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RACCONTO

1. Seduto su un tronco   2

Questa è una leggenda degli indiani Cherokee a riguardo del "rito di passaggio".

Il padre porta il figlio nella foresta, gli mette una benda sugli occhi e lo lascia lì da solo. Il giovane deve rimanere seduto su un tronco tutta la notte senza togliere la benda finché i raggi del sole non lo avvertono che è mattino. Non può e non deve chiedere aiuto a nessuno. Se sopravvive alla notte, senza andare a pezzi, sarà un uomo.

Non può raccontare della sua esperienza ai suoi amici o a nessun altro, perché ogni giovane deve diventare uomo da solo.

Il ragazzo è chiaramente terrorizzato: sente tanti rumori strani attorno a lui. Ci sono senz'altro bestie feroci che lo circondano. Forse anche degli uomini pericolosi che gli faranno del male.

Il vento soffia forte tutta la notte e scuote il tronco su cui è seduto, ma lui va avanti coraggiosamente, senza togliere la benda dagli occhi. In fondo, è l'unico modo per diventare uomo!

Finalmente, dopo una notte terrificante, esce il sole e si toglie la benda dagli occhi. Ed è così che si accorge che suo padre è seduto sul tronco a fianco a lui. È stato di guardia tutta la notte proteggendo suo figlio da qualsiasi pericolo.

Il padre era lì, anche se il figlio non lo sapeva.

Anche noi non siamo mai soli. Nella notte più terrificante, nel buio più profondo, nella solitudine più completa, anche quando non ce ne rendiamo conto, Dio non ci abbandona mai, e fa la guardia, seduto sul tronco a fianco a noi.

pauraamore di Diorapporto con Diofedefiduciaabbandonoabbandono in Dio

inviato da Qumran2, inserito il 23/12/2020

RACCONTO

2. A cosa serve leggere la Bibbia?   3

C'era un ragazzo che viveva con suo nonno in una fattoria. Ogni mattina il nonno, che era cristiano, si alzava presto e dedicava del tempo a leggere le Scritture.

Il nipote cercava di imitarlo in qualche modo, ma un giorno chiese: «Nonno, io cerco di leggere la Bibbia ma anche le poche volte che riesco a capirci qualcosa, la dimentico quasi subito. Allora a cosa serve? Tanto vale che non la legga più!».

Il nonno terminò tranquillamente di mettere nella stufa il carbone che stava in una cesta, poi disse al nipote: «Vai al fiume, e portami una cesta d'acqua». Il ragazzo andò, ma ovviamente quando tornò non era rimasta acqua nella cesta. Il nonno ridacchiò e disse: «Beh, devi essere un po' più rapido. Dai, muoviti, torna al fiume e prendi l'acqua». Anche questo secondo tentativo, naturalmente, fallì.

Il nipote, senza fiato, disse che era una cosa impossibile, e si mise a cercare un secchio. Ma il nonno insistette: «Non ti ho chiesto un secchio d'acqua, ma una cesta d'acqua. Torna al fiume». A quel punto il giovane sapeva che non ce l'avrebbe fatta, ma andò ugualmente per dimostrare al vecchio che era inutile, per quanto fosse svelto l'acqua filtrava dai buchi della cesta. Così tornò al fiume e portò la cesta vuota al nonno, dicendo: «Vedi? Non serve a niente!».

«Sei sicuro? - disse il nonno - Guarda un po' la cesta». Il ragazzo guardò: la cesta, che prima era tutta nera di carbone, adesso era perfettamente pulita!

«Figlio, questo è ciò che succede quando leggi la Bibbia. Non capirai tutto, né ricorderai sempre ciò che hai letto, ma quando la leggi ti cambierà dall'interno. Dio lavora così nella nostra vita, ci raffina interiormente e a poco a poco ci trasforma perché possiamo assomigliargli».

bibbiaparola di Diocambiamentoconversione

inviato da Qumran2, inserito il 06/07/2018

RACCONTO

3. La valigia   1

Un uomo morì. Appena varcata la soglia dell'aldilà vide Dio, con una valigia, che gli veniva incontro.
E Dio disse:
- Figlio, è ora di andare.
L'uomo stupito domandò:
- Di già? Così presto? Avevo tanti progetti...
- Mi dispiace ma è giunta l'ora della tua partenza.
E si incamminarono. Curioso l'uomo chiese a Dio:
- Cosa porti nella valigia?
E Dio gli rispose:
- Ciò che ti appartiene.
- Quello che mi appartiene? Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?
Dio rispose:
- Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.
- Porti i miei ricordi?
- Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.
- Porti i miei talenti?
- Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.
- Porti i miei amici, i miei familiari?
- Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano compagni di viaggio.
- Porti mia moglie e i miei figli?
- Loro non ti sono mai appartenuti. Ti sono stati solo affidati.
- Porti il mio corpo?
- Non ti è mai appartenuto. Era della polvere.
- Allora porti la mia anima?
- No, l'anima è mia.
Allora l'uomo, di scatto, afferrò la valigia per guardarvi dentro e, con le lacrime agli occhi disse:
- Ma è vuota! Allora non ho mai avuto niente?
- Beh, le cose materiali, per cui hai tanto lottato, non puoi portarle con te. Il vero bene della vita è il tempo. Ecco perché non dovevi sprecarlo ma impegnarlo per prepararti alla vita eterna, accumulando l'unico tesoro che ha valore nel mio Regno: i tuoi gesti di amore. Il resto non conta nulla.

Questo è quanto ci raccomanda il Signore, con tutto il suo cuore:
Non accumulate per voi tesori sulla terra; accumulate invece per voi tesori in cielo” (Mt 6,19-20)

morteimportanza delle cosealdilàtemporegno di Dioamorevitasenso della vitainterioritàesterioritàgiudizio

4.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 03/12/2017

RACCONTO

4. Il bambino rapito

C'era una pacifica tribù che viveva in pianura ai piedi delle Ande. Un giorno, una feroce banda di predoni, che aveva il covo nascosto tra le vertiginose vette delle montagne, attaccò il villaggio. In mezzo al bottino che portarono via c'era anche un bambino, figlio di una famiglia della tribù di pianura, e lo portarono con loro in montagna.
La gente di pianura non sapeva come fare a scalare la montagna. Non conoscevano nessuno dei sentieri usati dalla gente di montagna, non sapevano come trovare quella gente o come trovare le loro tracce su quel terreno scosceso. Ciò nonostante mandarono un gruppo di uomini, i loro migliori guerrieri, a scalare la montagna per riportare a casa il bambino.
Gli uomini cominciarono la scalata prima in un modo, poi in un altro. Provarono un sentiero, poi un altro. Dopo diversi giorni di duri sforzi, erano riusciti ad andare solo un centinaio di metri su per la montagna. Sentendosi completamente impotenti, gli uomini di pianura si diedero per vinti e si prepararono a tornare al villaggio giù in basso.
Mentre stavano per fare marcia indietro videro la madre del bambino che veniva verso di loro. Si accorsero che stava scendendo dalla montagna che loro non erano riusciti a scalare. E poi videro che portava il bambino in una sacca dietro le spalle. Uno degli uomini dei gruppo la salutò e disse: «Non siamo riusciti a scalare questa montagna. Come hai fatto tu a riuscirci quando noi, che siamo gli uomini più forti del villaggio, non ce l'abbiamo fatta?».
La donna scrollò le spalle e disse: «Non era il vostro bambino!».

Dio ha detto a ciascuno di noi:
«Tu sei il figlio che amo.Tu sei il mio bambino».
E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa.

amore di Diosalvezzaamorericercagenitorifiglipaternitàmaternitàtenaciaforzaimpossibile

inviato da Qumran2, inserito il 02/12/2017

RACCONTO

5. Un amore che non costa   4

Rocco Quaglia, Racconti

Un giorno Pecora Depressa si lamentava: «Nessuno mi ama, nessuno mi vuole bene.»
«Non è vero! - replicò Scribia - Il Buon Pastore ti ama e si prende cura di te.»
«Ma il Buon Pastore ama perché è buono; e poi, lui ama tutte! Io voglio essere amata e apprezzata per le mie buone qualità»,
replicò Pecora Depressa.
«Non c'è problema, - incalzò Scribia - io conosco molti che ti apprezzerebbero e ti amerebbero per le tue buone qualità: per la tua lana, per il tuo latte, e perfino per la tua carne.»
«Ma questo sarebbe amore interessato! - interruppe scandalizzata Pecora Depressa - Io non voglio essere amata per quello che ho, ma per quello che sono!»
«Allora, - replicò Scribia - non ti resta che l'amore del Buon Pastore.»

buon pastoreamore di Dioaccettazionegratuità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2017

RACCONTO

6. La lampada del minatore   2

Un uomo scendeva ogni giorno nelle viscere della terra a scavare sale. Portava con sé il piccone e una lampada. Una sera, mentre tornava verso la superficie, in una galleria tortuosa la lampada gli cadde di mano e si infranse al suolo. In un primo tempo il minatore ne fu quasi contento: «Finalmente! Non ne potevo più di questa lampada. Dovevo portarla sempre con me, fare attenzione dove la mettevo, pensare a lei anche durante il lavoro. Adesso ho un ingombro in meno. Mi sento più libero. E poi faccio questa strada da anni, non posso certo perdermi». Ma la strada ben presto lo tradì. Al buio era tutta un'altra cosa. Fece alcuni passi ma urtò contro una parete. Si meravigliò: non era quella la galleria giusta? Come aveva fatto a sbagliarsi così presto? Tentò di tornare indietro gettandosi a terra e camminando a carponi, si ferì le mani e le ginocchia. Gli vennero le lacrime occhi quando si accorse che in realtà era riuscito a fare solo alcuni metri e si ritrovava sempre al punto di partenza. E gli venne un'infinita nostalgia della lampada. Attese umiliato che qualcuno scendesse per venire a cercarlo e gli facesse strada con una lampada.

Alcune domande per capire il senso della storia:
Chi rappresenta il minatore? - Ogni uomo che deve attraversare la vita
Che cos'è la lampada? - La Parola di Dio
Che funzione svolge? - Aiuta i cristiani a trovare la strada giusta, ad illuminare la loro vita
Se la Parola non viene letta né ascoltata? - C'è il buio, l'uomo si accorge che da solo non riesce a vivere bene
L'uomo solo, senza Dio, di chi ha bisogno? - Di qualcuno che lo vada a cercare e gli illumini la vita con la Parola.

Altro finale:
Quando, trascinandosi così sulle ginocchia, mise le mani casualmente sulla sua lampada, provò un piacere immenso, come se avesse incontrato la persona più cara al mondo. La baciò come fosse una reliquia e poi l'accese, con cura. Da allora in avanti non sentì più la noia di portarsela dietro!

Parola di DioSacra Scritturalucestrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 27/12/2016

RACCONTO

7. Il mantello lacerato   1

Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto

Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento.
E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...»
«No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.»
«Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»

confessioneperdonopazienzamisericordia di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015

RACCONTO

8. Santità e volontà di Dio   4

Padri del deserto

Un monaco egiziano disse a un anacoreta siriano, tutto eccitato, che voleva andare in città a vedere un santo che operava miracoli e che, con la sua preghiera, risuscitava i morti.

L'altro monaco, sorridendo disse: "Che strane abitudini avete da queste parti: chiamate santo chi piega Dio a fare la propria volontà. Da noi invece, chiamiamo santo chi piega la propria volontà a quella di Dio".

volontà di Diovolontà dell'uomomiracolisantitàsantoaffidamento

5.0/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 06/07/2013

RACCONTO

9. Il perdono ai peccatori   1

Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto

Un soldato domandò un giorno a un anziano se Dio concede il perdono ai peccatori. E l'anziano rispose: "Ditemi, carissimo, se il vostro mantello è strappato, voi lo buttate via?". Il soldato replicò: "No, lo accomodo e continuo a usarlo". L'anziano concluse: "Se voi vi prendete cura del vostro mantello, Dio non sarà misericordioso verso la propria immagine?".

perdonopeccatopeccatorimisericordia di Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 08/05/2012

RACCONTO

10. La sete   1

Agenda Missionaria

Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse: "Cerco Dio".
Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo. "Cerco Dio".
Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa. "Cerco Dio".
Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi.
"Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato. "Cerco Dio e mi offrono parole."
Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

ricerca di Diopredicazioneconcretezzatestimonianza

4.6/5 (5 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 08/04/2012

RACCONTO

11. Il Tesoro   3

Don Oreste Benzi, Pane Quotidiano

Gli era stata promessa per la sua festa di laurea un'auto nuova, fiammante, all'uscita dell'università, con il diploma di laurea sotto il braccio.
Quale non fu la sua amara sorpresa quando, il giorno fatidico, il padre lo abbracciò sorridente, non però con le chiavi della macchina, bensì con un libro in mano, appena ritirato nella vicina libreria. Una Bibbia.
Il giovane neo dottore scagliò rabbiosamente il libro fuori dalla finestra dell'aula e da quel giorno non rivolse più la parola al padre.
Rimise piede in casa quando anni dopo gli fu comunicata la notizia della morte dell'anziano genitore. La notte del funerale, mentre rovistava tra le carte della scrivania paterna, trovò la Bibbia che gli era stata regalata il giorno della laurea.
In preda a un vago rimorso, soffiò via la polvere che si era depositata sulla copertina del libro e cominciò a sfogliarlo. Scoprì tra le pagine un assegno datato il giorno della laurea e con l'importo esatto dell'auto promessa.

La Bibbia: in libro sigillato, inutile e polveroso per tanti. Eppure tra le sue pagine è nascosto il tesoro che tanto sospiriamo...

bibbiaParola di DioSacra Scrittura

4.0/5 (6 voti)

inviato da Alessandra Ziggiotto, inserito il 21/01/2012

RACCONTO

12. Adamo ed Eva a Betlemme   1

Tra i pastori
che accorsero alla grotta di Betlemme,
c'erano anche Adamo ed Eva:
avevano desiderato tanto il Salvatore!

Umili s'inginocchiarono fuori della grotta.
Di tanto in tanto guardavano i doni sinceri
che i pastori deponevano
davanti al neonato Signore.

Che dono gradito avrebbero essi
potuto offrire a Gesù Bambino?
Si guardarono in faccia
e, quando ci fu un po' di quiete,
si alzarono e si avvicinarono
all'Atteso dalle genti.

Si prostrarono profanamente,
come per invocare la più grande pietà.
Quando Maria li invitò ad alzarsi,
avevano il pianto negli occhi.

Fu allora che Adamo si fece coraggio:
estrasse dalla sua bisaccia
un frutto bellissimo già morsicato:
il frutto del bene e del male
colto nel paradiso perduto.

Così pregò Adamo:
"Signore, perdona:
non abbiamo altro da offrirti
che il nostro peccato!"

Fu Maria che prese
dalle mani di Adamo quel dono
e lo depose ai piedi del Figlio.
Quando Maria accompagnò
Adamo ed Eva sulla soglia,
erano uomini nuovi.

pentimentopeccatoperdono di Dioconversioneepifaniare magi

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giuseppe Ghirelli, inserito il 05/01/2011

RACCONTO

13. Le croci quotidiane   2

Francesco Cipri

C'era un tempo in cui ognuno portava sempre sulle spalle la propria croce. Quando si andava a Messa, le croci venivano appoggiate all'ingresso e poi riprese all'uscita. Un'anziana signora arrivava sempre fra i primi e quindi lasciava la sua croce nei primi posti disponibili, poi usciva fra gli ultimi e così riprendeva la sua croce e andava via.

Un giorno, stanca del peso della sua croce, e pensando che quelle degli altri fossero più leggere, studiò una strategia per cambiare la sua croce con quella di qualcun altro.

"Arriverò per prima" - pensò, "ma questa volta uscirò anche per prima, così potrò scegliermi una croce più leggera. A qualcun altro toccherà la mia, così faremo un po' per uno. Non posso sempre essere io quella che porta il peso maggiore!". E così fece.

Ma quando uscì ebbe un'amara sorpresa: le altre croci erano tutte più pesanti della sua!

Mogia mogia aspettò che tutti uscissero, si prendessero ognuno la propria croce e, pregando e chiedendo in cuor suo perdono dei cattivi pensieri, riprese la sua croce, che questa volta le sembrò più leggera, e riprese la sua strada.

sofferenzainvidiacroceaccettazioneprogetto di Diofedefiduciaaffidamento

4.0/5 (1 voto)

inviato da Francesco Cipri, inserito il 26/06/2010

RACCONTO

14. Cicatrici   1

In un caldo giorno d'estate nel sud della Florida, un bambino decise di andare a nuotare nella laguna dietro casa sua. Uscì dalla porta posteriore correndo e si gettò in acqua nuotando felice. Sua madre lo guardava dalla casa attraverso la finestra e vide con orrore quello che stava succedendo. Corse subito verso suo figlio gridando più forte che poteva. Sentendola il bambino si allarmò e nuotò verso sua madre ma era ormai troppo tardi.

La mamma afferrò il bambino per le braccia, proprio quando il caimano gli afferrava le gambe. La donna tirava determinata, con tutta la forza del suo cuore. Il coccodrillo era più forte, ma la mamma era molto più determinata e il suo amore non l'abbandonava. Un uomo sentì le grida, si precipitò sul posto con una pistola e uccise il coccodrillo. Il bimbo si salvò e, anche se le sue gambe erano ferite gravemente, poté di nuovo camminare.

Quando uscì dal trauma, un giornalista domandò al bambino se voleva mostrargli le cicatrici sulle sue gambe. Il bimbo sollevò la coperta e gliele fece vedere.

Poi, con grande orgoglio si rimboccò le maniche e disse: "Ma quelle che deve vedere sono queste". Erano i segni delle unghie di sua madre che l'avevano stretto con forza. "Le ho perché la mamma non mi ha lasciato e mi ha salvato la vita".

Anche noi abbiamo cicatrici di un passato doloroso. Alcune sono causate dai nostri peccati, ma alcune sono le impronte di Dio quando ci ha sostenuto con forza per non farci cadere fra gli artigli del male. Ricorda che se qualche volta la tua anima ha sofferto.... è perché Dio ti ha afferrato troppo forte affinché non cadessi!

sofferenzaamore di Diosalvezzaabbandono in Dio

4.3/5 (3 voti)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 15/04/2010

RACCONTO

15. L'arcobaleno della nostra vita   3

Nella nostra vita non c'è niente di preconfezionato, ogni cosa ce la dobbiamo costruire con i vari colori che formano la realtà.

Il BIANCO è il colore principale che servirà come base. È la quotidianità, il voler costruire, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, la tua vita, che è unica e insostituibile.

Poi c'è il ROSSO che ci ricorda il sangue, la lotta, la passione, la sofferenza, i sacrifici... Sì, lo so, che quest'ultima parola non va di moda, ma è comunque essenziale.

Ecco l'AZZURRO che ricorda il cielo, la serenità, la gioia, la condivisione... l'allegria dello stare insieme agli altri.

Il GIALLO è il colore del successo, del benessere del pane abbondante che ci viene donato ogni giorno.

Il VIOLA è il colore della riflessione, del silenzio, della meditazione... del trovare noi stessi.

Poi c'è il VERDE il colore della natura, della speranza, dei passaggi, dell'attesa, della risurrezione... della vita.

L' ARANCIONE è la capacità di rinnovarsi, di affrontare le cose in modo nuovo, vincendo la noia e la ripetitività di ogni giorno.

Ecco, prendi tutti questi colori e con essi vedi di dipingere l'affresco della tua vita. Non pensare che sarà un lavoro semplice, e nemmeno che te la caverai facilmente. L'affresco finirà solo con la tua vita; ma è nelle sapiente combinazione di questi colori che troverai ciò che hai sempre desiderato.

Come in natura i colori si uniscono formando un unico arcobaleno, così il Dio della vita, fedele alle sue promesse di alleanza, ci invita a divenire UNO in lui armonizzando le nostre ricchezza doni, diversità e carismi. Questo è l'affresco che siamo chiamati a dipingere.

carismiunitàvitadoni di Dio

2.3/5 (3 voti)

inviato da Enrica, inserito il 25/03/2010

RACCONTO

16. Il profumo di Dio

Soren Kierkegaard, La morale della favola, Gribaudi Editore

Un giorno, all'improvviso, il capriolo, porta-muschio delle montagne, avverte nelle narici il soffio di un profumo muschiato. Non si rende conto da dove provenga, ma ne è affascinato e corre di giungla in giungla alla ricerca del muschio. Si sente costretto a cercarlo attraverso burroni e foreste, rinuncia a bere a mangiare e a dormire, finché esausto e affamato precipita da una cima mortalmente schiantato nel corpo e nell'anima. Il suo ultimo gesto prima di morire è di aver pietà di se stesso e di leccarsi il petto... dove, o prodigio! viene a scoprire che la sua tasca-muschio gli si è sviluppata sul corpo. La bestiola allora ansima profondamente, tentando di aspirare quel profumo, se non è troppo tardi...

Non cercare fuori di te il profumo di Dio, per perire nella giungla della vita. Non cessare di cercarlo entro di te, e vedrai che lo troverai.

ricerca di Diorapporto con Diointerioritàesteriorità

2.0/5 (1 voto)

inviato da Filippo Puzzo, inserito il 22/06/2009

RACCONTO

17. Storia di una goccia d'acqua

Allora disse il gran Padre, il Padre di tutte le cose: "Vai, vai e non ritornare da me prima di aver mostrato agli esseri la mia presenza!" E ne fu spaventata. Non era che una piccola goccia d'acqua. Come avrebbe potuto dimostrare la potenza di Dio? Voleva tornare indietro ma non poteva. Era stata mandata.

Quando cadde dal cielo altissimo l'avvolse l'aria e quasi la consumò. Poi fu impastata dalla terra. Si vergognava perché prima era stata un piccolo specchio del cielo, ora invece, era piena di polvere attaccaticcia. E sentì una radice vicina. E la radice l'afferrò. Divenne parte di una pianta. Fu una fibra, un velo verde, un goccio di frutto. Si sentì bere più volte. Spesso soffiata via nel vapore, si rapprese col freddo e ricadde giù. Una lunga storia. Imparò a sentirsi terra e vegetale. Visse molte volte pulsazioni nel sangue dei viventi. E fu fiume, lago, filo di perle quando cadeva nella rugiada del mattino. Le sembrò di perdersi, di sparire. Soffrì molto. Ora cercata con rabbia, ora pestata e dimenticata.

Poi un giorno, il sole la prese con più forza del solito, e la portò con sé in alto. Le disse: "Sono finite le tue stagioni, gocciolina, sali di nuovo. Ti aspetta il Gran Padre!". La goccia salì e le sembrò di essere felice. Ma quando vide protendersi in alto, verso di lei, rami, lingue vive, ebbe nostalgia.

Il Padre delle cose le sorrise: "Hai fatto bene, piccola mia - le disse - ora cosa vuoi?". "Ritornare giù, papà, ritornare giù! Qui vicino a te, sono un cristallo di gioia, ma laggiù, nel mondo pieno di sete, io sono molto di più: sono la tua presenza".

gioiapresenza di Diosegno di Dioamore

3.0/5 (2 voti)

inviato da Assunta Maglione, inserito il 11/06/2009

RACCONTO

18. Il giudizio di Dio

Antonio il Grande (sant'Antonio Abate), Vita e detti dei padri del deserto

Il Padre Antonio, volgendo lo sguardo agli abissi del giudizio di Dio, chiese: "O Signore come mai alcuni muoiono giovani, altri vecchissimi? Perché alcuni sono poveri ed altri sono ricchi? Perché degli empi sono ricchi e dei giusti poveri?". E giunse a lui una voce che disse: "Antonio, bada a te stesso. Sono giudizi di Dio questi, non ti giova conoscerli".

ricchezzapovertàprovvidenzagiudizio di Diosenso della vitaricerca di senso

inviato da Luca Peyron, inserito il 03/05/2009

RACCONTO

19. Punti per il paradiso   3

Un uomo andò in paradiso. Appena giunto alla porta coperta di perle incontrò S. Pietro che gli disse: "Ci vogliono 1.000 punti per essere ammessi. Le buone opere da te compiute determineranno i tuoi punti".

L'uomo rispose: "A parte le poche volte in cui ero ammalato, ho ascoltato la Messa ed ho cantato nel coro". "Quello fa 50 punti", disse San Pietro.

"Ho sempre messo una bella sommetta nel piatto dell'elemosina che il sacrestano metteva davanti a me durante la Messa". "Quello vale 25 punti", disse San Pietro. Il pover'uomo, vedendo che aveva solo 75 punti, cominciò a disperarsi.

"La domenica ho fatto scuola di Catechismo - disse - e mi pare che sia una bella opera per Iddio". "Sì - disse san Pietro - e quello fa altri 25 punti".

L'uomo ammutolì, poi aggiunse: "Se andiamo avanti così, sarà solo la Grazia di Dio che mi darà accesso al paradiso". San Pietro sorrise: "Quello fa 900 punti. Entra pure".

Smettiamola di voler accumulare i cosiddetti "punti Paradiso": se siamo salvi, è prima di tutto per Grazia di Dio! La stessa Grazia, ci ispiri stupore per un amore così grande, e desideri buoni, di vera conversione, di autentica carità, per puro amore di Dio, non per aspettarci un contraccambio nell'aldilà.

grazia di Dioparadisovita eternamisericordia di Dio

3.0/5 (3 voti)

inviato da Chiumino Maria Grazia, inserito il 25/11/2007

RACCONTO

20. Sei enormemente magnifica!   3

Così scrive una tredicenne nel suo diario personale.

Il mio papà dice che sono enormemente magnifica.
Io mi chiedo se lo sono davvero.

Per essere enormemente magnifica...
Sara dice che bisogna avere bellissimi, lunghi capelli ricci come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Gianni dice che bisogna avere denti bianchi e perfettamente dritti come i suoi.
Io non li ho.

Per essere enormemente magnifica...
Jessica dice che non devi avere quelle piccole macchie marroni sulla faccia che si chiamano lentiggini.
Io le ho.

Per essere enormemente magnifica...
Marco dice che bisogna essere la più intelligente della classe.
Io non lo sono.

Per essere enormemente magnifica...
Stefano dice che bisogna saper dire le battute più buffe della scuola.
Io non lo so fare.

Per essere enormemente magnifica...
Laura dice che bisogna vivere nel quartiere più carino della città e nella casa più graziosa.
Io non lo faccio.

Per essere enormemente magnifica...
Mattia dice che bisogna indossare solo i vestiti più carini e le scarpe più alla moda.
Io non li indosso.

Per essere enormemente magnifica...
Samantha dice che bisogna provenire da una famiglia perfetta.
Non è il mio caso.

Ma ogni sera, quand'è ora di dormire, papà mi abbraccia forte e dice:
«Tu sei enormemente magnifica e io ti voglio bene!».
Papà deve sapere qualcosa che i miei amici non sanno…

Anche Dio, in ogni istante, ti abbraccia forte e dice:
"Tu sei enormemente magnifica, magnifico e io ti voglio bene!"
Dio deve sapere qualcosa di te che gli altri non sanno.

stimaamorefiduciaamore di Dioaccettazioneinterioritàesteriorità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Liliana Belloro, inserito il 07/04/2007

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