PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Gesù ascende in cielo

mons. Antonio Riboldi

Ascensione del Signore (Anno C) (20/05/2007)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Gli Atti degli Apostoli così raccontano la solennità di Gesù che ascende in Cielo:

"Gesù si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del Regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre: quella - disse - che voi avete udito da me. Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni. Avrete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e Samaria, fino agli estremi confini della terra. Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo, e poiché essi stavano fissando il cielo, mentre Egli se ne andava, ecco due uomini, in bianche vesti, si presentarono loro e dissero: uomini di Galilea, perché state a guardare il Cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo con cui Lo avete visto andare in cielo" (At 1, 1-11).
Quanta delicatezza aveva avuto Gesù e quanta ne ha!

Facendosi uomo come noi, nascendo dal seno purissimo di Maria Vergine, ha conosciuto la lunga tappa della preparazione alla missione avuta dal Padre, quella di insegnarci le vie della vita, che solo Dio conosce e sa.

Ma con la sua Passione, Morte e Resurrezione, ci ha fatti uscire da quello stato di 'esuli', di 'orfani', dopo il peccato di superbia dei nostri progenitori, per riportarci là dove Lui oggi è salito.

Senza la speranza che un giorno anche noi torneremo a Casa, ci sarebbe solo la tristezza di chi vive in esilio, con il cuore che urla il suo desiderio di eternità, ma non ha le ali per arrivarci.

Oggi Gesù, davvero, come Figlio dell'uomo, dopo averci aperto le porte del Paradiso, ci precede, ci accompagna, per unirci a Lui, nella sola Casa dove l'uomo, se sincero, può desiderare di essere ospitato: l'eternità, il Paradiso.

Bisogna essere 'morti dentro', per non sentire la voglia del Cielo, di quella felicità, che è la sola 'aria respirabile', per il cuore di ogni uomo.

"Eppure l'universo non è chiuso - scriveva Paolo VI - tutte le sue linee si prolungano all'infinito e orientano il loro sguardo verso il polo invisibile, donde ogni cosa è misteriosamente magnetizzata. Il mondo è aperto ad una immensa aspirazione verso la pienezza, alla quale è sospeso tutto il suo avvenire. La sentiranno questa consolazione quelli a cui la terra non ha dato la felicità, e siamo noi tutti. Quelli specialmente i cui desideri furono ingiustamente delusi, quelli che sperarono invano il loro pane, la loro pace, il loro onore, il loro amore. Le Beatitudini del Vangelo sono per i poveri, i piangenti, gli umiliati, gli infelici. La speranza cristiana - che viene da Gesù asceso in cielo - è il grande conforto per il dolore del mondo. Guai a quelli che la spengono nel cuore del popolo che lavora e che soffre. La speranza cristiana è la grande certezza per coloro che combattono per un giusto ideale: suscita i poeti, i grandi ideali, i martiri, i santi, la speranza cristiana. Essa è la garanzia che compensa coloro che vivono senza godere e muoiono senza avere abbastanza vissuto: è il domani beato per chi non ha avuto il suo oggi completo. L'inno della speranza dovrebbe echeggiare verso il Cristo che scompare dalla scena terrestre e dovrebbe formare, come infatti lo forma, nella liturgia, il canto dei rimasti a terra per seguire gli esempi di Lui e aspettarne il ritorno" (Maggio 1958).

Chi di noi, come gli Apostoli, per la fede che vive, ha sempre lo sguardo fisso in cielo, anche se deve attraversare questa 'valle di lacrime', mai è turbato e ha sempre un sorriso negli occhi: il sorriso di chi 'attende' il grande giorno della sua stessa ascesa in cielo.

Fa impressione ed amarezza, invece, oggi, vedere tanta gente smarrita, che non ha più tempo di alzare gli occhi, ma rincorre sogni di questa terra, che sempre sfumano e, a volte, diventano incubi.

Mi diceva un giorno un africano, osservando la fretta nelle strade "Come è triste la gente che corre, non si parla, non si accorge neppure dei tanti che le stanno vicini. Noi che manchiamo del vostro benessere e, tante volte, conosciamo una povertà ai limiti della miseria, conserviamo gelosamente un dono che voi avete smarrito: quello di conoscerci e volerci bene e fermarci per comunicarci amore". E non aveva tutti i torti.

Facile farsi 'divorare' dal consumismo, che concede poco o nessun spazio al bello dello stare insieme e tanto meno alla gioia di alzare gli occhi al cielo, in attesa di ascendervi anche noi.

Ho un amico, che da giovane era povero e apparteneva ad una famiglia numerosa, dove regnava amore e gioia. Poi si è fatto ricco. Si era costruito una bella villa, con vasto parco e, per cautelarsi dalle facili rapine, aveva cinto tutto con un gran muro e con tante telecamere. Viveva con la moglie e un figlio. Molte notti, sentendo i racconti di tante rapine, più che dormire aveva gli occhi fissi sulle telecamere. "Una vita infernale - mi diceva - che mi fa ricordare e desiderare il sogno della vita da piccolo: povero, con tanti fratelli, e felice". Gli capitò l'occasione di recarsi in Africa, presso una missione. Ci era andato per fare compagnia ad un missionario. Lì trovò, nella semplicità e nella sofferenza, quella amicizia, quella gioia che era altra cosa dalla prigione dei suoi beni. Tornò a casa sconvolto. E decise che ogni anno avrebbe fatto partecipe dei suoi beni la missione. "Adesso sono davvero felice: felice quando mi trovo, anche se per breve tempo, tra la gente semplice e povera in Africa, ma ricca di umanità. Provo una felicità che mi porta a vedere nei beni l'occasione per condividere la gioia e, a volte, ho come l'impressione che la mia villa sia una grande famiglia, con tanti poveri che finalmente hanno trovato chi li ama. Ho capito cosa voglia dire vivere con un occhio al Cielo e la mia vita è ora una fatica per ascendere un giorno al cielo".

Ma siamo capaci noi di vivere con i piedi a terra, il cuore staccato dalle false speranze del mondo e gli occhi fissi al Cielo?

Così S. Paolo scriveva agli Efesini: "Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di Lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi, e quale è la straordinaria ricchezza della sua potenza verso di noi credenti, secondo l'efficacia della sua forza che Egli manifestò in Cristo, quando Lo risuscitò dai morti e Lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare, non solo nel secolo presente, ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e Lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo Corpo, la pienezza di Colui che si realizza interamente in tutte le cose" (Ef 1, 17-23).

Ero a Lourdes lo scorso anno, con 15mila pellegrini dell'UNITALSI e, la sera della stupenda processione al lume di candele, detta dei flambeaux, quanta voglia veniva di cantare: "Andrò a vederla un dì!".

È la voglia di Paradiso che prende tutti, non solo lì, ma in tanti momenti della vita, quando sentiamo che ci soffoca la stoltezza del mondo in cui viviamo, che non conosce la gioia della speranza.

È l'ora di alzare, come gli apostoli, gli occhi al cielo e fissare Gesù che va a prepararci un posto accanto al Padre.

Ma non possiamo fermarci a questa malinconia e nostalgia, noi che abbiamo, come gli apostoli, la missione di testimoniare la speranza del Cielo. Facciamo nostri i sentimenti espressi dalle parole di Madre Teresa di Calcutta: "Gesù mio, aiutami a diffondere la tua fragranza ovunque io vada. Infondi il tuo Spirito nella mia anima e riempila del tuo amore, affinché penetri nel mio cuore in modo così completo, che tutta la mia vita possa essere fragranza e amore, trasmesso tramite me e visto in me, e ogni anima con cui vengo in contatto possa sentire la Tua Presenza nella mia anima e poi GUARDARE IN SU' e non vedere più me, ma Te. Resta con me e io comincerò a brillare della Tua Luce. La Luce, Signore, sarà la Tua, non verrà da me. Sarà la Tua Luce che brilla attraverso me. Lasciami predicare senza predicare, non con le parole ma con l'esempio". Ed era così, incontrandola. Così l'ho vista, stando con lei: illuminata!

 

Ricerca avanzata  (54016 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: