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PREGHIERA

1. La forza centrifuga della missione

Don Paolo Nagari

È la vetta che attira l'alpinista.
È il traguardo che fa correre l'atleta.
È la Forza dello Spirito, che ci sospinge come “Forza Centrifuga”
e manda tutti noi fino ai confini della terra.

Noi, chiamati a dilatare il cuore, teso a contenere le dimensioni del mondo.
Noi, invitati ad allargare i paletti della tenda, per dar posto a che arriva ed è nel bisogno.
Noi, mandati a riempire di preghiera gli angoli nascosti della vita.

Lo Spirito spalanchi il nostro cuore, lo renda capace di entusiasmo e di trepidazione
per giungere a lambire tutte le prospettive della Madre Chiesa.

Giovani, adulti, anziani con la sua forza faremo cose grandi,
proprio perché siamo tutti piccoli di fronte a Lui.
Sposteremo le montagne perché la fede è granello che produce meraviglie.
Scioglieremo i nodi dell'indifferenza perché la tiepidezza non abita in noi.

La tua Parola di salvezza continuerà a gridare nel silenzio,
a rendere inquieti gli animi stagnanti
a superare confini e barriere di egoismo e grettezza.

Signore, tu ci vuoi testimoni forti, credenti e credibili.

Rendici capaci di tutti servire,
per tutti soffrire,
a tutti donare sorrisi di pace fino alla fine,
fino all'ultimo respiro quando,
nella staffetta della vita,
passeremo ad altri il testimone di fuoco che mai si estingue.
Amen.

missionemissionarietàtestimonianza

inviato da Silvia Arieti, inserito il 20/02/2023

PREGHIERA

2. La collera

Nachman di Brazlav

Dio,
non voglio arrabbiarmi mai.
Proteggimi
dagli scatti d'ira.
Fa' che non sia invaso
da grettezza
o risentimento verso gli altri.
Non permettermi di dirigere la collera
contro qualcosa o qualcuno,
e soprattutto neanche contro me stesso.

collerairaaccettazione di sé

inviato da Anna Lianza, inserito il 11/12/2002

RACCONTO

3. La meravigliosa storia dell'elefante   1

Un tempo antico in un paese dell'Arabia regnava il califfo Omar, ricco e benvoluto perché era saggio. Era di larghe vedute e non si arrestava all'apparenza delle cose. Prima di esprimere dei giudizi si sforzava sempre di comprendere le relazioni e i legami che ci sono tra i fatti anche se a prima vista potevano apparire isolati e diversi. Egli era perciò rattristato per la grettezza di spirito dei suoi ministri che non vedevano più in là del loro naso.

"Va in giro per il mio regno" disse un giorno il califfo ad un servo fidato "e trova, se ti riesce, tutti gli uomini sfortunati dalla nascita che non hanno mai potuto vedere e che non hanno mai sentito parlare degli elefanti".

Il servo fedele eseguì l'ordine e dopo qualche tempo ritornò con alcuni ciechi fin dalla nascita. Essi erano cresciuti sperduti in piccoli villaggi tra le montagne perciò degli elefanti non avevano mai sentito parlare e non ne supponevano nemmeno l'esistenza. Il califfo fece un gran ricevimento con tutti i suoi ministri e alla fine del banchetto fece entrare un grosso elefante da una porta di bronzo e i ciechi da un'altra porta più piccola.

"Mi sapreste dire che cosa è un elefante?" chiese il califfo ai ciechi.
"No, mai sentita questa parola", risposero i ciechi.

"Ebbene, davanti a voi c'è un elefante: toccatelo, cercate di comprendere di che cosa si tratta. Colui che darà la risposta esatta riceverà in premio 100 monete d'oro".

I ciechi si affollarono intorno all'animale e cominciarono a toccarlo con attenzione soffermandosi sulle sensazioni che ricevevano. Un cieco stava lisciando da cima a fondo una zampa, la pelle dura e rugosa gli sembrava pietra e la forma era di un lungo e grosso cilindro. "L'elefante è una colonna!" esclamò soddisfatto.

"No, è una tromba!" disse il cieco che aveva toccato solo la proboscide.

"Niente affatto, è una corda!" esclamò il cieco che aveva toccato la coda.

"Ma no, è un grosso ventaglio" ribattè chi aveva toccato l'orecchio.

"Vi sbagliate tutti: è un grosso pallone gonfiato!" urlò il cieco che aveva toccato la pancia.

Tra loro c'era il più grande scompiglio e disaccordo perché ciascuno, pur toccando soltanto una parte credeva di conoscere l'intero elefante.

Il califfo, soddisfatto, si rivolse ai suoi ministri: "Chi non si sforza di avere della realtà una visione più ampia possibile, ma si accontenta degli aspetti separati e parziali senza metterli in relazione tra loro, si comporta come questi ciechi. Egli potrà conoscere a fondo tutte le righe della zampa dell'elefante, ma non vedrà mai l'animale intero, anzi, non saprà mai che esiste un siffatto animale".

apparenzalarghezza di vedutenon giudicaregiudizio

4.7/5 (3 voti)

inviato da Furetto, inserito il 23/11/2002

TESTO

4. Regole di vita

Jules Beaulac, liberamente tradotto

Ogni giorno...

farò posto a Dio:
lo loderò, gli domanderò perdono
e lo ringrazierò.

Starò di preferenza
a fianco dei "piccoli"
e riserverò spazio nella vita
per i più bisognosi.

Farò vita semplice.
Non avrò desiderio di grandezze.

Non mi lascerò abbattere
da uno smacco o da una maldicenza.
Ma non mi gonfierò
per il successo o i complimenti.

Mi riserverò un tempo
di silenzio e di solitudine,
per ritrovare unità al mio essere
e per ascoltare il Signore
nel profondo del mio cuore.

Cercherò di dare amore
a chiunque, intorno a me.
Cercherò di sorridere
e di guardare con dolcezza.

Accoglierò la sofferenza
non come estranea alla mia umanità
o come un'intrusa,
ma come una compagna
da cui tanto imparare.

Nel giardino del cuore
non lascerò crescere l'odio,
il rancore e il risentimento.

Non sprecherò il tempo,
ma mi occuperò di cose utili.

Esagererò nella bontà
piuttosto che nella grettezza.

Se mi capiterà di fare
dei torti o procurare delle pene,
avrò la semplicità di scusarmi
e domandare perdono.

Metterò al primo posto
le persone e non le cose.

Cercherò nella mia vita progetti
che apparentemente non paghino.

Cercherò prima di amare,
che di essere amato.

Metterò tutta la mia fiducia in Dio
che mi ama in ogni istante,
e che mi accompagna
in tutti i miei cammini.

vitasenso della vitamaturità

inviato da Pinuccio Rovaris, inserito il 21/08/2002