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TESTO
1. Il Risorto nella nostra storia
Monaci Benedettini Silvestrini, Auguri pasquali 2011
Quando senti i terremoti violenti scuotere la terra, quando in preda allo spavento vedi lo tsunami dare morte alle persone inermi e travolgere tutto nella distruzione, quando vedi il fuoco bruciare la tua casa, quando vedi infuriare i venti e scatenarsi la tempesta che schianta la foresta dì a te stesso: "Credo che la terra tornerà nella sua immobilità, le acque si calmeranno, la foresta si rifarà e io ricostruirò la mia casa e soprattutto la vita continuerà a vivere perché Cristo è risorto ed è lui l'autore dell'immortalità, lui l'autore della vita".
Quando vedi con terrore che una fonte di energia inventata dagli uomini, diventa contagio, terrore e morte per gli uomini dì a te stesso: "Da quella fonte Cristo era stato escluso e l'umana intelligenza inventa, ma non salva e talvolta diventa il suo sepolcro".
Quando il peccato ti stringe alla gola e ti senti soffocato e finito, dì a te stesso: "Cristo è risorto dai morti e io risorgerò dal mio peccato, per questo si è immolato sulla croce, per questo io spero il suo perdono".
Quando la vecchiaia o la malattia tenterà di amareggiare la tua esistenza, dì a te stesso: "Cristo è risorto dai morti e ha fatto cieli nuovi e terra nuova. È lui la mia eterna giovinezza, lui può fare nuova la mia anima".
Quando vedrai tuo figlio fuggire da casa in cerca di avventura e ti sentirai sconfitto nel tuo sogno di padre o di madre, dì a te stesso: "Mio figlio non sfuggirà a Dio e tornerà perché Dio lo ama, perché lo attende da sempre nella tua casa per abbracciarlo e fare festa con te e con lui per il suo ritorno".
Quando vedrai spegnersi la carità attorno a te e vedrai gli uomini come impazziti nel loro peccato e ubriacati dai loro tradimenti, dì a te stesso: "Toccheranno il fondo, ma torneranno indietro perché lontano da Dio non si può vivere e la nostalgia del Padre celeste è irrefrenabile per tutti i figli di Dio".
Quando il mondo ti apparirà come sconfitta di Dio e sentirai la nausea del disordine, della violenza, della litigiosità continua, del terrore, della guerra dominare sulle piazze e la terra ti sembrerà il caos, dì a te stesso: "Gesù è morto e risorto proprio per salvare e, se la imploriamo, la sua salvezza è già presente tra di noi".
Quando tuo padre o tua madre, tuo figlio o tua figlia, la tua sposa, il tuo amico più caro, ti saranno dinanzi sul letto di morte e tu li fisserai nell'angoscia mortale del distacco, dì a te stesso e a loro: "Ci rivedremo nel Regno eterno, ora io intraprendo la via del Risorto, coraggio!".
Questo significa credere nella Resurrezione. Questo significa superare la tentazione, assai frequente ai nostri giorni, di fissare lo sguardo sulla superficie torbida degli eventi e magari incolpare il buon Dio dei terremoti, degli tsunami, dei lutti, delle violenze e di tutto il male che ci circonda, ci umilia e ci affligge, ignari e impenitenti dei nostri peccati.
Significa invece accorgersi con motivata preoccupazione che noi uomini abbiamo abbassato con la colpevole dimenticanza dell'Eterno, con le nostre frivole umane stupidità le dighe e le barriere e ci siamo privati delle corazze personali che formano gli argini e le difese dal male, da quel terribile male che si oppone a Dio e a noi e vorrebbe tutto e tutti chiudere per sempre in un sepolcro di morte e di definitiva distruzione, quelli argini e quelle divine difese, che invece ci difendono, ci aprono alla luce del bene, ci rischiarano la notte dei tempi e ci orientano verso la Luce di quel radioso mattino che illumina tutti i nostri giorni e sempre ci indirizza verso la vita vera, verso la definitiva risurrezione.
Ecco il grande, immenso dono del Cristo risorto, ecco la pasqua di quest'anno e la pasqua di ogni giorno, quella che potremmo chiamare l'albore e la speranza della Vita, la nostra fede. i doni del Risorto, quelli che noi monaci imploriamo e auguriamo con gioia a tutti e a ciascuno di voi.
I Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero san Vincenzo Bassano Romano
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inviato da Monaci Benedettini Silvestrini Di Bassano Romano, inserito il 07/04/2012
PREGHIERA
Signore, ti ringrazio d'avermi resa madre
perciò cooperatrice del tuo divino disegno
di paternità universale.
Ma ora, Signore, che il figlio da tempo è svezzato
e gli anni corrono come lampi nel cielo,
ora dammi forza e grazia
per continuare la mia missione di madre.
Dammi forza nelle mani quando stanca, a sera tardi,
ho ancora da stirare;
forza nelle gambe, quando mi trascino
da una stanza all'altra per qualcosa ancora
da sistemare.
Dammi braccia grandi come ali di aquila
per abbracciare tutti all'unisono,
perché nessuno provi la cocente sensazione del rifiuto
o della dimenticanza.
Rendi i miei occhi capaci di scrutare
le ansie di ognuno, anche le più nascoste,
e ispirami la parola che solleva e conforta.
Fa' che il sorriso non si spenga mai
sulle mie labbra e il mio cuore materno sia faro
e punto di riferimento sicuro
nei momenti della prova.
Ch'io sappia essere sempre
oasi, rifugio e riva
quando la piccola barca della loro vita
sarà scossa dalle prime tempeste.
Dammi, oggi e sempre, o Padre Nostro,
il pane dell'amore incessante,
che non conosca misura, sconfinato e immenso
come deve essere quello di una madre,
dammi la forza di dire sempre SI
anche quando vorrei risparmiarmi,
e la forza di dire NO
quando è giusto disapprovare,
perché la vita, una madre, non la dà soltanto
al momento del travaglio, ma la continua a dare
giorno dopo giorno, come pane quotidiano,
condito d'amore.
Dammi, o Signore,
la forza di educare i figli secondo la tua legge,
che è legge d'amore e di misericordia,
affinché, varcando quel dì beato,
la soglia del tuo cielo, io ti possa mostrare orgogliosa
i figli che mi hai dato, e con essi lodarti e benedirti
insieme a tutto il creato.
inviato da Anna Marinelli, inserito il 06/02/2006
TESTO
Credevo che avessero ucciso Gesù,
e oggi l'ho visto dare un bacio a un lebbroso.
Credevo che avessero cancellato il suo nome,
e oggi l'ho sentito sulle labbra di un bambino.
Credevo che avessero crocefisso le sue mani pietose,
e oggi l'ho visto medicare una ferita.
Credevo che avessero trafitto i suoi piedi,
e oggi l'ho visto camminare nelle strade dei poveri.
Credevo che l'avessero ammazzato una seconda volta con le bombe,
e oggi l'ho sentito parlare di pace.
Credevo che avessero soffocato la sua voce fraterna,
e oggi l'ho sentito dire:
"Perché, fratello?" a uno che picchiava.
Credevo che Gesù fosse morto nel cuore degli uomini
e seppellito nella dimenticanza,
ma ho capito che Gesù risorge anche oggi
ogni volta che ogni uomo ha pietà di un altro uomo.
essere cristianitestimonianzasolidarietàcaritàamoreGesù CristoPasqua
inviato da Mariangela Molari, inserito il 26/10/2002
PREGHIERA
Ho pensato a te, Maria,
e la mia solitudine
si è fatta meno pesante.
Ho pensato alla tua vita in quegli anni,
quando sembrava che tutti
ti avessero dimenticata. Anche tuo Figlio.
Sembrava che lui il mondo
lo stesse salvando da solo.
Invece tu eri presente ad ogni istante.
Eri presente nel suo cuore
quando parlava e quando taceva.
Quando pregava e quando agiva.
Quando ammaestrava e quando guariva...
Ho pensato a te, Maria.
E ho scoperto che una madre
non è mai tanto «sulla breccia»,
come quando si crede inutile.
Perché la sua missione esteriore finisce.
E comincia quella della presenza
silenziosa, discreta.
Che sa sparire per anni.
E ricomparire al momento in cui
tutti gli altri abbandonano... tradiscono.
Una presenza tanto più viva,
in quanto non chiede nulla per sé.
Né tempo, né attenzioni.
E neppure il ricordo.
Oggi ho pensato a te, Maria.
E ho capito il valore
di questa mia vita,
fatta di attese, di discrezione,
di apparente dimenticanza.
Una vita fatta solo d'amore.
Mariasolitudineumiltànascondimento
inviato da Polda, inserito il 09/09/2002