I tuoi ritagli preferiti

PERFEZIONA LA RICERCA

Tutti i ritagli

Indice alfabetico dei temi

Invia il tuo ritaglio

Hai cercato speranza

Hai trovato 540 ritagli

Ricerca avanzata
tipo
parole
tema
fonte/autore

Pagina 6 di 27  

RACCONTO

101. La strada che non andava da nessuna parte   5

Gianni Rodari

All'uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo sapeva perché lo aveva chiesto un po' a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa risposta:
"Quella strada lì? Non va in nessun posto. E' inutile camminarci".
"E fin dove arriva?". "Non arriva da nessuna parte".
"Ma allora perché l'hanno fatta?". "Non l'ha fatta nessuno, è sempre stata lì".
"Ma nessuno è mai andato a vedere?". "Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c'è niente da vedere...".
"Non potete saperlo se non ci siete mai stati".

Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino-Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto. Quando fu abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e ben presto cominciarono i boschi.

Cammina cammina la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro quando vide un cane. Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada e ad ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro. Attraverso le sbarre Martino vide un castello e a un balcone una bellissima signora che salutava con la mano.

Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora. Era bella, vestita come una principessa e in più era allegra e rideva: "Allora non ci hai creduto".
"A che cosa?". "Alla storia della strada che non andava da nessuna parte".
"Era troppo stupida e secondo me ci sono più posti che strade". "Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni ti farò vedere il castello".

C'erano più di cento saloni zeppi di tesori. C'erano diamanti, pietre preziose, oro, argento e ad ogni momento la bella signora diceva: "Prendi, prendi quello che vuoi... Ti presterò un carretto per portare il peso". Martino non si fece pregare e ripartì col carretto pieno.

In paese, dove l'avevano già dato per morto, Martino fu accolto con grande sorpresa.

Scaricato il tesoro il carro ripartì. Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù per la strada che non andava da nessuna parte.

Ma quella sera stessa tornarono uno dopo l'altro, con la faccia lunga per il dispetto: la strada per loro finiva in mezzo al bosco in un mare di spine. Non c'era né cancello, né castello, né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova.

attesaricercasperanzaintraprendenzadisillusionecamminostrada

4.7/5 (7 voti)

inserito il 08/11/2012

TESTO

102. Anno della Fede   10

P. Gianni Fanzolato

Ad ogni uomo che nasce Dio affida un lume che accende nell'animo: la fede.
Nessuno può vivere, camminare, correre ed amare senza questa luce viva.
Nascendo il bimbo ha fede nella mamma, il papà nel pilota d'aereo.
Ogni mattina ci fidiamo del lattaio, del barista, dell'avvocato e del taxista.
Di Dio allora non dobbiamo fidarci? Lui che ci conosce, ama e dà la vita?
Errando vagabondi nei labirinti della storia questo lume acceso ci indica la via.
Lungo le coste dove il mare è in tempesta e la mia nave sembra naufragare,
Lontano ma sicuro ecco un faro di salvezza, un'ancora di speranza: è la fede
A volte questa luce sembra spegnersi, resta un lumino fumigante che si dilegua.
Forze avverse sembrano soffiare contro per finirlo del tutto e tu remi senza meta.
E' arrivato il tempo per fare il pieno, caricar le pile, ravvivare questa fiamma.
Dio è l'unico da ritrovare: più ritorni a Dio, più l'uomo si svela nel suo grande mistero.
Ecco il tempo di grazia, tempo favorevole per credere ancora: è l'anno della fede!

anno della fedefedefiducia in Dio

3.1/5 (9 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 09/10/2012

TESTO

103. Lettera a Giuseppe   7

Tonino Bello, La carezza di Dio. Lettera a Giuseppe

Dimmi, Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria?
Forse, un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio, con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco snello come lo stelo di un fiordaliso?
O forse, un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della Sinagoga?
O forse, un meriggio d'estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all'umiliante mestiere di spigolatrice?
Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi... e poi, tu, nella notte, hai intriso il cuscino con lacrime di felicità?
Ti scriveva lettere d'amore?
Forse sì!
E il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che ormai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna!

Poi, una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato, sommessamente, le strofe del Cantico dei Cantici:
"Alzati, amica mia, mia bella e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia e se n'è andata.
I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia, mia bella e vieni!
O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro".

E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero.
È venuta sulla strada, facendoti trasalire.
Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto.
Solo tu, il sognatore, potevi capirla.
Ti ha parlato di:
Jahvé, di un Angelo del Signore, di un Mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo, di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento, che vi sovrastava.
Poi, ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre.

Fu, allora, che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando:
"Per te, rinuncio volentieri ai miei piani.
Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te".
Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente. [...]
E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore.
Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore.
Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza.
La carità ha fatto il resto, in te e in lei.

fedesperanzaGiuseppeMariaMadonnasogniabbandonofiduciaprogetto di Dio

3.2/5 (10 voti)

inviato da Sandra Aral, inserito il 23/09/2012

RACCONTO

104. Per la strada vidi una ragazzina   2

Anthony de Mello, Il canto degli uccelli

Per la strada vidi una ragazzina che tremava di freddo, aveva un vestitino leggero e ben poca speranza in un pasto decente. Mi arrabbiai e dissi a Dio: "Perché permetti questo? Perché non fai qualcosa?".
Per un po' Dio non disse niente.
Poi improvvisamente, quella notte rispose.
"Certo che ho fatto qualcosa: Ho fatto te".

impegnoresponsabilitàimportanza del singolocaritàsolidarietàlamentarsi

4.4/5 (7 voti)

inviato da Arosio Silvestro, inserito il 20/09/2012

TESTO

105. Lezione di vita   4

Francisco Candido Xavier

Che Dio non mi permetta di perdere il romanticismo,
anche sapendo che le rose non parlano...

Che Dio non mi permetta di perdere l'ottimismo,
anche sapendo che il futuro che ci aspetta non è tanto allegro...

Che io non perda la voglia di vivere,
anche sapendo che la vita è, in molti momenti, dolorosa...

Che io non perda la voglia di avere grandi amici,
anche sapendo che, con il giro del mondo, anche loro vanno via dalle nostre vite...

Che io non perda la voglia di aiutare le persone,
anche sapendo che molte di loro sono incapaci di vivere, di vedere, riconoscere e compensare questo aiuto...

Che io non perda la voglia di amare,
anche sapendo che la persona che io più amo può non provare lo stesso sentimento verso di me...

Che io non perda la luce e la lucentezza degli occhi,
anche sapendo che molte cose che vedrò nel mondo oscureranno i miei occhi...

Che io non perda la forza,
anche sapendo che la sconfitta e la perdita sono due avversari estremamente pericolosi...

Che io non perda la ragione,
anche sapendo che le tentazioni della vita sono molte e attraenti...

Che io non perda il sentimento di giustizia,
pur sapendo che il pregiudicato possa essere io stesso...

Che io non perda il mio abbraccio forte,
anche sapendo che un giorno le mie braccia saranno fiacche...

Che io non perda la bellezza e la gioia di vedere,
anche sapendo che molte lacrime scorreranno dai miei occhi e finiranno nella mia anima...

Che io non perda l'amore per la mia famiglia,
anche sapendo che molte volte essa mi chiederà degli sforzi incredibili per mantenere la sua armonia...

Che io non perda la voglia di essere grande,
anche sapendo che il mondo è piccolo...

E soprattutto...
Che io non dimentichi mai che Dio mi ama infinitamente,
che un piccolo grano di allegria e di speranza dentro ciascuno è capace di cambiare e trasformare qualsiasi cosa, poi...

La vita è costruita sui sogni
e realizzata nell'amore!

vitasenso della vitagratuitàgenerositàimpegnovitalitàsperanzaottimismoforzavoglia di vivere

4.3/5 (6 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 20/09/2012

PREGHIERA

106. Dio è lì a sbirciare il mio ritorno   5

Marino Gobbin, Lectio Divina sui vangeli festivi per l'anno liturgico C, Elledici 2009

Dio mio,
quando nel cammino verso di te
non ho più provviste,
non ho altra possibilità
che rivolgermi a te,
ritornare umile sui miei passi.

Quando la colpa mi fa temere il castigo,
la speranza mi offre riparo alla tua giustizia.
Quando l'errore mi confina nel mio tormento,
la fede annuncia il tuo conforto.

Quando mi lascio vincere dal sonno della debolezza,
i tuoi benefici e la tua generosità mi risvegliano.

Quando la disobbedienza e la rivolta
mi allontanano da te,
il tuo perdono e la tua misericordia
mi riconducono all'amicizia.

E tu sei sempre lì
a sbirciare il mio ritorno
per stringermi in un abbraccio rigenerante,
aperto ad un futuro unico d'amore.

Possa la tua Parola
calare proficua nel mio cuore
e farmi vivere
per amarti e ringraziarti
ogni giorno della mia vita. Amen.

peccatopentimentoconversionemisericordiaperdono di Diopadre misericordioso

4.5/5 (4 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 20/09/2012

TESTO

107. Il celibato del prete   1

Bruno Forte

La vita consacrata alla causa del Vangelo è testimonianza del primato assoluto dell'eterno, è messaggio - più eloquente di ogni parola - di come Dio solo basti e lui solo sia in grado di dare alla vita e alla storia significato e speranza. In un tempo di crollo di certezze e di palese fallimento delle presunzioni totalizzanti della ragione "moderna", un'esistenza totalmente abbandonata a Dio, perdutamente innamorata di lui, appare come un riferimento luminoso, annuncio di un'alternativa possibile. L'incarnazione non è solo il movimento dall'eternità al tempo, ma anche l'altrimenti impensabile possibilità del movimento opposto, quello capace di portare nel cuore di Dio il dolore e la morte degli uomini, le stagioni del tempo e le contraddizioni della storia.

pretesacerdotecelibatoamoreparadisocastità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 20/09/2012

TESTO

108. La pace tornerà   2

La pace tornerà se credi che il sorriso è più di un'arma, che quanto unisce è più di quanto divide, che la diversità è un arricchimento.
La pace tornerà se preferisci la speranza al sospetto, se fai tu il primo passo verso l'altro, se ti rallegri per la gioia del vicino.
La pace tornerà se stai dalla parte del povero e dell'oppresso, se l'ingiustizia che colpisce questi ti ferisce quanto quella che subisci tu.
La pace tornerà se sai donare con amore un po' del tuo tempo, accettare il servizio che l'altro ti offre, condividere con cuore il tuo pane.
La pace tornerà se rifiuti di battere la tua colpa sul petto degli altri, se accetti la critica e ne trai profitto; se valorizzi l'opinione diversa dalla tua.
La pace tornerà se ritieni la collera una debolezza e non una forza; se vedi nell'altro anzitutto un fratello, se credi che la pace è possibile.
...Allora la pace tornerà.

paceimpegnoresponsabilitàimportanza del singolodiversitàgiustiziaingiustiziatolleranza

5.0/5 (4 voti)

inviato da Maurizio Gasperi, inserito il 20/09/2012

TESTO

109. La speranza

Vaclav Havel

La speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza che ciò che stiamo facendo ha un significato.
Che abbia successo o meno.

speranza

inviato da Qumran2, inserito il 12/08/2012

TESTO

110. Signore, che io non abbia paura dei peccati degli uomini

Fëdor Dostoevskij

Signore, che io non abbia paura dei peccati degli uomini, ma che ami l'uomo anche con il suo peccato.
Che nessuno dica: "Il male è grande e noi siamo deboli e soli. Il mondo è cattivo e ci impedirà ogni opera di bene", perché tu ci insegni ad amare non casualmente e per brevi istanti, ma per sempre e fino alla fine la tua creazione, nel suo insieme, e in ogni granello di sabbia.
Non permetterci di scaricare addosso agli altri la nostra debolezza e la nostra pigrizia.

speranzaimpegnoottimismopessimismomisericordiaamore

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marta Gabellini, inserito il 12/08/2012

ESPERIENZA

111. Aiutami a nascere   2

Tanino Minuta, Città nuova, n. 24, 2009

Gelida mattina d'inverno. Alla fermata attendo il bus 61. Dal cancello principale del cimitero che sta di fronte vedo uscire una vecchietta che cammina lentamente, appoggiandosi ricurva ad un malfermo bastoncino. Si avvicina alle strisce pedonali per attraversare. Ma una dopo l'altra le macchine le passano veloci davanti. Finalmente una macchina si ferma e la lascia camminare lentamente. Lei, giratasi, continua a guardare grata verso l'auto che l'ha lasciata passare.

Le vado incontro per aiutarla a salire il gradino del marciapiede. Dentro di me ribolle l'indignazione

per quanti non si sono fermati. Lei, offrendomi la mano per essere aiutata, guarda ancora la macchina, ormai lontana, che l'aveva fatta passare. Poi, con un sorriso di indicibile bellezza, mi chiede: «Vero che c'è tanta bontà in questo mondo?».

Quando arriva il 61 l'aiuto a salire. In mezzo a tanti volti che sembrano delle casseforti sigillate, quella nonnina mi sembra sia il tesoro che il bus sta trasportando senza che nessuno lo sappia. La guardo ancora, sorpreso per la lezione che mi ha dato. Lei non ha tenuto conto di chi non si era fermato, ha visto soltanto chi le aveva permesso di passare. Non ha visto altro.

Le dico: «Come sarebbe diverso il mondo se vedessimo soltanto il bene e non il male». Interviene a questo punto un signore seduto vicino: «Allora sì che fallirebbero telegiornali e rotocalchi. Di cosa si nutrirebbe la politica? Veleno, veleno è l'unica risorsa di ogni potere. Soltanto la malvagità equilibra il mondo. Odio ci vuole, sempre di più. Sto andando a denunciare il mio vicino di casa che con le sue orge notturne non ci lascia dormire. Lui ci avvelena la vita e io l'unica cosa che posso fare è distruggerlo. E stavolta se la passerà male!».

La vecchietta lo guarda con materna comprensione; poi, fattasi seria: «Avevo un figlio, che ha vissuto forse come il suo vicino di casa. È morto a trentatrè anni per overdose. Tutte le mattine lo vado a salutare. Quando sono alla tomba mi sembra di rivederlo nella culla, piccolo, indifeso, bisognoso di tutta la mia protezione. Ormai nulla può fargli male, eppure è come se mi chiedesse di proteggerlo ancora. L'unica cosa che posso fare è continuare a difenderlo.

«L'unico figlio. Mio marito ed io abbiamo lavorato duramente per assicurargli una vita migliore della nostra. Ma è stato più infelice di noi. Amicizie sbagliate. Per un ragazzo buono e pulito come lui la scivolata è stata veloce. Per anni non abbiamo saputo dov'era. Poi, attraverso un suo vecchio amico, siamo venuti a sapere che gironzolava come un barbone alla periferia della città. Mio marito è riuscito a trovarlo. Era irriconoscibile. Sembrava più vecchio del padre. Ha accettato di essere curato. In ospedale si comportava come un animale ferito. Parlava poco, lui che era un brillante intrattenitore delle feste.

«Un giorno mi ha detto: "Non c'è cosa peggiore per un uomo che sapere di essere inutile. Niente è più soffocante dell'inutilità". Non serviva ripetergli che per noi era importante. Era come se in lui fosse bruciata la radice della vita.

«Uscito dall'ospedale è sparito, senza dirci niente, come la prima volta. Mio marito è morto di crepacuore. Io avevo speranza.

«Quando sono venuti a dirmi che l'avevano trovato morto, si è chiusa la speranza. Chissà da quanto tempo era morto. Non me l'hanno fatto mai vedere. Nella sua giacca, hanno trovato delle frasi scritte su carta da sigarette o droga, la grafia era la sua: "La vita non mantiene mai le sue promesse. Se tu esistessi, faresti giustizia. Il male ha tutti i poteri. Tu non sei mai nato su questa Terra. Se ci fossi, ti chiederei di ricrearmi".

«Povero figlio mio, chissà che dolori ha provato! Il nostro amore non è bastato! Si apriva davanti a me la strada della disperazione, oppure... rigenerare mio figlio. Per amore di lui ho cominciato a vivere per gli altri e non per me. Ciò mi ha aiutato a rinascere e a rigenerare mio figlio. In qualche modo era come se Dio mi avesse affidato il compito di possedere un amore che non avevo mai avuto. Certo che senza la fede non ce l'avrei fatta. La fede ha delle risorse di forza che, quando meno te lo aspetti, si mostrano in tutta la loro potenza. Ora mio figlio palpita in me».

Il signore che le siede accanto, nonostante la sua statura, sembra diventato piccolo e insicuro. Come disorientato. Poi le chiede, quasi balbettando, se può fare qualche cosa per lei. La vecchietta, come se attendesse la richiesta, risponde veloce: «Il suo vicino potrebbe essere suo figlio che vuole essere ricreato!».

Soltanto il rumore del motore vibra nell'aria. Quando lei si alza per dirigersi alla fermata, il signore l'accompagna. Mi salutano tutti e due. Scende anche lui. Il palazzo dove prima aveva detto di essere diretto non era da quelle parti. Mentre il bus si allontana vedo sul marciapiede quel grande uomo che offre il braccio alla vecchietta. L'atmosfera di Natale colora la città e abbraccia il bus, le macchine, la gente.

«Vero che c'è tanta bontà in questo mondo?», echeggia in me la piccola voce di una fragile donna quasi piegata su un bastoncino instabile. Mi guardo in giro. La gente chiusa nei cappotti e nei cuori è fragile e indifesa. La commozione è forte.

È come se ogni sguardo spento mi stia implorando: «Aiutami a nascere, fammi da madre!».

amorevitabontàpositivitàrinasceresperanzasenso della vita

4.7/5 (6 voti)

inviato da Fernanda Plomitallo, inserito il 12/08/2012

TESTO

112. Senza Dio la gioia è dolore   2

Beato Luigi Monza, Don Luigi ci parla

Senza Dio la gioia è dolore.
Con Dio il dolore è gioia.
Non temete mai di soffrire quando c'è il Signore.
Temete piuttosto la gioia quando non c'è lui.
Preferite piuttosto il dolore alla gioia
perché il dolore porta infallibilmente i suoi frutti.
Quando avete un dolore più forte di voi,
avete il diritto di aspettarvi da Dio,
qualche cosa di grande, di bello.
I premi che vengono dopo il dolore sono il vero bene.
Aspettate dopo un dolore forte
grazie speciali e personali.

doloregioiasofferenzasperanza

4.0/5 (3 voti)

inviato da Simona Fontanesi, inserito il 11/08/2012

PREGHIERA

113. Preghiera a Maria alla conclusione del mese di maggio   1

don Sandro Vigani, Gente Veneta, Settimanale della Diocesi di Venezia

Quando ti penso, Maria, vedo una giovane donna
che si prepara al matrimonio,
una figlia d'Israele cresciuta nella fede e nella storia
di un popolo col quale Dio ha intrecciato
una meravigliosa alleanza.
Vedo una donna che sta progettando il proprio futuro,
pensa alla casa, ai figli, allo sposo,
è innamorata della vita e delle tradizioni della propria gente.
E' piena di attese, di curiosità
e forse anche di un po' di timore.

Il Signore è entrato, potente, Maria,
nella casa della tua esistenza, e la storia del mondo
è cambiata per sempre, duemila anni fa,
perché Tu quel giorno hai detto di «sì».
Il vento di Dio ha soffiato forte e mescolato
le carte dei tuoi progetti, come il vento della primavera
a volte alza la sabbia sulla riva del mare.
Penso alla tua paura, Maria, quel giorno.
Alle parole con le quali, stupita,
chiedi conto al messaggero di Dio
di quello che sta accadendo in Te:
«Come è possibile, io non conosco uomo».
E penso alle paure che tante volte
hanno popolato la casa della mia vita,
ai momenti di buio, di dolore, di incertezza.
Alle direzioni così strane
che spesso ha preso la mia strada,
a come il vento di Dio l'ha battuta
e ha scombinato le tracce
che credevo indispensabili per orientami.

Maria, dopo la prima paura ti sei fidata.
O forse ti sei abbandonata, arresa alla voce del Signore
alla quale sentivi di non poter resistere.
Forse non sempre hai capito subito,
ma hai conservato nel tuo cuore
il senso di quello che ti accadeva.
E al tuo cuore hai attinto
negli anni che sono venuti,
mentre accompagnavi tuo figlio Gesù
giorno dopo giorno verso la croce,
finché quel significato si è dispiegato davanti ai tuoi occhi.
Io ho resistito mille volte più di Te a quella voce,
finché sulla mia strada,
sotto la sabbia e la terra delle mie debolezze,
a poco a poco sono comparse
altre tracce più vive e più vere,
che mi parlavano di quanto il tuo Figlio mi amava.

Anche oggi, molte volte, so di resistere a quella voce,
e mi affido alla pazienza di Dio
perché a poco a poco mi aiuti a leggere
nelle pagine della mia vita le parole che scrive per me.

Maria, hai accolto nel tuo grembo il figlio di Dio.
Sei stata ad un tempo madre e figlia.
Mi chiedo come hai vissuto questo duplice ruolo.
Quel figlio che cresceva in te e poi accanto a te,
era tuo ma non ti apparteneva.
Lo amavi come ogni madre,
accarezzavi per lui i tuoi progetti,
mentre lo cullavi tra le tue braccia,
e dovevi ogni giorno distaccarti da lui,
lasciare che andasse per la sua strada dove lo voleva suo Padre.
La vita è fatta anche di molti distacchi.

Maria, io credo che per poter
affrontare i momenti più difficili accanto a Gesù,
Tu abbia avuto nel tuo cuore un'invincibile speranza,
che si era accesa quando il messaggero di Dio
ti aveva assicurato che il Signore
non ti avrebbe mai abbandonata.
Maria, abbiamo il tesoro più grande
che un uomo possa sperare di avere,
la perla per la quale vale la pena vendere tutto,
abbiamo con noi il Signore.
Aiutaci ad accendere la nostra speranza,
perché il fuoco di Dio che non distrugge,
ma dona la vita,
bruci dentro di noi e attorno a noi.
Fa' che comprendiamo che vale la pena di credere,
essere cristiani conviene: così impareremo a guardare
la vita ed il mondo con occhi pieni di luce.

MariaMadonnafiduciaGesù

4.5/5 (2 voti)

inviato da Don Mario Sgorlon, inserito il 11/08/2012

PREGHIERA

114. Credo nella famiglia   2

Enrico Masseroni

Credo nella famiglia, o Signore:
quella che è uscita dal tuo disegno creativo,
fondata sulla roccia dell'amore eterno e fecondo;
tu l'hai scelta come tua dimora tra noi,
tu l'hai voluta come culla della vita.

Credo nella famiglia, o Signore:
anche quando nella nostra casa
entra l'ombra della croce,
quando l'amore perde il fascino originario,
quando tutto diventa arduo e pesante.

Credo nella famiglia, o Signore:
come segno luminoso di speranza
in mezzo alle crisi del nostro tempo;
come sorgente di amore e di vita,
come contrappeso alle molte aggressioni
di egoismo e di morte.

Credo nella famiglia, o Signore:
come la mia strada verso la piena realizzazione umana
come la mia chiamata alla santità,
come la mia missione per trasformare il mondo
a immagine del tuo Regno. Amen.

famigliamatrimoniosposi

2.5/5 (2 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 11/08/2012

PREGHIERA

115. Contro te abbiamo peccato   1

Liturgia ambrosiana

O misericordioso, tu non ci hai respinto
quando ti abbiamo invocato nel dolore,
ma sei venuto a salvare il tuo popolo
nell'ora della redenzione;
sei re e liberi i prigionieri,
sei medico e guarisci i malati,
sei pastore e rintracci gli erranti,
per chi dispera, sei via della speranza.
Contro di te abbiamo peccato, Signore,
chiediamo un perdono che non meritiamo.
Tendi la mano a noi che siamo caduti,
tu che al ladro pentito apristi il paradiso.
La vita nostra sospira nell'angoscia,
ma non si corregge il nostro agire.
Se aspetti, non ci pentiamo; se punisci, non resistiamo.
Tendi la mano a noi che siamo caduti
tu che al ladro pentito apristi il paradiso.
Signore, se ti sdegnerai contro di noi,
chi verrà in nostro aiuto?
Chi avrà pietà delle nostre miserie?
Hai chiamato a conversione la cananea e il pubblicano,
hai accolto le lacrime di Pietro;
accogli pietoso Gesù, anche il nostro pentimento
e salvaci, salvatore del mondo.

pentimentoperdono di Diomisericordia di Diosalvezzaamore di Dio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 05/08/2012

PREGHIERA

116. Reti vuote   4

Don Angelo Saporiti

La vita a volte è come una pesca:
ci sono giorni in cui le reti sono piene di pesci,
piene di gioia, di vitalità, di fortuna...
e giorni in cui le reti sono vuote,
in cui è grande il senso dell'inutilità e del fallimento...
Proprio in quei momenti in cui le mie reti sono vuote,
quando in casa si diventa come estranei,
quando un figlio ti delude,
quando la tua migliore amica ti tradisce,
quando il tuo datore di lavoro ti dice che sei diventato di troppo,
quando la tua salute ti abbandona,
quando l'ingiustizia e la prepotenza sembrano essere più forti dell'amore,
proprio in quei momenti,
tu, Signore,
non smetti di avere fiducia in me
e mi dici che potrò ancora tirare fuori qualcosa di buono
da queste mie reti vuote e sfilacciate...
Tu, Signore,
mi inviti a riprendere il largo
verso l'orizzonte più ampio sconfinato,
sfidando il rischio e la paura di perdere ancora,
provando a fidarmi del mio cuore,
improvvisando i miei gesti e le mie azioni,
lasciandomi attraversare dal quel brivido
antico e sempre nuovo
che si chiama amore.
Amen.

delusionesperanzafiduciacoraggio

4.5/5 (6 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 05/08/2012

TESTO

117. La fede non mi parla che di speranza   3

San Luigi Orione

La vita si dilegua. La fede mi fa sentire la vicinanza dei miei cari defunti, come si sente nel silenzio il battito del cuore di un amico che veglia su di noi. La persuasione che presto mi incontrerò con i loro sguardi mi incoraggia a vivere in modo da non dover arrossire dinanzi a loro e non mi rincresce più lasciar questo mondo.

O fede! Come consoli l'anima in questi giorni in cui tutto è mestizia e dolore! Ogni foglia che cade mi avverte che la vita si dilegua: ogni rondine che emigra mi ricorda i miei cari che lasciarono la terra per l'eternità e mentre la natura non mi parla che di dolore, la fede non mi parla che di speranza.

luttomorteconsolazionefedesperanzamortevita eternadefunti

3.3/5 (3 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 05/08/2012

TESTO

118. Il piccolo grande presepe dei dimenticati

Davide Rondoni, Il Sole 24Ore del 24/12/2009

E' un presepe strano. Il presepe dei poveri della cronaca.

Vorrei fare un presepe con i nomi che ci hanno commosso, che hanno suscitato forti sentimenti con le loro storie dure lanciate dai media e poi se ne sono andati nell'oblio di tutti, tranne di quelli che li hanno amati veramente. Un presepe degli esibiti e poi dimenticati.

Presepe di Arianna, ad esempio, che fu uccisa insieme alla madre dal padre marocchino a Treviso. E presepe del marito di Monica, che era uscito per andare a prender le pizze per la moglie e i due piccoli e al ritorno ha trovato lei con il coltello in mano e il cadavere di Alessandro, tre anni.

Presepe di quei duecentotredici o duecentocinquantasette o quanti erano che affondarono davanti alle coste libiche. Senza nome, proprio come le statuine del presepe, identificabili per qualcosa che fanno, o che gli succede (il filatore, il panettiere, quello che ha un colpo di sonno davanti a Dio…).

Presepe del sorriso di Rachida, marocchina, liberata a Limbiate, Milano, dopo dieci anni di schiavitù del clan di zingari che l'aveva rapita in Marocco. O della fisarmonica di Petru, che suonava alla fermata Montesanto a Napoli, e il 26 maggio cadde colpito a caso durante la sparatoria di otto sicari di camorra, davanti alle telecamere.

Davanti alla grotta con il Bambino, sotto la stella, mettiamo questa sfilza di poveri nomi sparati a caratteri cubitali o nei titoli che corrono sugli schermi di tutti, per uscire dal lato che sembra portare al niente.

Invece, no: memoria e presepe di questi e degli infiniti altri che riemergono negli archivi della mente o del web, chiamata anche di questi sperduti di fronte al segno universale di speranza, di loro non più solo come nomi da dare in pasto al circo dei media ma da posare, delicatamente, tra il muschio e i sassolini, come per un'offerta, un risarcimento, un omaggio.

Perché il presepe, si sa, è la festa umile e altissima delle comparse. Di coloro che hanno valore per il fatto solo d'esserci. Il Dio che s'è incarnato per risarcire e salvare le comparse nel teatro del mondo che sembra dominato dai potenti e dai famosi accetterà anche questo strano presepe, fatto di ritagli di giornale, di vite illuminate per un attimo dai faretti televisivi, e di senza più fama.

Perché è Natale anche nelle redazioni dei giornali e dei network di media. E ognuno deve mettere nel presepe qualcosa di caro.

Quei nomi sono la cosa più cara, più onorevole, più importante nel lavoro non facile di dare e commentare le notizie.

natalepresepe

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 05/08/2012

PREGHIERA

119. Preghiera per l'educazione   1

CEI, Educare alla Vita buona del Vangelo

Maria, Vergine del silenzio,
non permettere che davanti alle sfide di questo tempo
la nostra esistenza sia soffocata
dalla rassegnazione o dall'impotenza.
Aiutaci a custodire l'attitudine all'ascolto,
grembo nel quale la parola diventa feconda
e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio.

Maria, Donna premurosa,
destaci dall'indifferenza che ci rende stranieri a noi stessi.
Donaci la passione
che ci educa a cogliere il mistero dell'altro
e ci pone a servizio della sua crescita.
Liberaci dall'attivismo sterile,
perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico Maestro.

Maria, Madre dolorosa,
che dopo aver conosciuto l'infinita umiltà di Dio
nel Bambino di Betlemme,
hai provato il dolore straziante di stringerne tra le braccia
il corpo martoriato,
insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;
rendici capaci di attendere con speranza
quell'aurora pasquale
che asciuga le lacrime di chi è nella prova.

Maria, Amante della vita,
preserva le nuove generazioni
dalla tristezza e dal disimpegno.
Rendile per tutti noi sentinelle
di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre,
ci si fida e ci si dona.

educazionemariaascoltoimpegnoresponsabilità

inviato da Qumran2, inserito il 24/06/2012

TESTO

120. Felicità   1

Joseph Addison

La felicità entra nella nostra vita quando abbiamo qualcosa da fare, qualcosa da amare, e qualcosa in cui sperare.

felicitàamoresperanzasenso della vita

inviato da Cinzia Novello, inserito il 24/06/2012

Pagina 6 di 27