Quando hai bisogno, Qumran ti dà una mano, sempre.
Ora Qumran ha bisogno di te.
- Clicca qui per sapere il perché.
Hai cercato piccoli
Hai trovato 116 ritagli
RACCONTO
Bruno Ferrero, Il segreto dei pesci rossi
Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne lamentò con un famoso maestro di spirito: "Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile".
Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo: "Queste sono le tue sofferenze".
Tutta l'acqua del bicchiere s'intorbidì e s'insudiciò. Il maestro la buttò via.
Il maestro prese un'altra manciata di cenere, identica alla precedente, la fece vedere all'uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com'era prima.
"Vedi?" spiegò il maestro. "Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere d'acqua o il mare".
Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite.
Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio. Non la stupida spavalderia, la temerarietà incosciente, ma il vero coraggio che di fronte ad ogni problema fa dire tranquillamente: "Da qualche parte certamente c'è una soluzione ed io la troverò".
ottimismofiduciasperanzasofferenzacoraggio
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 30/09/2002
TESTO
Jules Beaulac, liberamente tradotto
Ogni giorno...
farò posto a Dio:
lo loderò, gli domanderò perdono
e lo ringrazierò.
Starò di preferenza
a fianco dei "piccoli"
e riserverò spazio nella vita
per i più bisognosi.
Farò vita semplice.
Non avrò desiderio di grandezze.
Non mi lascerò abbattere
da uno smacco o da una maldicenza.
Ma non mi gonfierò
per il successo o i complimenti.
Mi riserverò un tempo
di silenzio e di solitudine,
per ritrovare unità al mio essere
e per ascoltare il Signore
nel profondo del mio cuore.
Cercherò di dare amore
a chiunque, intorno a me.
Cercherò di sorridere
e di guardare con dolcezza.
Accoglierò la sofferenza
non come estranea alla mia umanità
o come un'intrusa,
ma come una compagna
da cui tanto imparare.
Nel giardino del cuore
non lascerò crescere l'odio,
il rancore e il risentimento.
Non sprecherò il tempo,
ma mi occuperò di cose utili.
Esagererò nella bontà
piuttosto che nella grettezza.
Se mi capiterà di fare
dei torti o procurare delle pene,
avrò la semplicità di scusarmi
e domandare perdono.
Metterò al primo posto
le persone e non le cose.
Cercherò nella mia vita progetti
che apparentemente non paghino.
Cercherò prima di amare,
che di essere amato.
Metterò tutta la mia fiducia in Dio
che mi ama in ogni istante,
e che mi accompagna
in tutti i miei cammini.
inviato da Pinuccio Rovaris, inserito il 21/08/2002
RACCONTO
Bruno Ferrero, L'Importante è la Rosa, ElleDiCi
Un giovane studente che aveva una gran voglia di impegnarsi per il bene dell'umanità, si presentò un giorno da San Francesco di Sales e gli chiese:
"Che cosa devo fare per la pace del mondo?".
San Francesco di Sales gli rispose sorridendo:
"Non sbattere la porta così forte...".
Sono sempre i piccoli inconvenienti che fanno i grandi litigi. Molti divorzi cominciano per dei calzini dimenticati sotto il letto. Ma anche i grandi amori sono fatti di tante piccole cose.
paceattenzione alle piccole coseimportanza del singolo
inviato da Mariangela Molari, inserito il 14/06/2002
TESTO
104. Quello che un educatore... 1
Decidere di avere un figlio è contrarre con lui il debito più grande che mente umana possa immaginare. Tutti i piccoli vengono da noi con il biglietto d'invito per la vita e ci dicono: «Mi hai chiamato. Sono qui. Che cosa mi dai?». Qui comincia ogni compito educativo.
Un quindicenne la vede così:
Volevo latte
e ho ricevuto il biberon.
Volevo dei genitori
e ho ricevuto un giocattolo.
Volevo parlare
e ho ricevuto un televisore.
Volevo imparare
e ho ricevuto pagelle.
Volevo pensare
e ho ricevuto sapere.
Volevo una visione generale
e ho ricevuto un'ideuzza.
Volevo essere libero
e ho ricevuto la disciplina.
Volevo amore
e ho ricevuto la morale.
Volevo una professione
e ho ricevuto un posto.
Volevo felicità
e ho ricevuto denaro.
Volevo libertà
e ho ricevuto un'automobile.
Volevo un senso
e ho ricevuto una carriera.
Volevo speranza
e ho ricevuto paura.
Volevo cambiare
e ho ricevuto compassione.
Volevo vivere.
educareeducatorifigligenitorifamiglia
inviato da Don Angelo, inserito il 04/06/2002
TESTO
105. La vita è fatta di secondi
François-Xavier Nguyen Van Thuan
La linea retta è fatta di milioni di piccoli punti uniti uno all'altro.
Anche la vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all'altro.
Disponi bene ogni singolo punto e la linea sarà retta.
Vivi con perfezione ogni minuto della vita e questa sarà santa.
Il cammino della speranza è lastricato di piccoli atti di speranza.
Vivendo in essa ogni minuto, puoi far sì che la speranza diventi una vita.
inviato da Andrea Aversa, inserito il 24/05/2002
TESTO
Una luce ha illuminato tutta la cappella, mi ha attraversato, è entrata in me, mi ha fuso in essa... Era una luce spirituale, intelligente, carica d'amore e di tenerezza infinita, che conosceva le mie scarse qualità e i miei più piccoli difetti... Mi son visto tale e qual'ero allora: un misto di niente e di peccato. Non ero niente! Ma questo niente interessava alla Luce.
inviato da Rovaris Pinuccio, inserito il 23/05/2002
PREGHIERA
Signore,
iscrivi il nostro nome
alla tua scuola d'amore:
insegnaci ad amare,
a essere amati
in piena trasparenza:
trasparenza che rischiari
ogni ombra fra quanti amiamo:
carità che dissolva
anche i piccoli resti
di amore non vero fra noi.
Amore che da te non germini,
che di te e in te non viva
e a te non ritorni,
amore non è!
Insegnaci ad amare ognuno e ognuna
di unico amore.
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 23/05/2002
TESTO
I nostri piccoli amori
sono pieni di calcoli:
abbiamo così poco
che ci par di sprecare
se subito
non ci torna indietro qualcosa.
inviato da Emanuela Salvucci, inserito il 22/05/2002
TESTO
109. Se non diventerete come bambini
Il Vangelo secondo Jonathan
Signore,
in quanto a noi, piccoli,
conservaci un cuore fanciullo
che non si permetta di giudicare,
non si senta migliore degli altri,
non si chiuda nei propri bisogni.
Conservaci un cuore
pieno di sogni
e fa' che i nostri sogni
realizzino già,
su questa terra,
il Regno che ci appartiene.
bambinipiccolezzaumiltàsemplicitàdiventare come bambiniregno dei cieli
inviato da Patrizia Traverso, inserito il 21/05/2002
RACCONTO
110. Lo scricciolo e l'aquila 1
Un giorno tutti gli animali, piccoli e grandi, furono invitati a partecipare ad una gara di corsa.
Partecipò anche lo scricciolo, ma tutti lo deridevano per la sua piccolezza, la sua fragilità. "Che presuntuoso!". Lo tacciavano di presunzione perché, così piccolo e insignificante, ardiva partecipare a una gara così importante; ma lui, sorridente e spensierato, lasciava dire, lasciava ridere e deridere.
Un attimo prima dello sparo di partenza, si infilò inosservato tra le penne delle ali del più veloce di tutti gli uccelli: l'aquila.
Attese tutti al traguardo. Al traguardo tutti udirono la notizia: "Primo lo scricciolo, primo lo scricciolo!".
La vita terrena è uno stadio; è un tempo consentito da Dio per la corsa verso il traguardo dell'eternità, il Paradiso: vince la corsa non chi possiede ottimo scatto, mezzi velocissimi.
Dice il salmista: "Dio non apprezza l'agile corsa dell'uomo". E il salmo continua: "chi si fida dei carri e chi dei cavalli...", ma vince invece chi, facendosi piccolo, scompare e s'annida tra le mani di Dio.
Se non diventerete come bambini, non entrerete..., non arriverete.
E' bello pensare che nelle mani di Dio c'è posto per tutti: e chi si mette nelle mani di Dio, è già arrivato.
piccolezzaumiltàaffidarsiforza di Dio
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 09/05/2002
RACCONTO
Un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere corrono senza sosta, perfettamente organizzate. Sezione trasporto aghi e foglie; sezione ricerca semi, insetti, larve; sezione allevamento e cura piccoli; comitato difesa dagli assalti...
Un giorno la formica n. 49.783.511 si fermò. Ansimando s'appoggiò al lungo ago che stava trascinando e alzò lo sguardo. Si sentiva svenire... abituata a scansare i fili d'erba, i sassolini, i bruchi, ora i suoi occhi si smarrivano nell'azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava d'emozione guardando il grande tronco, i rami ordinati, il verde brillante.
"N. 49.783.511 - gridò il capo settore - gli altri sgobbano e tu poltrisci! T'assegno un quarto d'ora supplementare!".
La sera la formica n. 49.783.511 fece il recupero di lavoro. Poi mentre tutte s'infilavano nelle tane, restò fuori e scoprì le stelle. Un incanto!
Tutta la notte ebbe gli occhi pieni di luce. Da allora i turni supplementari aumentavano, ma lei non si preoccupava. Diceva a tutti: "Alzate gli occhi. c'è qualcosa di grande sopra di noi, non possiamo portare solo larve e semi. Non avete mai guardato nemmeno l'abete!".
La prendevano in giro: "Tu guardi e guardi, ma come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?".
La formica n. 49.783.511 lavorava, s'impegnava, rendeva bello il suo formicaio. Ma brontolavano lo stesso: "Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più brava di noi, invece sei anche tu come noi. Le stelle non servono a niente".
Che volete, per capire che cos'è guardare il cielo bisogna provare, spiegare non si può.
Hai mai provato a spiegare la preghiera? C'è sempre un tizio pieno di "saggezza", che ti risponde: "uomo n. 789.451.331 smettila. Bisogna studiare, lavorare, produrre; fare sport per mantenersi sani; bisogna cambiare il mondo, avere mentalità scientifica; bisogna divertirsi, essere moderni...".
Il formicaio umano va avanti. Io credo d'essere importante perché porto aghi d'abete, o rivoluzionario perché faccio confusione.
E non ho il coraggio di guardare il cielo.
senso della vitaricerca di sensovitastuporeinteriorità
inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002
TESTO
Un fiume lento; un rivo silenzioso, poco profondo. il gorgoglio di una sorgente attraverso mazzetti di violette. Il sussurro di un ruscello in un bosco. Il ruggito di una cascata. Lo zampillo di una canna da giardino. Il luccichio delle fontane. Lo splendore dell'acqua che scivola sulla pietra. Pozzanghere tappezzate di foglie cremisi. Onde solide come vetro verde, che lanciano la loro spuma a cavalcare l'enorme massa marina. Il rumoreggiare dell'acqua dietro uno scafo da corsa. Piccoli arcobaleni nelle ragnatele mattutine. Rugiada sui piedi nudi. Musi di rana in uno stagno. Laghi che catturano cieli estivi. Pioggia che batte sulle finestre della tua casa sicura.
inviato da Michela De Santis, inserito il 04/05/2002
PREGHIERA
113. Eccomi fuori combattimento
Signore, questa volta non ne posso più.
Da mesi mi sono intestardito
a compiere tutto il mio dovere professionale,
ad accontentare diligentemente
tutti coloro che mi chiedevano
piccoli e grandi favori.
Mi ci sono ostinato.
E' così desolante
lasciare incompleto un lavoro
che in realtà non sarà mai completato.
È normale che uno si ostini
a tener duro, spossandosi.
Eccomi dunque, Signore,
per un certo tempo o per sempre,
non so, fuori combattimento.
Sia fatta la tua volontà.
So che siamo sempre dei servi inutili,
l'essenziale è amarti
e continuare ad amare
intensamente i propri fratelli
quando pare impossibile
poter essere utili per loro.
Tu solo sai ciò che è meglio
e io mi affido a te, Signore.
abbandonoumiltàpiccolezzaservizio
inviato da Luca Mazzocco, inserito il 04/05/2002
PREGHIERA
Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore
nella quiete perfetta dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell'unità di cuore e di mente
di un'assemblea di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia,
dove ti cerco e spesso ti trovo.
Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza
della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell'inspiegabile gioia di coloro
la cui vita è tormentata dal dolore.
Ma non sono riuscito a trovarti nei miei piccoli mali
e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica ho lasciato passare inutilmente
il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua
è soffocata dal grigiore
della mia autocommiserazione.
Signore, io credo.
Ma aiuta tu la mia fede.
doloretrovare Diorapporto con Diosofferenzadolore
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002
TESTO
115. Beati gli operatori di pace 1
Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù? Non sono quelli che chiamiamo pacifici, che amano la tranquillità, non sopportano le dispute e si manifestano per natura loro concilianti, ma spesso rivelano un recondito desiderio di non essere disturbati, di non volere noie.
Gli operatori di pace non sono nemmeno quelle brave persone che, fidandosi di Dio, non reagiscono quando sono provocate o offese.
Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto la pace da non temere di intervenire nei conflitti per procurarla a coloro che sono in discordia.
Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso.
Occorre essere portatore di pace, anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e facendo la sua volontà.
Gli operatori di pace si sforzano poi di creare legami, di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni, smontando lo stato di guerra fredda che incontrano in tanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport, fra le nazioni, ecc.
Anche in casa tua, forse, sei al corrente, magari da tutta la vita, che il papà non rivolge la parola allo zio, da quando una volta hanno litigato. Così sai che la tua nonna non parla con la signora del piano di sopra perché fa sempre rumore. Conosci rivalità sul lavoro fra qualche tuo amico. Sei forse tu stesso in lite con i compagni di scuola; e i rapporti con i coetanei, che frequentano gli stessi tuoi sport, non sono sempre esemplari; domina in te il desiderio sfrenato di essere il primo, di superare l'altro e non sempre per pura emulazione.
Se vivi in una comunità hai osservato certamente quanti piccoli e grandi dissapori nascono e si alimentano. La televisione, il giornale, la radio ti dicono ogni giorno come il mondo è un immenso ospedale e le nazioni sono spesso grandi malate che avrebbero estremo bisogno di operatori di pace per sanare rapporti spesso tesi e insostenibili che rappresentano minacce di guerra, quando essa non è già in atto.
La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipicamente cristiani che il credente cerca di instaurare con le persone con le quali sta in contatto o che incontra occasionalmente: sono rapporti di sincero amore senza falsità né inganno, senza alcuna forma di implicita violenza o di rivalità o di concorrenza o di egocentrismo.
Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fatto rivoluzionario. Le relazioni che esistono nelle società sono infatti generalmente di tutt'altro tenore e, purtroppo, rimangono spesso immutate.
Gesù sapeva che la convivenza umana era tale e per questo ha chiesto ai sui discepoli di far sempre il primo passo, senza aspettare l'iniziativa e la risposta dell'altro, senza pretendere la reciprocità: "Io vi dico: amate i vostri nemici... Se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?".
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002
TESTO
116. Un'amicizia non qualunque
Io non ho un'amica. Ho dei cari genitori e una sorella di sedici anni; conosco, tutto sommato, una trentina di ragazze di alcune delle quali potreste dire che sono mie amiche, ho un corteo di adoratori che mi guardano negli occhi e, se non possono fare altrimenti, in classe cercano di afferrare la mia immagine cercandosi di uno specchietto tascabile. Ho dei parenti... un buon ambiente familiare. No, apparentemente non mi manca nulla, salvo l'amica. Con nessuno dei miei conoscenti posso far altro che chiacchere, né parlare d'altro che dei piccoli fatti quotidiani. Non c'è modo di diventare più intimi, ecco il punto.
inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 05/04/2002