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PREGHIERA

1. Preghiera per la scuola (nei tempi della pandemia)   1

mons. Mario Delpini

Anno scolastico 2020/2021 nei tempi della pandemia

Padre nostro, che sei nei cieli,
benedici tutti noi che siamo tuoi figli in Gesù
benedici tutti i giorni dell'anno scolastico.
Vogliamo vivere nella tua grazia: donaci fede, speranza, carità.
Ogni giorno di questo anno scolastico,
nelle speranze e difficoltà presenti,
sia benedetto, sereno, ricco di bene per potenza di Spirito Santo.
Sia benedetto il lunedì,
con la grazia degli inizi, il desiderio del ritrovarsi, la sconfitta del malumore.
Sia benedetto il martedì,
per la curiosità e la gioia di imparare, per la passione e il gusto di insegnare.
Sia benedetto il mercoledì,
per la fierezza e la nobiltà di affrontare le sfide e la fatica e vincere la pigrizia.
Sia benedetto il giovedì,
per l'amicizia, la buona educazione e la correzione dei bulli e dei prepotenti.
Sia benedetto il venerdì,
per la fiducia contro lo scoraggiamento, per la semplicità nell'aiutare e farsi aiutare.
Sia benedetto il sabato,
per la promessa degli affetti familiari e del riposo.
Sia benedetta la domenica, il tuo giorno, Signore,
per la serenità, la consolazione della preghiera per vivere la nostra vocazione.
Padre nostro che sei nei cieli,
sia benedetto ogni tempo, occasione per il bene,
ogni incontro, vocazione a servire e ad amare,
ogni ora di lezione, esercizio di intelligenza, volontà, memoria per percorsi di sapienza.
Benedici tutti noi, benedici le nostre famiglie, benedici la nostra scuola. AMEN

Mario Delpini, Arcivescovo di Milano (ex insegnante)

scuola

inviato da Cesarina Volonte', inserito il 13/09/2020

PREGHIERA

2. Preghiera Coronavirus

don Paolo della Peruta & Annamaria Pizzutelli

Signore Gesù,
è un momento difficile per il mondo,
per il nostro bel Paese,
per ciascuno di noi.

Questo virus, così subdolo e per questo così potente,
sembra toglierci il respiro, in tutti i sensi,
e con esso le nostre certezze, gli affetti più cari,
il tempo,...

Questo virus, così subdolo e potente,
ci impone di stare “dentro” casa,
che, fino a ieri, consideravamo un albergo,
come se la nostra vita abitasse solo...“fuori”.

Questo virus, così subdolo e potente,
ci impone di stare distanti dall'altro,
facendoci sperimentare la solitudine,
che, fino a ieri, abbiamo imposto agli altri,
innalzando muri e creando distanze,
per egoismo, interesse, insensibilità,...

Questo virus, così subdolo e potente,
ci impone di ripensare il nostro tempo,
che, fino a ieri, abbiamo riempito affannosamente
con priorità fatte solo di cose e non di volti,
rincorrendo il superfluo e non l'essenziale.

Signore Gesù,
in questo momento di disorientamento e di sofferenza,
concedici di ritrovare noi stessi,
il nostro essere fatti gli uni per gli altri,
la nostra divina vocazione all'incontro con l'alterità;
concedici di riscoprire il senso del tempo,
che altro non è che il senso della vita,
ma soprattutto concedici di ri-trovarti
come il centro, la ragione del nostro esistere,
solo allora respireremo la vita!

coronaviruspandemiaepidemia

inviato da Don Paolo Della Peruta, inserito il 03/04/2020

TESTO

3. Andate...   1

Giuseppe Impastato S.I.

Andate, N. e N.,
sia l'Amore a guidarvi.
Amandovi, sarete preziosi per questo nostro mondo
assetato di Assoluto e di senso,
e mostrerete che in voi oggi si è accesa una luce.
Andate e amatevi in pienezza, per la vita,
e seminerete simpatia e speranza.
Noi, qui presenti, parte di una Chiesa più grande,
ci stringiamo a voi e vi siamo grati
per il vostro gioioso “Sì” all'amore di Cristo Gesù,
e questo incoraggerà anche noi a dire sì
a Dio, alla vita, all'amore.
Andate e conservate intatti
I sentimenti che oggi vi animano.
Gesù vi accompagnerà con la sua forza
e con il suo coraggio di amare.

Andate insieme nella gioia, nella pace, incontro alla vita.

matrimoniocoppiasposifamiglia

3.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato, inserito il 12/01/2020

PREGHIERA

4. Emmaus   2

Raffaele Russo, Raffaele Russo, Il mio grido, pag. 17

Noi siamo amici,
Tu estraneo.
Noi mormoriamo,
Tu taci.
Noi ci scoraggiamo,
Tu aspetti.
Noi ce ne andiamo via,
Tu cammini al nostro fianco.
Noi presuntuosi ci smarriamo,
Tu intervieni.
Noi ci inoltriamo nella sera,
Tu resti con noi.
Noi ci sediamo a Mensa,
Tu ti manifesti.
Noi ritroviamo la gioia,
Tu discreto scompari.
Noi ritorniamo sui nostri passi,
Tu invisibile
ci ricongiungi nella tua Casa.

emmauscristorisortorisurrezioneincontrostrada

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 27/06/2019

PREGHIERA

5. Dimmi che non sarà la morte   3

Donata Doni

Sarà come incontrarti per le strade di Galilea
e sentire il battito di luce delle tue pupille divine
riscaldare il mio volto.
Sarà la Tua mano a prendere la mia
con un gesto d'amore ignoto alla mia carne.
Dimmi che non sarà la morte, ma soltanto un ritrovo
di amici separati da catene d'esilio.
Dimmi che non saranno paludi d'ombra
a sommergermi, né acque profonde a travolgermi.
Solo il Tuo volto,
solo il Tuo incontro, Signore.

incontrorisurrezionemortevitadefuntivita eternaparadisoGesù Cristo

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 31/05/2018

RACCONTO

6. Il quarto dono

Gulli Morini

Gesù è nato a Betlemme e dal lontano oriente tre sapienti si sono messi in viaggio per venire a conoscere il re dei re. Li guida una stella, ma in realtà non sanno cosa troveranno. Il linguaggio degli astri ha detto loro che è nato un re: porterà la pace nel mondo, inizierà un regno che non avrà mai fine e unirà il cielo con la terra, ma non ha detto loro dove accadrà tutto questo e, soprattutto, come. Ecco allora che, seguendo la stella, arrivano in Palestina.
Dove andreste a cercare il futuro re? Nella città più grande, nei palazzi dove abitano i ricchi e i potenti, ed è proprio quello che fanno i tre magi a Gerusalemme.

«Dov'è il re dei Giudei che è nato?», vanno chiedendo a tutti, ma nessuno sa rispondere loro.
«Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» affermano con sicurezza i tre forestieri, e all'udire queste parole tutti, ma proprio tutti, si stupiscono, perché a un re normalmente si fa omaggio, ma non adorazione; per questo tutti comprendono bene che i Magi cercano un grande re, non uno dei tanti che regnano sulla terra.
Il loro abbigliamento, le loro domande insistenti non passano inosservate e vengono riferite a chi ha il potere in quel paese, e cioè al re Erode, ma anche ai soldati romani che da anni hanno conquistato la Palestina e sono di fatto i veri padroni del territorio.
Il comandante del presidio di Gerusalemme invia loro un soldato con la scusa di proteggerli, ma in realtà per sapere cosa c'è di vero nelle loro affermazioni.
Erode raduna i suoi consiglieri più fidati, gli studiosi della bibbia di quel tempo per conoscere dove avrebbe dovuto nascere il più grande di tutti i re, cioè il Messia d'Israele. La risposta, come potete leggere nel Vangelo di S. Matteo, è Betlemme, allora il re fa' chiamare segretamente i Magi perché ha in mente un piano. Invia i magi a Betlemme e chiede loro di tornare quando l'avranno trovato, così potrà andare anche lui ad ad «adorarlo». Di fatto pensa solo ad individuare il suo rivale per eliminarlo.

Ecco allora che i tre Magi riprendono il cammino assieme al soldato romano che li scorta sul suo cavallo, armato di lancia e di spada. I tre personaggi parlano tra di loro, sono emozionati perché sperano di arrivare presto alla fine del loro viaggio. Il soldato, che si chiama Longino, ascolta tutto con grande attenzione, così impara quali sono le caratteristiche di questo re nato da poco che i tre sapienti stanno cercando con impazienza.
Sarà un re più grande di ogni altro re; il suo regno si estenderà su tutti i popoli (e questo preoccupa molto il romano se pensa che l'impero della sua Roma possa essere in pericolo), ma nonostante tutto questo sarà un regno di pace, un regno buono, come non ce ne sono stati altri.
Alla sera, quando si accendono le prime stelle, i tre saggi scrutano con visibile apprensione il cielo e d'improvviso scoppiano in esclamazioni di gioia: la stella, ecco di nuovo la stella!
«Quale stella?» chiede Longino ai sapienti che lo guardano con occhi pieni di felicità.
«Guarda, quella è la stella che ci ha guidati», dice Melchiorre indicando un punto luminoso nel cielo.
«E' la stella del più grande dei re, come dicono tutti i libri che insegnano il linguaggio delle stelle», continua Gasparre.
«L'abbiamo vista per la prima volta nei territori d'oriente, da dove veniamo, alcuni mesi fa», aggiunge Baldassarre.
«Per settimane ci ha guidato, poi è sparita, così abbiamo proseguito il cammino solo sulla fiducia», riprende Melchiorre.
«Ma ora i nostri occhi la vedono di nuovo e la nostra gioia è talmente grande che tu non puoi nemmeno immaginare», conclude Gasparre.
«Voi saggi stranieri non lo sapete - dice Longino - ma la stella è proprio nella direzione di Betlemme, che dista da qui meno di un'ora di cammino».
I tre Magi sono eccitati come bambini.
«Cosa aspettiamo? Presto, prepariamo i doni. Partiamo subito», si dicono l'un l'altro.
Longino vorrebbe trattenerli, ma i tre sapienti insistono tanto che alla fine il romano è costretto a far loro da guida.

Il viaggio diventa sempre più disagiato, perché ormai il buio è totale e si intravede solo la via al bagliore delle stelle. L'aspettativa dell'evento ha contagiato anche il soldato, cosicché la comitiva procede in silenzio. Ognuno pensa a ciò che tra poco troverà: un sapiente, un re, un inviato dal cielo, un pericoloso concorrente.
Dopo più di un'ora di viaggio difficoltoso i quattro finalmente giungono in vista delle luci di Betlemme. A quel tempo non c'erano le strade illuminate come adesso. Solo chi era sveglio aveva un lume acceso che filtrava appena dalle finestre già chiuse. Nel buio totale della campagna bastava una luce o due per segnalare la presenza di un villaggio.
Eccolo il paesino tanto a lungo cercato. Una decina di case costruite sulla roccia, qualche muro che circonda cortili e piccoli orti, una luce accesa fuori di una porta dalla quale esce luce e un brusìo continuo. I quattro entrano e si trovano in una locanda. Tre soldati romani ad un tavolo, qualche altro cliente agli altri tavoli, ben lontani dai soldati. Longino si avvicina ai commilitoni, scambia qualche parola in latino, poi va dall'oste, parla animatamente per qualche minuto, poi torna dai Magi che aspettano in piedi vicino alla porta.
«Nessuno sa nulla, nessun personaggio importante è passato di qui ultimamente. Tanti ebrei sono passati di qui in occasione dell'ultimo censimento, ma si trattava quasi esclusivamente di povera gente, se non proprio di straccioni. In qualche momento c'è stata tanta gente che qualcuno ha dovuto alloggiare nelle grotte dei pastori che si trovano intorno al villaggio.»
I quattro escono delusi dalla locanda e si ritrovano in una specie di piazza, nello spazio lasciato libero da alcune casette tutt'intorno. I magi guardano il cielo e interrogano muti la stella che li ha guidati fin qui. Tutte le stelle brillano con qualche tremore della luce, ma questa brilla in un modo strano anche se non fa più luce delle altre.
«E' qui vicino, guardate la stella, sembra che danzi», dice Gasparre come in trance.
«Sembra che stia cantando e che ci chiami», risponde Melchiorre come in estasi.
«Andiamo», dice Gasparre come in sogno.
Longino non capisce bene, ma anche lui è affascinato da questa strana atmosfera che si è creata e senza parlare segue i tre sapienti che si sono incamminati per un sentiero che esce dal paese, nella stessa direzione della stella.

A meno di cinque minuti di cammino c'è una grotta, dentro una piccola luce. I piedi camminano da soli, i quattro procedono come automi e si fermano sulla soglia della grotta. Quello che vedono è molto diverso da quel che si aspettavano. Un giovane uomo che gioca con un bimbo in braccio mentre la moglie, giovanissima, sta cucinando in un angolo della grotta. Di fianco a loro un bue ed un asinello legati vicino ad una greppia. Il giovane uomo si accorge della presenza dei nuovi arrivati e senza nessuna esitazione li invita ad entrare.
«La notte è umida, lì fuori: entrate e dividete con noi la nostra cena.» Poi, rivolto alla moglie: «Maria, il Signore benedice la nostra dimora con quattro ospiti.»
«Siate i benvenuti, riposatevi qualche istante mentre io impasterò e cuocerò per voi delle focacce», risponde lei.
I quattro entrano, si siedono su alcune logore stuoie per terra ed osservano questa piccola famiglia cercando con gli occhi conferme ai loro pensieri più profondi. Si aspettavano tutto tranne la straordinaria normalità di ciò che vedono: una semplice famiglia che vive l'ancor più semplice felicità di tutti i giorni che è stata loro concessa dalla nascita di un figlio. La sicurezza che accompagnava i tre saggi durante la loro ricerca è svanita. Più che delusi sono sorpresi. Qui niente ha l'apparenza dell'abitazione di un re, nemmeno le persone che stanno davanti a loro hanno un comportamento di chi aspira a comandare, le parole che sentono non son quelle di chi ha studiato tanto sui libri o di chi ha grandi sogni ed ambizioni. Eppure tutt'intorno a quel bambino c'è una tale atmosfera d'amore che i tre saggi, ma anche il soldato, ne sono conquistati. Non sono sicuri di essere davvero arrivati perché qui non corrisponde nulla alle loro aspettative, per questo debbono cambiare completamente prospettiva per poter vedere con altri occhi ciò che sta loro innanzi.
Più tardi, mentre mangiano tutti insieme, decidono di fidarsi della loro intuizione e raccontano del loro viaggio, del messaggio delle stelle, dei presagi sul futuro di quel bimbo che ora dorme nella mangiatoia degli animali. Maria e Giuseppe, suo sposo, ascoltano stupiti il racconto dei Magi. Capiscono che possono fidarsi di loro e raccontano dei pastori che, la notte della nascita di Gesù, loro figlio, erano accorsi raccontando di visioni di angeli nel cielo.
Longino ascolta anche queste notizie senza ben capire se deve considerarle verità o frutto d'immaginazione. L'unica cosa che percepisce chiaramente è un'atmosfera di serenità che lo circonda. Per i Magi invece questo racconto è la conferma che cancella tutti i loro dubbi. Sicuramente quel bimbo che dorme tranquillamente nella paglia profumata sarà il grande re annunciato dalle stelle, ma sarà anche molto diverso da tutti gli altri. Il loro cuore e non solo la mente finalmente si è aperto, è ora di aprire anche le bisacce e offrire i doni che hanno portato dal loro paese per il Re dei re. A turno depongono ai piedi del bambino Gesù l'oro, segno di ricchezza della regalità, l'incenso, profumo che sale al cielo segno di unione Dio, e mirra, profumo raro e prezioso, segno di nobiltà e di pulizia terrena, ma anche di profonda umanità, visto che viene usato anche nei riti di sepoltura.
Longino è confuso da questa atmosfera che si è creata: percepisce che quel bambino avrà un futuro misterioso e decide di donare anche lui qualcosa, ma non ha nulla. Allora prende la lancia e la depone ai piedi di Gesù: un re deve avere potere anche se sarà un re di pace: se non vorrà fare guerre almeno potrà difendersi, e la lancia è l'arma più adatta a tener lontani i nemici. Giuseppe e Maria osservano tutto con grande attenzione mista a sorpresa: anche questi doni sono davvero inaspettati. Poi Giuseppe prende la lancia e la restituisce al soldato.
«Amico soldato, non ti offendere se non accetto il tuo dono. Capisco la tua buona intenzione e te ne sono profondamente grato. Non so cosa diventerà da grande mio figlio, ma prego il Signore che non tocchi mai un'arma e che il suo potere sia solo di amore.»
Longino si guarda intorno ma non vede ombra di rimprovero o di commiserazione, ma solo sguardi di comprensione e di stima, allora riprende la lancia e torna a sedersi sulla sua stuoia silenzioso. C'è qualcosa che gli sfugge, che non riesce a capire, che non riesce ad accettare. È tardi, per tutti c'è bisogno di dormire. Il sonno dei Magi è ricco di emozioni, di presagi, di calcoli astronomici. Quello di Longino è un sonno pesante, un po' disilluso, ma anche affascinato dalla serenità di un incontro inaspettato.

È Gesù che sveglia tutti poco prima dell'alba perché ha fame. Maria lo allatta cantando sottovoce per non disturbare gli ospiti, ma questi sono già svegli. I tre saggi discutono tra si loro sommessamente, mentre Longino accompagna Giuseppe a prendere del latte dai pastori che stanno in una grotta poco lontano. Il cielo è ormai chiaro, è l'ora di salutarsi, ma prima che Gesù si riaddormenti i tre sapienti lo prendono a turno in braccio e lo cullano guardandolo con grande affetto. Sembra che se lo mangino con gli occhi, che vogliano fissare per sempre nella mente l'immagine di quel fanciullo che per loro è così importante. Prima di riconsegnarlo alla madre lo sollevano e tenendolo più alto delle loro teste chinano il capo in segno di omaggio, di sottomissione e di adorazione. Anche il romano saluta con gentilezza e accarezza delicatamente il piccino.
I quattro s'incamminano silenziosamente verso Betlemme, ma dopo poco Baldassarre chiede a Longino: «Cambiamo strada, non torniamo a Gerusalemme, andiamo direttamente ad oriente, torniamo a casa.»
«Ma Erode vi aspetta.»
«E lascia che aspetti: secondo me considera il bambino come un rivale che intralcia i suoi progetti», risponde Gasparre.
«E poi non potrà certamente capire quali possano essere i piani di questo fanciullo: non sono chiari nemmeno per noi!», conclude Melchiorre.
Dopo qualche giorno i Magi salutano il soldato romano e lo rimandano alla sua guarnigione.
«Vai, riferisci al tuo comandante ciò che hai visto: Roma non deve aver paura di un bimbo che parlerà di pace e non di guerra. Il cielo ti benedica buon Longino.»

Passano più di trent'anni, Gesù è stato crocifisso da pochi giorni e a Gerusalemme si è sparsa la voce che è risorto. Alcuni discepoli dicono perfino di averlo visto, di aver mangiato con lui. Nel Cenacolo sono riuniti i suoi apostoli, hanno paura perché c'è chi li ha già minacciati di morte. Il sommo sacerdote e i capi religiosi vogliono chiudere per sempre l'avventura di un maestro, di un profeta troppo scomodo che ha avuto l'ardire di chiamarsi Figlio di Dio: chiunque osa affermare che Gesù è risorto viene imprigionato. Alla porta del Cenacolo qualcuno bussa: è un soldato romano, e subito il terrore si dipinge sul volto degli apostoli. Ma è un volto noto, è il vecchio Longino, il più anziano tra i soldati della guarnigione, rispettato da tutti perché non ha mai abusato del proprio potere.
Appena entrato depone la spada e la lancia per terra e chiede di parlare con Pietro. È qui a titolo personale, spiga subito, non in veste ufficiale. Vuole sapere se è vero quel che dicono di Gesù. Pietro si fida di lui e racconta di averlo visto più volte e di aver assistito alla sua ascensione al cielo in Galilea. Allora Longino si mette a piangere, sommessamente, ma incapace di smettere. Tutti gli apostoli gli sono intorno stupiti cercando di fargli coraggio, poi, finalmente, il vecchio soldato riesce a trattenersi. Viene fatto sedere e comincia il suo racconto.
«Sono io che sul Golgota ho trafitto il costato di Gesù con quella lancia», dice con fatica.
«Ti ho visto, c'ero anch'io - conferma Giovanni - ma non sei stato tu ad ucciderlo, non devi avere rimorsi».
«Lo so, ma non avevo ancora capito nulla, ero deluso per la seconda volta.»
«Non capisco per cosa tu sia rimasto deluso, e soprattutto perché la seconda volta», dice Pietro.
«E' una storia lunga», esordisce il vecchio soldato, quindi racconta il primo incontro con Gesù nella grotta di Betlemme. «Cercavo un re, il più grande dei re, ma ho trovato un bambino, una famiglia meravigliosamente normale, troppo normale per far crescere un re speciale. Ho provato nonostante la mia delusione ad offrirgli tutto ciò che avevo, cioè la mia lancia, ma mi è stata rifiutata, allora ho pensato, a differenza dei tre sapienti, di aver fallito la mia ricerca. È passato tanto tempo da quel giorno. Sono tornato a Roma e dopo parecchi anni son tornato qui e ho sentito parlare di Gesù. L'ho cercato, una volta l'ho persino ascoltato e ne sono rimasto turbato. Forse, pensavo, nonostante tutto poteva essere lui quello che doveva venire, anche se era così diverso da come l'aspettavo. Ma la mia speranza è morta con lui sul Golgota. Non sono io che l'ho ucciso, ma la mia incredulità lo ha trafitto, proprio con quella lancia che più di trent'anni fa lui mi aveva rifiutato. Ma adesso è risorto. Tanti lo dicevano e io non volevo crederci. Eppure questa notizia sconvolgente si è aggrappata al mio cuore e non ha più voluto staccarsi: ho cercato inutilmente di cancellarla, di pensare che era impossibile, che era una solo una voce messa in giro per confondere i più deboli e creduloni. Alla fine mi son deciso a venire da voi, i suoi amici per avere una parola definitiva, ed ora voi mi testimoniate che è vero: è risorto. Solo adesso, finalmente, i miei occhi cominciano a vedere, il mio cuore crede quel che la mia mente ha sempre rifiutato. Comincio adesso a capire che nulla è successo per caso, che tutto, proprio tutto è servito perché il suo disegno si compisse. Quando a Betlemme ho voluto donargli la mia lancia, Gesù non l'ha rifiutata, l'ha accettata ma me l'ha lasciata in custodia fin quando non è servita, sul Golgota. Sì, ha preso anche la mia lancia non per conquistare o comandare, ma solo per donarci il suo sangue fino all'ultima goccia.»
Maria, presente in mezzo al gruppo degli apostoli, non ha perso una sola parola del romano: il suo stupore e la sua commozione sono evidenti. Non apre bocca, come pure nessuno dei dodici, come se volesse ben imprimersi nella memoria quella testimonianza.
Dopo qualche istante di silenzio, Pietro propone di pregare tutti assieme e di ringraziare Dio per il dono di Gesù. Longino si ritira in un angolo della stanza per rispetto delle usanze degli Ebrei. È una preghiera semplice «Benedetto sei tu, Signore, che ci hai donato Gesù, tuo figlio, il quale ha versato il suo sangue per la nostra salvezza ed è risorto dai morti per confermare la nostra fede.»
Nel silenzio che segue alla preghiera si sente un fragore come di un vento che scuote le porte, le finestre si spalancano con frastuono e una luce, come una palla di fuoco entra nel cenacolo e si divide in tante piccole fiamme che scendono sulla testa degli apostoli e sulla Madonna. Ancora una volta Longino è testimone di un evento straordinario ed assiste alla prima predicazione pubblica fatta dagli apostoli per bocca di Pietro dopo la discesa dello Spirito Santo. Nei giorni successivi frequenta assiduamente i dodici, poi dà le dimissioni da soldato e si fa battezzare.

Il soldato romano che trafigge Gesù con la lancia compare anche nei Vangeli Apocrifi: è da queste fonti che abbiamo il suo nome. La tradizione vuole anche che la sua conversione sia stata talmente esemplare da farlo diventare uno dei primi vescovi della Cappadocia, e poi santo martire.

ricerca di Diore magiepifaniacrocifissione

inviato da Guglielmo Morini, inserito il 26/09/2017

PREGHIERA

7. Preghiera dei Giovani - Sinodo 2018

Pastorale Giovanile CEI

Signore Gesù,
la tua Chiesa volge lo sguardo ai giovani.
Oso dirti che vorrei prendere sul serio la mia vita
e che ci terrei molto ad avere un cuore libero.

La lotta per non cedere alle semplici comodità
e per mirare a cose più vere e profonde mi costa, ma mi rende felice.
Vorrei una felicità autentica, aperta ai grandi sogni e mai tenuta solo per me.
Ti chiedo di essermi vicino, di farmi forte nella tentazione.

Guardo alla vicenda del discepolo amato
e alla sua sete di verità che è anche la mia.
Signore, ti prometto che ci proverò sul serio.
Chiarirò a me stesso
da dove nasce questa mia sete.

Sarò anch'io sotto la Croce.
Sarò anch'io in mezzo al mare dove tutti dicono
che non si pesca nulla in questa notte nera.
Signore, piacerebbe anche a me urlare a tutto il mondo,
riferendomi a te che ci vieni incontro sulle acque: "E' il Signore!".

Infine vorrei tanto ospitare tua Madre,
come ha fatto Giovanni, ricevendola in dono da Te.
Signore, per questi miei propositi e per l'amore che mi lega a Te,
mio e nostro Salvatore, ti prego: ascoltami!

giovanisinodovocazionecoraggiocoerenzascelta

inviato da Qumran2, inserito il 21/08/2017

PREGHIERA

8. Invocazione dello Spirito   2

Remigio Menegatti

Vieni Spirito della fede
E insegnaci a credere fermamente nell'amore di Dio e nella possibilità di vivere come suoi figli.

Vieni Spirito della speranza
E insegnaci a guardare oltre gli ostacoli, e a vivere ogni sfida della vita guidati dalla certezza che sei in noi e ci doni la tua forza.

Vieni Spirito di carità
E insegnaci ad amare Dio con tutto il cuore, la mente e le forze e diventare prossimo di ogni persona che incontriamo, sullo stile di Gesù, servo per amore.

Vieni Spirito della gioia
E insegnaci a riconoscere i segni della presenza di Dio nella nostra vita, e a esultare come Maria che si sente coinvolta pienamente in questa storia di amore.

Vieni Spirito dell'umiltà
E insegnaci che ogni piccolo passo è necessario per arrivare alle grandi mete che ci realizzano come persone e come credenti.

Vieni Spirito della forza
E insegnaci a non prendere paura se i risultati che speriamo non arrivano subito e chiedono anche un po' di sacrificio e sofferenza.

Vieni Spirito della fedeltà
E insegnaci a non abbandonare il cammino che abbiamo iniziato, e a cercare in te, e nella comunità il sostegno nei momenti difficili.

Vieni Spirito della testimonianza
E insegnaci a dare testimonianza del tuo amore, della bellezza di Dio, della gioia che nasce dal Vangelo vissuto giorno per giorno.

Vieni Spirito dell'ascolto
E insegnaci a cercare nelle parole della Bibbia e nelle parole della cronaca il dialogo con Dio e con i fratelli per condividere con tutti la gioia del Vangelo.

Vieni Spirito della festa

E insegnaci a celebrare con gioia e costanza l'incontro con te nella comunità domenicale.

cresimaSpirito Santopentecoste

inviato da Don Remigio Menegatti, inserito il 30/06/2017

TESTO

9. Lettera a Carlotta per il giorno della sua Prima Comunione

Anna Marinelli

Cara Carlotta, domani riceverai per la prima volta nella vita una minuscola particola fatta di grano ma che racchiude, per coloro che hanno fede, il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Che mistero grande mia adorata Carlotta. Forse dopo il giorno della tua nascita e quello in cui ricevesti il Battesimo questo sarà il giorno, in assoluto, più importante della tua vita.

Non lasciarti distogliere dall'abito bianco, dalla ghirlanda che forse metterai tra i capelli, ai regali che ti aspetti di ricevere, dai parenti che verranno a vederti in chiesa...
La cosa più importante è Gesù, Gesù solo.

Lui, l'immenso incontenibile viene ad abitare nel piccolo muscolo di carne che è il tuo cuore, viene nella tua anima bianca e immacolata, viene nel tuo corpicino esile come un fiore.

Lui, il grande si umilia per amore e diventa piccolo piccolo, come un boccone di pane. Lo Spirito divino prende in prestito la materia del grano (di cui è fatta quella piccola ostia) per condividere con te la sua divinità, la sua grandezza.

Lo so, lo so, che sono parole troppo difficili da comprendere ora, ma ci avrà pensato la tua catechista a farti comprendere l'inspiegabile mistero. Le catechiste hanno dimestichezza a sminuzzare il pane del catechismo e nutrire le vostre angeliche intelligenze per facilitare l'approccio alla comprensione di tale misterioso avvenimento, a prepararvi a tale privilegiato incontro.

Quando riceverai Gesù, abbraccialo stretto stretto, chiudi gli occhi e digli parole d'amore. Digli che lo ami e lo ringrazi di tale visita, di tale dono.

Non guardarti intorno. Non voltarti a vedere se c'è la nonna, se c'è la zia... se la mamma ti sta fotografando... nessuno in quel Momento conta più di Gesù!
Quello è un momento imperdibile!

Non sprecarlo, non sciuparlo, non sminuirlo...In quel momento il tuo corpicino è diventato un tabernacolo vivente, gli angeli ti stanno svolazzando intorno perché dentro di te c'è il loro Signore!

E tu non distrarti, concedigli almeno dieci minuti per ringraziarlo e per pregarlo. Pregalo per la mamma, per il tuo papà, per la nonna, per il nonno che è in Paradiso... per tutti i bambini che non hanno pane, per quelli che non hanno casa, per quelli che attraversano il mare agitato sui gommoni, in cerca di una terra che li accolga. Prega per le tue amichette, prega per i tuoi insegnanti, prega per i tuoi parenti... prega anche per me. So che lo farai e di questo ti ringrazio e ti abbraccio con tutto il mio cuore.

Sai Carlotta, ricordo quel giorno che aspettavamo dietro una porta che ci comunicassero la tua nascita in questo mondo... quel giorno entrasti anche nella mia vita e lì resterai sempre, e non ne uscirai mai più. Ti voglio bene.
Tua zia Anna

prima comunioneeucaristiacatechismomessa

inviato da Anna Marinelli, inserito il 30/06/2017

PREGHIERA

10. Oggi a me dici, come a Zaccheo: "Voglio fermarmi ad incontrarti"   4

don Valentino Porcile

Signore Gesù, posso sentirmi a posto o sentirmi sbagliato, sapermi apprezzato dagli altri o giudicato male. Posso sentirmi in pace con Dio o sapere di dover cambiare. In qualunque modo io sono, oggi a me dici, come a Zaccheo: "Voglio fermarmi ad incontrarti".

Nulla potrà fermare questo incontro. Non c'è motivo per non accoglierti nella casa della mia vita, delle mie scelte e anche dei miei sbagli.

Signore Gesù, solo l'incontro profondo con te è capace di smuovere l'anima, di far fiorire i deserti del nostro cuore. Vieni Signore Gesù, anch'io oggi voglio vederti meglio per incontrarti.

zaccheoconversionemisericordia di Dio

inserito il 30/10/2016

PREGHIERA

11. Preghiera del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale (2016)   3

O Dio, Padre buono,
con viscere di misericordia
sempre ti chini su di noi
piccoli e poveri,
viandanti sulle strade del mondo,
e ci doni, in Cristo tuo Figlio
nato dalla Vergine Maria,
la Parola che è lampada
ai nostri passi
e il Pane che ci fortifica
lungo il cammino della vita.

Ti preghiamo:
fa' che, nutriti al convito eucaristico,
trasformati e sospinti dall'Amore,
andiamo incontro a tutti
con cuore libero e sguardo fiducioso
perché coloro che Ti cercano
possano trovare una porta aperta,
una casa ospitale,
una parola di speranza.

Fa' che possiamo gustare
la gioia di vivere gli uni accanto agli altri
nel vincolo della carità
e nella dolcezza della pace.

Desiderosi di essere da Te accolti
al banchetto del tuo Regno di eterno splendore,
donaci la gioia di avanzare nel cammino della fede,
uniti in Cristo, nostro amato Salvatore.
Amen.

eucaristiamisericordia

inviato da Qumran2, inserito il 16/09/2016

PREGHIERA

12. Cristo immagine radiosa del Padre

Bruno Forte, dalla Catechesi "Essere missionari: Andate!", a Rio de Janeiro, GMG 2013

Cristo, immagine radiosa del Padre,
principe della pace, che riconcili Dio con l'uomo
e l'uomo con Dio,
Parola eterna divenuta carne,
e carne divinizzata nell'incontro sponsale,
in te soltanto abbracceremo Dio.

Tu che ti sei fatto piccolo per lasciarti afferrare
dalla sete della nostra conoscenza e del nostro amore,
donaci di cercarti con desiderio,
di credere in te nell'oscurità della fede,
di aspettarti ancora nell'ardente speranza,
di amarti nella libertà e nella gioia del cuore.

Fa' che non ci lasciamo vincere dalla potenza delle tenebre,
sedurre dallo scintillio di ciò che passa.
Donaci perciò il tuo Spirito,
che diventi egli stesso in noi desiderio e fede,
speranza e umile amore.

Allora ti cercheremo, Signore, nella notte,
vigileremo per te in ogni tempo,
e i giorni della nostra vita mortale diventeranno
come splendida aurora, in cui tu verrai,
stella chiara del mattino, per essere finalmente per noi il sole,
che non conosce tramonto. Amen. Alleluia

Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto

fedefiducia in DioattesaoscuritàGesù Cristoincarnazioneumiltàrapporto con Dio

inviato da Qumran2, inserito il 05/09/2016

PREGHIERA

13. E beata colei che ha creduto

Valentino Salvoldi

Vergine beata, che cosa provasti alla sconcertante richiesta di diventare la madre del Salvatore?

Forse udisti solo una voce interiore, una chiamata ad abbandonarti totalmente alla volontà del Padre. E a Lui, pure turbata, desti il tuo assenso, Tu, la Donna del "sì".

Maria, vedesti solo porte chiudersi al tuo passaggio, quando cercavi un luogo in cui dare alla luce la Luce del mondo e, fiduciosa, continuasti a credere, Tu, la Donna fedele all'eterna Parola.

Profuga, nella straziante fuga verso l'Egitto, quanti dubbi dovesti scacciare, contemplando il bambino Gesù tra le tue braccia: "Ma Tu, figlio mio, sei Dio o pericolosa pietra d'inciampo?". Tu, Donna beata perché hai creduto.

E quando al tempio, dopo tre giorni di penosa ricerca, trovasti Gesù - un po' trasgressivo e misterioso come tutti gli adolescenti -, di fronte al dolore di Giuseppe e tuo, pur non comprendendo, continuasti a credere che era Dio Colui che quasi ti sfidava: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".

...Ed eccolo al Giordano, in fila con i peccatori a farsi battezzare in remissione dei peccati: "Ma Gesù è Dio o uno dei tanti peccatori?", ti sarai chiesta. Tormento scacciato con un atto di fede nella misteriosa volontà divina.

La tua fede operò il miracolo dell'acqua cambiata in vino, a Cana di Galilea, dopo aver perdonato parole dure come pietre: "Ti emoi kai soi gunai?" ("Che cosa tra me e te, donna?"). Povera Vergine Maria, chiamata "donna" e non "Mamma"!

Tu accettasti che Gesù indirizzasse ad altri - agli ascoltatori della Parola - la lode rivolta a te per averlo generato. Così pure non ti lamentasti quando rifiutò di darti udienza: "Chi è mia madre?", o forse ti sentisti doppiamente madre per aver concepito la Parola nel tuo cuore, prima di concepirla nella carne?

Vergine addolorata ai piedi della croce, accettasti di "privarti" di una maternità divina, di "perdere" un così grande Figlio, per diventare madre di chi stava ammazzando il tuo Signore, il tuo Dio, l'unico tuo sostegno e conforto, l'unico tuo grande Amore.

E in Lui credesti quando te lo depositarono, morto, tra le braccia. Un Dio morto?...

Nel supremo dei dolori, solo il mistero di Dio poteva illuminare il mistero della sofferenza che, come trivella, perforava il tuo cuore alla ricerca dell'acqua viva, la grazia, fulgida luce che dissipa le tenebre della morte con il fulgore della resurrezione.

E nell'alba radiosa del primo giorno della settimana, il Risorto, forse, venne a ringraziare te, Donna del sabato santo, per aver tenuta viva la fede dei discepoli, per averli aiutati a credere e a sperare. Forse ti ringraziò con le sublimi parole di Elisabetta: "Beata te che hai creduto".

A te, Donna che ascolta, crede e si abbandona totalmente al Mistero; a te, Donna il cui latte è diventato il sangue di Dio, nel suo e tuo Figlio, Gesù; a te, Donna che danzi cantando il "Magnificat" e hai il privilegio di sentirti chiamare "Mamma" dal Salvatore del mondo; a te, che pure io invoco come "Madre mia e mia fiducia", chiedo il dono di credere come Tu hai creduto. La fede dilati gli orizzonti della speranza e si consumi nell'amore, affinché, quando busserò alla porta del paradiso, Tu mi corra incontro gioiosa, rivolgendo pure a me l'entusiastico encomio: "Beato te che hai creduto".

fedefiduciaMariamadonna

inviato da Don Valentino Salvoldi, inserito il 23/08/2016

PREGHIERA

14. Maria donna del cammino

Antonio Rungi

Vergine Santa, che hai percorso territori sconfinati, dalla Palestina all'Egitto, e seguendo le orme del Tuo Figlio non ti sei risparmiata nessun cammino, proteggi coloro che, per terra, cielo e mare sono in viaggio per qualsiasi motivo che li spinge a lasciare i loro luoghi d'origine e camminare senza mete e senza confini.

Tu che hai affrontato il primo viaggio della carità, da Nazareth a Ain-Karin, per andare incontro alla tua anziana cugina, insegnaci ad andare incontro, con generosità, alla vita nascente, agli anziani, agli ammalati e a tutti i sofferenti della Terra.

Tu che sei andata da Nazareth a Betlemme, per dare alla luce il Tuo Figlio Gesù, conforta le madri che soffrono per motivi attinenti la loro vita di nutrici e genitrici.

Tu che sei stata costretta a lasciare, per la violenza e il terrore di Erode, con Gesù e Giuseppe, la tua Nazareth, guarda con amore e proteggi coloro che sono immigrati storici o di questi giorni, che sono senza patria e senza un popolo, e che sono fuggiti via per motivi di fame, lavoro, guerre e violenze di ogni genere.

Tu che sei rientrata in Patria con la tua famiglia naturale, fa' che tutti coloro che desiderano ritornare alla loro casa, vicina o lontana, possono farlo senza alcuna difficoltà.

Tu che hai camminato insieme a Gesù, per celebrare la Pasqua nella Gerusalemme terrena, fa' che anche noi possiamo festeggiare la Pasqua eterna, senza perderci nel lungo o breve viaggio nel tempo e che, con il tuo santo aiuto, passiamo raggiungere per sempre Gesù.

Tu che hai seguito Cristo, nel suo peregrinare per portare la dolce parola del Vangelo alla gente del suo tempo, guidaci nel cammino della nuova evangelizzazione, ora e sempre.

Tu, Stella che conduci la Chiesa nel suo impegno apostolico e missionario in tutto il mondo, illumina gli annunciatori della parola del Signore ad essere veri testimoni di Gesù.

Tu che hai accompagnato il tuo Figlio Gesù lungo la via del Calvario, e ti sei incontrata con Lui, nel mezzo del cammino del suo patire, sii vicino alle tante sofferenze di questa umanità, che va in cerca della vera libertà.

Tu, infine, che hai partecipato alla Risurrezione del Tuo Figlio e sei stata la prima ed unica creatura ad essere elevata al cielo in anima e corpo, donaci la possibilità di sperimentare ogni giorno la gioia e la serenità di chi cammina con il cuore e la mente rivolti al Signore, che è Dio Amore e Padre di misericordia.

Tu Vergine e Donna del cammino, Tu Madre Immacolata e Purissima del Redentore, spingi i nostri cuori incontro al Signore della vita e della storia, perché nessuno dei tuoi figli vada perduto nel carcere eterno dell'inferno.
Amen.

mariamadonnacamminoimmigratimigranti

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inviato da Padre Antonio Rungi, inserito il 24/05/2016

TESTO

15. Contemplazione

Roberto Seregni, L'incontro di Gesù con Marta e Maria, Note di Pastorale Giovanile

Facci un posticino, Maria.
Un posticino con te, ai piedi di Gesù.

E tu, Marta, non agitarti
e non preoccuparti.

Unisciti a noi, siediti qui, per ascoltare
la Parola del Maestro.

Non preoccuparti se la tavola
è ancora vuota,
la riempiremo dopo, insieme.

Ora è il momento di stare qui,
seduti ad ascoltare la Parola del maestro.

Ora è il momento della parte migliore,
quella che non ci sarà mai tolta.

servizioascoltoParolaGesùVangelospiritualitàservizioattivismocontemplazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 06/02/2016

TESTO

16. Al centro Cristo   1

Giuseppe Impastato S.I.

Quando scoprirò in pieno
che mi ha modellato su di lui,
cesserò di lottare
per realizzare i miei progetti.
Mi arrenderò a chi è morto per me
e non patteggerò
perché sta preparando
la mia risurrezione
e la vuole somigliante alla sua.
Il mio ultimo viaggio intraprenderò
in letizia
e senza timore approderò
perché lì ad attendermi
so che c'è lui!
Da oggi, col suo fuoco
cercherò di inondare di luce
chi incontro.

resurrezionepasquamortevita

5.0/5 (5 voti)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 16/06/2015

TESTO

17. Sul monte degli Ulivi

Andrea di Creta, Discorsi

Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi si avvicina spontaneamente alla passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.

Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone.

Accogliamo così il Verbo di Dio che avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere.

Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.

Agitando i rami spirituali dell'anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele».

passionedomenica delle palmeadorazione

5.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 28/03/2015

TESTO

18. Vergine dell'Annunciazione   2

Carlo Maria Martini

Vergine dell'Annunciazione,
rendici, ti preghiamo, beati nella speranza,
insegnaci la vigilanza del cuore,
donaci l'amore premuroso della sposa,
la perseveranza dell'attesa,
la fortezza della croce.

Dilata il nostro spirito
perché nella trepidazione
dell'incontro definitivo
troviamo il coraggio di rinunciare
ai nostri piccoli orizzonti
per anticipare, in noi e negli altri,
la tenera e intima familiarità di Dio.

Ottienici, Madre, la gioia di gridare
con tutta la nostra vita:
"Vieni, Signore Gesù, vieni, Signore
che sei risorto,
vieni nel tuo giorno senza tramonto
per mostrarci finalmente e per sempre il tuo volto".

annunciazionemariaavventoattesa

3.0/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 18/04/2014

PREGHIERA

19. Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete   1

Anna Maria Cànopi, Sergio Stevan, Oggi vengo a casa tua, Milano, Paoline, 2000, pagg.8-10

Che io sappia
di essere piccolo come Zaccheo,
Signore Gesù,
- piccolo di statura morale -
ma dammi un po' di fantasia
per trovare il modo
di alzarmi un poco da terra
spinto dal desiderio di vederti passare,
di conoscerti e di sapere chi sei tu per me.

Signore Gesù,
fa' che io mi riconosca
nel primo dei pubblicani, dei peccatori,
quanto al disonesto accumulare
tante cose di mio gusto,
tante false sicurezze;
fa' che io mi riconosca fra i pubblicani,
ma mettimi in cuore una sana inquietudine,
almeno un po' di curiosità
per cercare te!

Signore Gesù,
so che devi passare dalle mie parti,
dove sono io,
tu devi passare di qui: sei venuto apposta!
Ti prego, fammi trovare un albero,
fammi trovare qualcuno
che io ritenga più alto,
migliore di me,
per valermi della sua statura
e cercare di vedere te,
soprattutto per farmi vedere da te,
e sentirmi da te chiamare per nome.

Che stupore!
Come mi conosci? Chi ti ha parlato di me?
Signore Gesù, ti prego, dimmi che oggi
ti vuoi fermare da me in casa mia,
come ospite, come amico che non parte più.

Vieni, Signore Gesù,
a riempire di gioia la mia vita
liberandomi dal peso ingombrante
di ciò che sono
e di ciò che possiedo da solo.
Sì, soprattutto liberandomi
dal peso ingombrante
di ciò che sono - o che ritengo di essere -
e di ciò che egoisticamente possiedo.

Vieni a darmi l'entusiasmo di essere povero
nel cuore e ricco soltanto di te.
Io sono sicuro che mi ascolti,
perché sei già venuto a cercarmi,
e mi hai trovato come tesoro che era perduto;
mi hai riacquistato a prezzo di te stesso...
Tu per me hai fatto questo,
per me che nemmeno ti conoscevo.
Sono piccolo, meschino.

Signore Gesù, pastore grande, pastore buono,
sollevami sulle tue spalle per farmi vedere
anche il volto del Padre.
Che io sappia innalzarmi
soltanto facendomi sollevare da te
che per questo sei venuto:
per i piccoli che ti desiderano
e che ti protendono le braccia
per farsi sollevare da te
fino al cuore dell'eterno Padre
da cui sei venuto a rivelare l'infinito amore.

Allora ogni giorno vivrò con gioia
Il mio incontro con te
- la mia Pasqua - e sarò un continuo grazie,
un "amen-alleluia" senza fine.

GesùZaccheorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuseppe Impastato S.I., inserito il 14/04/2014

PREGHIERA

20. La preghiera del Papa a Maria, Stella del Mare   3

Papa Francesco, S. Messa a Lampedusa, 8 luglio 2013

O Maria, stella del mare,
ancora una volta ricorriamo a te, per trovare rifugio e serenità,
per implorare protezione e soccorso.

Madre di Dio e Madre nostra, volgi il tuo sguardo dolcissimo
su tutti coloro che ogni giorno affrontano i pericoli del mare
per garantire alle proprie famiglie il sostentamento necessario alla vita,
per tutelare il rispetto del creato, per servire la pace tra i popoli.

Protettrice dei migranti e degli itineranti,
assisti con cura materna gli uomini, le donne e i bambini
costretti a fuggire dalle loro terre in cerca di avvenire e di speranza.
L'incontro con noi e con i nostri popoli
non si trasformi in sorgente di nuove e più pesanti schiavitù e umiliazioni.

Madre di misericordia, implora perdono per noi che,
resi ciechi dall'egoismo, ripiegati sui nostri interessie prigionieri delle nostre paure,
siamo distratti nei confronti delle necessità e delle sofferenze dei fratelli.

Rifugio dei peccatori, ottieni la conversione del cuore
di quanti generano guerra, odio e povertà, sfruttano i fratelli e le loro fragilità,
fanno indegno commercio della vita umana.

Modello di carità, benedici gli uomini e le donne di buona volontà,
che accolgono e servono coloro che approdano su questa terra:
l'amore ricevuto e donato sia seme di nuovi legami fraterni
e aurora di un mondo di pace. Amen.

accoglienzamigranticaritàsoccorsoamore di CristoMaria

4.1/5 (7 voti)

inviato da Paola Maria Teresa, inserito il 23/12/2013

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