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TESTO Pentimento e amore, queste le due condizioni

padre Gian Franco Scarpitta  

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (17/06/2007)

Vangelo: Lc 7,36-8,3 (forma breve: Lc 7,36-50) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

1In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici 2e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; 3Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Forma breve (Lc 7,36-50):

In quel tempo,36uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Come più volte si è detto, primo protagonista dell'amore è Dio e per ciò stesso Egli è anche il primo fautore di perdono e di riconciliazione essendo Egli stesso a prendere l'iniziativa nel richiamare l'uomo alla comunione con sé tutte le volte che questi se ne allontana per raggiungere alternative antitetiche all'amore divino. Dio è il primo a perdonare i nostri peccati, perché Lui per primo ci ha amati.

Questo tuttavia non omette che anche per noi si pongano delle condizioni per cui Egli possa raggiungerci e ricondurci alla comunione con sé, poiché non è sufficiente che Dio perdoni quando da parte nostra si mostri ritrosia, indifferenza e non ci si disponga ad accogliere tale gratuità di intervento nella nostra vita; anche da parte nostra non si deve omettere di corrispondere alla grazia conciliante con cui Dio tende a ripristinare la nostra comunione con sé quindi occorre che ci lasciamo riconciliare con Dio concedendo che il suo amore faccia leva sul nostro orgoglio e sulle nostre presunzioni.

Ecco che allora le Letture di oggi descrivono in modo attento e allo stesso tempo semplice e lineare quale debba essere la disposizione nostra nei confronti di Dio, tutte le volte che facciamo esperienza del peccato. L'episodio del profeta Natan che smaschera Davide nelle sue incresciose malefatte è abbastanza eloquente in proposito: per mezzo di una specifica parabola l'uomo di Dio infatti mette infatti il monarca di fronte alla sua propria colpa, presentandogli lo stato di meschinità e di decadenza morale che sta interessando ignominiosamente la sua coscienza giacché in precedenza con uno stratagemma sottile egli aveva mandato a morte l'Hittita Uria, dopo aver reso gravida la sua consorte a sua insaputa. Facendo morire il coniuge in battaglia, Davide credeva infatti che nessuno potesse scoprire della sua relazione segreta con Betzabea terminata con la gravidanza di quest'ultima e di conseguenza aveva risolto di essere al sicuro da qualsiasi punizione; ma Dio attraverso Natan gli mostra tutta la vergogna e il disonore che comporta il peccato da lui commesso, sicché egli non può che umiliarsi riconoscendo le proprie colpe e mortificandosi davanti a Dio attraverso le parole che andranno a formare il famosissimo Salmo 50, che oggi si usa in alternativa all'atto di dolore nelle liturgie penitenziali.

Davide ammette l'entità e la gravità delle sue malefatte e in più è disposto anche a porvi rimedio attraverso opere di bontà e di giustizia, anche se di natura differente, per cui Dio non manca di concedergli il perdono: tornerà ad essere gradito al Suo cospetto, anche se il figlio avuto da Betzabea dovrà morire.

Il caso esposto da Luca va analizzato molto più a fondo, soprattutto per i particolari dei personaggi che si presentano e delle gestualità che caratterizzano l'episodio.

Dare il bacio di benvenuto, offrire l'acqua per il pediluvio, ungere i capelli con olio di nardo erano all'epoca comuni usanze di educazione e di rispetto nei confronti di chi veniva ospitato, paragonabili al nostro salutare, stringere la mano e aiutare a togliere o rimettere la giacca. Gesù quindi sta facendo notare a Simone, il fariseo perbenista che si scandalizza osteggiando Gesù che si lascia "toccare" da una peccatrice prostituta (cosa inaudita per la corrente mentalità farisaica) che proprio lui, tanto amante delle consuetudini e delle tradizioni, ha omesso di attendere alle comunissime norme di rispetto e di educazione sopra descritte; come può allora, in piena coscienza, biasimare una donna che mostra molta più accortezza di lui, non soltanto mostrandosi educata e rispettosa ma addirittura manifestando sincerità e amore in ciascuna delle sue azioni?

Infatti la peccatrice sta eseguendo quelle ritualità non già come semplici formalità da sbrigare quanto basta per fare bella figura ed essere brave persone, ma attraverso lo specifico delle lacrime, il bacio dei piedi e l'olio sui capelli di Gesù sta manifestando di agire con sincerità di cuore, convinzione e spiccato amore nei confronti di Gesù, tutte caratteristiche che vanno ben al di là della mera formalità e che non possono scaturire che da una fede profonda e disinvolta che si esplica nelle azioni e che merita il perdono di tutti i peccati. E' cosa certa che quella povera donna abbia mostrato ravvedimento per i suoi peccati, non importa se rilevanti, e adesso vi pone rimedio con l'attitudine dell'amore e della disposizione al dono. L'amore poi quando viene esercitato senza restrizioni e riserve ottiene sempre il perdono di tutti i peccati e merita le dovute ricompense e le elargizioni divine poiché nulla può essere più conciliante se non l'amore al prossimo che manifesta a noi stessi e agli altri l'amore di Dio ragion per cui anche di fronte all'estremo incontro con Dio ci sarà perdonato nella misura in cui avremo amato.

Morale della favola: riconoscere sinceramente il proprio peccato non importa quanto sia grave e predisporci all'amore sincero e disinvolto sono le condizioni necessarie per meritare il perdono di Dio, senza le quali è impossibile che noi siamo perdonati da parte Sua; non già perché Egli voglia lesinare sulla bontà e sulla misericordia, ma perché noi stessi rifiutiamo la sua misericordia.

Non c'è niente di più conveniente che ammettere le proprie colpe, considerare la precarietà e l'abbandono che comporta il nostro errore ed essere disposti a rimediarvi con l'esplicitazione dell'amore verso il prossimo, soprattutto nella convinzione che la persistenza nel male non può che apportare turbativa nel nostro animo per la malizia della nostra coscienza inculcando sentimenti di viltà e di vergogna verso noi stessi poiché è deleterio e meschino perseverare nel peccato e nel falso orgoglio delle presunzioni che lo legittimano.

Se Dio perdona per primo mostrando così il suo amore infinito e gratuito occorre che anche noi ci lasciamo amare e perdonare e non può esserci altra via di adesione a Lui in tal senso se non rammaricandoci del nostro peccato nella contrizione e nell'umile disposizione di cuore comprensiva del dolore per il peccato commesso, che trova la sua esplicitazione nell'amore fraterno verso il nostro prossimo ed è un esercizio questo che non possiamo non applicare quando ci troviamo al confessionale: non di rado avviene in questa circostanza che tendiamo a giustificare le nostre mancanze attribuendo molto spesso la colpa ad altri o comunque che manchiamo di ammettere il nostro errore e di provare dolore per il male commesso verso il prossimo; anzi, non è affatto raro che si confessino tante cose, senza riferire al sacerdote le nostre mancanze verso il prossimo, specialmente nello specifico gravissimo della mancanza di carità e della cattiveria manifestata o del bene che potevamo fare e che di fatto abbiamo omesso. Vanificando così il Sacramento stesso della Riconciliazione e abusando di esso!

Il sacramento del perdono ci rammenta invece che se da una parte Dio è pronto a riconciliarci con sé e ad esultare per il nostro ritorno alla comunione con Lui, dall'altra si richiede che anche da parte nostra si mostri disponibilità al pentimento, dolore del peccato commesso e prontezza nel rimediare anche attraverso opportune opere di bene e realizzando quanto esso impone consente che si schiudano le porte della serenità e della gioia. Tutto sta ad esserne convinti.

L'episodio consumatosi a casa di Simone nello specifico dell'atteggiamento della prostituta che ha tanto amato meritando il perdono a differenza del fariseo presunto "giusto e impeccabile" ci fa invece rabbrividire al pensiero che molta gente fuori dalla comunione della Chiesa mostra molta più esemplarità di vita proprio su quanto noi siamo soliti predicare e insegnare agli altri...

 

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