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TESTO
1961. Poesia in onore di papa Karol
Eccomi anche adesso:
mi hai chiamato "Sentinella del mattino"
e ora sono qui vicino... non mi senti?
Mi hai cercato nella notte, la più dura,
e nel cuore la paura
cominciava a diventare insopportabile...
...occhi verso il cielo, a cercare la preghiera
che ti avrebbe fatto splendere ancora per un poco...
...cuore tra le mani, a mostrarti quell'amore
che mi hai chiesto tante volte di donare...
Mi dicevi "Non temere!", e ci credevo
Perché c'eri ancora tu a farmi luce
sulla strada del Signore...
Ma adesso cosa fare??
E' immensamente buia questa notte,
e la tua mano dolce e così forte
non potrà più sostenere la mia fede ancora acerba,
poca cosa
in confronto a quella gioia meravigliosa
che tu ci raccontavi in ogni istante
con l'anima ed il cuore, e i gesti e le parole,
e con quel peso immenso
che alla fine hai voluto sostenere:
davvero troppo grande era il tuo amore...
Eccomi anche adesso,
col mattino che si affaccia all'orizzonte
e una pioggia di ricordi nella mente:
quanti sguardi sorridenti ci hai donato,
quante mani hai accarezzato,
quanti i piccoli innocenti che hai baciato...
tante volte ci hai ripreso, tante altre incoraggiato,
e le più belle, tutte quelle
in cui abbiamo chiacchierato e cantato
e vegliato e fatto chiasso insieme
che ormai nemmeno il cielo se le può dimenticare,
si perché anche lui tremava emozionato
ogni volta che urlavamo il tuo nome...
E adesso cosa fare?
E' caldo il primo sole del mattino,
proprio come questa lacrima
che scivola sul viso e dentro il cuore...
Vorrei poterti urlare un milione di parole,
ma riesco a sussurrare solamente
questo grazie piccolissimo, minuscolo
che adesso sta scoppiando nel mio cuore:
un grazie per il tuo immenso amore!
Giovanni Paolo IIsperanzacoraggiogiovanipaurasolitudinefiducia
inviato da Rosaria Lauro, inserito il 01/05/2006
TESTO
1962. L'apostolato dei laici 1
E' certo che accanto ai preti ci vogliono delle Priscilla e degli Aquila che vedano quello che il prete non vede, arrivino dove il prete non può arrivare, vadano da chi lo evita, evangelizzino, con un contatto benefico, una bontà che si riversi su tutti, un affetto sempre pronto a donarsi, un buon esempio che attiri quanti girano le spalle al prete e gli sono ostili. Essere apostoli con quali mezzi? Con quelli che Dio mette a sua disposizione. (...) I laici devono essere apostoli con tutti coloro che possono raggiungere: i vicini e gli amici anzitutto, ma non soltanto loro, perché la carità non ha confini, abbraccia tutti quelli che abbraccia il cuore di Gesù.
Con quali mezzi? Con i migliori secondo quelli ai quali si rivolgono: con tutti quelli con cui sono in rapporto, senza eccezione, con la bontà, la tenerezza, l'affetto fraterno, l'esempio delle virtù, con l'umiltà e la dolcezza che sempre attraggono e sono così cristiane; con alcuni senza mai dir loro una parola su Dio e la religione, pazientando come pazienta Dio, essendo buoni com'è buono Dio, mostrandosi loro fratelli e pregando; con altri, parlando di Dio nella misura in cui sono in grado di accettarlo e, appena hanno in mente di ricercare la verità con lo studio della religione, mettendoli in contatto con un prete scelto molto bene e capace di far loro del bene... soprattutto, bisogna vedere in ogni essere umano un fratello - "Voi siete tutti fratelli, voi avete un solo padre che è nei cieli".
laicimissionarietàapostolatopreti
inviato da Anna, inserito il 01/05/2006
PREGHIERA
1963. Ricevimi, Signore misericordioso
Sono davanti alle porte della tua chiesa,
e non mi libero dai cattivi pensieri.
Ma tu, o Cristo,
che hai giustificato il pubblicano,
che hai avuto compassione dell'adultera,
e hai aperto al ladrone
le porte del Paradiso,
aprimi il tesoro della tua bontà
e poiché mi avvicino e ti tocco,
accoglimi come la peccatrice
e l'inferma che hai guarito.
Infatti questa, avendo toccato
il lembo del tuo vestito,
riebbe la salute;
e quella, avendo abbracciato
i tuoi piedi incontaminati,
ottenne il perdono dei peccati.
misericordia di Dioperdonoconversione
inserito il 01/05/2006
TESTO
1964. Il dogma: prigione o conquista?
Paolo VI, 5 giugno 1968
Il dogma non è una prigione del pensiero; è una conquista, è una certezza, che stimola la mente alla contemplazione e all'esplorazione, sia del suo contenuto, di solito profondo fino all'insondabile, sia del suo sviluppo nel concerto e nella derivazione di altre verità. Intellectus quaerens fidem, l'intelligenza esercita nella fede la sua ricerca, diceva il teologo medievale e tuttora degno d'esserci maestro, S. Anselmo; e aggiungeva: fides quaerens intellectum, la fede ha bisogno dell'intelletto. La fede infonde fiducia all'intelligenza, la rispetta, la esige, la difende; e per il fatto stesso che la impegna allo studio di verità divine, la obbliga ad un'assoluta onestà di pensiero, e ad uno sforzo che non la debilita, ma la conforta, tanto nell'ordine speculativo naturale, quanto in quello soprannaturale.
inviato da Luca, inserito il 01/05/2006
TESTO
Paolo VI, dall'omelia per il Giovedì Santo, 11 aprile 1974
Dove siamo? perché siamo qui riuniti? che cosa stiamo facendo? La celebrazione di questo rito esige da noi un momento d'intensa concentrazione.
È pur vero: essa non è in sostanza che una Santa Messa, quale noi celebriamo ogni giorno e moltiplichiamo in tanti luoghi diversi. Ma oggi questo rito vuole assumere il suo pieno e originario significato. Esso vuole ricordare, anzi rinnovare le sue ragioni costitutive, e acquista per noi, in ogni suo aspetto, un rilievo particolare; noi vogliamo onorare la sua misteriosa e complessa realtà; la sua origine, ch'è l'ultima Cena del Signore; la sua natura, ch'è il sacrificio eucaristico; i suoi rapporti con la Pasqua giudaica, memoriale della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù e poi segno della promessa messianica circa i futuri destini di quel popolo; il suo aspetto innovatore, ch'è l'inaugurazione d'un nuovo Testamento, d'una nuova alleanza, cioè d'un nuovo piano religioso, eminentemente più elevato e più perfetto, fra Dio e l'umanità, mediante il sacrificio d'una vittima unica e nuova, Gesù Cristo stesso.
Noi siamo collocati all'incrocio delle grandi linee traiettorie dei destini storici, profetici e spirituali dell'umanità: qui si conclude l'Antico Testamento; qui si inaugura il Nuovo; qui l'incontro con Cristo, da evangelico e particolare, si fa sacramentale e universalmente accessibile, qui la intenzione fondamentale della sua presenza nel mondo, con la celebrazione dei due misteri essenziali della sua vita nel tempo e sulla terra, l'Incarnazione e la Redenzione, si svela in gesti ed in parole indimenticabili: «Sapendo Gesù, dice infatti il Vangelo, che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Giovanni 13, 1), cioè fino all'estremo limite, fino al dono supremo di Sé.
Questo è il tema sul quale ora dobbiamo fissare la nostra attenzione. Non ne saremo veramente capaci, come non sono capaci i nostri occhi di sostenere lo sguardo diretto della luce del sole. Ma non dovranno questi nostri occhi umani e fedeli stancarsi di contemplare ciò che il misterioso fulgore dell'ultima Cena fa risplendere davanti a noi: i gesti dell'amore che si offre e si dà, e che assumono l'aspetto e la dimensione d'un amore assoluto, divino; l'amore che si esprime nel sacrificio.
Per la versione completa, clicca qui.
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inviato da Luca, inserito il 01/05/2006
RACCONTO
C'erano una volta, e ci sono ancora, tre sorelle. La prima stava sempre in chiesa a pregare. Per tutti. Perché, diceva, le preghiere non sono mai abbastanza. In parrocchia era onnipresente; lei curava il catechismo e l'animazione liturgica. Se avesse potuto, forse avrebbe anche celebrato. Sapeva trasmettere agli altri la sua incrollabile fiducia in Dio e nella sua bontà. Non era mai triste o preoccupata. Sapeva che Lui avrebbe aggiustato ogni cosa.
La seconda invece era sempre in movimento. Aiutava gli altri, instancabile. Dovunque qualcuno soffriva lei era sempre lì per soccorrerlo. Aveva imparato a curare molte malattie. Ma spesso era la sua sola presenza operosa a guarire. Anche lei andava in chiesa, ma si fermava solo per poco. C'era tanto da fare e non voleva sottrarre tempo ai suoi poveri. Sentiva che quello era il suo modo per glorificare Dio, ponendosi al servizio delle creature più bisognose. E poi, comunque c'era sempre sua sorella a pregare per tutti.
La più piccola si chiamava Speranza. A volte si fermava con Fede a pregare, altre volte aiutava Carità nel suo giro. Ma spesso era triste e, di nascosto, piangeva. Le sue sorelle servivano continuamente Dio. L'una con le preghiere, l'altra con le opere. Lei invece si sentiva inutile. Non aveva un ruolo preciso e credeva di non poter amare come loro.
Quel giorno davanti al portone della chiesa era seduto un uomo che piangeva, disperato. Passò Fede e cercò di consolare la sua pena parlandogli della bontà divina. L'uomo entrò in chiesa e pregò a lungo insieme a lei. Ne usci rincuorato, ma in fondo al suo cuore la sua pena non era svanita.
Non aveva più niente, nessuno da amare. Si sentiva inutile. Camminò a lungo, senza una meta, chiedendo a Dio di guidare i suoi stanchi passi, di mostrargli lo scopo della sua vita. Cadde stremato dalla fatica e dalla fame.
Passò Carità e lo raccolse, offrendogli un pasto caldo ed un posto per dormire. Si addormentò subito, finalmente su un letto vero. In sogno vide un sentiero ripido, tortuoso che portava verso la cima di un monte. Non riusciva a vederla, ma sentiva che emanava una forte luce, come se il sole si fosse divertito a nascondersi dietro al monte. Tanti cercavano di percorrere il sentiero, ma solo pochi si spingevano fino alla cima. Alcuni si fermavano a metà strada, incerti se proseguire. Erano pieni di lividi per le tante cadute e spesso, sconsolati, si volgevano indietro.
Ai piedi del monte c'era Fede che indicava la cima ad alcune persone assorte in preghiera. Chiedevano la forza per salire. L'uomo comprese chi c'era su quel monte. Era seduto sul bordo della strada, chiedendosi se continuare quella scalata apparentemente impossibile. Attorno a lui c'era tanta gente che piangeva e si lamentava. Alcuni erano a terra, ormai esausti, pieni di lividi, incapaci di proseguire il cammino. E Carità era accanto a loro per curare le loro membra stanche.
L'uomo si guardò intorno. Sul sentiero adesso c'era solo un vecchio barcollante, incapace di stare in piedi. C'era anche una bambina che cercava di sorreggerlo, di aiutarlo. Piangeva perché il peso era troppo grande per lei. Il suo compito era portarlo fino in cima. Si disperava, impotente. L'uomo vide il suo sforzo sovrumano e provò ammirazione per quella bimba così testarda. Istintivamente si alzò e corse per aiutarla. Afferrò il vecchio sottobraccio e subito i suoi muscoli si gonfiarono per lo sforzo. Sembrava troppo pesante anche per lui, ma non si arrese. Per la prima volta nella sua vita era felice di poter essere utile a qualcuno. Riprovò a spingere, aiutato dalla piccola, e finalmente il vecchio si mosse. Lentamente cominciarono a salire. Passo dopo passo il peso sembrava diminuire. Quando raggiunsero la cima, l'uomo ormai esausto, si pose a sedere.
Il vecchio si voltò verso di lui, come per ringraziarlo. Aveva il suo stesso volto, consumato dagli anni e dalla disperazione. L'uomo provò un brivido di terrore, vedendosi come in uno specchio distorto. Comprese subito l'arcano messaggio. Quel peso immane era la sua vita senza senso, i suoi peccati.
La bambina gli fece un cenno e scese di nuovo. La seguì; non era più stanco.
Al mattino la piccola Speranza svegliò l'uomo col suo dolce sorriso. Lui la riconobbe subito e la prese per mano. Anche lei aveva fatto quel sogno. Non si sentiva più inutile. Aveva capito. Le sue sorelle indicavano la meta, aiutando chi si perdeva per strada. Ma solo lei poteva salire. Insieme, mano nella mano, andarono a cercare il senso delle loro vite. Ai piedi del monte c'era tanta gente che aspettava e solo lei, solo loro potevano aiutarli ad arrivare in cima. E loro sapevano chi c'era su quel monte.
inviato da Gianni Capotorto, inserito il 01/05/2006
ESPERIENZA
1967. Celina: una madre che si è scoperta mamma.
Celina è piccola, ma dall'alto del suo metro e sessanta, sa farsi sentire. Dalle 11.30 alle 13.00 passa quasi ogni dieci minuti alla Casa. A volte per chiedere un sacchetto di the, o per vedere cosa cuciniamo, per aiutarci a tagliare e a mangiare i pomodori.
Celina, la si trova più sovente al Punto Cuore che a casa sua. Il suo compagno o sua madre vengono sempre a cercarla da noi. Anche i suoi quattro monelli: Christian il maggiore, che ha compiuto sette anni, Janet ne ha cinque, Nazareno tre, e la piccola, cioè l'ultima Emiliana ha poco più di un anno. Per quanto riguarda il quinto, Celina è al suo sesto mese di gravidanza e l'impegno per noi è di sostenerla, ma per lei corrisponde a pomodori e cioccolato.
Celina vive in una catapecchia composta da una sola stanza, senza doccia né gabinetto; lì vive da cinque anni, con Carlos, che è cartonero. Entrambi soffrono per dipendenza dalla droga e dall'alcool. Celina riceveva degli uomini a casa per potersi procurare la polvere, delle pastiglie o delle bottiglie che l'aiutavano a dimenticare la monotonia, il sudiciume, e le difficoltà quatidiane.
Fino a quel momento noi vivevamo in grande amicizia con suo figlio, Christian, che passava le sue giornate al Punto-Cuore. Celina vedeva che noi volevamo bene a suo figlio senza comprenderne il motivo poiché a lei rendeva la vita impossibile.
Celina ha cominciato ad essere gelosa di quell'amore che notava, tra Esther e suo figlio. Aiutata da Jacinthe, ha compreso che aveva diritto anche lei a quell'amore. Un amore senza calcolo, che ricomincia ogni giorno. Un amore presente anche quando si è ubriachi o quando non sei riuscita ad alzarti al mattino. Che tu sia bella o sporca.
Tutto ha barcollato nella vita di Celina dal momento che ha capito che noi le vogliamo bene così com'è. Tale e quale è davvero. Senza aspettarci nulla in cambio. Allora, un giorno, quando passeggiava con Jacinthe, un uomo del quartiere l'apostrofò con il nome del suo mestiere. E Jacinthe gli rispose per le rime dicendo: "No, non è ciò che tu dici, né ciò che fa. Lei è una mia amica, lei è Celina". "Ma come? sono la tua amica? Io non sono quello che lui dice?".
Poi venne il giorno in cui la sua vita così agitata la portò all'ospedale. La miscela di pastiglie e vino avevano provocato i loro danni. Operata d'urgenza. Il medico fu chiaro: "A ventiquattro anni, tu hai più di quaranta calcoli tra la cistifellea e il rene. Non durerai a lungo se continui a drogarti e a bere in quel modo". Ci davamo il cambio al suo capezzale, con sua madre e sua sorella, ed ero presente quando si è svegliata dall'operazione. Così tu Celina hai finalmente capito che qualcuno ti voleva bene. Forse, né tua sorella né tua madre non te lo avevano mai detto. Ma là, accanto a te, esse te lo hanno fatto capire.
Oggi Celina conduce i suoi tre piccoli a scuola. Si alza per dare loro il bagno e per prepararli, li porta alla mensa. Alla nascita dell'ultimo, Celina è nata alla sua dignità di donna e alla sua vocazione di madre.
Poco alla volta, si è scoperta capace e felice di fare la mamma. Per amare, bisogna essere stati amati. Celina, per la prima volta in tutte le sue gravidanze, ha accettato di andare da un medico per preparare la nuova nascita.
Grazie Celina, per essere nata all'amore e di farlo nascere in noi. Grazie per la tua fiducia.
amarematernitàcrescitamaturazionefedefiducia
inviato da Luca, inserito il 19/04/2006
TESTO
Manuel Bandeira, Brasile
Ieri ho visto una bestia tra le immondizie del mio cortile, cercava cibo. Quando trovava qualcosa, senza guardare e odorare, la trangugiava con avidità. Non era né un cane, né un gatto, né un topo. La bestia, mio Dio, era un uomo!
povertàuomoumanitàrifiutimiseria
inviato da Luca, inserito il 18/03/2006
TESTO
Giuseppe Angelini, Le virtù e la fede, Glossa
Che il luogo appaia angusto non deve stupirci: tutti i luoghi della terra sono angusti. Il rimedio non lo si può trovare in un altro luogo della terra, ma soltanto sfondando il cielo.
inviato da Luca, inserito il 18/03/2006
TESTO
E' proprio l'uomo devoto quello che corre il maggiore pericolo di configurare Dio a sua immagine o secondo un'altra immagine. Anche noi cristiani corriamo incessantemente il pericolo di credere a miti e adorare immagini. Non esiste una sola verità di fede che non possiamo manipolare idolatricamente.
inviato da Luca, inserito il 18/03/2006
PREGHIERA
Credo in un solo Dio che è Padre,
fonte sorgiva di ogni vita, di ogni bellezza, di ogni bontà;
da lui vengono e a lui tornano tutte le cose.
Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio e figlio dell'uomo,
immagine visibile e trasparente dell'invisibile volto di Dio,
immagine alta e pura del volto dell'uomo
così come lo ha sognato il cuore di Dio.
Credo nello Spirito Santo,
che vive ed opera nelle profondità del nostro cuore,
per trasformarci tutti ad immagine di Cristo.
Credo che da questa fede fluiscano
le speranze più essenziali della nostra vita:
la comunione dei santi e delle cose sante, che è la Chiesa,
la buona novella del perdono dei peccati,
la speranza della risurrezione che ci dona la certezza
che nulla va perduto nella nostra vita,
nessun frammento di bontà e bellezza,
nessun sacrificio per quanto nascosto ed ignorato,
nessuna lacrima e nessuna amicizia.
inviato da Pierpaolo Fantasia, inserito il 18/03/2006
TESTO
La formazione è l'esperienza in cui ciascuno prende in mano la propria vita per capire chi è, per decidere chi vuole essere.
La formazione è l'impegno a trovare e ritrovare di continuo dentro di sé la via del cuore, che non significa seguire l'emozionalità, ma seguire la via dell'essenziale della nostra esistenza, ciò che sta al centro della nostra vita.
Riuscire a trovare le poche cose che contano veramente non perché povere ma, perché ricche di essenzialità...
La via del cuore non è mai scontata, non la possediamo una volta per tutte, ma si percorre ogni giorno, ci porta al centro della nostra esistenza, alla nostra coscienza, ad esser in contatto con le poche cose importanti.
La via del cuore è il luogo anche del dubbio, delle domande mai sopite; è il luogo di solitudine con Dio.
La via del cuore è il luogo in cui il Signore ci consente di crescere, di cercarlo, di essergli di fronte.
La via del cuore è la via della libertà.
formazionecrescitainterioritàcoscienza
inviato da Don Raffaele Gobbi, inserito il 26/02/2006
PREGHIERA
1973. Preghiera per il padre spirituale
O Signore, che mi ami al di là di ogni mia piccolezza, vorrei pregarti per il padre spirituale che mi hai donato. Egli mi guida a comprendere la tua volontà, a capire cosa vuoi che io faccia, per rimanerti, ogni giorno, fedele.
Mi corregge nelle mie mancanze; anche nelle cose non strettamente spirituali, anzi nelle più naturali, mi dà suggerimenti e consigli. Donami, Signore, la capacità di essere sincero, leale e aperto con il mio padre spirituale.
E tu, Gesù, sii sempre vicino al mio padre spirituale, rendilo uno strumento fedele nelle tue mani e un instancabile dispensatore del tuo amore che salva. Amen.
inviato da Haidi Mazza, inserito il 26/02/2006
TESTO
Non dovete nessuna fedeltà al passato in quanto passato; darete fedeltà soltanto a ciò che a voi ha portato di eterno, cioè di carità.
inviato da Luca, inserito il 26/02/2006
TESTO
Rino Fisichella, Path, 3, 2004
Non esiste di fatto, una cultura senza religione, come se questo le fosse un corpo estraneo innestato in un imprecisato momento del suo sviluppo storico. La religione, al contrario, favorisce il nascere, il crescere e lo sviluppo della cultura e in essa immette i germi fondamentali che le permettono di comprendere e descrivere l'uomo con la sua storia. Imporre una divisione tra religione e cultura è un processo ideologico sterile che non porta lontano e concretamente conduce alla stessa cultura dell'asfissia. L'incontro tra la religione e la cultura, dunque, è una realtà che appartiene alla natura stessa delle cose, perché partecipe dell'essere stesso dell'uomo nel suo auto-comprendersi e progettarsi.
inviato da Luca, inserito il 26/02/2006
PREGHIERA
1976. La preghiera del creato 1
Se ascoltate i boschi e le montagne nella quiete della notte,
li sentirete dire in silenzio:
«Dio nostro, è nostra volontà ciò che tu vuoi.
E' nostro desiderio ciò che tu desideri.
E il tuo comando trasforma le nostre notti,
che sono le tue notti,
in giorni che sono i tuoi giorni.
Non possiamo chiederti nulla, perché conosci i nostri bisogni,
prima ancora che essi nascano:
il nostro bisogno sei tu; e nel darci te stesso, ci dai tutto.»
creatocreazionenaturavolontà di Dio
inviato da Fiorella Corticelli Sarti, inserito il 26/02/2006
TESTO
Guarda più lontano
guarda più in alto
guarda più avanti
e vedrai una via...
ma sappi anche voltarti indietro
per guardare il cammino
percorso da altri che ti hanno preceduto...
Essi sono in marcia con noi sulla strada.
inviato da Mario Varano, inserito il 26/02/2006
TESTO
Susanna Tamaro, Va' dove ti porta il cuore
La prima rivoluzione da fare è quella dentro di noi.
impegnoresponsabilitàinteriorità
inviato da Florisa Capuzzo, inserito il 26/02/2006
PREGHIERA
1979. Non ho lasciato la speranza 1
O Grande Re, non ho lasciato
la speranza della tua grazia:
ho con me tanta viltà,
tante vergogne, eppure
non ho lasciato la speranza.
Nessuno sa come la tua provvidenza
segretamente tesse una rete magica
nascosta agli occhi di tutti.
Al tempo da te fissato,
improvvisamente, chi sa dove,
arriva l'impossibile, manifestandosi
nella sua stessa luce,
sempre aspettato,
sempre in vesti di possibile!
Tu sei il testimone interiore.
In questo timido paese;
all'insaputa di tutti,
di cuore in cuore,
di casa in casa,
la tua virtù misteriosa
vigila e lavora
notte e giorno.
O Gran Re, non ho lasciato la speranza!
speranzafiduciaprovvidenzafede
inviato da Stefania Raspo, inserito il 26/02/2006
TESTO
1980. Allontanate ogni preoccupazione! 1
Di che dovete affannarvi se Gesù vuol farvi pervenire alla patria celeste per i deserti o per i campi, quando e per gli uni e per gli altri si perverrà lo stesso alla beata eternità? Allontanate da voi ogni soverchia preoccupazione che nasce dalle prove con le quali il buon Dio vuole visitarvi; e se ciò non è possibile, allontanatene il pensiero ed in tutto vivete rassegnati ai divini voleri.
affidamento in Diofiduciafedevolontà di Dio
inviato da Leo, inserito il 26/02/2006