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Hai cercato i temi "fede" tra i ritagli di tipo racconto

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RACCONTO

21. Tutto dipende da quel mattino di Pasqua

Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquillo dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un'abitazione che stava nelle immediate vicinanze di un monastero di clausura.

Non aveva la fede, ma quell'ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a quiete per le sue ricerche.

"Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei esperimenti", pensava.
Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente.

Di fatto, gran parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di ricreazione delle monache. Allora non c'era verso di difendersi da quell'allegria scoppiettante; l'esplosione delle risate trapassava muri e finestre.
Per lo studioso diventò quasi un'ossessione. Ragionava:

"Queste donne sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il piacere. Come fanno ad essere così contente? Non ci sarà sotto, per caso, qualcosa di losco?".

Decise di togliersi il pensiero parlandone direttamente con l'abbadessa. Questa gli fornì una spiegazione semplicissima:

"Siamo le spose di Cristo". "Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?", obiettò quello.

"Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo".

Tutto dipende da quel mattino di Pasqua.

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3.3/5 (3 voti)

inviato da Mariangela Molari, inserito il 02/06/2002

RACCONTO

22. Quando i fratelli sonnecchiano   1

Padri del deserto

Alcuni anziani si recarono in visita da Abba Poemen e chiesero: «Secondo te, quando in chiesa sorprendiamo i nostri fratelli a sonnecchiare, è opportuno pizzicarli per farli svegliare?»

L'anziano rispose: «Se vedessi un fratello sonnecchiare, gli appoggerei la testa sulle mie ginocchia e lo lascerei riposare.»

Dobbiamo tutti riscoprire che cosa significa "indulgenza".

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5.0/5 (1 voto)

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

23. Esperienza di Dio

Anthony De Mello, Il canto degli uccelli: frammenti di saggezza nelle grandi religioni

Un mistico tornò dal deserto. «Dicci», gli chiesero avidamente, «com'è Dio?». Ma come poteva esprimere in parole ciò che aveva sperimentato nel profondo del suo cuore? È possibile esprimere in parole la verità?

Alla fine diede loro una formula - così imprecisa, così inadeguata - nella speranza che alcuni di loro si sentissero tentati, a sperimentare essi stessi ciò che egli aveva sperimentato.

Essi s'impadronirono della formula. Ne fecero un testo sacro. L'imposero a tutti come un articolo di fede. Affrontarono grandi sofferenze per diffonderla in paesi stranieri. E alcuni dettero persino la propria vita per essa.

E il mistico rimase triste. Sarebbe stato meglio se non avesse mai parlato.

Diofede

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

RACCONTO

24. Perché avete paura?   2

Bruno Ferrero, C'è qualcuno lassù?

Era una famigliola felice e viveva in una casetta di periferia. Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.

Mentre le fiamme divampavano. genitori e figli corsero fuori. In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni. Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.

Che fare? Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare. Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile... E i vigili del fuoco tardavano.

Ma ecco che lassù, in alto, s'aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente: "Papà! Papà!".
Il padre accorse e gridò: "Salta giù!".

Sotto di sè il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose: "Papà, non ti vedo...".
"Ti vedo io, e basta. Salta giù!", urlò, l'uomo.

Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

Non vedi Dio. Ma Lui vede te. Buttati!

abbandonofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 07/05/2002

RACCONTO

25. Il millepiedi

storiella cinese

Il millepiedi era felice e tranquillo, finché un rospo non disse per scherzo: "In che ordine procedono le tue zampe?".

Il millepiedi arrovellò a tale punto la mente, che alla fine giacque perplesso in un fossato riflettendo su come dovesse muoversi.

semplicitàprogettofiduciaabbandonofede

inviato da Teo, inserito il 04/05/2002

RACCONTO

26. L'ateo e la rupe   1

Un ateo precipitò da una rupe. Mentre rotolava giù, riuscì ad afferrare il ramo di un alberello, e rimase sospeso fra il cielo e le rocce trecento metri più sotto, consapevole di non poter resistere a lungo. Allora ebbe un'idea. "Dio!", gridò con quanto fiato aveva in gola. Silenzio! Nessuna risposta.

"Dio!", gridò di nuovo. "Se esisti, salvami e io ti prometto che crederò in te e insegnerò agli altri a credere". Ancora silenzio! Subito dopo fu lì lì per mollare la presa dallo spavento, nell'udire una voce possente che rimbombava nel burrone: "Dicono tutti così quando sono nei pasticci".

"No, Dio, no!" egli urlò, rincuorato. "Io non sono come gli altri. Non vedi che ho già cominciato a credere, poiché sono riuscito a sentire la tua voce? Ora non devi far altro che salvarmi e io proclamerò il tuo nome fino ai confini della terra".
"Va bene", disse la voce. "Ti salverò. Staccati dal ramo".

"Staccarmi dal ramo?", strillò l'uomo sconvolto. "Non sono mica matto!".

Fedeabbandono in Diofiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 09/04/2002

RACCONTO

27. Acaz, Shara e Gesù   1

Ho letto in un libro che sotto la croce, mentre stavano tirando giù il corpo ormai privo di vita di Gesù, c'erano anche due bambini, Acaz e Shara; Acaz era il figlio della vedova di Nain; Shara era la figlia di Giairo, capo della sinagoga. Entrambi erano stati risuscitati da Gesù.

Mentre tiravano giù Gesù dalla croce, essi erano rimasti un po' in disparte. Alcuni dei suoi discepoli con Maria portarono il corpo di Gesù nel sepolcro, rotolarono la pietra e se ne andarono.

I due ragazzi li avevano seguiti, ma, partiti gli altri, loro non se n'erano andati. Erano rimasti lì, fuori del sepolcro. Si ricordavano che Gesù aveva detto che doveva risuscitare il terzo giorno e così rimasero lì ad aspettare. Si dicevano l'un l'altro: dobbiamo rimanere svegli, non ci possiamo addormentare, così quando Gesù risorge possiamo riabbracciarlo e dirgli che gli vogliamo bene.

Rimasero svegli venerdì, poi venerdì notte, poi tutto il sabato; poi, sopraffatti dalla fatica e dal sonno, si addormentarono e dormirono tutta la notte.

Al mattino del giorno dopo il sabato, si sentirono una mano sui capelli che li accarezzava. Si voltarono: era Gesù! Senza dire niente gli strinsero forte le gambe e cominciarono a baciargli i piedi, con dentro il cuore una gioia incontenibile.

Poco prima Gesù aveva detto alla Maddalena di non trattenerlo, perché doveva ancora salire al Padre. Ma ora rimaneva lì, e continuava ad accarezzare i capelli di Acaz e Shara, mentre loro non avrebbero mai voluto staccarsi da lui e continuavano a baciarlo... quei due bambini gli stavano quasi facendo venire la voglia di non partire più!

...e noi, che abbiamo appena fatto la Comunione e che abbiamo nel cuore Gesù risorto, riusciamo anche noi ad esprimergli la nostra gioia per averlo dentro di noi?

comunionerisurrezionefiduciasperanzafedePasqua

4.7/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 08/04/2002

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