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PREGHIERA

1. Mensa umano mistero   1

Adriana Zarri

Facci, Signore, il dono della cena.
Tu ti sei seduto a cena.
Oh, sì, ma non era una cena come tutte le altre,
sebbene tutte le altre le fossero ordinate:
era una cena unica,
in cui tu eri commensale e vivanda;
E gli apostoli mangiarono con te e di te.
Ma prima di considerare il mistero eucaristico,
lasciaci considerare questo semplice
e dolce “mistero” umano della mensa,
che tu tante volte
hai voluto condividere con i tuoi amici.

L'Eucaristia è il sacramento della tavola,
così come la tavola
è il sacramento della nostra amicizia.
Perciò, prima di farci il dono dell'Eucaristia,
facci, Signore, il dono della cena:
della semplice mensa degli uomini,
della condivisione dell'amore e dei beni,
della cordialità del pacato discorrere
e del calore del volersi bene.

Dacci di sapere cenare in amicizia,
come facevi a casa tua,
come facevi a Cafarnao nella casa di Pietro,
e a Betania, nella casa di Lazzaro;
come facesti a Gerusalemme, nel Cenacolo.

Donaci amore per invitare amici,
ospitalità per servirli,
cordialità per discorrere con loro,
gioia per mettere la tovaglia bella,
letizia per versare il vino dolce.

E fa' sì che in ogni pranzo e in ogni cena
avvertiamo la tua visibile presenza,
ospite sempre invitato, amico sempre amato,
nostro pane, nostro vino,
nostro banchetto eterno.

cenaultima cenaeucaristiaospitalitàamiciziaconvivialità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 06/07/2018

RACCONTO

2. Il tavolino della nonna

Robin Sharma, Il monaco che vendette la sua Ferrari

C'era una volta una vecchierella che restò vedova del suo adorato marito. Allora andò a vivere con il figlio, la nuora e la loro figlioletta. Un giorno dopo l'altro la sua vista si indeboliva, e il suo udito peggiorava. Le sue mani tremavano al punto che a volte le cadevano i piselli dal piatto, o versava la zuppa. Non sopportando più il disordine che lei involontariamente creava, un giorno il figlio e la nuora sistemarono un tavolino vicino all'angolo delle scope, e da allora la fecero mangiare lì, tutta sola. All'ora di pranzo la nonnina li guardava con gli occhi pieni di lacrime, ma loro le rivolgevano la parola solo per redarguirla quando le cadeva il cucchiaio.

Una sera, appena prima di cena, la bambina era seduta sul pavimento a giocare con le costruzioni. «Che cosa stai costruendo?», le domandò sollecito suo padre. «Sto costruendo un tavolino per te e la mamma, così quando sarete vecchi potrete mangiare nell'angolino». Per un momento, che sembrò durare un'eternità, il padre e la madre rimasero muti, poi scoppiarono a piangere. Si erano resi conto della crudeltà del loro comportamento, e del dolore arrecato alla vecchierella. Da quel giorno la nonna mangiò insieme a loro al grande tavolo da pranzo e se le cadeva un boccone o la forchetta, nessuno ci faceva più caso.

I genitori di questa storia non sono cattive persone. Avevano bisogno soltanto della scintilla della consapevolezza per accendere la candela della compassione. La compassione e i gesti quotidiani di gentilezza rendono la nostra vita assai più ricca. Ogni mattina rifletti sul bene che potrai fare agli altri durante il giorno. Un elogio sincero a chi meno se lo aspetta, un gesto di affetto regalato a un amico nel momento del bisogno, qualche piccola attenzione dimostrata ai tuoi cari senza nessuna ragione particolare, sono benedizioni della vita.

vecchiaiacompassionegentilezzabontàaccettazionepazienza

inviato da Qumran2, inserito il 22/03/2018

TESTO

3. Anche Giuda risorgerà!   1

Almeno un istante della propria vita
ognuno di noi è stato Giuda.
Nelle relazioni con gli altri
è sempre in agguato il Giuda che è dentro di noi.
E quando viene il tempo dell'ultima cena
non riusciamo a spiegarci come possa un amico
tramutarsi in nemico
senza perché.
Pasqua è festa di misericordia
Perché dis-vela che ciascuno di noi è Giuda
senza essere Giuda
ma proprio come Giuda
è stato perdonato e chiamato a risorgere
dall'infinita misericordia di Dio.

Pasquagiudatradimentorisurrezionemisericordia di Dioperdonorinascitacambiamento

5.0/5 (4 voti)

inviato da Paola Berettini, inserito il 26/03/2016

PREGHIERA

4. Com'è facile   5

Tonino Lasconi, Amico Dio

Come è facile, Signore,
celebrare la tua Cena sotto le arcate della chiesa!
Come è facile, Signore,
riconoscerci peccatori
recitando distrattamente:
«Signore pietà!».
Come è facile, Signore,
rispondere
«Rendiamo grazie a Dio!»
alla tua Parola che ci comanda
di portare ciascuno
i problemi degli altri;
di leggere la tua presenza
nelle cose, nelle persone,
nei fatti.
Come è facile, Signore,
assistere in ginocchio
a te che diventi
pane e vino per tutti.
Come è facile, Signore,
dare la mano al vicino
dicendo:
"La pace sia con te!".
Come è facile, Signore,
mangiare l'unico pane
al suono dell'organo.
Ma tu, Signore,
dicendoci
"Fate questo in memoria di me"
ci hai comandato
di rifare tutta la tua vita,
non solo il gesto che la riassume.
Signore,
aiutami a celebrare la tua messa
da lunedì a sabato.
Signore,
che la messa diventi la vita,
e la vita la messa.

messaeucaristiachiesapratica religiosaultima cena

4.2/5 (6 voti)

inserito il 23/09/2012

TESTO

5. Schiavi o liberi?   3

Schiavi quando pensiamo di fare da soli, quando contiamo solo sulle nostre forze.
Schiavi quando le nostre competenze, la nostra cosiddetta esperienza, sono la nostra sicurezza.
Schiavi quando crediamo che la nostra ragione debba essere affermata e non confrontata.
Schiavi quando le nostre azioni si basano sul nostro poter fare e spesso sulle incapacità degli altri.
Schiavi quando nemmeno ce ne rendiamo conto di esserlo.
Schiavi proprio quando ci sentiamo liberi di affermare che non siamo schiavi di nessuno.
Schiavi quando guardiamo male l'obbedienza, l'umiltà dei servi, la sofferenza che toglie dignità.
Schiavi quando ci ripugna l'agnello immolato, lo scandalo e la stoltezza della croce.

Il nostro Mar Rosso, il nostro passaggio è il giardino del Getsemani.
L'abbandono nell'amore del Padre, il primato della volontà di Dio,
l'accettazione del calice, essere fatti partecipi della stessa cena, ci dona libertà.

Liberi di sentirci amati.
Liberi di saperci accolti per quello che siamo e non per quello che ci piacerebbe essere senza riuscirci.
Liberi di aderire al Signore sciogliendo ogni vincolo che non ci permette di seguirlo.
Liberi perfino di sbagliare e di sentirci amati anche per questo.
Liberi di rendere grazie.
Liberi di partecipare al progetto di Dio.
Liberi di affrontare la sofferenza senza sapere prima come fare.
Liberi di vivere una fede che è dono e non conquista.
Liberi di abbandonarci conoscendo l'ampiezza delle braccia che ci accoglieranno.
Liberi di gioire davanti ad un sepolcro che è rimasto vuoto per sempre.
Liberi di annunciare a tutti che ci possiamo fidare di Lui.

Gesù risorto è la verità che ci rende liberi, colui che nella sua vita di figlio
ha inserito anche noi perché possiamo sentirci nuovamente liberi e amati dal Padre.

pasqualibertàschiaviùpeccatoredenzione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Marcello Barbieri, inserito il 06/05/2012

TESTO

6. Farsi pane   2

R. Prieto

Può essere bello, ma non è certo facile farsi pane.
Significa che non puoi più vivere per te, ma per gli altri.
Significa che devi essere disponibile, a tempo pieno.
Significa che devi avere pazienza e mitezza, come il pane
che si lascia impastare, cucere e spezzare.
Significa che devi essere umile, come il pane,
che non figura nella lista delle specialità;
ma è sempre lì per accompagnare.
Significa che devi coltivare la tenerezza e la bontà,
perché così è il pane, tenero e buono.

panecondivisionebontàeucaristiagiovedì santoultima cenadisponibilitàumiltàpani

3.0/5 (2 voti)

inviato da Milena Pavan, inserito il 07/01/2011

TESTO

7. Beati voi, sposi!   2

Beati voi, sposi, che nel Signore vi amate con un cuore nuovo e puro,
poiché Dio vi ama per primi e voi lo vedrete.
Beati voi, sposi, che con trepidazione accogliete la missione misteriosa e responsabile di trasmettere e custodire la vita umana, poiché Dio vi fa collaboratori della sua onnipotenza a servizio dell'amore.
Beati voi, sposi e genitori, che con gioia e gratuità date il meglio di voi stessi ai figli e ai giovani, poiché Dio educa i suoi figli per mezzo di voi.
Beati voi, sposi che scegliete l'essenzialità poiché Dio e le persone sono la vostra inesauribile e salda ricchezza.
Beati voi, sposi, che sapete confortare chi è nel dolore, perché sarete consolati.
Beati voi, sposi nel dolore, beati voi, coniugi soli, poiché il Signore Gesù, il risorto che porta nel suo corpo glorioso i segni dei chiodi, fascia le vostre ferite e prepara i giorni del ricongiungimento.
Beati voi, sposi e famiglie, che ospitate Dio nei cuori e nella vostra casa; beati voi, sposi e famiglie, che amate la Chiesa come una sposa e una madre, poiché il Signore "si fermerà a cena con voi" e sarà la vostra pace.
Beati voi, sposi e famiglie, che sperimentate la debolezza e il peccato, poiché il Signore Gesù, morto per togliere i peccati, non vi condanna, ma sostiene i vostri passi e apre la vostra coscienza e i vostri occhi alla
speranza di una vita nuova.
Beati voi, sposi e famiglie che non avete paura di donare la vostra vita e di servire generosamente, poiché il Signore "vi invita a tavola e passa a servirvi".

sposiservizioamorefamigliacoppiamatrimoniogenitori

5.0/5 (2 voti)

inviato da Fr. Fabrizio Migliasso, inserito il 07/09/2008

PREGHIERA

8. Santa Maria Vergine, della sera

Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni, ed S. Paolo, cap 31

Santa Maria, vergine della sera,
Madre dell'ora in cui si fa ritorno a casa,
e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno,
e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri,
facci il regalo della comunione.

Te lo chiediamo per la nostra Chiesa,
che non sembra estranea neanch'essa
alle lusinghe della frammentazione,
del parrocchialismo
e della chiusura nei perimetri segnati dall'ombra del campanile.

Te lo chiediamo per la nostra città,
che spesso lo spirito di parte riduce cosi tanto a terra contesa,
che a volte sembra diventata terra di nessuno.

Te lo chiediamo per le nostre famiglie,
perché il dialogo, l'amore crocifisso,
e la fruizione serena degli affetti domestici
le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile.

Te lo chiediamo per tutti noi,
perché, lontani dalle scomuniche dell'egoismo e dell'isolamento,
possiamo stare sempre dalla parte della vita,
la dove essa nasce, cresce e muore.

Te lo chiediamo per il mondo intero,
perché la solidarietà tra i popoli
non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali,
ma venga riscoperta come l'unico imperativo etico
su cui fondare l'umana convivenza.

E i poveri possano assidersi, con pari dignità,
alla mensa di tutti.
E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani.

Maria

inviato da Qumran2, inserito il 24/05/2007

TESTO

9. Povero Dio!   1

Adolfo Rebecchini

Ci avete presentato
un Dio serio,
noioso,
annoiato,
monotono...

Ci avete detto
di credere
per non morire,...

Ce lo avete presentato
come una formula matematica:
statico,
lontano,
assente,...

Così come ce lo avete descritto,
e così noi lo abbiamo visto:
lontano,
noioso,
triste,
solo,...

E non abbiamo creduto.

Invece,
ho scoperto
che Dio
è giovane,
allegro,
simpatico,...

Che ama stare in compagnia,
spaccarsi in quattro per gli amici,
che si commuove,
va spesso a cena fuori,
non disdegna l'allegria...

Fa il tifo per me
mentre cerco
di conquistare
una ragazza che mi piace,
o mentre,
disoccupato,
cerco un lavoro onesto
per poter vivere dignitosamente...

Il mio Dio tifa sempre per me.

E' con me durante
le interminabili e noiose lezioni di matematica...
e quando la vita mi chiama
a sostenere
le prove più difficili...

Il mio Dio
è sempre per l'oppresso,
il debole,
lo sfruttato,
le vittime dell'ingiustizia
e del potere...

Aiutami,
Signore,
a presentarti agli altri
per quello che realmente sei
e non attraverso le mie falsità
e le mie ipocrisie.

Diovolto di Dio

inviato da Adolfo Rebecchini, inserito il 05/02/2006

PREGHIERA

10. Voglio abbandonarmi a te   1

Questa sera capisco Pietro e la sua riluttanza
senza mezzi termini: "Tu non mi laverai mai i piedi!".
Nella sua frase intravedo
il rispetto e l'amore per te, Gesù:
non voglio che ti inginocchi qui davanti a me,
non posso tollerare che tu, il Maestro,
ti comporti in questo modo.
Nelle parole di Pietro io riconosco la mia vergogna
nell'apparire come sono,
nella mia nudità, con le mie ferite,
nella mia sporcizia, con i miei sbagli,
nella mia piccineria, con le mie ambiguità.
Non mi piace, Gesù, che tu mi veda così come sono veramente...

Ma tu mi ripeti le stesse parole che hai detto a Pietro,
tu mi inviti ad abbandonarmi, a lasciarmi andare,
a lasciarmi accogliere da te così come sono:
non c'è nessun bisogno di fingere...

Non è facile lavare i piedi a qualcuno,
ma è ancor più difficile lasciarseli lavare.
Non è sempre facile amare,
ma è ancor più difficile lasciarsi amare.
Questa sera intendo quello che tu vuoi da me:
non cerchi il discepolo perfetto,
ma solo un essere che si lasci amare da te,
che si lasci purificare dalla tua bontà,
guarire e salvare dalla tua misericordia.

giovedì santoultima cenaumiltàmisericordia di Dioamore di Dioaccettazione di sé

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 04/12/2002

TESTO

11. L'amore perdona   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

All'Ultima Cena, Gesù accusò - con la stessa gravità e le medesime parole - due dei suoi apostoli. Entrambi avevano commesso i crimini predetti da Gesù. Giuda Iscariota nascose i suoi sentimenti e condannò se stesso. Pietro anche nascose i suoi sentimenti, dopo aver rinnegato tre volte tutto ciò in cui aveva creduto. Ma nel momento decisivo, Pietro capì il vero significato del messaggio di Gesù. Chiese perdono e andò avanti, umiliato. Avrebbe potuto scegliere il suicidio, invece affrontò gli altri apostoli e dovrebbe aver detto: "D'accordo, raccontate i miei errori fino a che esisterà il genere umano. Ma lasciatemi correggerli". Pietro imparò che l'Amore perdona. Giuda non imparò nulla.

GiudaPietroperdonoconversioneamoreultima cenaamore di Diogiovedì santo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

RACCONTO

12. Gratuitamente date   3

Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano. Con aria stranamente ufficiale il bambino pose il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto:

"Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 1 Euro
Per aver riordinato la mia cameretta: 1,50 Euro
Per essere andato a comprare il latte: 0,50 Euro
Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 3 Euro
Per ever preso due volte "ottimo" a scuola: 2 Euro
Per aver portato fuori l'immondizia tutte le sere: 1 Euro
Totale: 9 Euro".

La mamma fissò il figlio negli occhi teneramente. La sua mente si affollò di ricordi. Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse:

"Per averti portato in grembo 9 mesi: 0 Euro
Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 Euro
Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 Euro
Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 Euro
Per tutto quello che ti ho insegnato giorno dopo giorno: 0 Euro
Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene, e i panini che ti ho preparato: 0 Euro
Per la vita che ti do ogni giorno: 0 Euro".

Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio. Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi. Girò il foglio e sul suo conto scrisse: "Pagato". Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.

Quando nei rapporti personali e famigliari si cominciano a fare i conti, è tutto finito. L'amore o è gratuito o non è amore.

amoregratuitàfamigliagenitorimammamaternitàfigli

4.0/5 (3 voti)

inviato da Emanuela Salvucci, inserito il 14/06/2002

PREGHIERA

13. Resta con noi   1

David Maria Turoldo

Resta con noi, Signore, la sera,
quando le ombre si mettono in via
e scenderà sulle case la tenebra
e sarà solo terrore e silenzio.

Ognuno è solo davanti alla notte,
solo di fronte alla sua solitudine,
solo col suo passato e futuro:
il cuore spoglio del tempo vissuto.

Resta con noi, Signore, la sera,
entra e cena con questi perduti
fa' comunione con noi, Signore,
senza di te ogni cuore è un deserto.

Ora crediamo, tu sei il Vivente,
sei il compagno del nostro cammino,
ti conosciamo nel frangere il pane,
tu dai il senso ad ogni esistenza.

Ora corriamo di nuovo al cenacolo,
gridando a tutti: "Abbiam visto il Signore!".
Nuova facciamo insieme la chiesa
di uomini liberi da ogni paura.

A te, Gesù, o Risorto, ogni gloria:
ora risorgi in ognuno di noi,
perché chi vede te veda il Padre,
l'eguale Spirito in tutta la terra.

solitudinerapporto con Dio

inviato da Mariangela Molari, inserito il 26/05/2002

TESTO

14. Se tornassi a vivere   1

Erma Bombeck

Qualcuno mi ha chiesto giorni fa se, potendo rinascere, avrei vissuto la vita in maniera diversa. Lì per lì ho risposto di no, poi ci ho pensato un po' su e...

Potendo rivivere la mia vita, avrei parlato meno e ascoltato di più.

Non avrei rinunciato a invitare a cena gli amici soltanto perché il mio tappeto aveva qualche macchia e la fodera del divano era stinta.

Avrei mangiato briciolosi panini nel salotto buono e mi sarei preoccupata molto meno dello sporco prodotto dal caminetto acceso.

Avrei trovato il tempo di ascoltare ilnonno quando rievocava gli anni della sua giovinezza.

Non avrei mai preteso, in un giorno d'estate, che i finestrini della macchina fossero alzati perché avevo appena fatto la messa in piega.

Non avrei lasciato che la candela a forma di rosa si sciogliesse, dimenticata nello sgabuzzino. L'avrei consumata io, a forza di accenderla.

Mi sarei stesa sul prato con i bambini senza badare alle macchie d'erba sui vestiti.

Avrei pianto e riso di meno guardando la televisione e di più osservando la vita.

Avrei condiviso maggiormente le responsabilità di mio marito.

Mi sarei messa a letto quando stavo male, invece di andare febbricitante al lavoro quasi che, mancando io dall'ufficio, il mondo si sarebbe fermato.

Invece di non veder l'ora che finissero i nove mesi della gravidanza, ne avrei amato ogni attimo, consapevole del fatto che la cosa stupenda che mi viveva dentro era la mia unica occasione di collaborare con Dio alla realizzazione di un miracolo.

A mio figlio che mi baciava con trasporto non avrei detto: «Su, su, basta. Va' a lavarti che la cena è pronta».

Avrei detto più spesso: «Ti voglio bene» e meno spesso «Mi dispiace»... ma sopratutto, potendo ricominciare tutto daccapo, mi impadronirei di ogni minuto...lo guarderei fino a vederlo veramente... lo vivrei... e non lo restituirei mai più.

vitarinascereaffettoamore

inviato da Barbara, inserito il 11/04/2002