I tuoi ritagli preferiti

PERFEZIONA LA RICERCA

Tutti i ritagli

Indice alfabetico dei temi

Invia il tuo ritaglio

Hai cercato orgoglio

Hai trovato 65 ritagli

Ricerca avanzata
tipo
parole
tema
fonte/autore

Pagina 3 di 4  

PREGHIERA

41. Digiunare   2

Jean Galot, Ritorno alla sorgente

Fa' digiunare il nostro cuore:
che sappia rinunciare a tutto quello che l'allontana
dal tuo amore, Signore, e che si unisca a te
più esclusivamente e più sinceramente.

Fa' digiunare il nostro orgoglio,
tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni,
rendendoci più umili e infondendo in noi
come unica ambizione, quella di servirti.

Fa' digiunare le nostre passioni,
la nostra fame di piacere,
la nostra sete di ricchezza,
il possesso avido e l'azione violenta;
che nostro solo desiderio sia di piacerti in tutto.

Fa' digiunare il nostro io,
troppo centrato su se stesso, egoista indurito,
che vuol trarre solo il suo vantaggio:
che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi.

Fa' digiunare la nostra lingua,
spesso troppo agitata, troppo rapida nelle sue repliche,
severa nei giudizi, offensiva o sprezzante:
fa' che esprima solo stima e bontà.

Che il digiuno dell'anima,
con tutti i nostri sforzi per migliorarci,
possa salire verso di te come offerta gradita,
meritarci una gioia più pura, più profonda.

digiunoquaresimaconversionesacrificio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 23/04/2005

RACCONTO

42. E Dio creò la mamma   4

Bruno Ferrero, 40 Storie nel deserto

Il buon Dio aveva deciso di creare... la mamma. Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand'ecco comparire un angelo che gli fa: "Questa qui te ne fa perdere di tempo, eh?". E Lui: "Sì, ma hai letto i requisiti dell'ordinazione? Dev'essere completamente lavabile, ma non di plastica... avere 180 parti mobili tutte sostituibili... funzionare a caffè e avanzi del giorno prima... avere un bacio capace di guarire tutto, da una sbucciatura ad una delusione d'amore... e sei paia di mani". L'angelo scosse la testa e ribatté incredulo: "Sei paia?!". "Il difficile non sono le mani - disse il buon Dio - ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere". "Così tanti?". Dio annuì. "Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda "che state combinando lì dentro, bambini?", anche se lo sa già; un altro paio dietro la testa, per vedere quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere; un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio "capisco e ti voglio bene lo stesso".

"Signore - fece l'angelo sfiorandogli gentilmente un braccio - va' a dormire. Domani è un altro...". "Non posso - ripose il Signore - ho quasi finito ormai. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può lavorare 18 ore di seguito, preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tenere sotto la doccia un bambino di nove anni". L'angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità: "E' troppo tenera", disse poi con un sospiro. "Ma resistente - ribatté il Signore con foga - tu non hai idea di quello che può sopportare una mamma!". "Sa pensare?". "Non solo, ma sa anche fare un ottimo uso della ragione e venire a compromessi", ribatté il Creatore. A quel punto l'angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia: "Qui c'è una perdita", dichiarò. "Non è una perdita - lo corresse il Signore - è una lacrima". "E a che serve?". "Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine, orgoglio". "Ma sei un genio!", esclamò l'angelo. Con sottile malinconia Dio aggiunse: "A dire il vero, non sono stato io a mettercela quella cosa lì...".

mammamadrematernità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Silvia Ongaro, inserito il 21/04/2005

PREGHIERA

43. Peccare   4

Michel Quoist, Preghiere

Sono caduto, Signore.
Ancora.
Non ne posso più, mai ce la farò.

Ho vergogna di me, non oso più guardarti.
Pure, ho lottato, Signore, perché ti sapevo vicino a me, chino su di me, attento.
Ma la tentazione si è scatenata come una tempesta,
ed ho voltato il capo,
e mi sono allontanato,
mentre tu restavi, silenzioso e dolorante,
come un fidanzato tradito che vede il suo amore allontanarsi nelle braccia del rivale.

Quand'è cessato il vento, caduto di colpo come di colpo s'era scatenato,
quando s'è spento il fulmine dopo aver fieramente illuminato la penombra,
in un momento, mi son ritrovato solo, vergognoso, disgustato, con il mio peccato nelle mani.

Quel peccato che mi nausea,
inutile oggetto che vorrei gettar via;
quel peccato che ho voluto e che non voglio più,
quel peccato che infine ho raggiunto allontanandoti freddamente, Signore,
quel peccato che ho colto, poi consumato, avido.
Ora lo posseggo, anzi mi possiede, come la tela del ragno tiene prigioniero il moscerino.

E' mio,
mi sta attaccato,
è entrato in me,
non posso disfarmene.

Mi pare che si veda,
ho vergogna di stare in piedi, vorrei strisciare per sfuggire gli sguardi,
ho vergogna di comparire davanti al mio amico,
ho vergogna di comparire davanti a te, o Signore,
perché tu mi amavi ed io ti ho dimenticato.
ti ho dimenticato perché ho pensato a me.

Signore, non guardarmi così.
Perché sono nudo,
sono sporco,
sono a terra,
lacero,
non ho più forze,
non oso più promettere nulla,
non posso che restare là, curvo, innanzi a te.

Via, piccolo, rialza il capo.
Non è soprattutto il tuo orgoglio ferito?
Se mi amassi, avresti dispiacere, ma avresti fiducia.
Credi che l'amor di Dio abbia limiti?
Credi che un solo momento Io abbia cessato di amarti?
Ma fai ancora affidamento su di te, piccolo,
non devi fare affidamento che su di me.

Chiedimi perdono
e poi rialzati vivamente,
perché, vedi, la cosa più grave non è cadere,
ma restare a terra.

peccatomisericordiaperdonoconfessionericonciliazione

5.0/5 (2 voti)

inserito il 21/04/2005

RACCONTO

44. I due lupi   1

Una sera un uomo anziano confidò al suo giovane nipote la storia di una battaglia che si combatteva all'interno del suo cuore: «Figlio mio, ciò che si combatte dentro di me è una battaglia fra due lupi. Il primo malvagio è pieno di invidia, collera, angoscia, rimorsi, avidità, arroganza, sensi di colpa, orgoglio, sentimenti d'inferiorità, menzogna, superiorità e egocentrismo. Il secondo buono è pieno di pace, amore, disponibilità, serenità, bontà, gentilezza, benevolenza, simpatia, generosità, compassione, verità e fede».
Il bambino un po' disorientato pensò per un minuto e chiese: «Chi è colui che vince?».
Il vecchio rispose semplicemente: «E' colui che nutro».

benemalecoscienzainterioritàlotta spirituale

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Floriano Donatini, inserito il 07/01/2005

TESTO

45. L'umiltà vera

San Francesco di Sales, Filotea

Spesso diciamo che non siamo nulla, anzi che siamo la miseria in persona, la spazzatura del mondo; ma resteremmo molto male se ci prendessero alla lettera e se ci considerassero in pubblico secondo quanto diciamo. E' proprio il contrario: fingiamo di fuggire e di nasconderci solo perché ci inseguano e ci cerchino; dimostriamo di voler essere gli ultimi, seduti proprio all'ultimo angolino della tavola, ma soltanto per passare con grande onore a capotavola. L'umiltà vera non finge di essere umile, a fatica dice parole di umiltà; perché è suo intendimento non solo nascondere le altre virtù, ma soprattutto vorrebbe nascondere se stessa; se le fosse lecito mentire, o addirittura scandalizzare il prossimo, prenderebbe atteggiamenti arroganti e superbi per potercisi nascondere e vivere completamente ignorata e nascosta... O evitiamo di dire parole di umiltà, oppure diciamole con profonda convinzione, profondamente rispondente alle parole. Non abbassiamo gli occhi senza umiliare il cuore; non giochiamo a fare gli ultimi se non intendiamo esserlo per davvero... L'uomo sinceramente umile sarebbe contento se fosse un altro, anziché lui stesso, a dire di lui che è un miserabile, un nulla, un buono a nulla; o, per lo meno se sa che si dice, non si oppone, ma approva di cuore. Perché se è vero che ne è convinto, è naturale che sia contento di vedere condivisa la propria opinione.

umiltàpiccolezzaorgoglio

inviato da Anna Barbi, inserito il 07/12/2004

PREGHIERA

46. Il Signore è mia luce e mia salvezza (Sal. 26)

Anna Rita Mazzocco, Cantico di Tommaso

E se quella luce mi accecasse?
Se poi, oltre a ferire i miei occhi,
folgorasse anche il mio cuore
e fossi costretto a soffrire?
Meglio non fidarsi...

Meglio far finta di non sapere
meglio far finta d'essere impegnati
meglio far finta di vivere da cristiani
che assumersi la responsabilità di esserlo.
Meglio le catene dell'orgoglio
meglio la sicurezza delle abitudini.

Oppure
potremmo vivere da imboscati
e giocarci la vita
in una triste partita a scacchi
senza vincitori né vinti.

Potremmo affidarci alla fortuna
scommettendo finché si può
con la speranza di vincere
prima o poi
qualche brandello di vita...
Ma meglio non rischiare
e lasciarsi vivere.

Così come la notte
che sorniona si lascia abitare dalle stelle
giocando a fare l'ignara,
quasi che l'alba
avesse bisogno del suo consenso
per accendere il sole.

lucesalvezzaabitudinepauraresponsabilitàindolenza

inviato da A. Rita Mazzocco, inserito il 06/11/2004

TESTO

47. L'ira

Annibale di Francia

L'ira è una passione che mette in turbamento tutta l'anima e fa perdere la ragione. Dove entra l'ira toglie la pace: sia nelle famiglie che nelle comunità. L'ira è una figlia della superbia: l'uomo si adira contro il prossimo perché la sua superbia gli dice che tutti debbono stare a lui soggetti.

iraorgogliosuperbia

inviato da Silvana Foggi, inserito il 29/07/2004

RACCONTO

48. La donna   2

Quando il Signore fece la donna era il suo sesto giorno di lavoro, facendo straordinari. Apparve un angelo e disse: «Perché usi tanto tempo nel fare questo?»

E il Signore rispose: «Hai visto il formulario delle specifiche che possiede? Deve essere completamente lavabile ma non di plastica, ha duecento parti mobili e tutte sostituibili, funziona a caffè e resti di pranzo, ha un grembo nel quale stanno due bambini allo stesso tempo, possiede un bacio che può curare qualsiasi cosa, da un ginocchio sbucciato ad un cuore rotto ed ha sei paia di mani».

L'angelo era sorpreso da tutti i requisiti che la donna possedeva. «Sei paia di mani! Non è possibile!»
«Il problema non sono le mani, sono i tre paia di occhi che le madri devono avere», rispose il Signore.
«Tutto questo nel modello standard?», chiese l'Angelo.

Il Signore assentì con il capo. «Sì, un paio d'occhi servono affinché possa vedere attraverso una porta chiusa chiedendo ai figli cosa stanno facendo, nonostante lo sappia. Un altro paio sono nella parte posteriore della testa per vedere cose che ha bisogno di conoscere nonostante nessuno pensi che sia necessario.Il terzo paio sono nella parte anteriore della testa. Questi servono quando vede i figli smarriti e guardandoli dice loro che li capisce e li ama comunque senza bisogno di dire una parola».

L'Angelo cercò di fermare il Signore: «Questo è un carico troppo grande per la donna!».
«Ascolta il resto delle specifiche!», protestò il Signore. «Si cura da sola quando è ammalata, può alimentare una famiglia con qualsiasi cosa e può far sì che un bambino di nove anni resti sotto la doccia».

L'Angelo si avvicinò e toccò la donna: «Però, l'hai fatta tanto morbida, Signore!».
«Lei è morbida e dolce» disse il Signore, «però allo stesso tempo l'ho fatta forte. Non hai alcuna idea di quanto possa essere resistente e di quanto possa sopportare».
«Potrà pensare?» chiese l'Angelo.
Il Signore rispose: «Non solo sarà capace di pensare ma anche di ragionare e di negoziare».

L'Angelo notò qualcosa, si stirò e toccò la guancia della donna.
«Oh! Sembra che questo modello abbia una perdita. Gliel'ho detto che stava cercando di metterci troppe cose!».
«Questa non è una perdita, obiettò il Signore, questa è una lacrima!».
«E a cosa servono le lacrime?» chiese l'Angelo.
Il Signore disse: «Le lacrime sono la forma nella quale esprime la sua allegria, il suo dolore, il disincanto, la solarità, il suo orgoglio».

L'Angelo era impressionato. «Sei un genio Signore! Hai davvero pensato a tutto, visto che le donne sono veramente meravigliose!».

E il Signore aggiunse: «Le donne hanno una forza che meraviglia gli uomini. Crescono i figli, sopportano le difficoltà, portano carichi pesanti, tacciono quando vorrebbero gridare. Cantano quando vorrebbero piangere. Piangono quando sono felici e ridono quando sono nervose. Litigano per ciò in cui credono. Si sollevano contro le ingiustizie. Non accettano un NO come risposta quando credono che esista una soluzione migliore. Se sono in ristrettezze comprano le scarpe nuove per i figli e non per se stesse. Accompagnano dal medico un amico spaventato. Amano incondizionatamente. Trionfano. Hanno il cuore rotto quando muore un amico. Soffrono quando perdono un membro della famiglia ma riescono ad essere forti quando non c'è più nulla da cui trarre energia. Sanno che un abbraccio ad un bacio possono aggiustare un cuore rotto. Le donne sono fatte di tutte le misure, le forme ed i colori. Amministrano, volano, camminano o ti mandano e-mail per dirti quanto ti amano. Le donne fanno più che trasmettere luce, portano allegria e speranza, compassione ed ideali. Le donne hanno infinite cose da dire e da dare. Sì, il cuore delle donne è meraviglioso».

donnamadrefiglifamiglia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giovanna Carosini, inserito il 29/07/2004

PREGHIERA

49. Preghiera per la pace   1

Giovanni Paolo II

Dio dei nostri padri,
grande misericordioso;
signore della pace e della vita,
padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l'orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo figlio Gesù
ad annunciare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra,
avventura senza ritorno,
mai più la guerra,
spirale di lutti e di violenza,
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.
Amen

paceconflitti

5.0/5 (1 voto)

inviato da Federico Bernardi, inserito il 03/12/2002

RACCONTO

50. L'isola dei sentimenti   1

C'era una volta un'isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: la Ricchezza, l'Orgoglio, la Tristezza, il Buon Umore, il Sapere... così come tutti gli altri, incluso l'Amore.

Un giorno venne annunciato ai Sentimenti che l'isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono. Solo l'Amore volle aspettare fino all'ultimo momento.

Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di chiedere aiuto.

La Ricchezza passò vicino all'Amore su una barca sfavillante e lussuosa e l'Amore le disse: "Ricchezza, mi puoi portare con te?", rispose: "Non posso, c'è molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te".

L'Amore decise allora di chiedere all'Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello: "Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?", "Non ti posso aiutare, Amore...", rispose l'Orgoglio, "qui è tutto ordinato e perfetto, potresti rovinare la mia barca".

L'Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto: "Tristezza ti prego, lasciami venire con te", "Oh amore", rispose la Tristezza "sono così triste che ho assoluto bisogno di stare sola".

Anche il Buon Umore passò di fianco all'Amore, ma era così contento che non sentì la voce dell'Amore che lo stava chiamando.

All'improvviso una voce disse: "Vieni amore, ti prendo con me" Era un vecchio che aveva parlato. L'Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra ferma il vecchio che aveva parlato se ne andò.

L'Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: "Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato?", il Sapere rispose: "È stato il Tempo". "Il Tempo?" si domandò l'Amore, "Perché mai il Tempo mi ha aiutato?", il Sapere, con la sua saggezza rispose: "Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l'amore sia importante nella vita".

amoresentimentisaggezzatempo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

51. La vecchietta che aspettava Dio   9

Bruno Ferrero

La vita di ognuno di noi è intessuta di attese. Si tratta di una esperienza importante e di grande valore educativo. Consapevole di ciò, la Chiesa ha fissato un tempo per ravvivare questo 'stato' fondamentale nella vita del cristiano: il tempo dell'Avvento. La storia sottolinea che Dio è sempre sorprendente... è possibile incontrarlo in tanti modi, ma in modo particolare nelle persone che ci avvicinano tutti i giorni.

C'era una volta un'anziana signora che passava in pia preghiera molte ore della giornata. Un giorno sentì la voce di Dio che le diceva: "Oggi verrò a farti visita". Figuratevi la gioia e l'orgoglio della vecchietta. Cominciò a pulire e lucidare, impastare e infornare dolci. Poi indossò il vestito più bello e si mise ad aspettare l'arrivo di Dio.

Dopo un po', qualcuno bussò alla porta. La vecchietta corse ad aprire. Ma era solo la sua vicina di casa che le chiedeva in prestito un pizzico di sale. La vecchietta la spinse via: "Per amore di Dio, vattene subito, non ho proprio tempo per queste stupidaggini! Sto aspettando Dio, nella mia casa! Vai via!". E sbattè la porta in faccia alla mortificata vicina.

Qualche tempo dopo, bussarono di nuovo. La vecchietta si guardò allo specchio, si rassettò e corse ad aprire. Ma chi c'era? Un ragazzo infagottato in una giacca troppo larga che vendeva bottoni e saponette da quattro soldi. La vecchietta sbottò: "Io sto aspettando il buon Dio. Non ho proprio tempo. Torna un'altra volta!". E chiuse la porta sul naso del povero ragazzo.

Poco dopo bussarono nuovamente alla porta. La vecchietta aprì e si trovò davanti un vecchio cencioso e male in arnese. "Un pezzo di pane, gentile signora, anche raffermo... E se potesse lasciarmi riposare un momento qui sugli scalini della sua casa", implorò il povero.

"Ah, no! Lasciatemi in pace! Io sto aspettando Dio! E stia lontano dai miei scalini!" disse la vecchietta stizzita. Il povero se ne partì zoppicando e la vecchietta si dispose di nuovo ad aspettare Dio.

La giornata passò, ora dopo ora. Venne la sera e Dio non si era fatto vedere. La vecchietta era profondamente delusa. Alla fine si decise ad andare a letto. Stranamente si addormentò subito e cominciò a sognare. Le apparve in sogno il buon Dio che le disse: "Oggi, per tre volte sono venuto a visitarti, e per tre volte non mi hai ricevuto".

avventoincarnazionerapporto con Diopovertàcaritàsolidarietàamore

4.5/5 (4 voti)

inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

RACCONTO

52. La storia di pollicione

Mario, per gli amici Pollicione, prima di venire sulla terra, venne chiamato a rapporto dal Buon Dio, il quale gli presentò a grandi linee le cose che avrebbe dovuto fare nella vita terrena. Quando gli fu riferito che avrebbe dovuto comparire in televisione per una serie di telefilm, si oppose decisamente al progetto, perché era molto timido. Disse: "Non sono il tipo io, per fare queste cose; ci vuole una certa presenza, e poi, io mi emoziono facilmente; con tutti gli attori che ci sono, perché avete scelto proprio me?" "Okay, Mario", gli rispose il Buon Dio, "ti offro la possibilità di trovarti un sostituto, ad una condizione però: dovrà avere le impronte digitali dei pollici uguali e precise alle tue!".

Mario non si perse d'animo, girò e rigirò varie volte la storia presente, passata e futura per cercare un uomo che avesse i pollici uguali ai suoi. Scaduto il tempo stabilito per la ricerca, il Buon Dio chiamò a sé di nuovo Mario e gli disse: "Come potevi sperare di trovare una persona uguale a te? Sei stato creato in modo così originale che nemmeno le impronte dei tuoi pollici sono state copiate da un altro uomo! Ora va' sulla terra e porta a compimento quel progetto che solo tu puoi realizzare: la tua vocazione":

Mario accettò la lezione che il Buon Dio gli aveva dato e, anzi, fu così contento di non essere una copia, che una volta arrivato sulla terra, si mise a mostrare con un pizzico di orgoglio il segno della sua originalità, come a ricordare a tutti che nessun altro è uguale e noi e che quindi non possiamo tirarci indietro nel nostro progetto.

unicitàoriginalitàvocazione

inviato da Andrea Zamboni, inserito il 23/11/2002

TESTO

53. Un giorno..

William Arthur Ward

Un giorno ciascuno di noi verrà giudicato in base al nostro "standard di vita", non al livello sociale; dalla misura della nostra generosità, non delle nostre ricchezze; dalla nostra semplice bontà, non dalla presunta grandezza.

orgogliovitasenso della vita

inviato da Mariangela Molari, inserito il 14/06/2002

TESTO

54. Verità

Jalal ed Din Rumi

La verità era uno specchio che, cadendo, si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e, vedendovi riflessa la propria immagine, credette di possedere l'intera verità.

veritàindividualismoorgoglio

inviato da Luca Peyron, inserito il 11/06/2002

PREGHIERA

55. Arroganza

Rabbi Nachman di Brazlav

Caro Dio,
liberami dal falso orgoglio;
liberami dall'arroganza
che accompagna un'immagine di sé gonfiata.
Preservami dall'alterigia,
da un ego sovraccarico
derivante da un io vuoto.
Fa' che impari a essere soddisfatto di me stesso;
che non senta mai il bisogno
di sminuire qualcuno
per acquisire valore e importanza,
per sentirmi
stimato e degno.

arroganzaorgogliostima di sé

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 08/06/2002

PREGHIERA

56. Proteggi il nostro amore

Annie Cagiati

Signore, ti amo
con tutte le forze del mio essere.
Proteggi il nostro amore
dalla mia debolezza.
Dal pericolo che un giorno
cerchi la felicità su altre strade.
Vi sono mille modi di riempire la vita,
il cuore, quando l'attesa di te
si fa troppo lunga.
E l'amore si affievolisce.
Diventa un'abitudine.
Quando riscoprirlo, ogni mattina
non è più una gioia così nuova e travolgente,
da trasformare le ombre in luce
e la sofferenza in gioia.
Signore, proteggi il nostro amore,
non dagli altri,
che non possono nulla contro di lui,
ma da me.
Dal mio egoismo e dal mio orgoglio,
dalla mia pigrizia e dalla mia paura.
E' così forte e così fragile!
Così incomprensibile e luminoso!
Signore, il tuo amore è tutto per me.
Il tuo amore mi rende pienamente felice.

perseveranzafedeltàquotidianitàrapporto con Diocoppiamatrimonio

inviato da Immacolata Chetta, inserito il 27/05/2002

PREGHIERA

57. Guidami

John Henry Newman

Guidami, luce gentile, in mezzo alle tenebre
guidami tu.
Buia è la notte e la mia casa è lontana:
guidami tu.
Dirigi tu il mio cammino; di vedere lontano
non te lo chiedo - un solo passo sicuro mi basta.
In passato non pensavo così, né ti pregavo:
guidami tu.
Amavo scegliere da solo la via; ma ora
guidami tu.
Amavo la luce del giorno e senza timore
cedevo all'orgoglio - non ricordare, ti prego, il passato.
A lungo tu mi sei stato vicino;
posso dunque ripetere:
guidami tu.
Fra acquitrini e paludi, fra crepacci e torrenti
finché la notte è trascorsa.
All'alba, quei volti di angeli torneranno a sorridere,
da me amati un tempo e poi purtroppo perduti.

vocazionemissioneprogetto di Diosequela

5.0/5 (1 voto)

inviato da Suor Cristina Giustozzi, inserito il 24/05/2002

TESTO

58. Ho alzato lo sguardo!

Enrico Ozzella

La mia intelligenza
come luce di un lampione
illuminava nella notte
un tratto di strada.
Ero fiero e sicuro,
credevo di capire
ogni cosa.
Ma poi alzando
lo sguardo,
solo allora, con tristezza,
ho scoperto
che quella luce
mi impediva
di contemplare
le stelle.

orgogliointelligenzaricerca di sensosenso del mistero

5.0/5 (1 voto)

inviato da Enrico Ozzella, inserito il 21/05/2002

TESTO

59. Amore   1

S. Biavaschi, Il profeta del vento

Nessuno è creato dalla Vita come sostegno per i vostri sogni, perché due occhi non sono fatti per guardare l'uno verso l'altro, ma entrambi verso la stessa direzione; diventando così ognuno luce per l'altro. Crescete comprendendo questo, e troverete, assieme a ciò che cercavate, anche ciò che non cercavate. Ma dopo questo, non dubitate più. Se dubitate che sia Amore, infatti, già non è Amore. E non calcolate. Se calcolate i vostri passi, infatti, già non è Amore.

Non appoggiatevi all'altro con tutto il vostro peso. Ma posatevi come un raggio di Sole su una foglia. E come una foglia accogliete l'altro raggio di Sole. Asciugate le vostre lacrime e senza timore concedete al vostro cuore questa luce e al vostro animo questo calore. Ma state attenti agli incanti! Perché i raggi di Sole non sono il Sole. Non riversate sull'altro tutta la vostra nostalgia di cielo: egli non è in grado di contenerlo, né mai voi potreste contenere il suo. Non valutate l'altro per ciò che non potrebbe mai avere, o finirete per svalutare voi. E tutto questo non è Amore. Non precipitate l'uno dentro l'altro, ma tenendovi per mano camminate insieme.

Portate l'amato non al centro del vostro cuore, ma del suo, perché lì troverà anche il vostro, e insieme troverete il cuore al centro del cosmo.

Sarete sottoposti a molte prove, e spesso l'orgoglio vi chiederà di scegliere sé al posto dell'Amore. Ma non ritiratevi da queste battaglie, perché altre non ve ne sono di più utili per voi. Se vincerete, avrete vinto. Se perderete combattendo e affilando il cuore, avrete vinto. E quando il tempo vi avrà condotto fino a farvi decidere di fondere per sempre le vostre due vite, conoscerete quote più alte, ma anche la durezza di cadute mai pensate. E vedrete spesso andare in frantumi tutti i vostri sogni. Ma sarà allora che potrete dischiudere davvero le vostre ali.

Non maledite gli eventi, perché siete voi che avete in mano il timone del vostro destino. E non sarà rompendo questo vostro vaso e dicendo addio all'amato, che le vostre radici troveranno nuova forza: questa gabbia di creta è in realtà ciò che le salva dall'essiccare.

Siete voi che dite, quando non vi sentite amati: l'Amore è finito. Quella è invece la stagione in cui comincia. Poiché il valore di chi governa la nave è nel condurla anche controvento.

Siete voi che dite, quando finiscono le sensazioni: Ma io non amo più. Non scambiate però l'Amore con le sue sole sensazioni. Poiché il valore di chi governa la nave è nel condurla talvolta anche a vele sgonfie, fino ad altre zone di Vento.

Pertanto siate fedeli, perché nell'infedeltà diventate doppi e quadrupli. E se vi è già difficile condurre una vita, come potreste condusse due o quattro? Dividendo in due un germoglio non si hanno due vite, ma nessuna. Pensando di incontrare nuove gioie incontrereste dolori maggiori di quelli cui voltate le spalle. Perciò tornate a guardare verso chi vi aspetta, ma non per dirgli: Tu non mi ami. Bensì: lo non so amarti. Questo è necessario per far scendere l'Amore sull'amato.

Alzate lo sguardo sulle virtù dell'altro, perché avete passato il tempo senza conoscervi.

Ma se poteste entrare, e a volerlo potreste, nella mente di chi vi ha accompagnato, per sfogliare insieme il libro della vostra vita, scoprireste quanto siano belle in realtà tutte quelle pagine già scritte, e quanto saranno belle tutte quelle ancora bianche.

Ricordate che il vostro cuore nasconde un Vento inesauribile che saprebbe amare, oltre al vostro amato, anche oltre il vostro amato. E attraverso di lui amare anche tutto quanto il mondo.

Ergetevi come gabbiani in queste possibilità di volo assieme. Non fatevi orfani di gioie grandi e di dolori grandi, accontentandovi di rischiare solo in parte. Ma alzate il capo e abbiate fiducia, poiché se di questo Amore amerete, sarete come due raggi che si incontrano al centro della ruota, ove poter cogliere assieme tutto il senso del nuotare della Vita.

amoreinnamoramentodialogocoppiafamigliamatrimonio

3.0/5 (2 voti)

inviato da Luca Peyron, inserito il 20/05/2002

RACCONTO

60. L'anti-genesi e il pianto di Dio

Rivista Messicana Iglesias, n. 46, 1987

Alla fine l'uomo distrusse la terra. La terra era stata bella. Poi su di essa aleggiò lo spirito dell'uomo e distrusse tutte le cose.

1. E l'uomo disse: "Siano le tenebre". E sembrò all'uomo che le tenebre fossero buone, e chiamò le tenebre "sicurezza"; e divise se stesso in razze, religioni e classi. Non ci fu sera e non ci fu mattina nel settimo giorno prima della fine.

2. E l'uomo disse: "Vi sia un governo forte", per regnare su di noi nelle nostre tenebre... Vi siano eserciti per uccidersi con ordine ed efficienza nelle nostre tenebre; perseguitiamo e distruggiamo, qui e fino ai confini della terra coloro che ci dicono la verità, perché noi amiamo le nostre tenebre. Non ci fu sera e non ci fu mattina nel sesto giorno prima della fine.

3. E l'uomo disse: "Vi siano missili e bombe" per uccidere meglio e più rapidamente. E vi furono forni e camere a gas per rifinire il lavoro. Ed era il quinto giorno prima della fine.

4. E l'uomo disse: "Vi siano droghe" e altre vie d'evasione, perché un lieve e costante fastidio - la realtà - ci disturba, nella nostra comodità. Ed era il quarto giorno prima della fine.

5. E l'uomo disse: "Vi siano divisioni tra le nazioni" perché possiamo sapere chi è il nostro nemico. Ed era il terzo giorno prima della fine.

6. E per ultima cosa l'uomo disse: "Facciamo Dio a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza", e non ci sia un altro Dio a competere con noi. Diciamo che Dio pensa come noi, pensiamo che odia come noi odiamo e che uccide come noi uccidiamo. Ed era il secondo giorno prima della fine.

7. Nell'ultimo giorno vi fu un grande fragore sulla faccia della terra; il fuoco purgò il bel pianeta, e fu silenzio. E il Signore Iddio vide tutto quello che l'uomo aveva fatto, e nel silenzio che avvolgeva quei resti fumanti, Dio pianse.

creazionenaturaodioviolenzaguerrafolliaorgoglio

inviato da Emilio Centomo, inserito il 04/05/2002

Pagina 3 di 4