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TESTO

121. Fare spreco di generosità

Tonino Bello, Ti voglio bene, omelia pronunciata il 19 marzo 1993 durante il rito di Ammissione di due giovani seminaristi tra i candidati agli Ordini Sacri

... La cosa più importante che vi voglio dire è quello di fare veramente con il Signore spreco di generosità. Guardate, non impressionatevi per i problemi che ci sono nel mondo, per le difficoltà che dovete incontrare per arrivare alla meta del sacerdozio. È difficile che oggi dei giovani scelgano di seguire Gesù Cristo con totalità, con libertà, con amore, lusingati come sono da tante seduzioni: le seduzioni della strada, della piazza, del successo, non dico del denaro, perché forse, grazie a Dio, nonostante la promessa di povertà, di fame non morrete nella Chiesa. Però dovete rimanere poveri, nella condizione di dipendenza da Dio, sentirvi poveri davanti a lui.

Ci sono lusinghe, le lusinghe della ricchezza, che vi attraggono, che attraggono tanti giovani: voi resistete a queste lusinghe e andate avanti con gioia perché volete seguire il Signore. Ma è difficile, oggi.

Ci sono le lusinghe bellissime, dolcissime, nella cui trama di rugiada, carica di luce, che sa di cancelli che immettono nell'aldilà, nell'ulteriorità, è facile abbandonarsi: la lusinga dell'amore, dell'amore per una donna. Pure dentro di voi batte il cuore per queste cose sante, pure e nobili. Eppure voi con grazia, con garbo, accantonate e mettete da parte con la stessa delicatezza con cui accarezzate il volto di Gesù Cristo. Mettete da parte tutta questa potenziale esperienza che potete avere per dire: "Signore, io seguo Te più da vicino, in modo più stretto. Voglio vivere in un legame più forte per poter essere più pronto a darti una mano, più agile perché i miei piedi che annunciano la pace sui monti possano essere salutati con gioia da chi sta a valle".
"Beati i piedi di coloro che sui monti annunciano la pace".

Coraggio, non lasciatevi lusingare oppure tirar dietro: guardate avanti con grande fierezza, con grande gioia perché il Signore è vicino. Il Signore ha bisogno di voi.

Il tempo si è fatto breve. Tantissimi giovani hanno bisogno di Lui, hanno bisogno di sentir parlare di Lui. I figli chiedono il pane e non c'è chi lo spezza per loro - dice un salmo; voi fate questa prova di gettarvi a capofitto in questo abisso di luce che è Gesù Cristo. Egli poi vi dà la forza di andare avanti. Vi sostiene. Vi dà l'entusiasmo, il gusto di vivere in mezzo al popolo, non lontano, non astratti dal mondo.

Io vi auguro che non stiate mai in testa e neppure in coda, ma possiate stare in mezzo al popolo, come Gesù: "Gesù, allora si sedette in mezzo ai dottori, aprì la bocca e disse...". Si sedette in mezzo. Gesù che si siede in mezzo...

Anche voi, sedetevi in mezzo alla gente, sentite il sapore e il profumo del popolo, inebriatevi di questo grande ideale di annunciare Gesù Cristo.

È splendido: dà significato alla vostra vita. Parola di uomo. È così. Il Signore Gesù è in grado di renderci felici al punto tale che questa felicità sentite il bisogno di trasferirla agli altri, a tutti coloro che vi accostano.

...Chiedete ogni giorno a Dio che vi dia un cuore umano che batta secondo i suoi ritmi. Quanti saranno i battiti di Gesù Cristo?

Come vorrei che il mio cuore battesse come il suo, in sintonia col suo per poter trascinare tutti quanti in un vortice di amore, di tenerezza, di bontà!

Chiedete al Signore che vi dia un cuore umano perché possiate essere capaci di capire la povertà della gente, la tristezza della gente, il pianto della gente; nessuno legge più questi "audiovisivi". Sono degli audiovisivi il pianto, la sofferenza, il dolore.

Il Signore si prende gioco della morte. Cos'è la morte davanti a Lui? Cos'è la malattia davanti a Lui? Cos'è un tumore davanti a Lui? Cosa volete che sia! Come facciamo a non vivere nella gioia, nel gaudio, nella speranza del Signore? Della morte lui si prende gioco. Il Signore non ci abbandona mai.

Il Signore vi dà la mano stasera, e la tiene sempre inevitabilmente stretta. E a meno che non siate voi a dichiarare il divorzio, state tranquilli che Lui da voi non si allontanerà più. È l'augurio che vi faccio ed è anche l'offertorio che presentiamo al Signore.

generositàvocazionesacerdozioseminaristichiamata

inviato da Sandra Aral, inserito il 27/07/2004

PREGHIERA

122. La povertà   2

Charles De Foucauld

Mio Signore Gesù,
come sarà presto povero colui che amandoti con tutto il cuore
non potrà sopportare di essere più ricco del suo benamato.
Mio Signore Gesù,
come sarà presto povero
colui che pensando che tutto ciò che si fa ad uno di questi piccoli, si fa a be,
allevierà tutte le miserie che sono alla sua portata...
Mio Dio, io non so se è possibile a certe anime
vederti povero e restare volentieri ricche,
vedersi totalmente più grandi del loro maestro e non rassomigliarti in tutto.
Ad ogni modo io non posso concepire l'amore
senza un bisogno imperioso di conformità,
di rassomiglianza e soprattutto di partecipazione a tutte le pene,
a tutte le difficoltà,
a tutte le asprezze della vita.

povertàamoresolidarietàrapporto con Dioumiltàcarità

inviato da Massimo Di Lullo, inserito il 22/12/2003

RACCONTO

123. La benedizione   1

Bruno Ferrero, Solo il vento lo sa

Nella comunità dell'Arca dove aveva deciso di vivere, dopo una vita passata nel mondo universitario, un giorno il celebre padre Henri Nouwen fu avvicinato da una handicappata della comunità che gli disse: "Henri, mi puoi benedire?". Padre Nouwen rispose alla richiesta in maniera automatica, tracciando con il pollice il segno della croce sulla fronte della ragazza.

Invece di essere grata, lei protestò con veemenza: "No, questa non funziona. Voglio una vera benedizione!". Padre Nouwen si accorse di aver risposto in modo abitudinario e formalistico e disse: "Oh, scusami... ti darò una vera benedizione quando saremo tutti insieme per la funzione".

Dopo la funzione, quando circa una trentina di persone erano sedute in cerchio sul pavimento, padre Nouwen disse: "Janet mi ha chiesto di darle una benedizione speciale. Lei sente di averne bisogno adesso".

La ragazza si alzò e andò verso il sacerdote, che indossava un lungo abito bianco con ampie maniche che coprivano sia le mani che le braccia. Spontaneamente Janet lo abbracciò e pose la testa contro il suo petto. Senza pensarci, padre Nouwen la avvolse con le sue maniche al punto di farla quasi sparire tra le pieghe del suo abito.

Mentre si tenevano l'un l'altra padre Nouwen disse: "Janet, voglio che tu sappia che sei l'Amata Figlia di Dio. Sei preziosa agli occhi di Dio. Il tuo bel sorriso, la tua gentilezza verso gli altri della comunità e tutte le cose buone che fai, ci mostrano che bella creatura tu sei. So che in questi giorni ti senti un po' giù e che c'è della tristezza nel tuo cuore, ma voglio ricordarti chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amata da Dio e da tutte le persone che sono qui con te". Janet alzò la testa e lo guardò; il suo largo sorriso dimostrò che aveva veramente sentito e ricevuto la benedizione.

Quando Janet tornò al suo posto, tutti gli altri handicappati vollero ricevere la benedizione. Anche uno degli assistenti, un giovane di ventiquattro anni, alzò la mano e disse: "E io?". "Certo", rispose padre Nouwen. "Vieni".

Lo abbracciò e disse: "John, è cosi bello che tu sia qui. Tu sei l'Amato Figlio di Dio. La tua presenza è una gioia per tutti noi. Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei Amato di un amore infinito". Il giovane lo guardò con le lacrime agli occhi e disse: "Grazie, grazie molte".

La sensazione di essere maledetti spesso colpisce più facilmente che la sensazione di essere benedetti. Dobbiamo riscoprire il senso e la bellezza della benedizione. E quando le cose sono difficili e la vita è pesante ricordati chi sei: sei una persona speciale, sei profondamente amato da Dio e da tutte le persone che sono con te.

amorebenedizionerapporto con Dio

inviato da Maurizio Seghieri, inserito il 16/12/2003

PREGHIERA

124. Grazie del giorno   2

Tonino Lasconi

Signore,
Tu ci affidi il giorno,
ogni giorno.

Lo deponi nelle nostre mani
affinché noi lo rendiamo
bello,
utile,
ricco.

Signore,
ogni giorno è un dono
che Tu ci fai
per la nostra gioia.

Tu infatti
non hai bisogno di niente
perché non potresti
essere più grande,
perché non potresti
essere più felice.

Il tuo unico desiderio
è che noi siamo felici
come sentiamo
di voler essere,
di dover essere.

Signore,
aiutaci a conquistare
la nostra gioia,
perché ogni momento
possiamo lodarti,
perché ogni giorno
possiamo ringraziarti.

buongiornonuovo giornodoni di Dioringraziamentogioia

3.0/5 (2 voti)

inviato da Maria Teresa Zanfini, inserito il 12/07/2003

PREGHIERA

125. Preghiera a Dio misericordioso   1

Dr. Raffaele Mezza, Calendario Padre Indovino 2000

Signore ti ringrazio,
quando mi fai capire che anche l'uomo adulto ha bisogno del Padre.
Signore ti ringrazio,
quando mi fai constatare che senza di te il mondo,
anche perfezionato dalle tecnologie, non farà mai progressi.
Signore ti ringrazio,
quando mi fai toccare con la mano che l'uomo,
senza la tua grazia rimarrà sempre lupo contro l'altro uomo.
Signore ti benedico,
ogni volta che tappi i buchi della mia anima foracciata dai peccati.
Signore ti benedico,
per tutte le volte che colmi le falle delle mie delusioni.
Signore ti benedico,
per ogni volta che, additandomi i veri valori della vita,
tappi i buchi dei miei insuccessi.
Signore ti benedico,
quando riempi col tuo amore i buchi profondi della mia solitudine.
Signore ti benedico,
quando mi mandi il tuo Spirito consolatore
per farmi uscire dalla angoscia.
Signore ti lodo, quando mi sostieni nei miei fallimenti,
ricordandomi che chi possiede te, possiede tutto.
Signore ti lodo,
quando nella mia presunzione di poter fare da solo,
mi affaccio al baratro della disperazione
e tu mi afferri con la tua mano paterna e forte.
Signore ti lodo,
quando la paura del dolore
mi fa rifugiare nelle tue braccia paterne.
Signore ti lodo,
quando infine tapperai il buco della mia morte
riempiendolo della tua vita eterna.

misericordia di Dioperdonosofferenzamortepauraumanitàdebolezza

inviato da Andrea Athanassiadis, inserito il 30/04/2003

PREGHIERA

126. Preghiera per la pace

Carlo Maria Martini

O Dio nostro Padre, ricco di amore e di misericordia, noi vogliamo pregarti con fede per la pace, addolorati e umiliati come siamo a causa degli episodi di violenza che hanno insanguinato e insanguinano Gerusalemme, città il cui nome evoca subito il mistero di morte e di risurrezione del tuo Figlio, di Gesù che ha donato la sua vita per riconciliare ogni uomo e ogni donna di questo mondo con te, con se stessi, con tutti i fratelli. Città santa, città dell'incontro eppure città da sempre contesa, da sempre crocifissa e sulla quale il tuo Figlio, i profeti e i santi hanno invocato la pace.

Noi vogliamo pregarti con fede per la pace in tanti altri paesi del mondo, per i numerosi focolai di lotte e di odio; vogliamo pregarti per gli aggressori e per gli aggrediti, per gli uccisi e gli uccisori, per tutti i bambini che non hanno potuto conoscere il sorriso e la gioia della pace.

E' vero, Signore, che noi stessi siamo responsabili del venire meno della pace, e per questo ti supplichiamo di accogliere il nostro accorato pentimento, di donarci una volontà umile, forte, sincera per ricostruire nella nostra vita personale e comunitaria rapporti di verità, di giustizia, di libertà, di carità, di solidarietà. Ti confessiamo i nostri peccati personali e sociali: il nostro attaccamento al benessere, i nostri egoismi, le infedeltà e i tradimenti a livello familiare, la pigrizia e lo sciupio delle energie vitali per cose vane e frivole, dannose, il nostro voltare la faccia di fronte alle miserie di chi ci sta vicino o di chi viene da lontano. Vivendo così, non abbiamo forse pensato di renderci responsabili della distruzione di quell'edificio invisibile che è la pace. La pace terrestre è riflesso della tua pace che tu ci doni e ci affidi, nasce dal tuo amore per l'uomo e dal nostro amore per te e per tutti i fratelli.

Cambia il nostro cuore, Signore, perché siamo noi i primi ad avere bisogno di un cuore pacifico. Purificaci, per il mistero pasquale del tuo Figlio, da ogni fermento di ostilità, di partigianeria, di partito preso; purificaci da ogni antipatia, da ogni pregiudizio, da ogni desiderio di primeggiare.

Facci comprendere, o Padre, il senso profondo di una preghiera vera di pace, di una preghiera di intercessione e di espiazione simile a quella di Gesù su Gerusalemme. Preghiera di intercessione che ci renda capaci di non prendere posizione nei conflitti, ma di entrare nel cuore delle situazioni insanabili diventando solidali con entrambe le parti in contesa, pregando per l'una e per l'altra. Noi vogliamo abbracciare con amore tutte le parti in causa, fiduciosi soltanto nella tua divina potenza. Se noi preghiamo perché tu dia vittoria all'uno o all'altro, questa preghiera tu non l'ascolti; se ci mettiamo a giudicare l'uno o l'altro, la nostra supplica tu non l'ascolti.

Manda il tuo santo Spirito su di noi per convertirci a te! Non ci illudiamo di superare le nostre inquietudini interiori, i rancori che ci portiamo dentro verso un popolo o verso un altro se non lasciamo spazio allo Spirito di gioia e di pace che vuole pregare in noi con gemiti inenarrabili. E' lo Spirito che ci fa accogliere quella pace che sorpassa ogni nostra veduta e diventa decisione ferma e seria di amare tutti i nostri fratelli, in modo che la fiamma della pace risieda nei nostri cuori e nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità e si irradi misteriosamente sul mondo intero sospingendo tutti verso una piena comunione di pace. E' lo Spirito che ci aiuta a penetrare nella contemplazione del tuo Figlio crocifisso e morto sulla croce per fare di tutti un popolo solo.

E tu, Maria, Regina della pace, intercedi affinché il sorriso della pace risplenda su tanti bambini sparsi nelle varie parti del mondo, segnate dalla violenza e dalla guerriglia; veglia sulla tua terra, su Gerusalemme, suscita nei suoi abitanti desideri profondi e costruttivi di pace, desideri di giustizia e di verità. Noi ti promettiamo di non temere le difficoltà e i momenti oscuri e difficili, purché tutta l'umanità cammini nella pace e nella giustizia, così che si avveri pienamente la parola del profeta Isaia: "Ho visto le vostre vie e voglio sanarle [...] Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io guarirò tutti".

paceamoreperdonoconflittidialogogiustiziaingiustizia

inviato da Gianmarco Marzocchini, inserito il 01/04/2003

RACCONTO

127. L'armaDio del pane   1

C'era una volta... al catechismo

Com'era sua abitudine, Dio stava passeggiando sulla terra. E come sempre, erano pochi quelli che lo riconoscevano. Quel giorno passò davanti a una capanna dove un bambino stava piangendo. Si fermò e bussò alle porta. Uscì una donna con la faccia sofferente e disse:
- Cosa desidera, signore?
- Vengo ad aiutarti - rispose Dio.
- Aiutarmi? È molto difficile. Nessuno lo ha fatto, finora. Solo Dio potrebbe aiutarmi. Il mio bambino piange perché ha fame. Mi resta soltanto un pezzo di pane nell'armadio. Quando lo avremo mangiato, sarà tutto finito per noi.

Sentendo questo, Dio cominciò a sentirsi male. Il suo volto diventò sofferente come quello della donna. E alcune lacrime, come quelle del bambino, rigarono le sue guance.
- Nessuno ha voluto aiutarti, donna? - domandò Dio.
- Nessuno, Signore. Tutti mi hanno voltato le spalle - rispose.

La donna restò impressionata dalla reazione di quello sconosciuto. A guardarlo, sembrava povero come lei. Lo vide così mal messo, con una faccia così pallida, che pensò che stesse per svenire. Allora andò all'armadio, dove conservava il suo ultimo pezzo di pane, ne tagliò un pezzo e glielo offrì.
Davanti a quel gesto, Dio si commosse profondamente, e guardandola negli occhi le disse:
- No, no, grazie. Tu ne hai più bisogno di me. Conservalo e dallo a tuo figlio. Domani ti arriverà il mio aiuto. Non smettere di fare agli altri quello che oggi hai fatto con me.

Detto questo, se ne andò. La donna non capì nulla, ma fu molto colpita da quello sguardo. Quella sera, lei e suo figlio mangiarono l'ultimo pezzo di pane che era rimasto.

Il mattino dopo, la donna ebbe una grande sorpresa. L'armadio era pieno di pane. Ma la sorpresa fu ancora più grande quando si accorse che, per quanti pani prendesse, non finivano mai. In quella casa non mancò mai più il pane.

Allora comprese chi era colui che aveva bussato alla sua porta. E da quel giorno non cessò più di fare agli altri quello che aveva fatto con lui: condividere il pane con i bisognosi.

condivisionesolidarietàaltruismopovertà

inviato da Patrizia Traverso, inserito il 19/02/2003

PREGHIERA

128. Aiuto!

Giovanni Ciravegna, Gli studenti pregano, Elle Di Ci, 1979

Signore,
sto camminando per la strada,
in mezzo alla gente,
in mezzo alla confusione
di tutti i giorni.
La gente corre verso cose
in cui neppure crede;
io sto correndo verso di te,
verso la vita,
sento di aver bisogno di te, ora.
Ti sembrerà strano,
ma mi sento solo
in mezzo a tanta gente;
ho bisogno di silenzio,
di te, della tua comprensione,
e della sicurezza che solo tu sai dare.
Ho bisogno di fermarmi,
per riflettere.
Entro nella tua casa,
tu mi stavi aspettando
e io aspetto te.
Grazie per avermi saputo attendere
senza mai chiedere
il perché del mio ritardo.

preghierarapporto con Diobisogno di Dio

inviato da Claudio Guazzarotto, inserito il 29/01/2003

PREGHIERA

129. O altissimo, immensamente buono

S. Agostino, Le Confessioni 1,4

O altissimo, immensamente buono,
potentissimo anzi, onnipotente,
misericordiossisimo e giustissimo,
lontanissimo e presentissimo.
Tutto bellezza e tutta forza;
stabile e incomprensibile;
immutabile e muti tutte le cose;
non mai nuova, non mai vecchio
e tutto rinnovi e a veccchiezza adduci i superbi
ed essi non lo sanno;
sempre in attività, sempre in quiete;
raccogli e non hai bisogno;
porti e riempi e proteggi;
crei, nutri e rechi a compimento;
cerchi e nulla ti manca.
Ami senza passione,
sei geloso senza turbamento,
ti penti senza dolore,
ti adiri nella tua tranquillità,
cambi opere ma non disegno;
riacquisti ciò che trovi
e non l'avevi mai perduto;
non mai povero, godi degli acquisti;
non mai avaro, eppure vuoi
che noi portiamo frutto;
doniamo a te perché tu possa rendere,
e nessuno ha cosa non tua;
paghi i debiti e non sei debitore;
condoni i debiti e nulla perdi.

amoreDiorapporto con Dio

inviato da Elena Mencarelli, inserito il 15/12/2002

TESTO

130. Trovare Dio in tutte le cose

Trovare Dio in tutte le cose è una meta stupenda. E' il frutto che matura in colui che si mette in cammino e dirige i suoi passi verso il cuore. E' li che Dio si nasconde, nel cuore di tutto ciò che esiste. Dio è il cuore della nostra vita. La sua dimora è il cuore. Trovare Dio in tutte le cose è partire dalle cose per trovare Dio. Fermati. Osserva. Non vedi che le cose "parlano"? Non ti accorgi di nulla?

Che cosa provi quando vedi il sole che tramonta? E quando osservi un fiore? E quando ti avvicini ad una sorgente? Una zolla di terra, un lembo di cielo, il volto di una persona, un frammento di pane, l'acqua che bolle nella pentola, il cibo che prepari con le tue mani... sono tutte cose che possono sorprenderti.

Fermati ancora. Ascolta il respiro: da dove viene? dove ti porta? Il respiro sei tu: da dove vieni? dove vai? Non ti accorgi che stai pregando? La preghiera è dentro di te. E' il tuo essere che prega. Anche quando non ci pensi. Anche quando non gli "corri" dietro.

Adesso sai dov'è Dio. Hai ancora bisogno di cercarlo?

Diotrovare Diorapporto con Dionaturacreazionecreato

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

131. Gesù l'amico

Teresa d'Avila, Vita

È importantissimo per noi uomini finché siamo quaggiù tener presente il Signore sotto figura di uomo. Non siamo angeli; abbiamo un corpo; voler fare gli angeli è una vera pazzia. In via ordinaria il pensiero ha bisogno di un appoggio. Talvolta l'anima è così piena di Dio da non aver bisogno, per raccogliersi, di alcuna cosa creata. Ma questo non avviene molto di frequente.

Pensate di trovarvi innanzi a Gesù Cristo, conversate spesso con lui e cercate di innamorarvi di lui, tenendolo sempre presente. La continua conversazione con Cristo aumenta l'amore e la fiducia. Se è Dio è anche uomo, e come tale egli non si meraviglia della debolezza umana e sa che questa nostra natura va soggetta a molte cadute, a causa del primo peccato che egli stesso è venuto a riparare.

Posso parlare con lui come con un amico. Non è come i signori della terra che ripongono tutta la loro grandezza in un apparato esteriore. Con costoro non si può parlare che in certe ore e nemmeno da tutti. Se un poveretto vuol parlare, deve fare giri e rigiri e implorare raccomandazioni...

Al sopraggiungere degli affari e dei travagli, quando non si può avere tanta quiete o si è in aridità, Cristo è sempre un buonissimo amico, ci è di grande compagnia perché lo vediamo uomo come noi, soggetto alle nostre debolezze e sofferenze. Non fa come gli amici del mondo che nel tempo della tribolazione si dileguano. Ci aiuta e ci incoraggia.

Gesù Cristopreghierarapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

132. La Scrittura

S. Giovanni Crisostomo

Si sente dire: "Non è mio compito leggere la Scrittura. Tocca a coloro che hanno rinunciato a questo mondo". Ebbene, io vi dico che avete più bisogno delle Scritture voi che non i monaci. Quanto ad essi, ciò che li salva è il loro genere di vita! Voi, al contrario, siete nel pieno della mischia, siete esposti senza tregua a nuove ferite.

Perciò voi avete bisogno della Scrittura: un bisogno continuo per attingervi la forza...

Molti mi diranno: "E gli affari... e il lavoro?". Bel pretesto, in verità! Voi discutete con i vostri amici... andate allo spettacolo... assistete agli incontri sportivi... Allora? Quando si tratta della vita spirituale pensate che sia cosa senza importanza?

Ah, dimenticavo! Vi è un'altra scusa: "Noi non abbiamo libri!". Questo pretesto merita solo una bella risata!

BibbiaSacra ScritturaParola di Diospiritualitàvita spirituale

inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

133. Lettera al "fratello marocchino"   1

Tonino Bello

Fratello marocchino. Perdonami se ti chiamo così, anche se col Marocco non hai nulla da spartire. Ma tu sai che qui da noi, verniciandolo di disprezzo, diamo il nome di marocchino a tutti gli infelici come te, che vanno in giro per le strade, coperti di stuoie e di tappeti, lanciando ogni tanto quel grido, non si sa bene se di richiamo o di sofferenza: tapis!

La gente non conosce nulla della tua terra. Poco le importa se sei della Somalia o dell'Eritrea, dell'Etiopia o di Capo Verde. A che serve? Il mondo ti è indifferente.

Dimmi marocchino. Ma sotto quella pelle scura hai un'anima pure tu? Quando rannicchiato nella tua macchina consumi un pasto veloce, qualche volta versi anche tu lacrime amare nella scodella? Conti anche tu i soldi la sera come facevano un tempo i nostri emigranti? E a fine mese mandi a casa pure tu i poveri risparmi, immaginandoti la gioia di chi li riceverà? E' viva tua madre? La sera dice anche lei le orazioni per il figlio lontano e invoca Allah, guardando i minareti del villaggio addormentato? Scrivi anche tu lettere d'amore? Dici anche tu alla tua donna che sei stanco, ma che un giorno tornerai e le costruirai un tukul tutto per lei, ai margini del deserto o a ridosso della brugheria?

Mio caro fratello, perdonaci. Anche a nome di tutti gli emigrati clandestini come te, che sono penetrati in Italia, con le astuzie della disperazione, e ora sopravvivono adattandosi ai lavori più umili. Sfruttati, sottopagati, ricattati, sono costretti al silenzio sotto la minaccia di improvvise denunce, che farebbero immediatamente scattare il "foglio di via" obbligatorio.

Perdonaci, fratello marocchino, se noi cristiani non ti diamo neppure l'ospitalità della soglia. Se nei giorni di festa, non ti abbiamo braccato per condurti a mensa con noi. Se a mezzogiorno ti abbiamo lasciato sulla piazza, deserta dopo la fiera, a mangiare in solitudine le olive nere della tua miseria.

Perdona soprattutto me che non ti ho fermato per chiederti come stai. Se leggi fedelmente il Corano. Se osservi scrupolosamente le norme di Maometto. Se hai bisogno di un luogo dove poter riassaporare, con i tuoi fratelli di fede e di sventura, i silenzi misteriosi della tua moschea. Perdonaci, fratello marocchino. Un giorno, quando nel cielo incontreremo il nostro Dio, questo infaticabile viandante sulle strade della terra, ci accorgeremo con sorpresa che egli ha... il colore della tua pelle.

extracomunitaristranieriaccoglienzacaritàsolidarietàamore

inviato da Anna Barbi, inserito il 11/12/2002

PREGHIERA

134. Voglio abbandonarmi a te   1

Questa sera capisco Pietro e la sua riluttanza
senza mezzi termini: "Tu non mi laverai mai i piedi!".
Nella sua frase intravedo
il rispetto e l'amore per te, Gesù:
non voglio che ti inginocchi qui davanti a me,
non posso tollerare che tu, il Maestro,
ti comporti in questo modo.
Nelle parole di Pietro io riconosco la mia vergogna
nell'apparire come sono,
nella mia nudità, con le mie ferite,
nella mia sporcizia, con i miei sbagli,
nella mia piccineria, con le mie ambiguità.
Non mi piace, Gesù, che tu mi veda così come sono veramente...

Ma tu mi ripeti le stesse parole che hai detto a Pietro,
tu mi inviti ad abbandonarmi, a lasciarmi andare,
a lasciarmi accogliere da te così come sono:
non c'è nessun bisogno di fingere...

Non è facile lavare i piedi a qualcuno,
ma è ancor più difficile lasciarseli lavare.
Non è sempre facile amare,
ma è ancor più difficile lasciarsi amare.
Questa sera intendo quello che tu vuoi da me:
non cerchi il discepolo perfetto,
ma solo un essere che si lasci amare da te,
che si lasci purificare dalla tua bontà,
guarire e salvare dalla tua misericordia.

giovedì santoultima cenaumiltàmisericordia di Dioamore di Dioaccettazione di sé

inviato da Corradini Don Lorenzo, inserito il 04/12/2002

PREGHIERA

135. Abbiamo bisogno di te   1

Giovanni Papini

Abbiamo bisogno di te, di te solo.
Tu solo conosci il bisogno che c'è di te,
in questo mondo, in quest'ora del mondo.

Gesù, tutti hanno bisogno di te
anche quelli che non lo sanno.
E quelli che non lo sanno
assai più di quelli che sanno.

L'affamato si immagina
di cercare il pane
e ha fame di te.
L'assetato crede di volere l'acqua
e ha sete di te.
Il malato s'illude di cercare la salute
e il suo male è l'assenza di te.

Tu sai quanto sia grande
per me e per tutti noi
il bisogno del tuo sguardo
e della tua parola.

Tu che fosti tormentato
per amore nostro
ed ora ci tormenti con tutta la potenza
del tuo implacabile amore.

bisognoricerca di sensorapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 04/12/2002

PREGHIERA

136. Quale sarà il mio posto

Card. Anastasio Ballestrero

Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so, non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto così: quando serve una pietra per la tua costruzione, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai bisogno: ora splendente come un diamante, ora opaca e ferma come una roccia, ma sempre adatta al tuo scopo.

Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni giorno con la potenza della tua pazienza, con la forza invincibile del tuo amore trasfigurante?

Tu fai cose inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti metti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavimento che nessuno vede ma che sostiene lo splendore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti guardano e ne restano abbagliati, ha poca importanza. Importante è trovarmi là dove tu mi metti, senza ritardi.

E io, per quanto pietra, sento di avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servizio, per essere tempio della tua gloria.

progetto di Dioabbandono in Dioobbedienzaaccettazionevolontà di Dioumiltàvocazionechiamata

5.0/5 (1 voto)

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/11/2002

TESTO

137. Evangelizzare la vita ordinaria

Josemaría Escrivà, Omelia "Amare il mondo appassionatamente", 8-X-1967

Dovete (invece) comprendere adesso - con una luce tutta nuova - che Dio vi chiama per servirlo nei compiti e attraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c'è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire.

Non vi è altra strada, figli miei: o sappiamo trovare il Signore nella nostra vita ordinaria, o non lo troveremo mai. Per questo vi posso dire che la nostra epoca ha bisogno di restituire alla materia e alle situazioni che sembrano più comuni, il loro nobile senso originario, metterle al servizio del Regno di Dio, spiritualizzarle, facendone mezzo e occasione del nostro incontro continuo con Gesù Cristo.

quotidianitàsantitàsecolarità

inviato da Eleonora Polo, inserito il 28/11/2002

PREGHIERA

138. Ho bisogno di te   1

Signore insegnaci a pregare

Signore
ho bisogno di te.
Ho bisogno di parlarti.
Vengo per sostare,
solo dinnanzi a te,
a bocca chiusa, come Maria.

Riempi il vuoto che mi schiaccia.
Sazia la fame che mi divora.
Rischiara il buio che mi acceca.
Fortifica la debolezza che mi sfibra.

Dammi la tua luce che non si vede;
la tua parola che non si sente;
il tuo amore che non si gusta.

Adesso, Signore,
non sono più solo.

preghierarapporto con Dioadorazione

inviato da Alessia Brizzi, inserito il 25/11/2002

TESTO

139. La strada da prendere

Paulo Coelho, I racconti del maktub

Se sei insoddisfatto di qualcosa - anche di una buona cosa che vorresti fare, ma non sei in grado di farla - smetti ora. Se le cose non stanno andando bene, ci sono solo due spiegazioni: o la tua perseveranza è messa alla prova, o hai bisogno di cambiare direzione. Per scoprire quale delle due opzioni è corretta - dal momento che sono opposte l'una all'altra - usa il silenzio e la preghiera. Poco a poco, le cose diverranno stranamente chiare, fino a che non avrai sufficiente forza per scegliere. Una volta che hai preso la tua decisione, dimentica completamente l'altra possibilità. E vai avanti, perché Dio è il Dio del Valoroso. Domingos Sabino dice: "Tutto va sempre per il meglio. Se le cose non stanno andando bene, è perché non hai ancora raggiunto la fine".

progetto di Dioprogettovitadiscernimento

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

RACCONTO

140. Così è scritto   1

Paulo Coelho, I racconti del maktub

"Maktub" significa "Così è scritto" Gli Arabi pensano che "Così è scritto" non sia una buona traduzione, perché, sebbene ogni cosa sia già scritta, Dio ha compassione, e ha scritto tutto solo per aiutarci. L'errante è a New York. E' in ritardo ad un appuntamento, e quando lascia il suo hotel, trova che la sua macchina è stata rimossa dalla polizia. Arriva tardi al suo appuntamento, il pranzo dura più del necessario, ed egli sta pensando alla multa che dovrà pagare. Sarà una fortuna. Improvvisamente, ricorda la banconota che trovò per strada il giorno prima, e vede una qualche strana relazione tra la banconota e quello che gli è accaduto la mattina. "Chissà, forse ho trovato quei soldi prima che la persona che avrebbe dovuto trovarli ne avesse avuta la possibilità. Forse ho rimosso la banconota dal cammino di qualcuno che ne aveva realmente bisogno. Chissà chi ho interferito con ciò che era scritto!?". Egli sente il bisogno di liberarsi della banconota, e in quel momento vede un mendicante seduto sul marciapiede. Gli porge velocemente la banconota, e sente di aver riportato un certo equilibrio alle cose. "Aspetta un attimo", dice il mendicante. "Non sto cercando aiuto. Io sono un poeta, e voglio leggerti una poesia in cambio". "Scegline una breve, perché vado di fretta", dice l'errante. Il mendicante risponde: "Se sei ancora vivo, è perché non sei ancora arrivato al punto in cui dovresti essere".

destinoprogetto di Diovita

inviato da Anna Lianza, inserito il 24/11/2002

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