'altare della ferialità.

MariaMadonnafiduciaperseveranzaricerca

inviato da Francesco De Luca, inserito il 25/11/2009

TESTO

55. Ama la vita così com'è   3

Madre Teresa di Calcutta

Ama la vita così com'è.
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano
o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re:
Amala quando ti rubano tutto
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo
nemmeno un po'.

Amala nella felicità
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.

Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!

amorevitafiduciaforza interioretenaciacostanzaimpegnosperanza

4.8/5 (4 voti)

inviato da Don Stefano Rocca, inserito il 11/10/2009

RACCONTO

56. Non sappiamo mai ciò che è bene o male   2

Un giorno Akbar e Birbal andarono a caccia nella selva. Sparando col suo fucile, Akbar si ferì il pollice e gridò di dolore. Birbal gli fasciò il dito e lo consolò con le sue riflessioni filosofiche:
«Maestà, non sappiamo mai ciò che è bene o è male per noi.»

L'imperatore si infuriò e scaraventò il ministro nel fondo di un pozzo abbandonato. Poi continuò a camminare solo per il bosco.

Frattanto un gruppo di selvaggi gli venne incontro in piena selva, lo attorniò, lo fece prigioniero e lo trascinò davanti al suo capo. La tribù stava preparandosi ad offrire un sacrificio umano e Akbar fu accolto come la vittima che Dio aveva loro inviato. Lo stregone della tribù lo esaminò attentamente e notando che aveva un pollice rotto, lo respinse perché la vittima prescelta non doveva avere nessun difetto.

Allora Akbar si rese conto che Birbal aveva avuto ragione, provò rimorso per il suo gesto inconsulto, tornò correndo al pozzo nel quale lo aveva gettato, lo trasse fuori e gli chiese perdono per il male che, tanto ingiustamente, gli aveva causato.

Birbal rispose:
«Maestà, non deve chiedermi perdono, perché non mi ha fatto alcun male. Al contrario, mi ha fatto un grande favore: mi ha salvato la vita. Infatti, se non mi avesse scaraventato in questo pozzo, io avrei continuato a camminare al suo fianco e questi selvaggi avrebbero preso me per il loro sacrificio. Come vede, Maestà, non sappiamo mai se una cosa sia bene o male per noi.»

benemaleaccettazionefiduciapazienzaattesasapienzaapparenze

5.0/5 (3 voti)

inserito il 09/08/2009

RACCONTO

57. La fede   4

Bruno Ferrero, La vita è tutto ciò che abbiamo

I campi erano arsi e screpolati dalla mancanza di pioggia. Le foglie pallide e ingiallite pendevano penosamente dai rami. L'erba era sparita dai prati. La gente era tesa e nervosa, mentre scrutava il cielo di cristallo blu cobalto.

Le settimane si succedevano sempre più infuocate. Da mesi non cadeva una vera pioggia.

Il parroco del paese organizzò un'ora speciale di preghiera nella piazza davanti alla chiesa per implorare la grazia della pioggia.

All'ora stabilita la piazza era gremita di gente ansiosa, ma piena di speranza. Molti avevano portato oggetti che testimoniavano la loro fede. Il parroco guardava ammirato le Bibbie, le croci, i rosari. Ma non riusciva a distogliere gli occhi da una bambina seduta compostamente in prima fila. Sulle ginocchia aveva un ombrello rosso.

fedefiduciasperanzafiducia in Dio

5.0/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 17/07/2009

PREGHIERA

58. Signore non ci capisco più niente   2

Thomas Merton

Signore mio Dio
non ho alcuna idea dove io stia andando.
Non vedo il cammino davanti a me.
Non posso sapere di sicuro dove andrà a finire.
E neppure conosco veramente me stesso,
e il fatto che io pensi stia seguendo la tua volontà
non significa che io lo stia veramente facendo.

Ma credo che il desiderio di farti piacere davvero ti piaccia.
E spero di avere questo desiderio in ogni mia azione.
Spero di non fare mai nulla al di fuori di questo desiderio.
E so che, se agirò così, tu mi guiderai per il giusto cammino,
anche se posso non saperne nulla.

Per questo avrò fiducia in te sempre
anche se potrà sembrarmi di essermi perso
e di trovarmi nell'ombra della morte.
Non avrò timore perché tu sei sempre con me,
e non mi lascerai mai solo di fronte ai miei pericoli.

ricercadubbiofiduciaaffidamento

3.5/5 (2 voti)

inviato da Lea Manuzzi, inserito il 05/06/2009

TESTO

59. La pace

Madre Teresa di Calcutta

Possa oggi esserci la pace.
Possa tu avere fiducia nelle tue possibilità,
che tu sia esattamente dove avresti voluto essere.
Possa tu non dimenticare le infinite
possibilità che nascono dalla fede.
Possa tu usare questi doni che hai ricevuto
e trasmettere l'amore che ti è stato donato.
Sii contento di sapere di essere figlio di Dio.
Sia questa presenza fissata nelle tue ossa e
permetti alla tua anima di essere libera di cantare,
ballare, glorificare e amare.
Sia così per ognuno di voi.

pacefiduciaDiogioia

inviato da Lilly Giuliani, inserito il 02/06/2009

PREGHIERA

60. Confido in te   3

Henri J. M. Nouwen, A mani aperte

O Dio,
non so dove mi conduci.
Non so neppure come sarà il mio domani,
la prossima settimana o l'anno prossimo.
Ma cerco di tenere le mani aperte,
confido che tu metterai la tua mano nella mia
e mi condurrai a casa.
Grazie o Dio per il tuo amore. Grazie.

fiduciapreghierafuturodomani

3.7/5 (3 voti)

inviato da Stella Pietropaolo, inserito il 29/05/2009

Pagina 3 di 7