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TESTO

101. Verità   3

Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni

È meglio essere feriti dalla verità, che essere consolati da una menzogna.

verità

inviato da Sr Letizia, inserito il 02/06/2009

TESTO

102. Cristo all'Onu   1

Spinto dalla folla stanca
Cristo arrivò al palazzo dell'Onu.
Aveva la faccia stanca del disoccupato,
il passo incerto del profugo,
le spalle curve del minatore,
l'occhio triste dell'emigrato,
le mani incerte dell'uomo del sud,
l'occhio assente del drogato,
il cuore assetato del giovane.
Non era raccomandato da nessuno,
solo il pianto degli umili lo spingeva,
la giustizia per i deboli era la sua forza.
Bussò...c'era il veto,
per lui gli uomini non erano liberi;
sulla soglia della civiltà trovò la barbarie.
Lesse i diritti degli uomini, ne ebbe compassione.
L'uomo ha diritto alla vita...
e un bimbo palestinese gli disse che non era vero.
L'uomo ha diritto all'istruzione...
e un campesino gli disse che non era vero.
L'uomo ha diritto alla pace...
e una vedova di guerra gli disse che non era vero.
L'uomo ha diritto alla famiglia...
e un ragazzo disadattato gli chiese
che cosa significassero quelle parole.
L'uomo ha diritto al vestito...
e un barbone moriva di freddo
fra porpore e tessuti firmati.
L'uomo ha diritto alla libertà...
un'afgano si mise a piangere.
L'uomo ha diritto alla verità...
e un sorriso ironico risuonò
all'interno del Palazzo, dei molti Palazzi.
Cristo scese dal Palazzo di vetro.
Quando la folla gli chiese il risultato della visita,
allargò le braccia:
era ancora crocifisso come il venerdì santo.
Poi la folla dileguò...pioveva...
...Cristo rimase là, sotto la pioggia, come tanti altri;
nessuno si fermò,
nessuno lo invitò a salire in macchina.
Oggi è ancora là.
Quando gli passeremo davanti ci fermerà
e cercherà di farci capire
che anche tu, anche io
siamo colpevoli di averlo crocifisso nel mondo di oggi,
fuori dal palazzo di vetro,
a New York, a Londra, a Roma, a Mosca...
forse anche a casa tua,
nel tuo cuore,
nella tua gente,
nella nostra gente.

stranieroaccoglienza

inviato da Vincenzo Pasqualucci, inserito il 02/06/2009

TESTO

103. Signore, amante della vita

Signore, amante della vita
aiutaci a scegliere con coraggio e verità
sempre e comunque la vita.
Donaci di desiderare e accogliere
ogni vita che nasce come segno preferenziale del tuo amore.
Insegnaci ad amare la vita fino a donarla senza riserve e con gratuità.
Donaci di essere profeti di umanità,
quando sofferenza e malattia spezzano le nostre esistenze.
Insegnaci ad essere creativi e pronti a far spazio al bambino, all'anziano, al malato.
Donaci di credere che la nostra esistenza trova in te il suo inizio e in te il suo compimento.
Insegnaci, Signore amante della vita,
a riconoscerci umili custodi del tuo dono più grande.

vitadono della vita

inviato da Roby, inserito il 02/06/2009

PREGHIERA

104. Preghiera del mattino

All'inizio di questo nuovo giorno,
ti prego, Signore Gesù.
Fa' che nulla possa sottrarti
il primo posto dalla mia vita.
Nessuna apparenza umana
allontani il mio sguardo da te.
Nessuna parola menzognera
tolga dai miei orecchi la tua parola di verità.
Nessuna falsa promessa
allontani i miei passi dalla tua strada,
esigente ma sicura.
Donami lo Spirito Santo,
per saper cambiare ciò che va cambiato
e accogliere ciò che non è possibile cambiare.
Ma soprattutto, Signore, donami la saggezza
per riconoscerne la differenza.
Maria, madre della Chiesa e madre nostra,
aggiunga ciò che manca alla mia preghiera.
Amen.

saggezzabuongiornorapporto con Diopriorità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Roberto Seregni, inserito il 29/05/2009

PREGHIERA

105. Preghiera per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2009

suor Nadia Bonaldo

O Trinità santa,
Padre, Figlio e Spirito santo,
che ti manifesti nel mondo
come Dio della comunicazione e della comunione,
noi ti adoriamo, ti benediciamo
e ti riconosciamo presente e operante
nell'oggi della nostra storia.

Innestati in te,
fonte di ogni creatività dell'ingegno umano,
aiutaci a mantenere vivo
il desiderio di connessione gli uni con gli altri,
a intessere con tutti
relazioni sempre più profonde e durature
per promuovere la pace e la giustizia
il rispetto della vita e il bene della creazione.

Partecipando in tempo reale,
a eventi che accadono lontano,
a situazioni che scuotono la nostra coscienza,
fa' che diveniamo più umani, misericordiosi e solidali,
senza dimenticarci quelli di casa,
le persone che incontriamo sul lavoro,
i compagni di scuola, gli amici del tempo libero.

Donaci il coraggio e la forza
di non ricercare e non condividere
parole, immagini, musica e video
che possono offendere
il valore e la dignità dell'essere umano,
e di cestinare, senza indugio, tutto ciò
che alimenta odio, violenza, intolleranza.

Fa' che non cadiamo nell'inganno
di quanti ci vorrebbero ingenui consumatori,
in un mercato di possibilità indifferenti,
dove la scelta in se stessa diviene il bene,
la novità si contrabbanda come bellezza ,
l'esperienza soggettiva soppianta la verità.
La nostra sete di rispetto, dialogo e amicizia,
o Padre,
sia fondata sulla ricerca sincera e reciproca
del vero, del bene e del bello,
dove ognuno possa ritrovare
pienezza di vita,
felicità e gioia duratura.

O Trinità santa,
sii tu la dimora di ogni cuore
che accede e fruisce dei mondi virtuali
affinché possiamo navigare nelle nuove reti digitali,
con cuore semplice e sguardo trasparente,
intelligenza aperta e coscienza illuminata
e realizzare il tuo sogno:
fare dell'intera umanità
un'unica famiglia.
A te la nostra lode
ora e sempre, nei secoli dei secoli.
Amen.

comunicazioneinternetmediafacebook

inviato da Qumran2, inserito il 28/04/2009

PREGHIERA

106. Una verità al di là di tutto   2

Carlo Maria Martini

Donaci, Signore,
una vera, nuova e più approfondita
conoscenza di te.
Anche attraverso le parole
che non comprendiamo,
fa' che possiamo intuire con l'affetto del cuore
il mistero tuo che è al di là di ogni comprendere.
Fa' che l'esercizio di pazienza della mente,
il percorso spinoso dell'intelligenza
sia il segno di una verità
che non è raggiunta semplicemente
coi canoni della ragione umana,
ma è al di là di tutto
e, proprio per questo, è la luce senza confini,
mistero inaccessibile e insieme nutritivo
per l'esistenza dell'uomo,
per i suoi drammi e le sue apparenti assurdità.
Donaci di conoscere te, di conoscere noi stessi,
di conoscere le sofferenze dell'umanità,
di conoscere le difficoltà
nelle quali si dibattono molti cuori
e di ritornare a una sempre nuova
e più vera esperienza di te. Amen.

veritàconoscenza

1.0/5 (1 voto)

inviato da Cesarina, inserito il 16/03/2009

PREGHIERA

107. La tua volontà si compia in me

Santa Teresa d'Avila

In questo istante, o mio Dio,
liberamente e senza alcuna riserva,
io consacro a te il mio volere.
Purtroppo, Signore, la mia volontà
non sempre si accorda con la tua.
Tu vuoi che ami la verità
e io spesso amo la menzogna.
Tu vuoi che cerchi l'eterno
e io mi accontento dell'effimero.
Tu vuoi che aspiri a cose grandi,
e io mi attacco a delle piccolezze.
Quello che mi tormenta, Signore,
è di non sapere con certezza
se amo te sopra ogni cosa.
Liberami per sempre da ogni male,
la tua volontà si compia in me:
solo tu, Signore, sii il mio tutto.

volontà di Dioabbandono in Dioconversioneinterioritàesteriorità

inviato da Qumran2, inserito il 25/01/2009

TESTO

108. La vita comune

Dietrich Bonhoeffer, La vita comune, Queriniana, Brescia 1973, p. 46-47

Infinite volte tutta una comunità cristiana si è spezzata, perché viveva di un ideale...

Dobbiamo essere profondamente delusi degli altri, dei cristiani in generale, se va bene, anche di noi stessi, quant'è vero che Dio vuole condurci a riconoscere la realtà di una vera comunione cristiana... Il Signore non è Signore di emozioni, ma della verità. Solo la comunità che è profondamente delusa per tutte le manifestazioni spiacevoli connesse con la vita comunitaria, incomincia ad essere ciò che deve essere di fronte a Dio, ad afferrare nella fede le promesse che le sono state fatte. Quanto prima arriva, per il singolo e per tutta la comunità, l'ora di questa delusione, tanto meglio per tutti. Una comunità che non fosse in grado di sopportare una tale delusione e non le sopravvivesse, che cioè restasse attaccata al suo ideale, quando questo deve essere frantumato, in quello stesso istante perderebbe tutte le promesse di comunione cristiana stabile e, prima o dopo, si scioglierebbe...

Chi ama il suo ideale di comunità cristiana più della comunità cristiana stessa, distruggerà ogni comunione cristiana, per quanto sincere, serie, devote siano le sue intenzioni personali.

Dio odia le fantasticherie, perché rendono superbi e pretenziosi. Chi nella sua fantasia si crea un'immagine di comunità, pretende da Dio, dal prossimo e da se stesso la sua realizzazione.

Egli entra a far parte della comunità di cristiani con pretese proprie, erige una propria legge e giudica secondo questa i fratelli e Dio stesso.

Egli assume, nella cerchia dei fratelli, un atteggiamento duro, diviene quasi un rimprovero vivente per tutti gli altri.

Agisce come se fosse lui a creare la comunità cristiana, come se il suo ideale dovesse creare l'unione tra gli uomini.

Considera fallimento tutto ciò che non corrisponde più alla sua volontà. Lì dove il suo ideale fallisce, gli pare che debba venire meno la comunità. E così egli rivolge le sue accuse prima contro i suoi fratelli, poi contro Dio, ed infine accusa disperatamente se stesso.

comunitàvita comunedelusionefallimentorapporto con gli altriamiciziaidealirealtàconcretezzachiesaparrocchia

inviato da Qumran2, inserito il 25/01/2009

TESTO

109. Fede e preghiera

Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera

Tutto dipende dal fatto che noi preghiamo veramente: che facciamo diventare le cose che diciamo verità per noi ed in noi; che la nostra fede sia la verità della nostra vita e non una dispensa per il tempo del bisogno.

fedevitapreghieracoerenzamoralebisognorapporto con Dio

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

110. Coerenza e verità

Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera

Se io pregassi ora con ardore e facessi subito dopo di nuovo delle cose che non possono esistere davanti alla verità del Signore, allora danneggerei la verità del mio pregare: la frantumerei. Può sembrarmi temerario il pensiero che io posso nella verità aver parte alla verità di Cristo; ma questa temerarietà è esigita, perché Cristo possa assumermi.

preghieraveritàcoerenzaincorporazionedivinizzazionefedeltàrapporto con Dio

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

111. L'autentica preghiera   1

Adrienne von Speyr, Esperienza di preghiera

Se preghiamo in autentico abbandono e nella verità, allora la nostra preghiera sarà già compiuta nell'istante in cui la rivolgiamo, diversamente forse da come ce lo aspettavamo, ma tuttavia realmente. E noi ci stupiamo dell'infinita possibilità di compimento che Dio ha, della verità, della ricchezza. Mentre ci stupiamo, comprendiamo più profondamente, e sperimentiamo diversamente, siamo trascinati fuori dal nostro spazio nello spazio che Dio dona, siamo sollevati dalla nostra attesa all'attesa dell'eterna parola che parla.

preghieraveritàcontemplazioneabbandonostuporerapporto con Diofedefiducia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 07/09/2008

TESTO

112. Il prete e i mille "se"

Il prete e la sua gente: una storia piena di "se...se....se.."

Se sta da solo in Chiesa, "si chiude nel suo intimismo".
Se esce, "va sempre in giro, e non si trova mai".
Se va a benedire le case (o meglio, le famiglie), "non è mai in Chiesa".
Se non va, "non fa nulla per conoscere i suoi parrocchiani".
Se qualche volta accetta di andare al bar "è uomo di mondo".
Se non accetta, "vive isolato".
Se si ferma in strada a parlare con la gente, è "pettegolo".
Se non si ferma "è scostante".
Se parla con le vecchiette, "perde il tempo".
Se dialoga con le giovani è "un donnaiolo".
Se sta insieme e gioca con i ragazzi "forse è di tendenze equivoche".
Se non li frequenta, "trascura di compiere il suo principale dovere".
Se accoglie in casa certe persone, "è imprudente".
Se non le accoglie, "non si comporta da cristiano sensibile".
Se in chiesa afferma verità scottanti, "fa politica".
Se tace è "menefreghista".
Se predica un minuto in più diventa "interminabile".
Se parla o predica poco "non ha autorità" o "è impreparato".
Se si occupa dei malati "dimentica i sani".
Se accetta inviti a pranzo o a cena "è un mangione e un beone".
Se rifiuta, "non sa vivere in società".
Se organizza incontri e riunioni "sta sempre a scocciare".
Se tace e ascolta, "si lascia sopraffare da quelli che comandano".
Se cerca di fare qualche aggiornamento, "butta via tutto quello che c'è da conservare".
Se ritiene valide alcune tradizioni, "non capisce i tempi attuali".
Se è d'accordo con il vescovo, "si lascia strumentalizzare e non ha personalità".
Se non condivide tutto quello che il vescovo propone, "è fuori della Chiesa".
Se chiede la collaborazione dei fedeli, "è lui che non vuol far niente".
Se agisce da solo, "non lascia spazio agli altri".
Se si occupa degli immigrati (o extracomunitari) "è imprudente".
Se non si interessa, "è un grande egoista che non vuole rogne".
Se organizza gite, pellegrinaggi, "pensa solo a far soldi".
Se non organizza, "è indolente e non ha iniziative".
Se fa il bollettino parrocchiale, "spreca tempo e soldi".
Se non lo fa', "non informa i fedeli sulle attività della parrocchia".
Se si ferma a casa, "non è mai reperibile in ufficio".
Se inizia la santa Messa in orario, "il suo orologio è sempre avanti".
Se comincia un attimo dopo, "fa quello che vuole e non rispetta gli altri".
Se a tutti ricorda e sottolinea il dovere della partecipazione e della solidarietà, "è sempre arrabbiato e nervoso; e, in ogni occasione, bussa a quattrini".
Se indossa la veste talare "è un sorpassato".
Se veste da borghese, "nasconde la sua identità".

Se... se... se...

Signore, dimmi tu: ma come dovrebbe essere il prete?
Risposta del Capo (alias Gesù Cristo):
"Un innamorato di Dio".
E non dovrebbe dimenticare che: "il discepolo non è da più del maestro
né un apostolo è più grande di chi l'ha mandato...".
Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi;
se hanno osservato la mia Parola, osserveranno anche la vostra" (Gv 15).
"Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28).

pretepresbiterosacerdoteparroco

inviato da Maria Caffagnini, inserito il 07/09/2008

TESTO

113. Dirò solo il bene   2

Giovanni XXIII

Prometto che delle persone che conosco dirò solo il bene.
E se non vi sarà nulla di bene da dire starò zitto.

veritàrispettopettegolezzigiudizionon giudicarebenepositività

5.0/5 (2 voti)

inviato da Clerice Capuzzo, inserito il 07/09/2008

PREGHIERA

114. Ma tu non passare   1

Chiara Lubich

Sì, siamo contenti, Signore,
quando l'ala di un angelo
ci discopre il celeste orizzonte,
che la prova ci aveva
bruscamente annientato.
Siamo contenti, Signore,
perché il tuo amore
si mostra in quei momenti, così onnipotente,
che la nostra anima
è in adorazione ed esaltazione
fino al silenzio.
Che passi, Signore, la prova
che ci attanaglia l'anima fino all'agonia;
ma non tramonti no, mai,
quella splendida tua figura luminosa
nella notte nera,
quando,
nel deserto del tutto,
tu solo sei fiorito per noi,
e, nel silenzio di ogni cosa,
tu solo hai parlato
e, nell'assenza d'ognuno,
tu solo ci hai fatto compagnia,
ripetendoci soavemente le verità
che non debbono affievolirsi
nella nostra anima:
che qui siamo di passaggio
e il luogo dell'arrivo è un altro;
che tutti sono ombra
e tu solo la realtà.
Che passi la prova, Signore,
ma tu non passare
e chiudici,
incantati dal dolore,
nel cuore della Trinità.
Signore,
che l'inganno del mondo
non ci riprenda,
anche nelle cose
più sante che esso possiede,
ma solo il Santo sia con noi e in noi
e la Santa, la Vergine, tua Madre,
la veste
che tutti ricopra, per sempre.

presenza di Diorapporto con Diosperanzaprova

5.0/5 (2 voti)

inviato da Silvia Pompele, inserito il 21/03/2008

TESTO

115. Dalla testa ai piedi   2

Tonino Bello

Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi.

Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.

Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all'acqua, più che alle parole. Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un "linguaggio a lunga conservazione".

È difficile, per esempio, sottrarsi all'urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un'autentica martellata quel richiamo all'unica cosa che conta: "Convertiti e credi al Vangelo". Peccato che non tutti conoscono la rubrica del messale, secondo cui le ceneri debbono essere ricavate dai rami d'ulivo benedetti nell'ultima domenica delle palme. Se no, le allusioni all'impegno per la pace, all'accoglienza del Cristo, al riconoscimento della sua unica signoria, alla speranza di ingressi definitivi nella Gerusalemme del cielo, diverrebbero itinerari ben più concreti di un cammino di conversione. Quello "shampoo alla cenere", comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato.

Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell'acqua nel catino. È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. Da bambini, l'abbiamo "udita con gli occhi", pieni di stupore, dopo aver sgomitato tra cento fianchi, per passare in prima fila e spiare da vicino le emozioni della gente. Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l'offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.

Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate.

Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell'attesa di Cristo? "Una tantum" per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni!

Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua.

La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l'ardore, mettiamoci alla ricerca dell'acqua da versare... sui piedi degli altri.

Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa.

Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi.
Un grande augurio.

mercoledì delle ceneriquaresimapentimentoserviziopenitenzaGiovedì Santolavanda dei piedi

4.7/5 (3 voti)

inviato da Sandra Aral, inserito il 05/02/2008

TESTO

116. Maria, donna accogliente

Tonino Bello, Nigrizia, giugno 1991, p. 58

La frase si trova in un testo del Concilio Vaticano II, ed è splendida per dottrina e concisione. Dice che, all'annuncio dell'Angelo, Maria «accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio».

Nel cuore e nel corpo
Fu, cioè, discepola e madre del Verbo. Discepola, perché si mise in ascolto della Parola e la conservò per sempre nel cuore. Madre, perché offrì il suo grembo alla Parola e la custodì per nove mesi nello scrigno del corpo.
Forse per capire fino in fondo la bellezza di questa verità, il vocabolario non basta. Bisogna ricorrere alle espressioni visive. E allora non c'è di meglio che rifarsi ad una celebre icona orientale, che raffigura Maria con il divin Figlio Gesù inscritto sul petto. È indicata come "la Madonna del segno", ma potrebbe essere chiamata "la Madonna dell'accoglienza", perché, con gli avambracci levati in alto, in atteggiamento di offertorio o di resa, essa appare il simbolo della più gratuita ospitalità.

Accolse nel cuore
Fece largo, cioè, nei suoi pensieri ai pensieri di Dio. ma non si sentì, per questo, ridotta al silenzio. Offrì volentieri il terreno vergine della sua intimità alla germinazione del Verbo, ma non si considerò espropriata di nulla. Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della sua vita, ma senza dover ridurre gli spazi della sua libertà. Diede alloggio al Signore nella sua casa, ma non ne sentì, la presenza come violazione di domicilio. Gli aprì le porte delle stanze più segrete, ma senza subirne lo sfratto.

Accolse nel corpo
Sentì, cioè, il peso fisico di un altro essere che prendeva dimora nel suo grembo di madre. Adattò, quindi, i suoi ritmi a quelli dell'ospite. Modificò le sue abitudini in funzione di un compito che non le alleggeriva certo la vita. Consacrò i suoi giorni alla gestazione di una creatura che non le avrebbe risparmiato preoccupazioni e fastidi. E poiché il frutto benedetto del seno suo era il Verbo di Dio che s'incarnava per la salvezza dell'umanità, capì di aver contratto con tutti i figli di Eva un debito di accoglienza che avrebbe pagato con cambiali di lacrime.

Quell'ospitalità fondamentale la dice lunga sullo stile di Maria e delle sue mille altre accoglienze di cui il vangelo non parla, ma che non ci è difficile intuire. Nessuno fu mai respinto da lei. Tutti trovarono riparo sotto la sua ombra. Dalle vicine di casa, alle antiche compagne di Nazaret. Dai parenti di Giuseppe, agli amici di gioventù di suo figlio. Dai poveri della contrada, ai pellegrini di passaggio. Da Pietro, in lacrime dopo il tradimento, a Giuda che, forse, quella notte non riuscì a trovarla in casa.

Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine. Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà.

Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze, ci nascondiamo come Adamo nell'Eden, ogni volta che sentiamo i suoi passi. Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.

Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente ci fa vivere dietro porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo più l'uno dell'altro. Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è diventato organico nei rapporti con il prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il cuore se ne va a pezzi, dietro i cancelli dei nostri recinti.

Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze. Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi. Sfascia le cinture delle leghe. Allenta le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. Abbatti le nostre frontiere. Quelle culturali, prima di quelle geografiche. Queste ultime cedono ormai sotto l'urto dei popoli "altri", ma le prime restano tenacemente impermeabili. Visto allora che siamo costretti ad accogliere stranieri nel corpo della nostra terra, aiutaci ad accoglierli anche nel cuore della nostra civiltà.

Santa Maria, donna accogliente, ostensorio del corpo di Gesù deposto dalla croce, accoglici sulle tue ginocchio, quando avremo reso lo spirito anche noi. Dona alla nostra morte la quiete fiduciosa di chi poggia il capo sulla spalla della madre e si addormenta sereno. Tienici per un poco sul tuo grembo, così come ci hai tenuti nel cuore per tutta la vita. Compi su di noi i rituali delle ultime purificazioni. E portaci, finalmente, sulle tue braccia davanti all'Eterno.

Perché solo se saremo presentati da te, sacramento della tenerezza, potremo trovare pietà.

mariamadonnaaccoglienzastranieriospitalitàmigrazione

inviato da Giovanni Graziano Tassello, inserito il 11/01/2008

TESTO

117. Ama il silenzio!

Isacco di Ninive, Un'umile speranza, Qiqajon

Se ami la verità sii amante del silenzio che, come il sole, ti illuminerà in Dio. Il silenzio ti libererà dalla falsa conoscenza e ti aprirà a Dio stesso.

silenzioricerca di Dio

inviato da Chiara, inserito il 11/11/2007

TESTO

118. Mi presento: sono il Silenzio   2

Pino Pellegrino

Per favore. Lasciatemi, una volta tanto, prendere la parola.
Lo so che è paradossale che il silenzio parli. E' contrario al mio carattere schivo e riservato.
Però sento il dovere di parlare: voi uomini non mi conoscete abbastanza!
Ecco, quindi, qualcosa di me.
Intanto le mie origini sono assolutamente nobili.
Prima che il mondo fosse, tutto era silenzio. Non un silenzio vuoto, no, ma traboccante.
Così traboccante che una parola sola detta dentro di me ha fatto tutto!
Poi, però, ho dovuto fare i conti con una lama invisibile che mi taglia dentro: il rumore!
Ebbene lasciate che ve lo dica subito: non immaginate cosa perdete ferendomi! Il baccano non vi dà mai una mano!
Io, invece, sì.
Io sono un'officina nella quale si fabbricano le idee più profonde, dove si costruiscono le parole che fanno succedere qualcosa.
Io sono come l'uovo del cardellino: la custodia del cantare e del volare. Simpatico, no?
Io segno i momenti più belli della vita: quello dei nove mesi, quello delle coccole, quello dello sguardo degli innamorati...
Segno anche i momenti più seri: i momenti del dolore, della sofferenza, della morte.
No, non mi sto elogiando, ma dicendo la pura verità.
Io mi inerpico sulle vette ove nidificano le aquile. Io scendo negli abissi degli oceani. Io vado a contare le stelle...
Io vi regalo momenti di pace, di stupore, di meraviglia.
Io sono il sentiero che conduce al paese dell'anima. Sono il trampolino di lancio della preghiera. Sono, addirittura, il recinto di Dio!
Ecco qualcosa di me.
Scusatemi se ho interrotto i vostri rumori e le vostre chiacchiere.
Prima di lasciarci, però, permettete che riassuma tutto in sole quattro parole:
Custoditemi e sarete custoditi!
Proteggetemi e sarete protetti!
Dal vostro primo alleato
Il Silenzio

silenziointerioritàrapporto con Dio

5.0/5 (1 voto)

inserito il 16/10/2007

TESTO

119. Santità è   2

Rivista salesiana

L'impegno di ogni giorno vissuto con gioia.
La forza di sorridere anche nei momenti più duri.
Dio incontrato in ogni istante della vita.
Accoglienza incondizionata di ogni fratello.
Preghiera che si incarna nella vita e vita che diventa preghiera.
Impegno perché la giustizia sia realtà per tutti.
Dono semplice del proprio essere.
Accogliere ogni minuto come dono di Dio e ringraziare di cuore.
Credere che Dio accompagna e benedice ogni nostra azione, ogni nostro pensiero.
E' il coraggio della verità, della libertà, della giustizia.
E' costruire la pace attraverso i piccoli gesti di ogni giorno.
E' lasciare che la Parola di Dio illumini la nostra vita.
E' il paradiso raggiunto nel quotidiano.
E' gratuità, generosità, condivisione.
E' dare e ricevere.

santità

inviato da Maria Rosa Radigheri, inserito il 20/08/2007

TESTO

120. Sogno una comunità...

Rivista Consacrazione e servizio

Sogno una comunità formata da fratelli e sorelle, ma il cui termine «fratello» o «sorella» non venga appiccicato addosso dall'abitudine, ma guadagnato, sudato da tutti, giorno per giorno. Sogno una comunità in cui il «reale» sia la legge fondamentale da cui dipendono tutte le altre leggi. Il reale: ossia queste persone concrete, con questa mentalità, con questa cultura, con questa formazione, con queste doti, con questa età, in questa situazione particolare, in questo ambiente, con questa missione da compiere, in questo tempo.

Sogno una comunità in cui venga riconosciuto il primato della persona. E tutti siano convinti che il «bene comune» non può che coincidere sempre con il bene delle singole persone. Una comunità costruita in rapporto alle persone. Una comunità in cui le strutture e le opere siano in funzione dell'equilibrio, dello sviluppo, della crescita delle persone.

Sogno una comunità nella quale l'uguaglianza fondamentale di tutti i membri venga riconosciuta e accentuata con tutti i mezzi. Sogno una comunità in cui manchino i privilegiati; semmai i privilegiati siano i piccoli, i deboli, gli ultimi, una comunità nella quale domini la «mentalità della catena», secondo cui la forza e la consistenza della catena nel suo insieme viene data dall'anello più debole.

Sogno una comunità in cui non ci sia tempo da perdere per le sciocchezze e i pettegolezzi, per le insinuazioni, i sospetti, le maldicenze, le chiacchiere: dove ci si ama non c'è mai tempo da perdere, perché nulla ci può assorbire come l'amore. Una comunità in cui nessuno si prenda troppo sul serio, ma ognuno si senta preso sul serio dagli altri.

Sogno una comunità in cui venga scoraggiato bruscamente ogni tentativo, da qualunque parte si manifesti, di parlare male di una persona assente. Una comunità in cui tutti si trovino «al sicuro». Ossia ognuno si trovi al sicuro in fatto di libertà, dignità, rispetto e, soprattutto, responsabilità personale.

Sogno una comunità in cui ciascuno abbia il coraggio di esprimere liberamente il proprio pensiero. In cui le opinioni espresse dai singoli vengano prese in considerazione per il peso effettivo degli argomenti portati, e non per le altre valutazioni opportunistiche, autoritarie o emozionali. Una comunità in cui ogni membro venga considerato da tutti gli altri «uno di cui ci si può fidare». E ciascuno si impegni ad esserlo per davvero.

Sogno una comunità nella quale tutti si lascino mettere in discussione e il linguaggio sia schietto, e non si abbia paura della verità; anche perché lo stile abituale è uno stile di verità che penetra, scomoda, ma non umilia nessuno. Una verità che guarisce sia pure dolorosamente, ma non ferisce, perché... felicità è poter dire la verità senza far piangere nessuno.

Sogno una comunità in cui tutti quelli che si «atteggiano» a maestri vengano condannati a vivere le parole; tutti quelli che si atteggiano a «giudici» vengano condannati a sentirsi complici. Una comunità in cui l'unico sospetto valido sia il sospetto che qualche fratello o sorella non ricevano la quota d'amore che spetta loro.

Sogno venti, cinquanta, mille comunità che dimostrino che.. ho sognato la realtà!

comunitàunitàgruppochiesa

inviato da Naldi Franco, inserito il 18/08/2007

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