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TESTO L'opera buona della fede

don Elio Dotto  

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/02/2002)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Che cos'è un'opera buona?

La domanda potrebbe sembrare banale, a prima vista. Tutti, infatti, pensiamo di sapere che cosa sia un'opera buona; anzi, siamo anche convinti di averne già fatte di opere buone nella nostra vita. Ma - allo stesso tempo - tutti ci siamo pure trovati nella difficile situazione di dover discernere le opere buone da compiere: perché - ad esempio - fare l'elemosina non significa automaticamente compiere un'opera buona; come non è sempre buono l'atteggiamento di un padre che soddisfa comunque i desideri del figlio, senza mai opporsi... Dunque, che cos'è in ultimo un'opera buona?

A questo proposito dobbiamo riconoscere che di solito noi utilizziamo due metri di giudizio: in alcune situazioni facciamo dipendere la bontà delle nostre opere dall'apprezzamento degli altri; in altre circostanze, al contrario, riteniamo davvero buone soltanto quelle opere "controcorrente" che non si preoccupano dell'opinione altrui. Il primo caso è certo più diffuso: lo sperimentiamo pressoché ogni giorno, quando giustifichiamo certi nostri comportamenti alludendo al fatto che "così fanno tutti". Il secondo caso è invece più raro nella pratica quotidiana: anche se risulta più frequente nella nostra predicazione ecclesiastica, dove si sono moltiplicati gli appelli ad andare "controcorrente", perseguendo uno stile di vita "alternativo".

Ebbene, bisogna ammettere che queste opposte valutazioni sono ambedue insoddisfacenti. Perché ambedue presuppongono che l'uomo possa compiere opere buone da solo, con la propria abilità: adeguandosi al comportamento della massa - nel primo caso - oppure - nel secondo caso - rincorrendo utopici mondi migliori. In realtà un'opera buona è tale soltanto quando sappiamo riconoscerne il limite: e dunque soltanto quando rinunciamo a pensare che sia essa - l'opera buona - a salvare la nostra vita.

Appunto questo è il significato della raccomandazione che Gesù rivolse in quel tempo ai suoi discepoli (Mt 5,13-16): "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli". Gesù certo conosceva bene la tentazione dell'esibizionismo: a lui stesso, nel deserto, era stato suggerito di esibire la propria potenza. Eppure fin da allora egli riteneva inutile l'esibizione, anche quella fatta a fin di bene, magari per dare il buon esempio: perché sempre imperfetta ed incompiuta è l'opera umana, qualunque essa sia. Non a caso continuerà per tutta la vita a mettere in guardia i suoi seguaci: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 6,1).

Nello stesso tempo, però, Gesù sapeva che proprio attraverso il loro limite le opere buone possono risplendere nel mondo: perché è proprio la loro incompiutezza a testimoniare la fede nella potenza di Dio, che certo porterà a compimento il bene cominciato. Appunto: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (non certo a voi!).

Fare opere buone, dunque, non significa raggiungere un'impossibile perfezione, magari assecondando le richieste della maggioranza; né tanto meno significa dare il buon esempio, vagheggiando un improbabile mondo "alternativo". Piuttosto fare opere buone significa rendere gloria al Padre che è nei cieli: e cioè testimoniare con le scelte della vita la propria fede nel Signore, di modo che ogni attività non si esaurisca in se stessa, ma "abbia da Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento".

 

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