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PREGHIERA

1. Grazie per le montagne, Signore!   1

Flavia Facchini

Gli scarponi ai piedi, lo zaino sulle spalle. Si parte.
Pochi viveri e tanti sogni. Ogni volta è così.
Il respiro si fa presto più breve.
Fatica e sudore, metafora della vita.
Sotto i piedi erba, sassi, roccia, acqua, neve, ghiaie,
secondo il mutare dei sentieri e delle stagioni.
Negli occhi colori, fiori, insetti, vette, croci,
orizzonti che si perdono lontano,
e il cielo che si fa sempre più vicino.
Tra i sassi migliaia di stelle,
riflesso di quelle che riempiono il cielo.
Occhi di creature invisibili mi accompagnano,
pare vogliano custodirmi anche loro lungo il cammino.
È qui, o Signore,
che riesco a percepire meglio la tua presenza,
la grandezza di questo tuo creato,
così perfetto, così meraviglioso.
E la realtà, a volte così stretta per me,
svanisce improvvisamente
e tutto è libertà, leggerezza, soffio di vento leggero. Preghiera.
Mi riempio della tua forza. E posso riprendere con gioia il mio posto nel mondo.
Grazie, o Signore, per questo corpo che mi hai donato:
per le gambe che mi portano in alto, vicino a te,
per gli occhi che possono godere di tutta questa Bellezza,
e per il cuore, che può farsi casa per tante emozioni.
Rendimi capace, Signore, di condividere sempre con gli altri
tutti questi doni, e nella tua grande bontà,
concedimi, alla fine di questo tempo che hai preparato per me,
di poter godere di un Paradiso così,
fatto di cime e di libertà
e di amici da rincontrare.
Amen

naturacreatostradacamminoroutecreazione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Flavia Facchini, inserito il 06/07/2018

RACCONTO

2. La matita e la zappa   3

La matita non sapeva di essere una matita e si chiedeva cosa fare, guardava il campo fuori dalla finestra coccolata nel suo porta penne. Solcare il campo! Ecco cosa pensava.

La zappa pensava che sarebbe stato bello scrivere, anzi ne era convinta. La matita voleva fare la zappa e la zappa voleva scrivere!

E quindi la matita iniziò a zappare, ma non durò a lungo e si ruppe. La zappa provò più volte a scrivere ma non riusciva a lasciare nessun segno sui fogli, solo a rovinarli ed ostinatamente si sentì sempre più insoddisfatta e smarrita.

Solo quando capirono che dovevano seguire i loro talenti ritrovarono ognuna la loro strada, la matita scrisse poesie e libri, la zappa solcò il terreno in profondità con sudore e soddisfazione nel vedere i frutti crescere rigogliosi.

talentidonicapacitàpositività

5.0/5 (2 voti)

inviato da Gaetano Cirino, inserito il 08/02/2016

RACCONTO

3. La concordia

Apoftegmi dei Padri del deserto

Vivevano in una stessa cella due fratelli assai celebrati per la loro umiltà e pazienza. Un po' alla volta, passando gli anni, si erano accomodati il loro nido eremitico in modo perfetto. La cella l'avevano fatta di vinchi e tutta intonacata; attorno poi avevano piantato un bell'orto con rigagnoli d'acqua derivati da una sorgente vicina, che lo mantenevano fresco tutto l'anno e così ricco di erbaggi e di frutti da averne anche da regalare agli altri eremiti. Non mancavano neppure piccole aiuole di fiori e di erbe odorifere che servivano ad adornare il piccolo altare dell'oratorio.

Un giorno un vecchio monaco che aveva sentito parlare delle grandi virtù di questi due fratelli, volle accertarsene di persona: «Andrò a vedere», disse, «se sarà tutto oro o se vi sarà anche del piombo».

Accolto con molta riverenza e fatta orazione, chiese di vedere il giardino. «Venite venite», dissero i due, e vo lo accompagnarono. «Bello bello!», faceva il vecchio arricciando il naso: «anche troppo bello per degli eremiti...» E, preso un bastone, si mise a menarlo con gran furia a destra e a manca, sbattendolo sui cavoli, l'insalata, i cetrioli, i fiori. Pareva impazzito. I due stavano lì a mani giunte a guardarlo, ed ebbero appena il fiato di dire: «O Dio!», ma non aggiunsero altro.

Più tardi, prostratisi ai piedi di quel santo Padre che nel frattempo s'era seduto all'ombra a tergersi il sudore, gli dissero: «Padre, se ti piace, vorremmo andare a cogliere un poco di quel cavolo che c'è rimasto, e così lo cuoceremo e lo mangeremo tutti e tre insieme». Il vecchio non credeva ai propri orecchi: tutto stupefatto, li abbracciò e disse: «Rendo grazie a Dio, perché veramente lo Spirito Santo abita in voi».

fraternitàconcordiapace interiorepazienzaumiltà

5.0/5 (1 voto)

inviato da Il Patriota Cosmico, inserito il 09/06/2015

PREGHIERA

4. In cerca di pane   3

don Primo Mazzolari

Cristo, oggi sono in cerca di pane,
il mio pane quotidiano,
quello che serve per la fame di oggi,
per passare di là oggi,
per avere la forza di remare
sotto la tempesta di oggi.
Il pane che non ha profumo se non di sudore,
il pane che non ha gusto, se non di vita,
il pane che fa stare in piedi,
che serve a camminare,
a remare, a vangare,
a combattere con fede, a morire in pace.
..."in principio era la Parola"
e la parola è il pane quotidiano
per ogni uomo che viene al mondo.

paneeucaristia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 26/05/2015

RACCONTO

5. Il contadino e la pietra   6

In tempi antichi un re fece collocare una pietra enorme in mezzo ad una strada. Quindi, nascondendosi, rimase ad osservare per vedere se qualcuno si sarebbe preso la briga di spostare la grande pietra che troneggiava in mezzo alla strada.

Alcuni mercanti ed altri sudditi molto ricchi passarono da lì e si limitarono a girarle attorno; altri protestarono contro il re dicendo che non manteneva le strade pulite, ma nessuno di loro provò a muovere la pietra da lì. Ad un certo punto passò un campagnolo con un grande carico di verdure sulle spalle; avvicinandosi all'immensa roccia poggiò il carico al lato della strada per tentare di rimuoverla.

Dopo molta fatica e sudore riuscì finalmente a spostare la pietra, spingendola fino al ciglio della strada. Tornò indietro a prendere il suo carico e notò che c'era una piccola borsa nel luogo in cui prima stava la pietra.

La borsa conteneva molte monete d'oro e una lettera scritta dal re che diceva che quell'oro era per la persona che avesse rimosso la pietra dalla strada. Il campagnolo imparò quello che molti di noi neanche comprendono: "Tutti gli ostacoli sono un'opportunità per migliorare la nostra condizione".

difficoltàopportunitàimpegnoresponsabilità

4.2/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 06/03/2013

TESTO

6. Passione di Cristo, passione dell'uomo

Giuseppe Impastato S.I.

Da quando l'Innocente fu tradito
e il Benefattore rinnegato;
da quando il Maestro fu schiaffeggiato
e il Pastore abbandonato;
da quando il Liberatore fu rifiutato
e il Signore sputato e flagellato,
da quando il Santo fu preferito ad un criminale
nella Passione si rinnova la storia dell'uomo.
Non sprecare le tue lacrime per il Re,
perché altre lacrime rigano i volti
e cuori bambini sono nell'angoscia.
Tergi il sudore di sangue degli umiliati,
metti sulle tue spalle le croci dei condannati,
accogli madri senza figli e figli senza padri.
Fatti compagno di strada agli scoraggiati,
corri là dove la paura chiude i timorosi
e annunzia che la tomba è vuota
e Cristo Gesù non è schiacciato e vinto
dal dolore del mondo,
ma è il Vincitore di ogni morte.

sofferenzapassionepasquaumanitàdolorecondivisionesolidarietà

5.0/5 (4 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 07/04/2012

TESTO

7. Dov'è il tuo Dio?   1

Rabindranath Tagore, Gitanjali n. 11

Lascia queste nenie, canti e dir rosari!
Chi adori in questo solitario e scuro angolo di del tempio dalle porte chiuse?
Apri gli occhi e guarda! il tuo Dio non ti è innanzi.
Egli è là dove il contadino ara la dura zolla e lo spaccapietre lavora.
Egli è con loro, al sole e alla pioggia, e le sue vesti sono coperte di polvere.
Levati quel manto sacro e scendi come lui sul suolo polveroso!
Liberazione? dove si può trovare questa liberazione?
Il nostro maestro s'è preso lietamente sulle spalle i vincoli del creato e s'è unito a noi per sempre.
Esci dalle tue meditazioni e lascia in un canto i fiori e l'incenso!
Che male c'è se le tue vesti diventano lacere e sporche?
Va incontro a lui e stagli accanto nel lavoro, con il sudore della tua fronte.

preghierapovertàimpegnopresenza di Dioconcretezza

inviato da Edda Guastalla, inserito il 07/04/2012

PREGHIERA

8. Preghiera per il lavoro

Monastero di Baggiovara, Diocesi di Modena-Nonantola, Preghiera della Novena di Pentecoste 2011 "Eucarestia e lavoro"

Gesù Signore,
tu che fosti lavoratore
con il giusto Giuseppe,
tu che conoscesti la fatica
e il sudore del lavoro,
tu che sai quanto sia doloroso
esserne senza,
tu che conosci le umane paure
dell'incerto domani,
guarda a noi tuoi poveri figli
angustiati dal lavoro che manca.
Tu che per starci sempre vicino
ti sei fatto pane e vino,
santi doni, nostra consolazione,
soccorri i nostri bisogni,
insegnaci ad amare il nostro lavoro,
dona di capire che è tuo dono,
dona di trovare in esso santificazione,
dona speranza a chi non lo trova,
dona forza quand'esso è fatica,
dona gioia al giusto compenso,
dona pace a chi teme il futuro.
Amen.

lavorodisoccupazionesan giuseppe lavoratore

inviato da Angela Magnoni, inserito il 23/06/2011

RACCONTO

9. Il pellegrino e i tre spaccapietre   3

Bruno Ferrero

Durante il Medioevo, un pellegrino aveva fatto voto di raggiungere un lontano santuario, come si usava a quei tempi. Dopo alcuni giorni di cammino, si trovò a passare per una stradina che si inerpicava per il fianco desolato di una collina brulla e bruciata dal sole. Sul sentiero spalancavano la bocca grigia tante cave di pietra. Qua e là degli uomini, seduti per terra, scalpellavano grossi frammenti di roccia per ricavare degli squadrati blocchi di pietra da costruzione.

Il pellegrino si avvicinò al primo degli uomini. Lo guardò con compassione. Polvere e sudore lo rendevano irriconoscibile, negli occhi feriti dalla polvere di pietra si leggeva una fatica terribile. Il suo braccio sembrava una cosa unica con il pesante martello che continuava a sollevare ed abbattere ritmicamente.
"Che cosa fai?", chiese il pellegrino.
"Non lo vedi?" rispose l'uomo, sgarbato, senza neanche sollevare il capo. "Mi sto ammazzando di fatica".
Il pellegrino non disse nulla e riprese il cammino.

S'imbatté presto in un secondo spaccapietre. Era altrettanto stanco, ferito, impolverato.
"Che cosa fai?", chiese anche a lui, il pellegrino.
"Non lo vedi? Lavoro da mattino a sera per mantenere mia moglie e i miei bambini", rispose l'uomo.
In silenzio, il pellegrino riprese a camminare.

Giunse quasi in cima alla collina. Là c'era un terzo spaccapietre. Era mortalmente affaticato, come gli altri. Aveva anche lui una crosta di polvere e sudore sul volto, ma gli occhi feriti dalle schegge di pietra avevano una strana serenità.
"Che cosa fai?", chiese il pellegrino.
"Non lo vedi?", rispose l'uomo, sorridendo con fierezza. "Sto costruendo una cattedrale".
E con il braccio indicò la valle dove si stava innalzando una grande costruzione, ricca di colonne, di archi e di ardite guglie di pietra grigia, puntate verso il cielo.

interioritàfinalitàsenso della vitafaticaimpegnosacrificio

5.0/5 (1 voto)

inserito il 13/07/2006

TESTO

10. C'era una volta l'Amore...

Poesia brasiliana

C'era una volta l'Amore... L'Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole. Un giorno l'Amore pensò a una casa più bella. Che strana idea quella dell'Amore! E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispirò la vita e, nella vita, impresse l'immagine della sua somiglianza.

E la chiamò uomo! E dentro l'uomo, nel suo cuore, l'Amore costruì la sua casa: piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l'Amore. E l'Amore andò ad abitare nel cuore dell'uomoe ci entrò tutto là dentro, perché il cuore dell'uomo è fatto di infinito.

Ma un giorno... l'uomo ebbe invidia dell'Amore. Voleva impossessarsi della casa dell'Amore, la voleva soltanto e tutta per sé, voleva per sé la felicità dell'Amore come se l'Amore potesse vivere da solo. E l'Amore fu scacciato dal cuore dell'uomo. L'uomo allora cominciò a riempire il suo cuore, lo riempì di tutte le ricchezze della terra, ma era ancora vuoto. L'uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto. Un giorno l'uomo... decise di condividere il cuore con tutte le creature della terra. L'Amore venne a saperlo... Si rivestì di carne e venne anche lui a ricevere il cuore dell'uomo. Ma l'uomo riconobbe l'Amore e lo inchiodò sulla croce. E continuò a sudare per procurarsi il cibo. L'Amore allora ebbe un'idea: si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso. Quando l'uomo affamato lo mangiò, l'Amore ritornò nella sua casa... nel cuore dell'uomo. E il cuore dell'uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore.

incarnazioneamore di Dio

inviato da Anna Lollo, inserito il 19/06/2005

PREGHIERA

11. Preghiera del mattino del laico senza tempo che trova tempo per pregare   2

Signore, non ho tempo!
La mia vita scorre affannosa tra attività,
servizi e scadenze,
ed io non ho tempo per stare con te.
Non ho tempo
per riposare nel Tuo cuore
deponendovi le mie ansie e i miei timori,
le mie attese e le mie realizzazioni,
le mie conquiste e i miei fallimenti.

Ti offro, Signore, questa povertà
e il desiderio di darti più spazio nella mia vita.
Accogli, mio Dio, questo lamento,
come la mia preghiera di supplica.
E con la Tua bontà trasforma in preghiera ogni azione,
ogni lavoro, ogni goccia di sudore, ogni impegno mondano
che compio cercando di stare unito a te.

Signore, non ho tempo,
ma ho trovato il tempo di pronunciare queste parole.
Con esse ti consacro il mio giorno
e do inizio alla grande liturgia di lode che, oggi,
celebrerò in un ufficio o in una fabbrica,
in una scuola o in un ospedale,
dietro un bancone, o dietro i fornelli,
nel chiasso di un cantiere
o nel silenzio di un laboratorio scientifico,
impegnato a costruire il tuo Regno in mezzo agli uomini.

Signore, non ho tempo,
perché tutto il mio tempo
è tuo. Amen.

tempovalore del tempovitaquotidianitàlavoroimpegnoresponsabilitàpreghierarapporto con Diobuongiornonuovo giorno

1.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 29/01/2003

TESTO

12. Il tuo Dio non è qui

Rabindranath Tagore

Lascia da parte inni canti e meditazioni!
Chi ti induce a fare adorazione
in questo solitario angolo
di un tempio con le porte chiuse?
Guardati bene intorno:
il tuo Dio non è qui.
Egli si trova dove il contadino sta arando la terra,
dove il lavoratore spacca le pietre sulla strada.
Lavora con essi
sotto il sole e sotto la pioggia
con la veste coperta di polvere e di fango.
Lascia le sacre vesti
e vieni con lui nella terra.
Salvezza?
Dove potrai trovare salvezza?
Dove lo stesso tuo Signore
ha assunto con gioia su di sé
i legami della creazione per legarsi con le creature.
Lascia da parte le meditazioni,
non curarti dell'incenso e dei fiori.
Che le tue vesti si logorino,
che esse si sporchino di terra;
ma tu và con lui a lavorare duro,
a grondare sudore dalla fronte.

lavororapporto con Dioreligiositàincarnazione

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 22/11/2002

TESTO

13. Sorridi alla vita

Rivista il Cenacolo n. 3/99

Sorridi alla vita che viene e avanza, sempre così ricca di sorprese e di novità.
Sorridi alla poesia che ti canta nel cuore, per spingerti alla ricerca di spazi sconfinati.
Sorridi al tuo oggi, così fresco e pulito, per niente corroso dalla pesantezza del tempo.
Sorridi ai fiori gialli del campo e ai convolvoli rosa, aggrappati alla siepe della strada.
Sorridi al cinguettio dei passeri che saltano di ramo in ramo tra il verde dei pini.
Sorridi ai tentativi che fai per diventare creatura nuova.
Sorridi al sudore di colui che scalpellando trae dalle viscere austere della pietra il volto radioso di un bimbo.
Sorridi al vento che, accarezzandoti, reca in dono il profumo ossigenante dei campi vicini e lontani.
Sorridi al sole, che ancora non si è stancato di offrirti una cascata di luce e di calore.
Sorridi ai bambini che incontri, perché sono il grande motore del futuro.
Sorridi all'anziano dal volto grinzoso, perché ha nel cuore una storia che ti è necessario sapere.
Sorridi alla musica silenziosa delle stelle che, di lassù, guidano la danza dell'universo.
Sorridi anche alla pagina del dolore, perché, quando l'avrai completata, voltandola, ne troverai una tutta bianca e sarà l'inizio di una stagione nuova.

vitasorrisosperanzaottimismo

inviato da Anna Barbi, inserito il 30/09/2002