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TESTO Nel distacco, l'ultima benedizione

don Maurizio Prandi

Ascensione del Signore (Anno C) (20/05/2007)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Celebriamo oggi la Solennità dell'Ascensione di Gesù. Cosa vuol dire "ascendere"? Il vangelo ci dice che il movimento dell'ascendere, contrariamente a quanto possa sembrare, non appartiene a noi, non dipende da noi, ma da Dio: ...fu portato verso il cielo. Gesù sale al cielo non grazie alla sua forza, alla sua potenza, ma sale al cielo perché è Dio Padre che lo glorifica. Possiamo dire allora che celebrare questa festa significa riconoscere il sigillo che Dio Padre ha messo sulla vicenda di Gesù.

L'Ascensione rappresenta il passaggio di Gesù da questo mondo a Dio. L'umanità di Gesù, Gesù uomo, che appartiene alla nostra storia, al nostro mondo, quell'uomo concreto con la sua umanità è entrato nella bellezza e nello splendore della vita di Dio. E c'è entrato perché la sua vita è stata coerente di amore e di dono; perché non si è preoccupato di difendere se stesso, ma si è preoccupato di donare se stesso agli altri. Per questo il traguardo, il culmine della sua vita è l'ingresso nel mistero di Dio, ciò che noi chiamiamo Ascensione. E' importante questo per me, perché posso capire meglio, posso imparare che quello di Gesù è stato il modo più bello, più vero, più grande di interpretare la vita: le tue scelte Gesù, trovano oggi la conferma: oggi è la conferma di una vita spesa come la tua a testimoniare nel mondo la tenerezza di Dio, il tuo amore per gli ultimi, per gli esclusi. E' come se nell'Ascensione, il Padre confermasse con il suo sigillo le scelte, la passione, le lotte del suo Figlio, l'unigenito, Gesù di Nazareth.

E' un episodio che fa da cerniera, tra il tempo del Figlio e il tempo della Chiesa, che non è il tempo dell'assenza di Gesù, del suo distacco, anche se così potrebbe apparire... Si staccò da loro... è il tempo di una nuova presenza, diversa da quella di prima. La presenza di Gesù è ora da cogliere nella fede, nella Parola che lo annuncia, nella comunità, nella frazione del pane, nei poveri. Su questo momento del distacco mi piace che il vangelo sottolinei che è anche il momento della benedizione... la benedizione nel momento del distacco allora... Sento che qui Gesù ci fa recuperare l'importanza dell'addio, l'importanza del distacco: da una parte lo sgomento, lo smarrimento, la paura di non sapere come fare senza quell'affetto e dall'altra uno sguardo, una carezza, un sussurrare (magari senza forze), che sono l'ultima benedizione di una persona a noi molto cara. Se volete, il vangelo di Luca è una grande inclusione tra due benedizioni: si apre con una "benedizione mancata" nel tempio di Gerusalemme; Zaccaria non ha avuto fede e, rimasto muto, non può dare la benedizione; si chiude con la benedizione di Gesù sui discepoli. E' un dato che mi dà speranza questo... può mancarti la benedizione durante la vita di quella persona, cara ma con la quale non c'è mai stata quello che ti saresti aspettato... ecco, arriverà un momento nel quale saprà aprirsi, consegnarsi, affidarsi... saprà dire bene di te.

Quella di Gesù sui discepoli però non è l'ultima benedizione del vangelo di Luca; infatti il testo greco dice che i discepoli adorano il Signore, tornano a Gerusalemme con grande gioia e stanno sempre nel tempio benedicendo Dio. Il vangelo si conclude così. Ora, se Luca terminasse così il suo racconto resteremmo con l'impressione che la comunità del Risorto rimanga nel tempio tranquilla e gioiosa, nell'attesa di Dio, nella Sua contemplazione, dimenticandosi del mondo che Gesù è venuto a salvare. Il racconto viene ripreso e completato negli Atti degli Apostoli, nei quali leggiamo che essi annunciano la parola del Signore ma anche le consacrano la loro vita. Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? dicono gli angeli agli apostoli... guardavano il cielo, quasi che fossero necessarie nuove rivelazioni, quasi che fossero necessari ancora chissà quali segni straordinari... Gesù ha insegnato e vissuto l'amore per questa terra, per queste relazioni, per questi uomini, per queste donne: è la terra che va guardata, è la terra che va custodita, è la terra che rinnovata: gli apostoli non sono invitati soltanto a sperare nel suo ritorno, ma a guardare alla terra, poiché Dio è qui (don Bruno Maggioni).

Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati... non fermi a guardare il cielo quindi, ma in movimento per incontrare ogni donna ed ogni uomo: mi pare questo il risvolto terreno dell'essere discepoli del Signore. Confessare e testimoniare il Signore Gesù, non lo si fa guardando in cielo, ma ricordando i passi da Lui compiuti sulla terra. La sua umanità, (torna quanto dicevamo all'inizio), così evidenziata dai vangeli, è un vero e proprio magistero, magistero che indica ai cristiani la via da percorrere per dare un volto a Colui che non è visibile, per rendere presente Colui che è asceso al cielo.

 

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