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TESTO

1. Alla mia luce - La preghiera del cero pasquale

Luca Rubin, www.lucarubin.it

Il fuoco nuovo di Pasqua
ha dato inizio alla mia missione:
simbolo del Cristo risorto
ho diradato le tenebre della notte
in mezzo alla comunità cristiana
riunita intorno al suo Signore.

Questa sera verrò riposto
in un angolo di sacrestia,
il tempo di Pasqua è compiuto,
ma il suo effetto rimane:
la mia fiamma ti viene affidata
per guidare i tuoi passi
sulle orme di Gesù Cristo
Signore e Salvatore.

Tornerò a illuminare la preghiera
in occasione di un battesimo,
quando Vita germoglia in un nuovo figlio,
e per l'ultimo saluto
di chi ci lascia per essere accolto
nella casa del Padre,
e allora indicherò il cielo
per annunciare ancora e ancora
che la Vita non finisce.

Alleluia, il Signore è risorto,
veramente risorto, alleluia!

"Questa sera" si riferisce alla sera di Pentecoste, quando al termine del Tempo Pasquale il Cero non viene più acceso, se non durante i Battesimi e i Funerali.

cero pasqualepentecosteSpirito Santorisurrezione

inviato da Luca Rubin, inserito il 23/06/2020

PREGHIERA

2. Preghiera dei Cresimandi

Remigio Menegatti

Noi crediamo che lo Spirito è l'amore che unisce il Padre e il Figlio, amore eterno e stabile, amore di dolcezza e forza.
Crediamo che lo Spirito è con il Padre e il Figlio autore della creazione, e protagonista della storia umana perché sia per tutti storia di salvezza.
Crediamo che nella pienezza dei tempi per opera dello Spirito santo il Figlio del Padre, Parola eterna di Dio, si è fatto uomo nel grembo della Verine Maria ed è diventato nostro fratello.
Crediamo che lo Spirito Santo ha consacrato Gesù di Nazareth come Messia e lo ha guidato nella sua vita e missione.
Crediamo che Gesù, morente in croce e apparso vivo dal sepolcro, ha effuso sui suoi discepoli lo Spirito.
Crediamo che lo Spirito è sceso sui tutti i credenti nel giorno della Pentecoste.
Crediamo che lo Spirito anima la Chiesa, è presente e opera in tutti i battezzati e rende ciascuno capace di vivere al meglio la sua vocazione, unica chiamata alla santità che si raggiunge percorrendo strade diverse.
Crediamo che lo Spirito in noi agisce già e sempre perché la nostra vita sia spesa a lode di Dio e per aiutarci ad accogliere e realizzare il progetto del suo Regno di amore, pace e giustizia.
Vieni, Spirito di Cristo, dono del Padre, e accompagnaci nel cammino verso la conferma di questo dono nella Pentecoste, e ogni giorno.

cresimaSpirito Santopentecostestoria della salvezza

inviato da Don Remigio Menegatti, inserito il 30/06/2017

RACCONTO

3. Dov'è finita la stella cometa?   2

Bruno Ferrero, L'iceberg e la duna

Quando i Re Magi lasciarono Betlemme, salutarono cortesemente Giuseppe e Maria, baciarono il piccolo Gesù, fecero una carezza al bue e all'asino. Poi, con un sospiro, salirono sulle loro magnifiche cavalcature e ripartirono.

«La nostra missione è compiuta!», disse Melchiorre, facendo tintinnare i finimenti del suo cammello. «Torniamo a casa!», esclamò Gaspare, tirando le briglie del suo cavallo bianco. «Guardate! La stella continua a guidarci», annunciò Baldassarre.

La stella cometa dal cielo sembrò ammiccare e si avviò verso Oriente. La corte dei Magi si avviò serpeggiando attraverso il deserto di Giudea. La stella li guidava e i Magi procedevano tranquilli e sicuri. Era una stella così grande e luminosa che anche di giorno era perfettamente visibile. Così, in pochi giorni, i Magi giunsero in vista del Monte delle Vittorie, dove si erano trovati e dove le loro strade si dividevano.

Ma proprio quella notte cercarono invano la stella in cielo. Era scomparsa. «La nostra stella non c'è più», si lamentò Melchiorre. «Non l'abbiamo nemmeno salutata». C'era una sfumatura di pianto nella sua voce. «Pazienza!», ribatte Gaspare, che aveva uno spirito pratico. «Adesso possiamo cavarcela da soli. Chiederemo indicazioni ai pastori e ai carovanieri di passaggio».

Baldassarre scrutava il cielo ansiosamente; sperava di rivedere la sua stella. Il profondo e immenso cielo di velluto blu era un trionfo di stelle grandi e piccole, ma la cometa dalla inconfondibile luce dorata non c'era proprio più. «Dove sarà andata?», domandò, deluso. Nessuno rispose. In silenzio, ripresero al marcia verso Oriente.

La silenziosa carovana si trovò presto ad un incrocio di piste. Qual era quella giusta? Videro un gregge sparso sul fianco della collina e cercarono il pastore. Era un giovane con gli occhi gentili nel volto coperto dalla barba nera. Il giovane pastore si avvicinò e senza esitare indicò ai Magi la pista da seguire, poi con semplicità offrì a tutti latte e formaggio. In quel momento, sulla sua fronte apparve una piccola inconfondibile luce dorata.

I Magi ripartirono pensierosi. Dopo un po', incontrarono un villaggio. Sulla soglia di una piccola casa una donna cullava teneramente il suo bambino. Baldassarre vide sulla sua fronte, sotto il velo, una luce dorata e sorrise. Cominciava a capire.

Più avanti, ai margini della strada, si imbatterono in un carovaniere che si affannava intorno ad uno dei suoi dromedari che era caduto e aveva disperso il carico all'intorno. Un passante si era fermato e lo aiutava a rimettere in piedi la povera bestia. Baldassarre vide chiaramente una piccola luce dorata brillare sulla fronte del compassionevole passante.

«Adesso so dov'è finita la nostra stella!», esclamò Baldassarre in tono acceso. «È esplosa e i frammenti si sono posati ovunque c'è un cuore buono e generoso!». Melchiorre approvò: «La nostra stella continua a segnare la strada di Betlemme e a portare il messaggio del Santo Bambino: ciò che conta è l'amore». «I gesti concreti dell'amore e della bontà insieme formano la nuova stella cometa», concluse Gaspare. E sorrise perché sulla fronte dei suoi compagni d'avventura era comparsa una piccola ma inconfondibile luce dorata.

Ci sono uomini e donne che conservano in sé un frammento di stella cometa. Si chiamano cristiani.

epifaniare Magistellabontàtestimonianza

4.5/5 (2 voti)

inviato da Don Antonello Pelisseri, inserito il 28/12/2016

PREGHIERA

4. Lettera di un parroco a Gesù Bambino

don Giuseppe Comi, Zenit.org

Caro Gesù Bambino,

da quando il Padre tuo, per mezzo di te, ha creato l'uomo, tu non ti sei mai stancato di amarlo. Per la sua salvezza, ti sei fatto carne nel seno della Vergine. Dalla carne gli hai mostrato quanto è grande la tua compassione, la tua divina carità. Nella carne hai preso tutti i suoi peccati e nel tuo corpo li hai affissi su legno della croce, per toglierli dalle sue spalle. Per attestare che ogni tua parola, ogni tuo gesto d'amore è vero, sei risorto e ora sei assiso nella più alta gloria del Cielo, avendo ricevuto dal Padre un nome che è sopra ogni altro nome.

Dinanzi a te, ogni ginocchio si piega sulla terra, nei cieli, sotto terra e ogni lingua proclama che solo tu sei il Signore. Non esistono altri signori nell'universo. Solo tu sei la Vita di ogni uomo. Questa la tua verità eterna. Questa è la nostra fede. In te, solo in te, l'uomo ritrova la luce, la pace, se stesso.

Dopo la tua gloriosa ascensione, hai bisogno della nostra carne per continuare la tua missione. Hai bisogno del mio corpo per dire la tua parola, per battezzare nel tuo nome, per perdonare i peccati, per fare te pane di vita, per trasformare te in Eucaristia. Per mostrare ad ogni uomo la tua compassione, la tua carità, la tua salvezza, per discerne e separare con taglio netto, più che spada a doppio taglio, la luce dalle tenebre, la verità dalla falsità, il bene dal male, la giustizia dall'ingiustizia, l'amore dall'odio, la pace dalla guerra, la virtù dal vizio.

Non hai bisogno di un corpo di peccato, nel quale non può abitare lo Spirito Santo e il tuo cuore mai potrà muovere il mio. Hai bisogno della mia carne pura, santa, immacolata, come la carne della Madre tua. Se è nel peccato, non può essere data a te, perché appartiene già al principe del mondo. Per questo ti scrivo: per chiederti questa piccola grazia: fa' che la tua carne sia la mia carne, il tuo cuore il mio cuore, la tua anima la mia anima, il tuo Spirito Santo il mio Spirito Santo, i tuoi sentimenti i miei sentimenti.

Conformami a te, perché come te, in te, per te, possa esercitare il mio ministero profetico, sacerdotale, regale come lo hai esercitato tu. Sarò sacerdote secondo il tuo cuore. Il mondo lo vedrà e tutti si lasceranno conquistare a te. Ti prego. Non negarmela. Tu per questo vieni: per farci vita della tua vita, per essere veri strumenti della tua salvezza.

Sarei egoista se pensassi solamente a me. La mia Parrocchia è fatta di molte persone: piccoli giovani, adulti, anziani, sani, ammalati, vicini a te, ma anche tanti che da te sono lontani. Anche per ogni persona affidata alle mie cure pastorali ti chiedo una grazia. Fa' che quanti sono vicini a te, crescano nel tuo amore, diventino tuoi missionari per fare conoscere te a quanti non ti conoscono o si sono stancati di servirti, perché privi del tuo amore nel loro cuore.

Dona a questi tuoi fedeli costanza nel servizio, perseveranza nell'amore, fortezza nell'impegno, zelo nella proclamazione della tua Parola, carità sempre viva perché mai si stanchino di amare, come non ti sei stancato tu, concludendo la tua missione sull'albero della croce. A quanti sono lontani dal tuo cuore e dalla tua parola, manda dal cielo lo Spirito di conversione come hai fatto con Saulo, il tuo persecutore. Tu lo hai convertito e ne hai fatto un tuo apostolo, sempre fedele nel servizio e perennemente obbediente alla tua volontà.

Aiuta quanti sono piccoli a crescere in età, sapienza e grazia. Sostieni i giovani perché non si smarriscano dietro le false profezie del mondo, le ingannevoli promesse e inganni che sempre le tenebre prospettano loro come vera luce. Dona alle famiglia la gioia dell'unità, della pace, del perdono, della mutua carità. Rendi gli uomini liberi per abbracciare la fede nel tuo Vangelo, senza mai vergognarsi di testimoniarti in ogni momento e circostanza della vita.

Ai senza lavoro provvedi perché abbiano il loro pane quotidiano. Agli ammalati porta la consolazione della tua presenza, così come hai fatto con tutti i sofferenti del tuo tempo. A tutti dona la saggezza dello Spirito Santo e la luce della verità.

Tu, Caro Gesù Bambino, dal tuo cielo ci scruti, ci conosci, sai le nostre debolezze, fragilità, carenza di amore. Sai che ci stanchiamo con facilità. Iniziamo tante cose, ma poi non abbiamo la forza di imitarti restando fedeli alla missione. Ti prego, manda con potenza su di noi il tuo Santo Spirito come hai fatto sugli Apostoli il giorno della Pentecoste. Fa' che Lui venga con tutta la potenza dei suoi santi sette doni: sapienza, conoscenza, fortezza, consiglio, intelletto, pietà, timore del Signore.

Senza di lui che ci muove e ci attrae, noi saremo sempre privi di quell'energia divina che ci fa tuoi veri servi. Noi non vogliamo essere discepoli oziosi, infingardi, negligenti, apatici, senza alcuna volontà di amarti. Vogliamo servirti con tutto l'amore che abita nel tuo cuore. Se tu non divieni, con il tuo Santo Spirito, il nostro nuovo alito di vita, mai ti serviremo secondo il tuo cuore e mai porteremo una sola anima a te. Vieni presto, non tardare. Abbiamo bisogno di te, per servire te, per amare te, per mostrare ad ogni uomo te.

Vergine Maria, Madre di Gesù, Madre della Redenzione, presenta la nostra preghiera al tuo Divin Figlio, prima però rivestila con il tuo cuore, avvolgila con la tua anima, così Gesù penserà che se tu che chiedi ogni cosa per te e di certo ti esaudirà. Angeli e Santi, intercedete per noi, gridate al cuore di Gesù perché ascolti la nostra supplica. Vogliamo vivere in lui, per essere di lui, per portare i cuori a Lui. Per lui sempre è Natale quando nasce in un cuore.

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4.0/5 (1 voto)

inviato da Qumran2, inserito il 24/12/2016

TESTO

5. Pace a voi, il saluto di Cristo risorto ai suoi discepoli

Papa Francesco, Omelia Festa della Divina Misericordia, 3 aprile 2016

«Pace a voi!»: è il saluto che Cristo porta ai suoi discepoli; è la stessa pace, che attendono gli uomini del nostro tempo. Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la morte e la paura. È la pace che non divide, ma unisce; è la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati; è la pace che permane nel dolore e fa fiorire la speranza. Questa pace, come nel giorno di Pasqua, nasce e rinasce sempre dal perdono di Dio, che toglie l'inquietudine dal cuore. Essere portatrice della sua pace: questa è la missione affidata alla Chiesa il giorno di Pasqua. Siamo nati in Cristo come strumenti di riconciliazione, per portare a tutti il perdono del Padre, per rivelare il suo volto di solo amore nei segni della misericordia.

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inviato da Stefano Molisso, inserito il 26/08/2016

TESTO

6. La bisaccia del cercatore   2

Tonino bello, La bisaccia del cercatore, ediz. La meridiana

Se io fossi un contemporaneo di Gesù, se fossi uno degli Undici ai quali Gesù, nel giorno dell'Ascensione, ha detto: "Lo Spirito santo verrà su di voi e riceverete da lui la forza per essermi miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria e fino all'estremità della terra" (At 1,8), nell'atto di congedarmi dai fratelli, sapete cosa avrai preso con me? Innanzitutto il bastone del pellegrino e poi la bisaccia del cercatore e nella bisaccia metterei queste cinque cose: un ciottolo del lago; un ciuffo d'erba del monte; un frustolo di pane, magari di quello avanzato nelle dodici sporte nel giorno del miracolo; una scheggia della croce; un calcinaccio del sepolcro vuoto. E me ne andrei così per le strade del mondo, col carico di questi simboli intensi, non tanto come souvenir della mia esperienza con Cristo, quanto come segnalatori di un rapporto nuovo da instaurare con tutti gli abitanti, non solo della Giudea e della Samaria, non solo dell'Europa, ma di tutto il mondo: fino agli estremi confini della terra. Ecco, io prenderei queste cose. Ma anche il credente che voglia obbedire al comando missionario di Gesù dovrebbe prendere con sé queste stesse cose.

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5.0/5 (4 voti)

inviato da Don Fabio Sgaria, inserito il 23/09/2012

PREGHIERA

7. Preghiera allo Spirito Santo   1

Benedetto XVI, Discorso del Santo Padre Benedetto XVI all'assemblea della CEI, 24 maggio 2012

Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull'abisso,
aiuta l'umanità del nostro tempo a comprendere
che l'esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo,
e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà
e la società tutta si edifica nella giustizia.

Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo,
restituisci noi battezzati a un'autentica esperienza di comunione;
rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo,
comunità di santi che vive nel servizio della carità.

Spirito Santo, che abiliti alla missione,
donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo,
tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo.
Rendici collaboratori della loro gioia con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo,
chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l'abbondanza del raccolto.
Amen.

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5.0/5 (3 voti)

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 25/05/2012

TESTO

8. La missione è testimonianza

Mons. Luigi Padovese, II Assemblea ecclesiale del Patriarcato di Venezia, 11 ottobre 2009

Essere uniti per essere testimoni (...) non riguarda soltanto le nostre Chiese di Oriente che vivono in una situazione minoritaria e di confronto con il mondo islamico, ma si può applicare anche alle Chiese di Europa messe a confronto con una società pluralistica e dove è anche dalla comunione dei cristiani tra loro che deve nascere la loro testimonianza. Come è stato osservato la Chiesa non ha una missione, non fa missione, ma è missione. E dunque va capita da essa. Se vuol rimanere Chiesa di Cristo deve uscire da sé. In quanto - come dice il Concilio. Vaticano II - è "sacramento universale di salvezza", essa è ordinata al Regno, è al suo servizio, esiste per proclamare il vangelo, e non soltanto oggi come misura d'emergenza in tempo di crisi, ma come costitutiva del suo essere. E il senso di tale impegno è di far sì che un'esperienza divenuta messaggio torni ad essere esperienza. Noi parliamo di ciò che "abbiamo visto ed udito", dichiara Giovanni (1 Gv 1,3).

La missione dunque è testimonianza resa all'amore di Gesù Cristo e al volto di Dio da lui rivelato. Si tratta di portare gli uomini a scoprire liberamente che il cammino di fede alla sequela di Gesù arricchisce la vita: va restituito al vangelo il carattere di vangelo, cioè di notizia che dà gioia, trasmettendo la visione che Gesù aveva del Regno, ma pronti a raccogliere anche delusioni. Ma non può essere altrimenti poiché la fede, in quanto espressione congiunta della grazia di Dio e della libera adesione umana, non si può imporre ma soltanto proporre.

Ed è qui che il ruolo della testimonianza diventa fondamentale anche perché, come diceva un Padre della Chiesa - "gli uomini si fidano più dei loro occhi che delle loro orecchie".

Annunciare Gesù Cristo per l'Apostolo Paolo è stata una necessità che nasceva dall'amore per lui. Ciò significa che chi incontra Cristo non può fare a meno di annunciarlo, sia con la vita che con le parole.

Monsignor Luigi Padovese, vescovo, ucciso il 3 giugno 2010.

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inviato da Qumran2, inserito il 11/01/2012

ESPERIENZA

9. Gli angeli sulla terra   2

Roxsana Chavez

Era stata una giornata molto faticosa, avevo finito il mio lavoro con i malati e mentre mi preparavo per tornare a casa, passando per l'UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiovascolare) vidi una signora abbastanza giovane che piangeva sconsolatamente era da sola in quel momento, io non potevo passare indifferente, senza pensare due volte mi avvicinai e le chiesi se potevo fare qualcosa per aiutarla, mi disse di no: "Mio marito ha avuto un infarto, è stato sottoposto ad un intervento e adesso non mi lasciano entrare per vederlo, vorrei solo sapere come sta".

Mi offrii di entrare nel reparto e chiedere di lui, m'informarono che l'intervento era andato bene ma che era ancora addormentato, chiesi poi se potevo avvicinarmi e cosi feci, quando mi avvicinai, vidi che si trattava di un signore molto giovane che non passava i cinquanta, era pieno di tubi come si è di solito dopo un intervento al cuore; mentre lo guardavo lui aprì gli occhi e mi chiese "come sto?", io sorridendo gli risposi "bene", e lui dopo qualche secondo richiuse gli occhi.

Uscendo dal reparto riferii alla moglie quello che mi avevano detto e che per il momento non erano possibili le visite, la invitai ad avere pazienza e fiducia e me ne andai.

Passati alcuni giorni, io avevo dimenticato l'accaduto, mentre portavo la comunione nel reparto di cardiologia, ricordai quello che era successo e cosi entrai nella stanza e vide un signore giovane che parlava allegramente con un altro, era lui! lo trovavo abbastanza bene, mi avvicinai per salutarlo e lui sorpreso mi disse: sei tu! Allora era vero, pensavo che fosse stato un angelo, tutta di bianco e con un sorriso mi credevo in paradiso... ci facemmo una risata tutti tre.

Ho la certezza che gli angeli esistono, ma ricordando le parole di quell'uomo mi chiedevo se esistono gli angeli sulla terra.

La domanda di Javhé a Caino "Dove è tuo fratello?" ci mette di fronte ad una realtà molte volte non riconosciuta, anzi non accettata per gli esseri umani, ma che senza dubbio dovrà rispondere alla fine dei tempi, in conseguenza ognuno di noi è custode di un altro, cioè di chi è accanto a noi, e se questo è cosi gli angeli sulla terra sono coloro che si prendono questa responsabilità con coraggio e disinteressatamente, e nella misura in cui noi siamo consapevoli e percepiamo questa missione che ci è stata donata allora diventiamo angeli anche noi.

Gli angeli non possono essere persone qualsiasi, hanno un volto distinto, i gesti sono diversi, le loro parole parlano di cose che sempre lasciano un tocco speciale nel cuore dell'altro, trasmettono la pace, la gioia, ma non come quella del mondo, vedono il mondo diversamente da come la vediamo noi, non si fermano soltanto a contemplare il negativo, anzi lo trasformano e possono trovare anche nel brutto cose belle e positive che riempiono nostri cuori di speranza.
Gli angeli della terra sono come le api che stanno in ogni luogo ma quando si fermano su un'anima, lasciano il dolce miele.
Gli angeli vedono il volto di Cristo in qualsiasi persona senza dar peso a colore, razza, atteggiamento, carattere, simpatia o antipatia, ecc.
Gli angeli non sanno far altro che amare.
Gli angeli sono capaci d'intuire un pericolo e ti guidano con sani consigli perche tu non cada e ti faccia male, ti dicono tuoi errori in faccia e ti rimproverano quando è necessario.
Gli angeli sanno aspettare con pazienza, tolleranza e misericordia che tu possa cambiare per migliorare tua vita.
Gli angeli sulla terra non temono di perdere il tempo per offrirlo a qualcuno, perché considerano più importante il tempo donato che il tempo per loro stessi.
Gli angeli sono accanto a te, certe volte consolandoti, rianimandoti, spesso in silenzio pregando per te.
Angelo sulla terra sei anche tu quando non pensi a te stesso e piuttosto esci da te per andare incontro a qualcuno morendo a te stesso. Gli angeli sulla terra sono veri figli di Dio.

protezioneaiutoangelidisponibilità

5.0/5 (1 voto)

inviato da Roxsana Chavez, inserito il 13/12/2011

TESTO

10. Io voglio servire Gesù

Shahbaz Bhatti, Cristiani in Pakistan. Nelle prove la speranza, Marcianum Press, Venezia 2008, pp. 39-43

Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia.

Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l'amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico.

Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune».

Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.

Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa', hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che, finché avrò vita, fino all'ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.

Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro.

Per cui cerco sempre d'essere d'aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati, agli assetati.

Shahbaz Bhatti, ucciso a Islamabad il 2/03/2011

testimonianzamartiriopersecuzione

inviato da Qumran2, inserito il 08/03/2011

PREGHIERA

11. Preghiera dell'infermiere   1

O Signore Dio, Padre e Madre di chi spera in te, in punta di piedi sono entrato in questa cappella ed ho rotto il tuo silenzio per affidare a te la mia missione di infermiere.

Il mio è un compito di grande responsabilità e per questo ti ringrazio! Ogni giorno il dono prezioso della vita passa per le mie mani, perché io lo custodisca e me ne prenda cura in ragione delle mie capacità, confidando nella tua carezza e nel tuo conforto, quando la sfida diventa cosa troppo ardua.

Fra le tue mani voglio deporre ognuna di quelle vite che mi sono affidate, ogni mio paziente, perché il tuo conforto tenga uniti me e loro in un solo unico abbraccio.

Lascia che sia il tuo sorriso a riempire le mie giornate, a fare così di me immagine lieta della tua grazia e della tua bontà!

Fa' che sia la forza della tua compassione a guidare le mie mani tutte quelle volte in cui l'impotenza davanti alla malattia rischia di bloccare le mie azioni; ogni volta che ho bisogno di sentire tutta la tenerezza di un Padre per prendermi cura delle piaghe di un figlio, del dolore di un fratello; per ciascuna di quelle circostanze in cui sarebbe cosa più facile abbandonarsi alle lacrime o voltare le spalle! Lascia che il mio cuore senta ogni giorno più forte la ricchezza dell'unico e vero amore...il tuo!

Concedimi quel vigore speciale che viene dalla mitezza e dalla serenità, perché con umiltà e pazienza, sia sempre pronto a rispondere ad ogni campanello che squilla... con solerzia, disponibilità e volto lieto! Rendi celere ogni mia azione, anche nelle più piccole mansioni, anche di fronte ad un paziente ansioso e petulante. Lascia che io possa comprendere la difficoltà e la paura di chi si affida alle mie mani, perché non dell'ansia o della petulanza io mi sappia preoccupare ma del disagio e della fragilità di una persona da cui spesso queste provengono!

Fa' di me il più docile strumento della tua tenerezza per chi, anziano, debole, povero e solo, incrocia i miei passi lungo la corsia.

Fa' che io sia un valido collaboratore per ognuno dei miei colleghi!

Lascia che i miei occhi sappiano scorgere, con gioia, i lineamenti del volto di Cristo sofferente in ogni ammalato che viene affidato alle mie cure!

Lascia che le mie braccia si confondano con le tue ogni volta che il dolore di chi soffre ha bisogno di trovare sul tuo petto un porto sicuro, un luogo di dolcezza nel quale rifugiarsi anche soltanto per piangere o per affidare al silenzio la tenerezza di una preghiera.

Anche nelle giornate più confuse, lascia che ognuno dei miei pazienti possa scorgere in me l'immagine di una mano tesa: sarà la tua mano che guiderà la mia a farsi consolazione per tutti coloro che si sentono abbandonati.

Allo stesso modo ti prego di rendermi capace di trovare sempre in te la forza per essere dolce e comprensivo verso tutti i parenti ansiosi e preoccupati per i loro cari! Le mie parole siano cariche, per ognuno, della tua bontà e della tua grazia! Fa' di me valido strumento della tua empatia, perché io non sia capace solo di "sentire", ma soprattutto di "ascoltare" tutti con attenzione e premura.

Voglio essere un infermiere che sappia farsi samaritano per tutti quelli che incontra nel suo reparto! Per questo vorrei possedere soltanto due armi: la luce del tuo sorriso e la forza della tua costante, silenziosa e discreta presenza al mio fianco.

E mi affido a Maria, donna di compassione e di amore! Che lei mi prenda per mano nel mio servizio e mi conduca nel sentiero della sofferenza con la gioia infinita nel cuore. Amen

saluteservizioinfermiere

4.0/5 (1 voto)

inviato da Don Gianni Mattia, inserito il 19/02/2011

TESTO

12. E' possibile pregare o meditare scandendo i tempi della giornata?   2

Jean-Marie Lustiger, Avvenire del 30/11/2008

Ecco i consigli dell'arcivescovo di Parigi: «Obbligatevi a spezzare il ritmo frenetico delle nostre metropoli. Fatelo sui mezzi pubblici e nelle pause del lavoro». Uno scritto inedito del cardinale Francese morto un anno fa.

Come pregare durante il giorno? La tradizione della Chiesa raccomanda di pregare sette volte al giorno. Perché? Una prima ragione è che il popolo d'Israele offriva il proprio tempo a Dio in sette preghiere quotidiane, in momenti fissi, nel Tempio o almeno voltati verso di esso: «Sette volte al giorno io ti lodo» ci rammenta il salmista (Salmo 118,164). Una seconda ragione è che il Cristo stesso ha pregato così, fedele alla fede del popolo di Dio. La terza ragione è che i discepoli di Gesù hanno pregato così: gli apostoli (vedi Atti 3,1: Pietro e Giovanni) e i primi cristiani di Gerusalemme «assidui nelle preghiere» (vedi Atti 2,42; 10,3-4: Cornelio nella sua visione); poi le comunità cristiane e, più tardi, le comunità monastiche. E così anche i religiosi e le religiose, i preti, sono stati chiamati a recitare o a cantare in sette riprese le «ore» dell'«ufficio» (che significa «dovere», «incarico», «missione» di preghiera), facendo una pausa per cantare i salmi, meditare la Scrittura, intercedere per i bisogni degli uomini e rendere gloria a Dio. La Chiesa invita ogni cristiano a scandire la propria giornata con una preghiera ripetuta, deliberata, voluta per amore, fede, speranza.

Prima di sapere se è bene pregare due, tre, quattro, cinque, sei, sette volte al giorno, un consiglio pratico: associate i momenti di preghiera a gesti fissi, a punti di passaggio obbligati che scandiscono le vostre giornate.

Per esempio: per coloro che lavorano e in genere hanno orari stabili, esiste pure un momento in cui lasciate il vostro domicilio e vi recate al lavoro... a piedi o in auto, in metropolitana o in autobus. A un orario preciso. E ciò vi prende un determinato tempo, sia all'andata sia al ritorno. Perché quindi non associare dei tempi di preghiera a quelli di spostamento?

Secondo esempio: siete madre di famiglia e rimanete a casa, ma avete dei figli da portare e riprendere a scuola in momenti precisi della giornata. Un altro obbligo che segna una pausa: i pasti, anche se a causa di forza maggiore o cattiva abitudine mangiate solo un panino o pranzate in piedi. Perché non trasformare queste interruzioni nella giornata in punti di riferimento per una breve preghiera?

Sì, andate a cercare nella vostra giornata questi momenti più o meno regolari di interruzione delle occupazioni, di cambiamento nel ritmo di vostra vita: inizio e fine del lavoro, pasti, tempi di viaggio ecc.

Associate a questi momenti la decisione di pregare, anche solo per un breve istante, il tempo di fare l'occhiolino a Dio. Datevi l'obbligo rigoroso, qualunque cosa accada, di consacrare quindi anche solo trenta secondi o un minuto a dare un nuovo orientamento alle vostre diverse occupazioni sotto lo sguardo di Dio.
La preghiera così, pervaderà quanto vi sarà dato vivere.

Quando andate al lavoro forse intanto rimuginate sui colleghi che ritroverete, sulle difficoltà da affrontare in un ufficio in cui lavorate in due o in tre; le personalità cozzano maggiormente quando la vicinanza è troppo stretta e quotidiana. Chiedete a Dio in anticipo: «Signore, fa' che io viva questo rapporto quotidiano nella vera carità. Permettimi di scoprire le esigenze dell'amore fraterno nella luce della Passione di Cristo che mi renderà sopportabile lo sforzo richiesto».

Se lavorate in un grande centro commerciale, forse rimuginerete sulle centinaia di volti che vi scorreranno davanti senza che abbiate il tempo di guardarli. Chiedete a Dio in anticipo: «Signore, ti prego per tutte quelle persone che passeranno davanti a me e alle quali cercherò di sorridere.

Anche se non ne ho la forza quando mi insultano e mi trattano come fossi una macchina calcolatrice».

Insomma, approfittate al meglio, durante la vostra giornata, di questi punti di passaggio obbligati, dei momenti in cui disponete di un po' di margine e vi lasciano, se siete vigili, un piccolo spazio di libertà interiore per riprendere fiato in Dio.

Si può pregare nella metropolitana o sui mezzi pubblici? Io l'ho fatto. Ho utilizzato diversi metodi secondo i momenti della mia vita o le circostanze. Ci fu un tempo in cui mi ero abituato a mettere i tappi nelle orecchie per isolarmi e poter avere un minimo di silenzio, tanto ero esasperato dal rumore. Pregavo così, senza per questo tagliar fuori le persone che mi erano attorno visto che potevo ancora essere presente a essi con lo sguardo, senza però scrutarli, senza fissarli, senza essere indiscreto nel modo di guardarli. Il silenzio fisico dell'orecchio mi permetteva di essere ancora più libero nell'accoglienza. In altri periodi, invece, ho vissuto un'esperienza esattamente contraria. Ognuno di noi fa come può, ma in nessun caso dobbiamo ritenere che sia impossibile pregare.

Ecco un altro suggerimento. Scommetto che lungo il vostro tragitto, dalla stazione della metropolitana o dalla fermata dell'autobus fino a casa o al posto di lavoro, potete incontrare, nel raggio di trecento o cinquecento metri, una chiesa o una cappella (una piccola deviazione vi consentirebbe di camminare un po'). A Parigi si può fare. In quella tal chiesa potete pregare in tranquillità o, al contrario, essere continuamente disturbati; può essere adatta o meno alla vostra sensibilità: questo è un altro discorso. Ma c'è una chiesa con il Santissimo Sacramento. Perciò, camminate per qualche centinaio di metri in più; vi ci vorranno dieci minuti, e un po' d'esercizio non farà male alla vostra linea... Entrate in chiesa e andate fino al Santissimo Sacramento. Inginocchiatevi e pregate. Se non potete di più, fatelo per dieci secondi. Ringraziate Dio Padre per il mistero dell'Eucaristia nel quale siete inclusi, per la presenza del Cristo nella sua Chiesa. Lasciatevi andare all'adorazione con il Cristo, nel Cristo, tramite la forza dello Spirito. Rendete grazie a Dio. Rialzatevi.
Fatevi un bel segno della croce e ripartite.

preghierapregaretempoquotidianitàperseveranzafedeltà nella preghiera

4.7/5 (3 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 05/09/2010

TESTO

13. Innocente nel braccio della morte

Agata Fernandez Motzo, Una voce divina

Quando il delitto è punito con la morte
con chi tu intendi esser solidale?
Non pensi a chi subisce questa sorte,
anch'esso spesso vittima del male?
Noi siamo pronti a condannare:
maomettani, buddisti o cristiani,
per natura ama l'uomo vendicare
e danno ordisce con sue stesse mani.
Poco gl'importa di usare la ragione.
Non pensa che ricambiando male con male
al demonio da' anch'egli una razione
e il male diventa poi una spirale.
Come un cane morde gli altri cani
così il boia uccide il suo fratello
e giustifica con argomenti ingiusti e vani
la stessa colpa che condanna a quello.
La differenza fra il boia e il condannato
è che uno fa in nome della legge
quel di cui l'altro il diritto s'è arrogato,
ma a questo punto il boia non lo corregge.
Entrambi hanno animo degradato
e agiscono con cinica freddezza,
senza più il timore del peccato,
del male si prova solo l'ebbrezza.
L'uomo andrebbe piuttosto educato,
illuminato alla luce del Vangelo,
invece da bambino è trascurato;
cade sugli occhi puri di perfidia un velo....
Conosce e impara quello che vede,
ogni errore è per lui cosa normale
e così crescendo senza Fede
poi, da grande, sarà un criminale.
Ma l'uomo sa solo condannare!
Non pensa che a tal modo deplorevole
si potrebbe senz'altro ovviare
svolgendo una missione lodevole:
basterebbe con amore insegnare
in che cosa consiste il vero bene;
un criminale si potrebbe educare
e risparmiargli così tante pene.
La più ingiusta è la pena capitale
perché nega a chi è reo la redenzione,
il supplizio infine a nulla vale,
si riduce ad una macabra funzione.
Finché c'è vita c'è sempre speranza
che un uomo pentito e redento,
rinnegata la perfida baldanza,
di cambiar vita alla fine sia contento.
Sono infinite le vie del Signore,
a volte ha chiamato a farsi santo
perfino un accanito peccatore,
ché nella grazia di Dio sta ogni vanto.
Sia il carcere casa di redenzione.
non lagher, non ghetto di infelici,
sia riabilitante la punizione
senza crudeltà, pestaggi, sacrifici....
Invece si giustiziano innocenti
perché l'umana giustizia spesso falla...
Vorrei chiedere ai giudici intransigenti:
se un giorno la verità venisse a galla?
Vi siete fatti arbitri del tempo
spodestando del suo diritto il Signore:
e spesso più veloci del lampo
mandaste un innocente al Creatore.
La vita passa pei malvagi e per i giusti
e infallibil giustizia è quella eterna!
Solo Dio scandaglia l'animo dei tristi
e segue ogni figlio con ansia materna.
E tu, che senza colpa, subisci morte atroce
abbi fede e non ti disperare:
pensa a Gesù, che, innocente mori' in croce,
la tua fame di giustizia per saziare.

pena di morteredenzione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Agata Fernandez Motzo, inserito il 26/08/2010

PREGHIERA

14. A San Giuseppe

San Giuseppe, patrono della Chiesa,
tu che accanto al Verbo incarnato
lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane,
traendo da lui la forza di vivere e di faticare;
tu che hai provato l'ansia del domani,
l'amarezza della povertà,
la precarietà del lavoro:
irradia ancor oggi l'esempio della tua figura,
umile davanti agli uomini
ma grandissima davanti a Dio:
guarda all'immensa famiglia che ti è affidata.
Benedici la Chiesa,
sospingendola sempre più sulla vita
della fedeltà evangelica;
proteggi i lavoratori
nella loro dura esistenza quotidiana,
difendendoli dallo scoraggiamento,
dalla rivolta negatrice,
come dalle tentazioni dell'edonismo.
Prega per i poveri,
che continuano in terra la povertà di Cristo,
suscitando per essi
le continue provvidenze dei loro fratelli più dotati.
Custodici la pace nel mondo,
quella pace che sola può garantire
lo sviluppo dei popoli
e il pieno compimento delle umane speranze:
per il bene dell'umanità,
per la missione della Chiesa,
per la gloria della Santissima Trinità.
Amen.

lavoroumiltàpovertàpacesan giuseppe

inviato da Cesarina Volontè, inserito il 21/03/2010

PREGHIERA

15. Preghiera dei genitori che accompagnano i propri figli nel cammino di iniziazione cristiana   5

O Dio, che ci inviti a condurre a te i nostri figli,
perché vuoi incontrarti con loro,
aiutaci in questa grande e sublime missione.

Rendici capaci di percorrere accanto a loro,
con entusiasmo, il cammino verso di te,
per farti amare dai nostri figli e amarti in loro.

Vigila sul nostro cammino di genitori,
perché la nostra strada sia luce alla loro strada,
la nostra mano sia guida alla loro inesperienza,
la nostra vita sia testimonianza per la loro vita.

Supera i nostri limiti e le nostre debolezze,
ama i nostri figli come noi non siamo capaci
e chiamali ogni giorno facendo conoscere a loro la tua volontà.

Benedici le nostre preoccupazioni, le ansie del nostro cuore,
vivi sempre accanto a noi, genitori e figli insieme, nella nostra casa.
Ti preghiamo per Gesù Cristo, che è tuo Figlio e nostro Signore.
Amen.

genitorifiglicatechismoiniziazione cristianafamiglia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Marcello Barbieri, inserito il 08/12/2009

TESTO

16. Io sono la vite, voi i tralci - Commento a Gv 15, 1-11   3

Madre Teresa di Calcutta, Missione d'amore

Il capitolo 15 di Giovanni ci avvicinerà al Cristo. Il Padre, essendo il vignaiolo, deve potare il tralcio perché dia più frutto, e il frutto che dobbiamo produrre nel mondo è bellissimo: l'amore del Padre e la gioia. Ognuno di noi è un tralcio.

Quando andai l'ultima volta a Roma, volevo dare qualche piccolo insegnamento alle mie novizie e pensai che questo capitolo fosse il più bel modo di capire che cosa siamo noi per Gesù e che cosa è Gesù per noi. Ma non mi ero resa conto di ciò di cui invece si resero conto quelle giovani suore quando considerarono quanto è robusto il punto di innesto dei tralci nella vite: come se la vite temesse che qualcosa o qualcuno le strappi il tralcio.

Un'altra cosa su cui quelle sorelle richiamarono la mia attenzione fu che, se si guarda la vite, non si vedono frutti.

Tutti i frutti sono sui tralci. Allora esse mi dissero che l'umiltà di Gesù è così grande che egli ha bisogno dei tralci per produrre frutti. Questo è il motivo per cui ha fatto tanta attenzione al punto di innesto: per poter produrre quei frutti egli ha fatto l'attacco in modo tale che si debba usare la forza per romperlo. Il Padre, il vignaiolo, pota i tralci per produrre più frutto, e il tralcio silenzioso, pieno d'amore, incondizionatamente si lascia potare. Noi sappiamo che cos'è la potatura, poiché nella nostra vita ci deve essere la croce e quanto siamo più vicini a lui e tanto più la croce ci tocca e la potatura è intima e delicata.

Ognuno di noi è un collaboratore di Cristo, il tralcio di quella vite; e che cosa significa per voi e per me essere collaboratori di Cristo?

Significa dimorare nel suo amore, avere la sua gioia, diffondere la sua compassione, testimoniare la sua presenza nel mondo.

rapporto con Diomissionetestimonianzaportare fruttofrutti

inviato da Stefano Targa, inserito il 07/12/2009

PREGHIERA

17. Per chiedere il buon profumo di Cristo   1

Don Mario Tarantola

Concedi, o Padre,
che rinnovati dai santi misteri,
diffondiamo nel mondo il buon profumo di Cristo.

È dono, o Padre,
che noi imploriamo senza stancarci,
prodotto dal "pane spezzato"
e dal "sangue Eucaristico",
spremitura di chicchi di sofferenza e di acini di gioia,
unguento che contagia,
profumo nuovo di comunione fraterna.

Per ottenerlo siamo pronti a deporre le divisioni,
accantonare le contese,
eliminare le rivalità,
pagando con la moneta del perdono dato al nemico.

Per profumare di Cristo
lavoreremo insieme su progetti comuni,
gareggeremo nello stimarci a vicenda,
porteremo gli uni il peso degli altri.

Allora, anche i lontani, attratti da questo soave odore,
si accompagneranno al nostro cammino,
volgeranno lo sguardo a colui che è stato trafitto
e, innamorati,
non lo distoglieranno mai più.

testimonianzamissioneannuncio

1.0/5 (1 voto)

inviato da Luigi De Bernardi, inserito il 05/06/2009

PREGHIERA

18. Salve Regina, donna missionaria   1

Tonino Bello

Salve Regina, donna missionaria,
tonifica la nostra vita cristiana
con quell'ardore
che spinse te, portatrice di luce,
sulle strade della Palestina.

Anche se la vita ci lega ai meridiani
e ai paralleli dove siamo nati,
fa' che sentiamo egualmente sul collo
il fiato delle moltitudini
che ancora non conoscono Gesù.

Spalancaci gli occhi
perché sappiamo scorgere
le afflizioni del mondo.
Non impedire che il clamore dei poveri
ci tolga la quiete.

E liberaci dalla rassegnazione
di fronte alle tante sofferenze del mondo.
O clemente, o pia,
o dolce Vergine, Maria.

mariamissionemissionarietà

inviato da Qumran2, inserito il 17/10/2008

TESTO

19. Beati voi, sposi!   2

Beati voi, sposi, che nel Signore vi amate con un cuore nuovo e puro,
poiché Dio vi ama per primi e voi lo vedrete.
Beati voi, sposi, che con trepidazione accogliete la missione misteriosa e responsabile di trasmettere e custodire la vita umana, poiché Dio vi fa collaboratori della sua onnipotenza a servizio dell'amore.
Beati voi, sposi e genitori, che con gioia e gratuità date il meglio di voi stessi ai figli e ai giovani, poiché Dio educa i suoi figli per mezzo di voi.
Beati voi, sposi che scegliete l'essenzialità poiché Dio e le persone sono la vostra inesauribile e salda ricchezza.
Beati voi, sposi, che sapete confortare chi è nel dolore, perché sarete consolati.
Beati voi, sposi nel dolore, beati voi, coniugi soli, poiché il Signore Gesù, il risorto che porta nel suo corpo glorioso i segni dei chiodi, fascia le vostre ferite e prepara i giorni del ricongiungimento.
Beati voi, sposi e famiglie, che ospitate Dio nei cuori e nella vostra casa; beati voi, sposi e famiglie, che amate la Chiesa come una sposa e una madre, poiché il Signore "si fermerà a cena con voi" e sarà la vostra pace.
Beati voi, sposi e famiglie, che sperimentate la debolezza e il peccato, poiché il Signore Gesù, morto per togliere i peccati, non vi condanna, ma sostiene i vostri passi e apre la vostra coscienza e i vostri occhi alla
speranza di una vita nuova.
Beati voi, sposi e famiglie che non avete paura di donare la vostra vita e di servire generosamente, poiché il Signore "vi invita a tavola e passa a servirvi".

sposiservizioamorefamigliacoppiamatrimoniogenitori

5.0/5 (2 voti)

inviato da Fr. Fabrizio Migliasso, inserito il 07/09/2008

PREGHIERA

20. Missionari ogni giorno

Giuditta De Feo

Signore Gesù,
missionario del Padre,
hai inviato gli apostoli
inondati dal tuo Spirito
ad annunciare il tuo Vangelo
fino agli estremi confini della terra.

Oggi ti fidi di noi
ci invii ad annunciare
la tua parola.

Ti preghiamo
per quelle anime generose
che lasciano la propria famiglia,
la propria casa
e si spingono
in terre sconosciute
per essere come te,
donare il pane...
donare te pane vivo
disceso dal cielo,
donare la propria vita
come hai fatto tu.

Signore, ti preghiamo
anche per il nostro "ricco occidente"
spesso cristiano solo di nome,
ma sempre più povero di te,
incapace di riconoscere il tuo amore,
perché amori passeggeri
attraggono sempre più...!

Aiuta, Signore
ciascuno di noi
a saper lasciare la terra
della "convenienza"
della comodità
per esserti testimone
in un ambiente
indifferente ai valori
da te proclamati.

Sostienici con il tuo spirito
per essere missionari
ogni giorno
lì dove ci chiami a vivere!

missionemissionarietàevangelizzazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuditta De Feo, inserito il 07/09/2008

RACCONTO

21. Come spiegare la Risurrezione?

Un missionario viveva da tantissimi anni in Cina, Paese dalla cultura millenaria e profondamente religioso. Non aveva battezzato nessuno (non era lì a convertire...), ma era riuscito in qualche modo a stabilire una bellissima relazione con un vecchiettino cinese, con cui passava le ore e le giornate a chiacchierare del più e del meno, e a discutere delle cose di Dio. Era stupendo per entrambi potersi scambiare le proprie esperienze di fede, così diverse eppure così simili. Era bello poter scoprire, grazie all'altro, un altro volto di Dio, un altro colore del suo arcobaleno, un altro raggio della sua luce.

Un giorno il missionario arrivò a parlare della risurrezione... Come spiegare al suo amico il mistero della risurrezione di Gesù? Era facile raccontargli della vita di Gesù, del bene che aveva fatto, di come la gente semplice lo ricordasse proprio come un uomo buono che aveva fatto tanto bene. Ma come spiegargli la risurrezione? Provò, e riprovò, cercò esempi, metafore... ma il suo grande amico non riusciva a comprendere tale stupefacente mistero.

Finché un giorno il vecchio cinese disse al suo amico missionario: "Ascolta, da tanti giorni ti sforzi di spiegarmi quello che io non posso capire. Credo ci sia un unico modo perché io possa capire cos'è la risurrezione di Gesù: mostrami la tua risurrezione!".

risurrezioneresurrezionetestimonianzaannunciomissione

2.0/5 (1 voto)

inviato da Padre Stefano Giudici, inserito il 19/03/2008

RACCONTO

22. La missione di Angiolino

Miriam Soter

Angiolino era preoccupato. L'Eterno Padre gli aveva assegnato la missione di consolare il suo Figlio agonizzante. "Di che cosa potrà mai aver bisogno il Signore?", pensava tra sé.

In un baleno lasciò la Gloria del Paradiso, raggiunse la Palestina, si diresse verso Gerusalemme e deviò sul Getsemani. Là si arrestò pieno di stupore: lo stesso Dio che aveva contemplato sfolgorante d'infinita gloria, quello stesso Dio davanti al quale stava sempre in adorazione, ora era lì, al buio, prostrato a terra, tutto tremante e angosciato.

«Devo assolutamente trovare qualcuno che lo possa consolare!», si disse dirigendosi verso gli Apostoli. «Sicuramente loro sono disposti ad aiutarmi: hanno ricevuto tanti insegnamenti e hanno visto tanti miracoli!». Ma i discepoli dormivano.

«Che delusione! Forse tra i miracolati troverò qualcuno disposto a consolarlo!». Il povero Angiolino girò tutta la Giudea: visitò ciechi che vedevano, storpi che camminavano, sordi che sentivano, ma tutti erano intenti a festeggiare la Pasqua.

«Tutti pensano a festeggiare e non c'è nessuno che pensi al Signore! Vorrà dire che andrò avanti e indietro nel tempo radunando le anime sante del passato e del futuro!».

Angiolino non ci mise molto: con una velocità supersonica portò un esercito di anime. Tra quelle del passato si distingueva il Re Davide, il profeta Isaia, Mosè, Geremia e tutti gli altri profeti. Brillavano con una luce tutta speciale san Giuseppe e san Giovanni Battista. Tra le anime del futuro c'erano gli Apostoli ormai diventati coraggiosi, schiere sterminate di martiri, di vergini e di confessori. Si vedeva santa Chiara che commossa sussurrava: «Era tutta la vita che chiedevo questa grazia...», accanto a lei c'era san Francesco, sant'Antonio, santa Veronica, poi san Domenico, santa Caterina da Siena, santa Gemma, san Giovanni Bosco, san Massimiliano Maria Kolbe... e San Pio che confuso e profondamente commosso assumeva su di sé la pesantissima Croce, condividendo con Cristo le atroci sofferenze della Passione.

Gesù ne ebbe un gran sollievo, ma la visione delle numerosissime anime che avrebbero disprezzato il suo Sacrificio lo prostrava e addolorava ancora profondamente.

Allora Angiolino come un lampo si diresse verso la casa dell'immacolata. La Signora stava offrendo tutto con Gesù. «Mia dolce Regina, non volevo disturbarti perché so che stai soffrendo molto e avresti bisogno di essere consolata tu stessa, ma sei l'unica che può aiutarmi!».

«Angiolino caro, in questo momento l'unica mia consolazione è proprio quella di poter consolare Gesù! Su, presto! Torna nell'Orto degli Ulivi e portagli il mio Cuore!».

Angiolino tutto tremante prese quel preziosissimo Cuore nelle sue mani di luce e lo portò subito a Gesù.

venerdì santogetsemanidoloreagoniaconsolazionesperanza

4.5/5 (2 voti)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 04/03/2008

TESTO

23. Passato, presente, futuro

Spesso ci sentiamo insoddisfatti della nostra vita, vorremmo essere qualcun altro, fare cose diverse. Pensiamo al nostro passato, ai doni che abbiamo ricevuto ma che allora abbiamo sottovalutato, ma che ora sono cambiati. Pensiamo al futuro, che nutriamo di illusioni e che vorremmo comandare noi, abbiamo paura degli eventuali cambiamenti che non ci aspetteremmo. Ma al presente, ci pensiamo?

Quando ti senti così, pensa che l'attimo che stai vivendo è un dono di Dio. Adesso, ora, oggi, lui sta pensando a te, ha bisogno di te, vuole dirti tante cose e affidarti una missione.

Se pensi al passato: ringrazia Dio per i doni che ti ha dato, prega per chi ti ha amato e per chi ti ha ferito. Non spaventarti dei tuoi sbagli, piuttosto impara da essi. Fanne uno scalino che ti porta in alto anziché che ti fa inciampare. A volte dopo uno sbaglio capisci ciò che conta veramente nella vita, e da quella Mano che ti aiuta a rialzarti nasce un rapporto diverso, che magari prima non sarebbe stato così, perché avresti avuto un cuore troppo orgogliosi di te, per fare entrare pienamente Gesù nella tua vita.

Se pensi al futuro: affidalo a Dio. Lui è lassù in cielo, e da lassù vede più lontano di quanto vedi tu quaggiù. Lui fin dall'eternità ha pensato il meglio per te. Non ti abbandona nel momento della prova.

Se pensi al presente: vivilo! è un dono. Ovunque tu sia adesso, se sei con Gesù sei sempre la persona giusta, nel posto giusto, nel momento giusto. Perché è adesso che Gesù ha bisogno di te per portare agli altri il Suo Amore. Ne ha avuto bisogno ieri e ne avrà bisogno domani, ma in particolar modo oggi.

Ieri è passato, domani non c'è ancora, oggi è qui. E' oggi che costruisci il tuo passato e prepari il tuo futuro.

"Non temete, Io sono con voi!" (Gesù).

tempopresentepassatofuturoimpegnoresponsabilitàannunciotestimonianza

4.0/5 (3 voti)

inviato da Cristina Stralla, inserito il 18/08/2007

PREGHIERA

24. Preghiera per i laici   1

Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica "Christifideles Laici"

O Vergine santissima,
Madre di Cristo e Madre della Chiesa,
con gioia e con ammirazione,
ci uniamo al tuo Magnificat,
al tuo canto di amore riconoscente.

Con te rendiamo grazie a Dio,
«la cui misericordia si stende
di generazione in generazione»,
per la splendida vocazione
e per la multiforme missione
dei fedeli laici,
chiamati per nome da Dio
a vivere in comunione di amore
e di santità con lui
e ad essere fraternamente uniti
nella grande famiglia dei figli di Dio,
mandati a irradiare la luce di Cristo
e a comunicare il fuoco dello Spirito
per mezzo della loro vita evangelica
in tutto il mondo.

Vergine del Magnificat,
riempi i loro cuori
di riconoscenza e di entusiasmo
per questa vocazione e per questa missione.

Tu che sei stata,
con umiltà e magnanimità,
«la serva del Signore»,
donaci la tua stessa disponibilità
per il servizio di Dio
e per la salvezza del mondo.
Apri i nostri cuori
alle immense prospettive
del Regno di Dio
e dell'annuncio del Vangelo
ad ogni creatura.

Nel tuo cuore di madre
sono sempre presenti i molti pericoli
e i molti mali
che schiacciano gli uomini e le donne
del nostro tempo.
Ma sono presenti anche
le tante iniziative di bene,
le grandi aspirazioni ai valori,
i progressi compiuti
nel produrre frutti abbondanti di salvezza.

Vergine coraggiosa,
ispiraci forza d'animo
e fiducia in Dio,
perché sappiamo superare
tutti gli ostacoli che incontriamo
nel compimento della nostra missione.
Insegnaci a trattare le realtà del mondo
con vivo senso di responsabilità cristiana
e nella gioiosa speranza
della venuta del Regno di Dio,
dei nuovi cieli e della terra nuova.

Tu che insieme agli Apostoli in preghiera
sei stata nel Cenacolo
in attesa della venuta dello Spirito di Pentecoste,
invoca la sua rinnovata effusione
su tutti i fedeli laici, uomini e donne,
perché corrispondano pienamente
alla loro vocazione e missione,
come tralci della vera vite,
chiamati a portare molto frutto
per la vita del mondo.

Vergine Madre,
guidaci e sostienici perché viviamo sempre
come autentici figli e figlie
della Chiesa di tuo Figlio
e possiamo contribuire a stabilire sulla terra
la civiltà della verità e dell'amore,
secondo il desiderio di Dio
e per la sua gloria.
Amen.

laiciimpegnoresponsabilitàlaicato

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 24/05/2007

PREGHIERA

25. Preghiera Giornata Mondiale per le Vocazioni 2006

Benedetto XVI

O Padre, fa' sorgere fra i cristiani
numerose e sante vocazioni al sacerdozio,
che mantengano viva la fede
e custodiscano la grata memoria del tuo Figlio Gesù
mediante la predicazione della sua parola
e l'amministrazione dei Sacramenti,
con i quali tu rinnovi continuamente i tuoi fedeli.
Donaci santi ministri del tuo altare,
che siano attenti e fervorosi custodi dell'Eucaristia,
sacramento del dono supremo di Cristo
per la redenzione del mondo.
Chiama ministri della tua misericordia,
che, mediante il sacramento della Riconciliazione,
diffondano la gioia del tuo perdono.
Fa', o Padre, che la Chiesa accolga con gioia
le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio tuo
e, docile ai suoi insegnamenti,
si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale
e alla vita consacrata.
Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi,
i consacrati e tutti i battezzati in Cristo,
affinché adempiano fedelmente la loro missione
al servizio del Vangelo.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!

vocazione

inviato da Qumran2, inserito il 01/05/2007

TESTO

26. Inizia un altro giorno

Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, Gribaudi ed, Torino, 1990

Gesù vuol viverlo in me. Lui non si è isolato.
Ha camminato in mezzo agli uomini.
Con me cammina tra gli uomini d'oggi.

Incontrerà
ciascuno di quelli che entreranno nella mia casa,
ciascuno di quelli che incrocerò per la strada,
altri ricchi come quelli del suo tempo, altri poveri,
altri eruditi e altri ignoranti,
altri bimbi e altri vegliardi,
altri santi e altri peccatori,
altri sani e altri infermi.
Tutti saranno quelli che egli è venuto a cercare.
Ciascuno, colui che è venuto a salvare.
A coloro che mi parleranno, egli avrà qualche cosa da dire.
A coloro che verranno meno, egli avrà qualche cosa da dare.
Ciascuno esisterà per lui come se fosse il solo.
Nel rumore egli avrà il suo silenzio da vivere.
Nel tumulto, la sua pace da portare.
Gesù, in tutto, non ha cessato di essere il Figlio.
Vuole in me rimanere legato al Padre.
Dolcemente legato,
ogni secondo,
sospeso su ciascun secondo,
come un sughero sull'acqua.
Dolce come un agnello
di fronte a ogni volontà del Padre.
Tutto sarà permesso in questo giorno che viene,
tutto sarà permesso ed esigerà che io dica il mio sì.
Il mondo dove Lui mi lascia per esservi con me
non può impedirmi di essere con Dio;
come un bimbo portato sulle braccia della madre
non è meno con lei
per il fatto che lei cammina tra la folla.

Gesù, dappertutto, non ha cessato d'essere inviato.
Noi non possiamo esimerci d'essere,
in ogni istante,
gl'inviati di Dio nel mondo.
Gesù in noi, non cessa di essere inviato,
durante questo giorno che inizia,
a tutta l'umanità, del nostro tempo, di ogni tempo,
della mia città e del mondo.

Attraverso i fratelli più vicini ch'egli ci farà
servire amare salvare,
le onde della sua carità giungeranno
sino in capo al mondo,
andranno sino alla fine dei tempi.

Benedetto questo nuovo giorno che è Natale per la terra,
poiché in me Gesù vuole viverlo ancora.

missioneresponsabilitàtestimonianzaevangelizzazione

4.5/5 (2 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 25/08/2006

TESTO

27. Missione-vocazione

Madeleine Delbrel

Le due vie sono sempre esistite.
Sempre il Signore dirà agli uni: "A causa di me e del mio amore tu avrai una moglie, dei figli, una casa, dei beni da amministrare da parte mia nel mondo".
Sempre il Signore dirà agli altri:
"Tu non avrai che me e io sarò il tuo tutto".
Sempre il Signore dirà agli uni:
"Io so ciò che ti conviene, ti darò ogni giorno la tua pena il tuo pane quotidiano, perché dovunque tu sarai ci sia anche la mia croce".
Sempre il Signore dirà agli altri:
"Prendi la tua croce e seguimi".
Prendila con le tre braccia della povertà, dell'obbedienza e della castità.
Perché? Perché questo io voglio: che tu mi ami e che noi amiamo il mondo insieme.
La maggior parte di coloro ai quali Cristo tiene un tal discorso stanno sotto vesti scure, bianche o nere, discepoli d'un santo che fu attraverso il tempo compagno di strada del Signore.
Altri sono persone come voi e come me, persone affondate il più a fondo possibile nello spessore del mondo, separate da questo mondo da nessuna regola nessun voto nessun abito nessun convento.
Povere, ma simili alle persone d'ogni luogo. Pure, ma simili a persone di qualsiasi ambiente.
Obbedienti, ma simili a persone di qualsiasi paese.
Sono per tutto e per tutti: ne troverete che insegnano, che emanano leggi, che curano e consolano, che lavorano in officina.
Per essi un mondo vale l'altro e un'anima un'altra anima. Ma non tediateli con metodi e tecniche.
Non dite loro: "Qui è meglio aver l'aria un po' ricca: riuscirete meglio"; "Là è meglio sposarvi, sarete un apostolo migliore"; o ancora: "Sappiate ciò che volete, e mirateci".
Essi vi risponderanno:
"Non si possono seguire due strade. Ci date delle ricette che non fanno per noi".
Se noi siamo un po' malconci, se noi facciamo in questo mondo la figura degli accampati, è perché la nostra ricetta è di non possedere altro che il Signore. Se noi non abbiamo focolare, se a casa nostra né marito né moglie né figli ci attendono, è perché il Signore ci possiede e da Lui solo noi vogliamo essere posseduti.
Se noi non abbiamo programma è perché il nostro Padre del Cielo l'ha scritto prima per noi e ci basta ricevere i suoi ordini giorno per giorno.
Non dite loro che la croce è dannosa, un po' morbosa e un po' malsana, che il mondo ha bisogno di ritrovare il volto della gioia e non dei penitenti.
Vi risponderanno:
"Noi vi parleremo della gioia quando l'avremo imparata sulla croce dove ritroviamo il nostro amore.
La nostra gioia è d'un prezzo così esorbitante che è stato necessario per acquistarla vendere ciò che possedevamo e tutto noi stessi".
Quelli della prima chiamata, devono essere numerosi, perché il mondo è grande e il suo battesimo è lungo.
Ma quelli della seconda chiamata, bisogna che ve ne siano almeno alcuni per dare agli uomini, questi adulti fanciulli, l'edizione visiva della vita di Gesù:
Gesù, che è la "Missione" stessa.

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inviato da Cristina, inserito il 18/07/2006

TESTO

28. Freddo

Françoise Mauriac

Quando non riuscirai più a scaldarti per Cristo, molti moriranno di freddo.

testimonianzamissioneevangelizzazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariangela Putzolu, inserito il 14/07/2006

PREGHIERA

29. Preghiera a Gesù in Avvento   1

Gesù ti sto aspettando. "Non tardare"
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel tuo cantiere:
ti aspettano i bambini poveri che hanno fame,
fa' che io porti loro il pane quotidiano dell'amore;
ti aspettano le persone che soffrono,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della speranza, andandoli a trovare e stringendo le loro mani;
ti aspettano tanti uomini che hanno tutto ma non sono felici, perché non hanno te,
fa' che io porti loro il pane quotidiano della fede, che brilla come luce nella notte del peccato.
Gesù ti sto aspettando. "Non tardare".
Ti sto aspettando, ma io so che tu vieni a cercarmi per lavorare nel cantiere del tuo amore.

impegnoresponsabilitàvocazionemissionechiamataNataleavvento

4.7/5 (3 voti)

inviato da Fra Tak, inserito il 03/05/2006

RACCONTO

30. Il dono dello Spirito Santo   1

Il giorno dell'Ascensione così riferisce una leggenda un Angelo incontrò Gesù che saliva al cielo e gli chiese: "Signore hai già terminato la tua missione?". "Si", rispose Gesù.

Poi rivolgendo lo sguardo laggiù verso la terra immersa nel freddo e nell'oscurità, videro un tenue fuoco ardere in un piccolo punto. "Che cos'è?", domandò l'angelo. Rispose il Signore: "Quel piccolo focolare è in Gerusalemme; attorno vi sono riuniti gli Apostoli insieme con mia Madre. Ora, appena sarò tornato il mio piano sarà completato: manderemo laggiù lo Spirito Santo per ravvivare quel focolare così che possa diffondersi per tutta la terra e dare luce e calore a tutti gli uomini".

L'angelo, meravigliato, dopo un momento di riflessione disse di nuovo a Gesù: "E se questo non funzionasse?". Il Signore rispose: "Il mio piano è questo e non ne ho altro. Io voglio che nel mondo regni l'amore tra gli uomini".

Aprire senza paura le porte del cuore e della mente allo Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio, perché ravvivi anche in noi quel fuoco per renderci capaci di trasformare il mondo, questo è il compito principale del nostro essere cristiani.

Spirito SantoPentecosteAscensione

inviato da Don Santino Terranova, inserito il 09/12/2005

PREGHIERA

31. Preghiera per la famiglia   1

Giovanni Paolo II, preghiera per il Sinodo dei Vescovi, 1980

Dio dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita,
fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi,
mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, «nato da Donna»,
e mediante lo Spirito Santo,
sorgente di divina carità,
vero santuario della vita e dell'amore
per le generazioni che sempre si rinnovano.

Fa' che la tua grazia
guidi i pensieri e le opere dei coniugi
verso il bene delle loro famiglie
e di tutte le famiglie del mondo.

Fa' che le giovani generazioni
trovino nella famiglia
un forte sostegno per la loro umanità
e la loro crescita
nella verità e nell'amore.

Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia
del sacramento del matrimonio
si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi,
attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.

Fa' infine, te lo chiediamo
per intercessione della Santa Famiglia di Nazareth,
che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra
possa compiere fruttuosamente
la sua missione nella famiglia
e mediante la famiglia.

Per Cristo nostro Signore,
che è la via, la verità e la vita nei secoli dei secoli.
Amen

famigliacoppiasposimatrimonio

5.0/5 (1 voto)

inviato da Mariella Delvecchio, inserito il 08/12/2005

TESTO

32. Terza Lettera a Timoteo   2

Francesco Lambiasi

La seguente lettera è uno "pseudoepigrafo paolino", sulla conversione missionaria del prete; è una simpatica e profonda lettera rivolta da un vescovo ai preti di oggi.

Carissimo fratello Timoteo,

da circa un mese sei parroco in Santa Maria del terzo Millennio. Come non ricordare la solenne e commovente "presa di possesso"? L'unica pecca che stava per guastare la festa fu proprio quella bruttissima espressione - "presa di possesso" - che il cancelliere vescovile voleva implacabilmente inserire nel verbale da conservare nell'archivio Diocesano e in quello parrocchiale. Ti ho letto nel lampo degli occhi che stavi per scattare - per dire con la vostra brutalità giovanile che non ti sentivi affatto un vassallo in atto di prendere possesso del suo ambìto feudo. Intervenni io, un po' a gamba tesa, e spiegai alla tanta gente in festa che tu, la parrocchia, non l'avresti mai e poi mai vista come un "tuo" possesso, ma solo come un dono immeritato e preziosissimo, e a quel punto mi permisi un'autocitazione, presa dalla mia seconda lettera ai cristiani di Corinto: noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia.

Mi telefonasti la sera dopo, e mi dicesti: "Che bella parrocchia! E c'è anche la luna!". Da allora non ti ho più visto né sentito, ma dato che siamo al primo... "trigesimo" di quel felice inizio, ho pensato bene di scriverti questa breve lettera, perché vorrei che la tua gioia di essere parroco crescesse di giorno in giorno.

Sì, lo so: questo miracolo della beatitudine è purtroppo un po' raro tra noi pastori, ma non è improbabile e niente affatto impossibile. Ed è proprio di questo che vorrei parlarti. Stai sereno, non ti rifilo un trattato di ascetica e mistica sulla carità pastorale. Ti vorrei parlare solo di una condizione assolutamente irrinunciabile - "sine qua non", si diceva ai miei tempi - perché il miracolo si avveri. Sarai un parroco felice nella misura in cui sarai un vero missionario. Non si scappa: o missionari o... dimissionari.

E' una conversione profonda, che bisogna rinnovare ogni giorno. Ogni mattina, prima di mettere i piedi fuori dal letto, beato te se dirai: "Grazie, Signore, per avermi creato, fatto cristiano, e grazie per avermi fatto questi piedi belli per il vangelo". Scrivi sullo specchio in sagrestia, o almeno in quello del bagno: "Non sono un professionista del sacro, né un insegnante della fede: sono un annunciatore del vangelo". Quando ero a Corinto io avevo scritto sulla porta della stanzetta nella casa di Aquila e Priscilla: Non sono stato mandato qui a battezzare, ma ad evangelizzare.
Ricordi la grammatica di base del missionario, che ti ho insegnato quando prima di essere tuo vescovo, ti ho fatto da rettore in seminario? E' una grammatica costruita su un quadrilatero di certezze che devono rimanere solide più delle fondamenta della tua splendida chiesetta romanica:

- La parola di Dio è come l'acqua e la neve, se cade...
- La Parola non è lontana, ma molto vicina al cuore, anzi è dentro. Basta trovare il modo per far scattare il contatto...
- "Come agnelli tra i lupi" non è per farci sbranare, ma per far accogliere il messaggio: quanto più siamo deboli umanamente...
- A noi tocca il compito di annunciare. E' il Signore che veglia sulla sua parola perché si realizzi...

Stai attento, Timoteo: devi essere severo nel vigilare che questo spirito missionario non venga aggredito da virus micidiali, quali l'IO-latria del prete che pensa: "Come me non c'è nessuno: prima di me e dopo di me, non ci sarà nessuno uguale a me!". Perciò niente cose alla "W il parroco!". Un altro virus che fa strage in casa nostra è quello dello stress da pastorale: correre, competere, confliggere e alla fine... l'eterno riposo! Ma non c'è da scherzare neanche con la depressio clericalis (si chiama così anche quando infetta i laici): la si vede come un messaggio scritto sulla maglietta in quei "nostri" che vanno in giro con l'aria fritta di chi sembra dire: "fateme 'na flebo". Ti ripeto: devi essere severo. E se lo sarai con te, potrai vigilare anche sullo spirito missionario dei "vicini". Per esempio i gruppi - dal coro a quello liturgico, a quello catechistico e caritativo, dall'AC ai carismatici - non devono essere luoghi di potere o gradini per emergere (è un pericolo sempre in agguato), ma sviluppare il servizio al vangelo. Allora la tua - la vostra - parrocchia non sarà una scuola in cui si spiega il cristianesimo o, peggio ancora, un ufficio di controllo della fede dei parrocchiani, ma riuscirete a far circolare la parola di Dio per le strade, in modo che la gente la incontri.

E con gli altri? Quelli che si servono della parrocchia per continuare abitudini e consuetudini sociali; quelli che la ignorano: cosa puoi esigere se non hanno le motivazioni? Allora ringrazia Dio tutte le volte che càpitano a messa. Tutte le volte che ti portano i figli al catechismo. Tutte le volte che ti chiedono i sacramenti, per sé o per i figli, o il funerale per il caro estinto. Anche se per le loro motivazioni non proprio di fede. Tutte le volte! Non è una disgrazia: è un dono di Dio che vengano, quando saresti tu che dovresti andare a cercarli.

Accogliendoli così come sono, non farai finta che abbiano le tue motivazioni. Quindi non li rimproveri e non li ricatti, non imponi loro dei compiti come se avessero le tue motivazioni, non parli loro e non fai prediche come se avessero la fede. Ti comporti da missionario: entri nella loro situazione, cerchi di capire le loro domande e i loro interessi, parli la loro lingua, proponi con libertà e chiarezza il messaggio, non imponi loro dei fardelli che nemmeno tu riesci a portare.
Per finire, permettimi di ricordarti alcune regole che ti potranno servire per misurare il tuo spirito missionario.

1. Non maledire i tempi correnti: è arrivato al capolinea il cristianesimo dell'abitudine e sta rinascendo il cristianesimo per scelta, per innamoramento.
2. Non anteporre nulla all'annuncio di Gesù Cristo, morto e risorto. Afferra ogni situazione, ogni problema, ogni interesse e riportalo lì, al centro di tutta la fede.
3. Annuncia il cristianesimo delle beatitudini e non vergognarti mai del vangelo della croce: Cristo non toglie nulla e dà tutto!
4. Il vangelo è da proporre, non da imporre. Non imporlo mai a nessuno, neanche ai bambini, soprattutto ai bambini: gli resterebbe un ricordo negativo per tutta la vita.
5. Non amareggiarti per l'indifferenza dei "lontani" e non invocare mai il fuoco dal cielo perché li consumi, ma fa' festa anche per uno solo di loro che si converte.
6. Ricorda: il kerygma non è come un chewing-gum che più si mastica e più perde sapore. Il messaggio cristiano non è da ripetere meccanicamente, è da reinterpretare nella mentalità e nella lingua della gente: vedi s. Paolo. Scusami: guarda me...
7. Sogna una parrocchia che sia segno e luogo di salvezza, non club di perfetti.
8. Non credere di comunicare il vangelo da solo! Almeno in 2, meglio in 12, molto meglio in 72! Creare un gruppo di parrocchiani veri per evangelizzare i presunti tali.
9. Ricordati che i laici non vanno usati come ausiliari utili, ma vanno aiutati a diventare collaboratori corresponsabili.
10. Non ridurti mai a vigile del traffico intraparrocchiale: tu non sei il coordinatore delle attività o il superanimatore di gruppi, ma sei una vera guida, sei il primo evangelizzatore.

Ti auguro di credere sempre nella presenza forte e dolce dello Spirito Santo e ti raccomando di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani.

Caro Timoteo, ti ripeto quanto ti scrissi nella mia prima Lettera: Custodisci con cura tutto quanto ti è stato affidato. Evita le chiacchiere contrarie alla fede. E ti raccomando pure quanto ti scrissi nella seconda Lettera: Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù: annuncia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna, rimprovera, raccomanda e incoraggia con tutta la tua pazienza.

La grazia sia con te e con tutti i fedeli della tua comunità, anche con quelli che ancora non sei riuscito ad incontrare!

Paolo, missionario di Gesù Cristo

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4.3/5 (3 voti)

inserito il 01/10/2005

TESTO

33. L'Ascensione

Mons. Luigi Giussani

La giornata di oggi è l'inizio del nostro destino di uomini, ciò per cui ognuno di noi, l'umanità è stata fatta. Questo destino di felicità, armonia esuberante di tutto il cosmo per il Primo di noi si è già avverato. Egli è già nella felicità che sarà di tutti con il corpo nella scadenza che Dio fisserà. Il mistero dell'Ascensione segna questo inizio. Gli Apostoli senza capirlo bene, con un'adesione fedele, rimasero pieni di gioia. Con il cuore pieno, nella lontananza, anche noi sappiamo che è gioia. È mistero, ma mistero di gioia. Questo destino, il mistero di oggi, è ciò per cui Egli compì la Sua missione, restò nel silenzio, nel nascondimento di trent'anni, in quella lunga tensione, nella lotta con gente cattiva e ignorante, nella Sua morte. In ogni momento della Sua vita era questo giorno la componente ultima, visse per questo giorno, per porre così la parola fine. Destino Suo e per ognuno di noi, per ogni nostro corpo, per ogni nostra anima, così intero sarà questo mistero di Ascensione.

Ci sconcerta, è quasi un peso, quando la nostra coscienza si lascia così facilmente andare. Ogni volta che ci alziamo la mattina dovrebbe riapparirci questo mistero. Egli ascese al cielo per porre l'inizio al compimento del Suo regno. Per tutti si avveri questo regno. Nel primo svegliarsi - peso, disagio, lavoro da riprendere - ci deve venire in mente il destino di questa fatica, che razionalizzi la sensazione iniziale con cui ci svegliamo. «Mando voi fino agli estremi confini della terra». Andandosene come fenomeno umano, ha lasciato il compito a noi (per questo gli Atti chiamano a uno a uno per nome gli Apostoli), il compito di essere Sua carne, Sua parola, Sua presenza. Esiste con certezza la proclamazione della felicità dell'uomo - «Io sarò con voi fino alla fine dei tempi» -, miracolo di resurrezione, di tempra che si crea all'improvviso. Il corpo mistico di Cristo in noi continua.

ascensionepasquaimpegnovita eternaparadisomorte

inviato da Giovanni Vacca, inserito il 23/09/2005

ESPERIENZA

34. Il Sacerdote

Chi è che ci prepara l'Eucaristia e ci dona Gesù?
E' il Sacerdote.
Se non ci fosse il Sacerdote, non esisterebberero né il Sacrificio della Messa, né la S. Comunione, né la Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli.

E chi è il Sacerdote?
E' l'"Uomo di Dio". Difatti, è solo Dio che lo sceglie e lo chiama da mezzo agli uomini, con una vocazione specialissima ("Nessuno assume da sé questo onore, ma solo chi è chiamato da Dio": Eb 5,4), lo separa da tutti gli altri ("segregato per il Vangelo": Rm 1,1), lo segna con un carattere sacro che durerà in eternamente ("Sacerdote in eterno": Eb 5,6) e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale perché sia consacrato esclusivamente alle cose di Dio: il Sacerdote "scelto fra gli uomini è costituito a prò degli uomini in tutte le cose di Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati" (Eb 5,1-2).

Vergine, povero, crocifisso
Con la Sacra Ordinazione il Sacerdote viene consacrato nell'anima e nel corpo. Diviene un essere tutto sacro, configurato a Gesù Sacerdote. Per questo il Sacerdote è il vero prolungamento di Gesù; partecipa della stessa vocazione e missione di Gesù; impersona Gesù negli atti più importanti della redenzione universale (culto divino ed evangelizzazione); è chiamato a riprodurre nella sua vita l'intera vita di Gesù: vita verginale, povera, crocifissa. E' per questa conformità a Gesù che egli è "Ministro di Cristo fra genti" (Rm 15, 16), guida e maestro delle anime (Mt 28, 20).
Lo Spirito Santo configura l'anima del Sacerdote a Gesù, impersona Gesù in lui, di modo che "il Sacerdote all'altare opera nella stessa Persona di Gesù" (S. Cipriano), ed "è il padrone di tutto Dio" (S. Giovanni Crisostomo).

Rispetto e venerazione
Sappiamo che S. Francesco d'Assisi non volle diventare Sacerdote perché si riteneva troppo indegno di così eccelsa vocazione. Venerava i Sacerdoti con tale devozione da considerarli suoi "Signori", poiché in essi vedeva solamente "il Figlio di Dio"; in particolare venerava le mani dei Sacerdoti, che egli baciava sempre in ginocchio con grande devozione; e anzi baciava anche i piedi e le stesse orme dove era passato un Sacerdote.
Il S. Curato d'Ars diceva: "Si dà un gran valore agli oggetti che sono stati deposti, a Loreto, nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù. Ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice, dove è stato il suo Sangue, nella pisside dove è stato il suo Corpo, non sono forse più preziose?".
Sappiamo, del resto, che l'atto di venerazione di baciare le mani del Sacerdote è stato premiato da Dio con veri miracoli. Nella vita di S.Ambrogio, si legge che un giorno, appena celebrata la S. Messa, il Santo fu avvicinato da una donna paralitica che volle baciargli le mani. La poveretta riponeva grande fede in quelle mani che avevano consacrato l'Eucaristia: e fu guarita all'istante. Lo stesso, a Benevento, una donna paralitica da quindici anni, chiese al Papa Leone IX di poter bere l'acqua da lui adoperata durante la S. Messa per l'abluzione delle dita. Il Santo Papa accontentò l'inferma in questa richiesta umile come quella della Cananea che chiese a Gesù "le briciole che cadono dalla mensa dei padroni" (Mt 15, 27). E fu subito guarita anche lei.
"Se io incontrassi - diceva il S. Curato d'Ars - un Sacerdote e un Angelo, saluterei prima il Sacerdote, poi l'Angelo... Se non ci fosse il Sacerdote, a nulla gioverebbe la Passione e la Morte di Gesù... A che servirebbe uno scrigno ricolmo d'oro, quando non vi fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha le chiavi dei tesori celesti..."
Ma questa sublimità di grandezza comporta responsabilità enormi che pesano sulla povera umanità del Sacerdote; umanità in tutto identica a quella di ogni altro uomo. "Il Sacerdote - diceva S. Bernardo - per natura è come tutti gli altri uomini, per dignità è superiore a qualsiasi altro uomo della terra, per condotta deve essere emulo degli Angeli".
Per questo Padre Pio diceva: "Il Sacerdote o è un santo o è un demonio". O santifica, o rovina. San Giovanni Bosco diceva che "un prete o in paradiso o in inferno non va mai solo: vanno sempre con lui un gran numero di anime, o salvate col suo santo ministero o col suo buon esempio, o perdute con la sua negligenza nell'adempimento dei propri doveri e col suo cattivo esempio".
Veneriamo il Sacerdote e siamogli grati perché ci dona Gesù; ma soprattutto preghiemo per la sua altissima missione, che è la missione stessa di Gesù: "Come il Padre ha mandato Me, così io mando voi" (Gv 20, 21). Missione divina che fa girar la testa e impazzire di amore, a rifletterci fino in fondo. Il Sacerdote è assimilato al Figlio di Dio, e il Santo Curato d'Ars diceva che "solo in cielo misurerà tutta la sua grandezza. Se già sulla terra lo intendesse, morrebbe non di spavento, ma di amore... Dopo Dio, il Sacerdote è tutto".

sacerdotesacerdozioprete

inviato da Anna Lollo, inserito il 07/01/2005

TESTO

35. Pienezza e vuoto

Madre Teresa di Calcutta

Maria è assolutamente vuota: di superbia, di invidia, di gelosia, di asprezza, di malizia, di vendetta e di altre miserie del genere. Per questo può essere piena di Dio. Quando noi cerchiamo questo tipo di vuoto, pratichiamo la vera devozione a Maria.

"Ecco io sono la serva del Signore": umile, nascosta, totalmente vuota di sé. Così è piena di Gesù, così lo può portare agli altri. È stata la prima a ricevere Gesù, a donarlo e a servirlo.

Mariaumiltàrapporto con Diomissione

inviato da Luca Peyron, inserito il 08/12/2004

PREGHIERA

36. Effonda ovunque il tuo profumo   1

John Henry Newman

Gesù, aiutami a diffondere ovunque
il tuo profumo, ovunque io passi.
Inonda la mia anima del tuo Spirito
e della tua vita.
Invadimi completamente e
fatti maestro di tutto il mio essere
perché la mia vita
sia un'emanazione della tua.

Illumina servendoti di me
e prendi possesso di me a tal punto
che ogni persona che accosto
possa sentire la tua presenza in me.
Guardandomi, non sia io a essere visto,
ma tu in me.

Rimani in me.
Allora risplenderò del tuo splendore
e potrò fare da luce per gli altri.
Ma questa luce avrà la sua sorgente
unicamente in te, Gesù,
e non ne verrà da me
neppure il più piccolo raggio:
sarai tu a illuminare gli altri
servendoti di me.

Suggeriscimi la lode che più ti è gradita,
che illumini gli altri attorno a me:
io non predichi a parole
ma con l'esempio,
attraverso lo slancio delle mie azioni,
con lo sfolgorare visibile dell'amore
che il mio cuore riceve da te.
Amen.

evangelizzazionemissioneesempiotestimonianza

5.0/5 (2 voti)

inviato da Wanda, inserito il 05/12/2004

PREGHIERA

37. Preghiera per la parrocchia

Mons. Giuseppe Verucchi

Signore, ti ringraziamo per i doni che ci hai fatto per mezzo della vita e della missione della parrocchia.
Nella comunità abbiamo ricevuto, tante volte l'Eucaristia, la Parola, il dono dello Spirito e il perdono dei peccati!
Qui siamo stati educati nella vita di fede, abbiamo maturato la capacità di amare, siamo stati aiutati a vivere la nostra vocazione.
Dona, o Signore, alla nostra parrocchia la grazia di rinnovarsi per svolgere, anche oggi, la sua missione nella fedeltà a te e all'uomo.
O Maria, guidaci ad essere assidui all'ascolto della Parola, perseveranti nella preghiera, uniti nell'assemblea eucaristica, ferventi nella comunione e nella carità verso il prossimo, gioiosi testimoni di Cristo nel mondo e coraggiosi annunciatori dei valori del Vangelo.
Benedici, o Madre, tutte le parrocchie del mondo, perché continuino ad essere fuochi d'amore, fari di luce, comunità di vita, sorgenti di comunione e di speranza.
Amen.

parrocchiacomunitàchiesa

inviato da Davide Benazzi, inserito il 10/08/2004

PREGHIERA

38. Preghiera di affidamento a Maria della chiesa in Europa   1

Giovanni Paolo II, dall'esortazione Apostolica Ecclesia in Europa

Maria, Madre della speranza,
cammina con noi!
Insegnaci a proclamare il Dio vivente;
aiutaci a testimoniare Gesù, l'unico Salvatore;
rendici servizievoli verso il prossimo,
accoglienti verso i bisognosi,
operatori di giustizia,
costruttori appassionati
di un mondo più giusto;
intercedi per noi che operiamo nella storia
certi che il disegno del Padre si compirà.
Aurora di un mondo nuovo,
mostrati Madre della speranza e veglia su di noi!
Veglia sulla Chiesa in Europa:
sia essa trasparente al Vangelo;
sia autentico luogo di comunione;
viva la sua missione
di annunciare, celebrare e servire
il Vangelo della speranza
per la pace e la gioia di tutti.
Regina della pace
Proteggi l'umanità del terzo millennio!
Veglia su tutti i cristiani:
proseguano fiduciosi sulla via dell'unità,
quale fermento
per la concordia del Continente.
Veglia sui giovani,
speranza del futuro,
rispondano generosamente
alla chiamata di Gesù.
Veglia sui responsabili delle nazioni:
si impegnino a costruire una casa comune,
nella quale siano rispettati
la dignità e i diritti di ciascuno.
Maria, donaci Gesù!
Fa' che lo seguiamo e lo amiamo!
Lui è la speranza della Chiesa,
dell'Europa e dell'umanità.
Lui vive con noi, in mezzo a noi,
nella sua Chiesa.
Con Te diciamo
«Vieni, Signore Gesù» (Ap 22, 20):
Che la speranza della gloria
infusa da Lui nei nostri cuori
porti frutti di giustizia e di pace!

chiesaEuropaMariasperanza

3.0/5 (2 voti)

inviato da Anna Barbi, inserito il 12/08/2003

PREGHIERA

39. Preghiera missionaria (alla Madonna della strada)

Maria, Madonna della strada,
hai camminato sui monti della Giudea,
portando, sollecita, Gesù e la sua gioia;
hai camminato da Nazareth a Betlemme
dove è nato il tuo bambino, il Signore nostro;
hai camminato sulle strade dell'esilio
per salvare il Figlio dell'Altissimo;
hai camminato sulla via del Calvario
per diventare nostra Madre.
Continua a camminare
accanto ai missionari del tuo Figlio
che sulle strade del mondo vogliono,
come te, Arca di Alleanza,
portare a tutte le genti Gesù,
il suo vangelo, la sua salvezza.

MariaMadonnamissionemissionarievangelizzazionestradaroute

5.0/5 (1 voto)

inviato da Anna Barbi, inserito il 28/06/2003

PREGHIERA

40. Preghiera dei giovani alla vergine del rosario

Il Rosario e la nuova Pompei, marzo 2003

Vergine del Rosario,
giovane donna di Nazaret,
benedetta fra tutte le donne,
incanto della terra e del cielo,
scelta come fiore
dal giardino del mondo,
per essere la Madre
del più bello tra i figli dell'uomo,
a te affido e consegno la mia vita.

Tu hai dato alla luce Gesù,
figlio di Dio fatto uomo.
Ai piedi della croce
sei diventata madre di tutti gli uomini.
Madre mia, tienimi per mano
illumina i miei passi,
sostienimi nella prova
ottienimi gioia e speranza
nel cammino degli anni.

Per te non fu facile, o Madre,
capire il disegno di Dio:
fu avventura di grazia,
tra Betlemme e il Calvario,
la tua missione e il tuo destino.
Aiutami a trovare la mia strada:
strada di amore e strada di lavoro,
strada di pace, tra i mille scogli
e le tante insidie del nostro tempo.

Vergine del Rosario,
portami passo dopo passo
dentro il mistero di Gesù:
che io lo conosca e lo ami,
fino ad essere sempre più suo,
fino ad essere "lui";
ed ogni grano della tua corona,
sia un passo di amore,
fino al traguardo dell'eterna gioia. Amen.

rosarioMariaMadonnafedefiduciaaffidamento

inviato da Anna Barbi, inserito il 27/06/2003

PREGHIERA

41. Insegnaci il silenzio   1

Alice Claire Mansfield

Santa Maria, Madre di Dio, che hai conservato tutte le cose meditandole nel tuo cuore, insegnaci il profondo silenzio interiore, che ha avvolto tutta la tua vita.

Il silenzio dell'Annunciazione, di fede, missione ed obbedienza,
il silenzio della Visitazione, di umiltà, di servizio e lode;
il silenzio di Betlemme, della nascita, incarnazione e meraviglia;
il silenzio della fuga in Egitto, di perseveranza, speranza e fede;
il silenzio di Nazareth, di semplicità, intimità e comunione;
il silenzio del Calvario, di coraggio, morte ed abbandono;
il silenzio della Pasqua, di resurrezione, giubilo e gloria;
il silenzio dell'Ascensione, di realizzazione, trasformazione e nuova creazione;
il silenzio della Pentecoste, di pace, potenza ed amore.

Maria, nella tua saggezza insegnaci quel silenzio che ci abilita ad ascoltare la voce lieve, ma ferma del nostro Dio; che ci spinge ad adorare lui solo in spirito e verità.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi ora e sempre, perché possiamo entrare nel tuo silenzio che ci unisce a Gesù, tuo Figlio, nel mistero del suo silenzio davanti al Padre di misericordia.

silenzioascoltoMariaMadonna

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inviato da Eleonora Polo, inserito il 14/12/2002

TESTO

42. San Paolo, non un pazzo qualsiasi

Scout d'Europa, Foggia 2

Vi sono solo due notizie di dominio pubblico su san Paolo.
Uno: è caduto da cavallo.

Due: le sue lettere (tre volte su quattro la seconda lettura domenicale) sono incomprensibili. Beh, almeno difficili.

Fino a poco tempo fa anch'io la pensavo così: Paolo di Tarso? Pessimo cavallerizzo e criptico scrittore. Ora ho qualche notizia in più su costui. Per esempio so che era pazzo.

Non una comune follia, ma una follia lucida, rigorosamente logica e metodica. Era un ebreo. Colto. Ricco. Rispettato. Discendeva dall'elite d'Israele, aveva cultura e autorità: tutte le carte in regola per fare carriera. In effetti, la stava facendo. Stava sterminando una setta giudaica per conto della gerarchia di Gerusalemme, e questo era un ottimo trampolino di lancio. Poi Paolo di Tarso impazzisce. Molla tutto e si mette con quelli che stava catturando. Matto. Completamente andato.

Eppure Paolo ci credeva a quello che faceva. Ci credeva più di tutti gli altri ebrei. Forse ci credeva troppo. Insomma, non è molto simpatico quando inizi a incatenare tutti quelli che la pensano un po' diversamente da te. Il fatto che Paolo sia passato proprio alla fazione opposta ci dice una cosa importante: e cioè che Paolo non era un fossile. Certo, aveva delle idee, e ci teneva parecchio. Ma si lasciava interrogare dai fatti. E, a costo di venire apostrofato "traditore" e "voltabandiera" sapeva cambiare. Anche se questo andava contro il sistema. Era un tipo dinamico, e quando qualcuno gli ha aperto gli occhi sulla realtà non ha avuto paura di dire: "Ok, ragazzi, si cambia registro. Ho fatto qualche errore, ma non rinnego il mio passato. Io sono io, ma adesso che so ho il dovere di agire di conseguenza". Detto fatto.

Paolo ha o non ha avuto una visione sulla strada di Damasco? E' caduto da cavallo? Ha davvero sentito la voce di Gesù che gli parlava? O è solo un genere letterario, una metafora per dire che Paolo ha fatto il salto di qualità?
A dire il vero, non è molto importante.
L'importante sono i fatti.

Quali sono i fatti? Il primo fatto è la pazzia di Paolo: abbia visto o meno il Signore, è fuori discussione che con lui aveva un rapporto intimissimo. I loro pensieri coincidevano, e poiché Dio la pensa un po' diversamente dall'uomo, Paolo parve un pazzo agli occhi di moltissimi.

Paolo si faceva dei grandi viaggi. Materialmente, intendo dire. Per portare quell'annuncio sconvolgente che gli aveva scardinato la vita girò tutto il mondo conosciuto allora. Dall'Oriente all'Occidente, mai stanco, sempre avanti, sempre, attraverso tutte le difficoltà. Viaggiare non era una cosa di piacere, allora. Significava muoversi per lo più a piedi, a cavallo, con carovane, navi. Itinerari lunghi, difficili, sotto un cielo straniero, ma sempre con un motore spirituale a farlo andare avanti. "Non sono ancora giunto abbastanza lontano. C'è ancora gente afflitta ed oppressa che attende una parola di liberazione". San Paolo non va in vacanza, non si prende periodi di riposi, perché se lo facesse... ah! Guai a lui! Sa qual è il compito della sua vita.

Predica in tutti i modi possibili. Non si accontenta di andare di persona nelle città, come gli altri apostoli, ma scrive. Scrive lettere per le comunità che ha cresciuto, aiutato. Sono lettere bellissime, piene di fuoco, di passione, di fervore. Paolo si tiene sempre informato di come stanno i suoi, li sorregge, li conforta. Chiarisce i loro dubbi, li guida con dolcezza. Ma se c'è qualcosa che non funziona, va giù dritto. Ha le idee chiare. Dice sempre quello che pensa, senza guardare in faccia nessuno. Non si lascia zittire dalle minacce. Oh, perché di minacce ne ha avute: dava fastidio a troppa gente in alto. Ma la sua testardaggine non si piegava alle bastonate, ed il suo ardore non si spegneva nemmeno nelle carceri. Non scendeva a compromessi neppure a costo della propria vita.
Paolo è pazzo.
E' pazzo perché è un innovatore.

E' pazzo perché sfida tutte le mentalità del tempo. Paolo ha una mentalità aperta, ha viaggiato, conosce gli uomini. In un mondo di discriminazioni razziali e tra i sessi annuncia che non c'è differenza tra uomo e donna, tra schiavo e padrone, tra ebrei e pagani, che tutti sono uguali, tutti figli di Dio, tutti amati. Paolo fa saltare tutte le caste ed i sistemi di catalogazione degli uomini. Porta un messaggio di tolleranza, anzi di più: un messaggio di amore per tutti gli uomini. "Se non ho l'Amore non sono nulla". Avanti, sempre. Farsi tutto a tutti. Tendere la mano. Proporre e non imporre.

San Paolo è pazzo. Vive di ideali grandi, che sembrano quasi utopie. Sono utopie? Chissà. Ma sempre meglio che razzolare nella mediocrità. Le persone con la vista corta non arrivano lontano. Sopravvivono, ma non Vivono veramente.
Paolo è pazzo.

Ma sono questi pazzi che costruiscono il mondo nuovo.

San Paoloconversionecoerenzamissioneevangelizzazioneapostoli

inviato da Eleonora Polo, inserito il 27/11/2002

PREGHIERA

43. Restare con te

Carlo Maria Martini

Signore Gesù,
sul far della sera ti preghiamo di restare.
Ti rivolgeremo questa preghiera,
spontanea ed appassionata,
infinite altre volte nella sera del nostro smarrimento,
del nostro dolore e del nostro immenso desiderio di te.
Tu sei sempre con noi.
Siamo noi, invece, che non sempre sappiamo diventare
la tua presenza accanto ai nostri fratelli.
Per questo, Signore Gesù, ora ti chiediamo di aiutarci
a restare sempre con te,
ad aderire alla tua persona
con tutto l'ardore del nostro cuore,
ad assumerci con gioia la missione che tu ci affidi:
continuare la tua presenza,
essere Vangelo della tua risurrezione.

evangelizzazionemissionerapporto con Diodiscepoli di emmaus

2.5/5 (2 voti)

inviato da Anna Lianza, inserito il 25/11/2002

TESTO

44. Senza lo Spirito Santo

Patriarca Atenagora

Senza lo Spirito Santo
Dio è lontano,
Cristo rimane nel passato,
il Vangelo è lettera morta,
la Chiesa è una semplice organizzazione,
l'autorità è una dominazione,
la missione una propaganda,
il culto una evocazione,
e l'agire dell'essere umano una morale da schiavi.

Ma nello Spirito Santo
il cosmo è sollevato
e geme nella gestazione del Regno,
Cristo risorto è presente,
il Vangelo è potenza di vita,
la Chiesa significa comunione trinitaria,
l'autorità è un servizio liberatore,
la missione è una Pentecoste,
la liturgia è memoriale e anticipazione,
l'agire umano è divinizzato.

PentecosteSpirito Santorapporto con Dio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 11/10/2002

PREGHIERA

45. Stai con me

John Henry Newman

Stai con me, e io inizierò a risplendere
come tu risplendi,
a risplendere fino ad essere luce per gli altri.
La luce, o Gesù, verrà tutta da te: nulla sarà merito mio.
Sarai tu a risplendere,
attraverso di me, sugli altri.
Fa' che io ti lodi così
nel modo che tu più gradisci,
risplendendo sopra tutti coloro
che sono intorno a me.
Dà luce a loro e dà luce a me;
illumina loro insieme a me, attraverso di me.
Insegnami a diffondere la tua lode,
la tua verità, la tua volontà.
Fa' che io ti annunci non con le parole
ma con l'esempio,
con quella forza attraente,
quella influenza solidale
che proviene da ciò che faccio,
con la mia visibile somiglianza ai tuoi santi,
e con la chiara pienezza dell'amore
che il mio cuore nutre per te.

testimonianzaevangelizzazionemissionerapporto con Dio

inviato da Anna, inserito il 27/09/2002

ESPERIENZA

46. In due gocce d'acqua   1

Giovanni Dutto, Eucarestia, cuore della missione

Venceslaa è ora un'anziana missionaria in Colombia. L'ho conosciuta quand'era una giovane suora e dirigeva alcune opere di una grande comunità. E' stato allora che mi ha insegnato una cosa bellissima sulla messa.

Io la osservavo con ammirazione: aveva molto da fare, ma si muoveva tutto il giorno con uno splendido sorriso e una fine disponibilità. Le cose non andavano sempre bene; anzi, si verificò nella comunità un tristissimo episodio, fortunatamente rimasto a conoscenza di pochi. Essa ne era al corrente, eppure continuava a sorridere e a servire come se nulla fosse. Gliene volli parlare: "Come fa a mantenersi sempre serena, anche nei momenti difficili?". Mi rispose: "E' la Messa, Padre!".

E mi raccontò: "Quando avevo dodici anni, in parrocchia si tenne un ritiro. Il predicatore parlò della messa, spiegò il rito delle gocce d'acqua nel calice, all'offertorio. Le gocce d'acqua sono così insignificanti che si perdono nel vino. Possiamo dire che diventano vino. Quando il sacerdote offre il calice non le menziona più: 'Benedetto sei tu, Signore, per questo vino'... Ora, l'evangelista Giovanni fa capire che il vino ricorda la natura divina e l'acqua la natura umana. Sulla scia di Giovanni, i Padri della Chiesa hanno ricalcato questo simbolismo: il vino ricorda il Verbo Eterno, l'acqua l'umanità assunta - il vino il Redentore, l'acqua l'umanità redenta; il vino Gesù capo, l'acqua gli uomini membra del suo corpo; il vino Gesù, l'acqua l'assemblea e ognuno dei partecipanti. Questa dottrina mi folgorò. Da quel giorno non ho più potuto perdere una sola messa. Abitavo a tre chilometri dalla chiesa, nella campagna. La strada non era asfaltata e a volte poteva essere fangosa. La celebrazione avveniva all'alba, perché contadini e operai potessero parteciparvi prima di andare al lavoro. Ma ogni mattino, col buio, sulla mia bicicletta, dovevo recarmi là: ero troppo interessata ad essere una delle piccole gocce d'acqua. Mi capitava a volte di essere distratta prima o dopo, ma mai durante quel momento. E tutto questo mi sostiene. Le gioie e le difficoltà non mi appartengono e vengono prese da Gesù".

EucaristiaMessa

3.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 11/06/2002

ESPERIENZA

47. La messa si fa missione

padre Giovanni Dutto, Eucarestia, cuore della missione

Ad un giovane medico indiano, induista e profondamente religioso, venne offerta una borsa di studio per l'università di Roma: avrebbe potuto specializzarsi in chirurgia. Nella sua città non c'era nessun chirurgo. Egli ne fu felicissimo, evidentemente per la specializzazione, ma anche per un motivo religioso: avrebbe incontrato persone di altre religioni e avrebbe potuto pregare con loro. E' una nota culturale ed eclettica comune agli Indù. Per loro tutte le religioni sono ugualmente valide e tutte, per vie diverse, portano allo stesso fine. Nessuna religione può pretendere di essere l'unica vera e di conseguenza non ha senso convertirsi da una all'altra. La pensava così anche Gandhi, che ammirava Cristo e fece proprio il discorso della montagna, ma non pensò mai di divenire cristiano e condannò l'opera dei missionari cattolici. Si legge in un libro indù: "Il cristiano non deve diventare un indù, né un buddista. Un indù, o un buddista, non deve diventare un cristiano. Ognuno deve assimilare lo spirito altrui e conservare nel tempo stesso la propria individualità" (Vivekananda).

Durante il viaggio il nostro medico entrò nelle moschee e pregò con i musulmani. Incontrò gli ebrei e volle pregare con loro nelle sinagoghe. A Roma, si riprometteva di pregare anche con i cristiani. Non conosceva nulla del cristianesimo. Aveva intuito solo che i cristiani a volte si radunano in edifici particolarmente belli, per pregare insieme.

Fu così che una domenica si unì alla folla che entrava in S. Andrea della Valle. Era per la Messa, ma lui non la conosceva: era unicamente animato da una grande attenzione per poter pregare con i cristiani. Ad un certo momento vide tutti frugare nelle tasche e offrire del denaro, mentre una processione si mosse dal fondo della chiesa: venivano portati dei pani e dei vasi, che il sacerdote accolse ed elevò sull'altare con somma dignità. Pensò: "Si vede che i cristiani, quando pregano, donano qualche cosa".

Non aveva portato nulla con sé. Si sentì indotto a supplire con una preghiera: "Signore, lavorerò per i poveri".

Ora diventato chirurgo, è nella sua città natale, Madras, ed è il primario dell'ospedale. E' famoso per questo: non si concede tempo libero, e dopo il normale turno quotidiano si attarda ancora nel suo studio per ricevere i poveri, e li riceve gratuitamente!

Lo Spirito Santo aveva trovato la via aperta per comunicarsi a lui e ispirargli il dono di sé.

Questo medico insegna la partecipazione: a Messa non si va "come estranei o muti spettatori" (Sacrosanctum Concilium 47). Ma soprattutto insegna che la Messa si proietta sulla vita. Il medico induista non fu più quello di prima: quella Messa lo fece missionario dell'amore.

La Messa ci fa "sacrificio a Dio gradito", cioè persone nuove, toccate da Lui. La Messa ci ha chiamati, ci ha trasformati e ci invia. Messa e vita; Messa e missione, dunque!

L'esperienza dell'Eucarestia non si chiude alle spalle con le porte della chiesa dopo la celebrazione, ma "va'" in tutto il mondo. Ci è stato detto: "La Messa è finita". Il suo genuino significato è: "La Messa non è finita". "Si scioglie l'assemblea perché ognuno torni alle sue occupazioni lodando e benedicendo Dio".

La carica eucaristica è tale che riscopre il suo vero nome: missione.

E' la missione della pace, come suggerisce l'augurio liturgico: "andate in pace!".

EucaristiamissionetestimonianzasacrificioMessaoffertorio

5.0/5 (2 voti)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 11/06/2002

RACCONTO

48. Date l'esempio!   2

C'era una volta un uomo che viveva una vita normale. Pensava di non essere stato cattivo, ma neppure di essere stato un santo. Un giorno Gesù toccò il suo cuore e quest'uomo lo accettò come suo Signore e Salvatore. Sentì tanta gioia che promise al Signore di parlare di Lui a tutte le persone che avrebbe incontrato e che avrebbe portato almeno 100 persone a questa cosa grande che aveva trovato. Ma quest'uomo subito si accorse che portare persone a Cristo non era una cosa facile da fare. La maggior parte dei suoi amici pensava che fosse impazzito e si allontanava da lui.

A volte voleva ritirarsi dalla sua promessa ma continuò a raccontare a chi gli era possibile della buona novella del vangelo e come lo aveva cambiato riempiendolo di tanta pace e gioia.

Poi un giorno quest'uomo morì e si trovò in una stanza, con tutte le cose che aveva fatto e detto durante la sua vita: tutte le cose cattive che aveva fatto, tutti i brutti pensieri che aveva avuto, ritornati a lui come un lampo in un momento di tempo. Poi vide una visione di sé, nel giorno in cui la salvezza l'aveva toccato, quando aveva promesso a Gesù che avrebbe portato a Lui almeno 100 persone. L'uomo cadde in ginocchio piangendo.

Allora Gesù si avvicinò a lui e gli disse: "Alzati figliolo e dimmi: perché piangi?". L'uomo rispose: "Signore ho commesso tutte queste cose terribili nella mia vita, e ti ho detto perfino bugie!". Il Signore lo guardò chiedendogli: "Quando mi hai detto bugie?". "Ti avevo promesso di portare 100 persone a te Signore. E anche se ho provato non sono riuscito a portarne nemmeno una alla salvezza! Non ho mantenuto la mia promessa e ho detto bugie a Te".

Allora Gesù gli sorrise, gli asciugò le lacrime sul viso, e gli disse: "Figliuolo, tu non hai rotto la tua promessa con me". "Ma Signore, non ho portato neanche una persona a te!!!". Gesù rispose: "Mio figliuolo, ti ricordi quel giorno quando ti sei seduto al ristorante e hai mangiato ringraziando il Padre per il cibo? C'era una donna seduta in quel ristorante, era malata di peccato. Anche se ho provato tante volte a toccare il suo cuore, lei mi aveva sempre ignorato. Pensava di ritornare a casa per togliere la vita a sé stessa e a quella dei suoi figliuoli. Ma questa signora ti ha visto pregare e le si è aperto il cuore. Una porta si aprì nel suo cuore e mi lasciò entrare. La signora andò a casa e invece di togliersi la vita accettò me chiedendomi di diventare il Signore della sua vita. Uno dei suoi bambini diventò un presbitero santo e guidò molte anime a me. Quindi mio figliuolo sii felice, tu hai mantenuto la tua promessa. Il tuo piccolo consistente atto di fede guidò non 100 ma 100.000 persone a me!".

L'uomo prese coraggio, ma ancora si sentiva colpevole: "Mio Dio, e tutte le altre cose brutte che ho fatto?". Gesù sorrise dicendo: "Ho pagato il prezzo io per te: vedi le mie mani e i miei piedi trafitti, il mio costato perforato, il mio capo grondante sangue per te, tutto il mio corpo flagellato? Tutti e due abbiamo mantenuto la promessa!".

Ricordiamoci che un nostro piccolo atto insignificante può toccare il cuore di altri fratelli, anche quando non ce ne accorgiamo.

Un sorriso, una dolce parola, una preghiera in pubblico, sono vie che portano luce e possono cambiare una vita.

quotidianitàtestimonianzaesempioconversionemissione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 02/06/2002

TESTO

49. Il cristiano davanti a Dio non è un privilegiato

Madeleine Delbrel, Indivisibile amore

Il cristiano davanti a Dio non è un "privilegiato", un capitalista di Dio: è lui, anzi, che appartiene a Dio come a tutti gli uomini. Non è neppure un capitalista di virtù umane: molti uomini possono essere umanamente più virtuosi di lui.

Un cristiano è "caricato" - nel senso in cui lo si dice di una pila elettrica - di una vita. Questa vita gli è donata da Dio per il mondo, è un dono fatto da Dio al mondo attraverso di lui.

La redenzione di Cristo non è stata affidata ai cristiani come a persone perfette, ma come a uomini che si sanno peccatori, chiamano il peccato con il suo nome, cercano di evitarlo, ma riconoscono il male che commettono. Sono uomini che, sapendosi contagiati dal male come tutti e come tutti chiamati a guarirne, hanno la consapevolezza che le loro sofferenze portano a compimento nel mondo la redenzione di Cristo e immettono nel mondo la guarigione da lui portata.

I cristiani nel mondo sono "conduttori" - nel senso di un filo elettrico - di ciò che il mondo non può cavar fuori da sé.

E quanto più i cristiani hanno una forte "carica" per il mondo, tanto più sono predestinati al mondo. La loro croce normale è una tensione spinta al massimo tra la loro intima appartenenza al mondo e la loro funzione, che li situa nel cuore del mondo, ma da "stranieri" nel mondo.

annunciomissionetestimonianzaessere cristiani

inviato da Mariangela Molari, inserito il 27/05/2002

TESTO

50. Quando ti imbatti in una cosa bella

Bruno Maggioni

Quando t'imbatti in una cosa bella, la racconti.
E quando t'imbatti in una cosa vera, la dici.

E se hai capito che la storia di Gesù ha illuminato il cammino del mondo e dell'uomo dandogli senso, allora lo racconti. Non puoi farne a meno.

E se l'incontro con Gesù ha cambiato la tua esistenza dandole forza, direzione, senso, allora inviti gli amici a condividerla.

annunciomissionetestimonianza

inviato da Stefania Raspo, inserito il 07/05/2002

ESPERIENZA

51. Il Vangelo tra i Borana

padre Giovanni Dutto

Gababo Guyò era un giovane borana del deserto, dove il nome di Gesù risuonava per la prima volta. Fin dall'inizio lo Spirito lo calamitò e si aggirava attorno all'incipiente missione tutto il tempo di cui poteva disporre. Un giorno mi si fermò davanti. Aveva un sorriso bello e onesto. Mi chiese senza preamboli che gli parlassi di questa nuova religione che lo affascinava tanto. Non si poteva parlare ancora di catecumenato, perché tutto cominciava appena; ma quasi tutte le sere chiacchieravamo e leggevamo qualche pagina iniziale del Libro. Poi il primo catecumenato poté partire con un nutrito gruppo di amici. Si teneva una vera lezione quotidiana e consisteva sempre in una pagina dell'Antico e poi del Nuovo Testamento.

Un giorno Gababo mi confidò: "Il Libro è bellissimo e tutto il giorno io aspetto con gioia il momento dell'incontro. Ogni giorno mi viene da pensare: oggi il padre ha letto la pagina più bella del Libro. Ma il giorno dopo ne leggi una ancora più bella! La Parola di Dio è come il latte che scende piacevolmente nello stomaco". Ha parlato come i nomadi il cui unico pasto quotidiano è il latte. Noi avremmo detto: è come l'acqua fresca di sorgente, quando siamo esausti.

parola di Diocatecumenatomissionebibbia

inviato da Stefania Raspo, inserito il 06/05/2002

TESTO

52. Mandati nel mondo

Henri J. M. Nouwen, Pane per il viaggio

Ciascuno di noi ha una missione nella vita. Gesù prega il Padre per i suoi seguaci, dicendo: «Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo» (Giovanni 17,18). Di rado ci rendiamo pienamente conto che siamo mandati per adempiere i compiti che Dio ci ha dato.

Agiamo come se fossimo noi a scegliere come, dove e con chi vivere. Agiamo come se fossimo gettati allo sbaraglio nella creazione e dovessimo decidere come passare il tempo finché moriremo. Ma siamo stati mandati nel mondo da Dio, proprio come Gesù.

Quando cominciamo a vivere con questa convinzione la nostra vita, scopriamo subito che cosa siamo stati mandati a fare.

vocazionemissionetestimonianzaprogetto di Dio

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 05/05/2002

PREGHIERA

53. Spirito Santo

Filippa Castronovo

Spirito Santo, che il Padre concede a coloro che credono in Gesù e a lui si sottomettono, riempi di te la nostra vita.
Tu, vivente in noi, ci darai occhi per vedere, orecchie per ascoltare, cuore per convertirci,
bocca per lodare Dio e annunciare le sue meraviglie al mondo.

Spirito Santo, tu sei il dono promesso da Gesù risorto per esseri suoi testimoni.
Spirito Santo, tu sei l'atteso dagli apostoli da Maria e dalle donne che seguirono Gesù.
Spirito Santo, tu vieni a riempire i cuori della tua presenza.
Spirito Santo, tu trasformi i dubbi e i timori colmandoli di gioiosa speranza.
Spirito Santo, tu dai il potere di esprimerci e di essere compresi.

Spirito Santo, tu fai realizzare la vera comunione e comunicazione.
Spirito Santo, tu doni il coraggio di annunziare Gesù Cristo, morto e risorto.
Spirito Santo, tu sciogli la nostra lingua perché possiamo proclamare le meraviglie di Dio.
Spirito Santo, tu sei il dono del Padre a coloro che si sottomettono a Lui.
Spirito Santo, tu vivente in noi, attesti che siamo i figli amati dal Padre.

Spirito Santo, tu conduci i credenti nella via della missione.
Spirito Santo, tu elargisci la tua sapienza e ci fai servire in modo evangelico.
Spirito Santo, tu fai crescere la Chiesa e ne allarghi i confini.
Spirito Santo, tu fai camminare la Chiesa nel timore del Signore.
Spirito Santo, tu consoli la Chiesa, donandole pace.

Spirito Santo, la tua presenza dona la luce e noi vediamo il risorto.
Spirito Santo, in te il Padre consacrò Gesù, riempiendolo di potenza.
Spirito Santo, tu incoraggi i chiamati ad aprire nuove vie al Vangelo.
Spirito Santo, tu fai percorrere le strade del mondo senza timore.
Spirito Santo, tu riservi per te e invii in missione.

Spirito Santo, tu guidi i singoli passi del nostro cammino.
Spirito Santo, tu concedi l'intelligenza per riconoscere la verità e denunciare l'errore.
Spirito Santo, tu riempi di gioia coloro che annunciano la Parola con sincerità.
Spirito Santo, tu guidi la tua Chiesa a scelte sapienti, animate dalla carità.
Spirito Santo, tu crei i profeti e li doni alla Chiesa.

Spirito Santo, tu apri le vie al Vangelo e in esse dirigi gli apostoli.
Spirito Santo, tu fai vivere, con coraggio, le fatiche e le tribolazioni per Cristo.
Spirito Santo, tu costituisci in autorità per guidare a Cristo i fratelli.
Spirito Santo, tu hai parlato per mezzo dei profeti, ora parli per mezzo dei credenti in Gesù.
Spirito Santo, tu trasformi la debole parola umana in annuncio fedele e franco del Regno.

Spirito santo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Filippa Castronovo, inserito il 02/05/2002