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RACCONTO

1. Il monaco, l'allievo e l'asinello

Tanto tempo fa un santo monaco aveva con sé un allievo, un ragazzo molto attento e ubbidiente.

Un giorno lo chiama e gli dice: «Vai a prendere l'asino e andiamo in città». Il giovane prende l'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi e si avviano verso la città, il monaco in groppa all'asino e il ragazzo a piedi.

Alla prima svolta incontrano un gruppo di persone. Qualcuno, naturalmente, ha qualcosa da ridire: «Ma guarda quanto è infingardo quel vecchio monaco: lui a cavallo, e quel povero ragazzo così gracile e delicato lasciato a piedi!»

Il vecchio monaco, appena udite queste parole, scende dall'asino, vi fa salire il ragazzo e tutti e tre si rimettono in cammino. Poco più avanti incontrano altre persone: «Oh, guarda cosa si deve vedere. Un giovane sano e robusto a cavallo e un povero vecchio a piedi. Non c'è più rispetto, non c'è più carità».

A queste parole il ragazzo salta giù dall'asino, aiuta l'anziano monaco a salirvi di nuovo, risale anche lui e proseguono verso la città.

Strada facendo, altra gente, altri commenti: «Guarda quella povera bestia! Fra poco morirà stremata, sotto il peso di quei due fannulloni! Ci vorrebbe almeno un po' di pietà». Il santo monaco e il ragazzo, allora, scendono in silenzio e proseguono il cammino a piedi.

Ma qualcuno non è ancora soddisfatto: «Guardate, guardate... S'è vista mai una cosa più sciocca? Quei due hanno l'asino, e vanno a piedi!». A questo punto l'anziano monaco dice al ragazzo: «Torniamo a casa».

Strada facendo gli spiega: «Hai capito la lezione, figliolo? Per quanto ti sforzerai di assecondare gli altri, ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire. E allora tu impara a tirar diritto per la tua strada e a non prestare ascolto alle chiacchiere della gente».

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inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 23/06/2020

RACCONTO

2. Il vero sacrificio   1

Un grande re ascoltava il sermone del Buddha che parlava della rinuncia e del sapersi accontentare, ed ebbe l'improvviso desiderio di guadagnarsi l'approvazione del grande Maestro.
Il Buddha teneva sempre con sé un tamburo a sonagli ed un giorno, un suo discepolo gli chiese:
"Maestro, perché tieni sempre accanto a te questo tamburello?"
Il Buddha rispose: "Perché un giorno suonerò questo tamburo quando si avvicinerà a me la persona che avrà compiuto il più grande sacrificio."
E tutti si chiesero chi mai sarebbe stato.

Il re che aveva sentito questa dichiarazione, ritornò al suo palazzo e fece caricare una notevole quantità di tesori sulla groppa dei suoi elefanti, poi si mise in viaggio per portare questi beni alla presenza del Buddha, certo di ottenere la sua benedizione.
Lungo la strada, una vecchina gli si avvicinò e lo supplicò: "Ho fame, potete darmi qualcosa da mangiare?".

Il re prese un frutto di melograno e glielo porse dalla palanchina.
La vecchina se ne andò in cerca della strada per arrivare dal Buddha e faticò non poco per trovarla.

Nel frattempo il re arrivò nella dimora del Buddha, fece portare davanti a lui gli elefanti con il loro carico di immense ricchezze ed attese ansiosamente il suono del tamburo.
Proprio in quel momento giunse la vecchina, stanca ed affaticata, e con grande dolcezza pose ai piedi del Maestro il frutto che le era stato regalato.
Il Buddha prese il melograno con un sorriso e subito dopo suonò il tamburo.

Il re rimase sorpreso ed irritato e con voce roca ansimò: "Swami! Io vi ho portato beni di una ricchezza inestimabile e voi suonate il tamburo per un melograno? Che sacrificio è mai questo?"
Il Buddha con voce amabile rispose: "Il sacrifico non si valuta in termini di quantità, è la qualità che conta. Voi siete un re ed è naturale per voi offrire oro e pietre preziose, ma questa donna non aveva nemmeno di che mangiare e questo frutto rappresentava il suo unico pasto; avrebbe potuto mangiarlo e soddisfare la sua fame, ma non lo ha fatto e lo ha offerto a me. Quale sacrificio è più grande di questo? Non è sacrificio offrire qualcosa di superfluo, ma rinunciare a ciò che ti è caro ed essenziale per te."

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inserito il 29/12/2018