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TESTO Ascende il Signore tra canti di gioia (299)

don Remigio Menegatti  

Ascensione del Signore (Anno C) (20/05/2007)

Vangelo: Lc 24,46-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,46-53

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (At 1, 1-11) racconta l'ascensione del Signore come collegamento diretto tra la storia di Gesù – narrata nel vangelo – e quella della Chiesa primitiva, proposta nel libro degli Atti degli Apostoli. L'ascensione fa da confini e da ponte: confine perché non più possibile incontrare Gesù, come durante la sua vita e dopo la sua risurrezione; ponte perché nel momento in cui il Signore risorto non è più visibile come uomo, comincia a manifestarsi nelle persone e scelte della comunità dei suoi discepoli.

Il vangelo (Lc 24, 46-53) ripropone il fatto dell'ascensione, richiamando le parole con cui Gesù affida ai suoi la missione di essere testimoni del grande evento della salvezza. Hanno sperimentato cosa significa salvezza e liberazione dal peccato; hanno verificato l'attuarsi delle promesse contenute nelle "Scritture", ovvero nella Bibbia e tradizione del popolo eletto. È questo il tesoro prezioso che non possono riservare solo a se stessi perché sono chiamati a portarlo a tutte le genti, lasciandosi guidare ed educare dallo Spirito Santo, il grande segno che Gesù non smette di essere pastore del piccolo gregge.

Salmo 46
Applaudite, popoli tutti,
acclamate Dio con voci di gioia;
perché terribile è il Signore, l'Altissimo,

re grande su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni;

cantate inni al nostro re, cantate inni.

Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sui popoli,

Dio siede sul suo trono santo.

Il salmo è direttamente legato alle feste dell'«intronizzazione» di Dio. Gli ebrei non hanno statue che rappresentano Dio. L'arca era uno dei pochi oggetti liturgici di valore perché, a causa del suo contenuto conferma il dono dell'alleanza. Questa pesante cassa, finemente lavorata, veniva recata in processione e – dopo un percorso esterno – riportata nel tempio e collocata in maniera solenne, per confermare la fedeltà del popolo alle promesse di Dio. Il salmo veniva cantato appunto in queste processioni solenni.

In questo salmo Dio viene presentato come "terribile", "re grande su tutta la terra", colui che "è re di tutta la terra", "regna sui popoli", "siede sul suo trono santo".

A lui sono chiamati a rendere lode i "popoli tutti", soprattutto con un canto adeguato – "con arte" – accompagnato dal "suono di tromba". L'invito a cantare è insistente per coinvolgere una comunità che accompagna l'ingresso nel tempio dell'arca e la sua solenne «intronizzazione».

Nella rilettura cristiana è Gesù la nuova arca di salvezza che – terminato il suo ministero terreno – rientra nel cielo-tempio; in esso l'uomo nato a Betlemme viene riconosciuto solennemente Messia e viene "intronizzato" alla destra del Padre, accolto come Figlio di Dio che ha portato a compimento la missione affidatagli: annunciare ai "popoli tutti" la salvezza del Padre.

Un commento per ragazzi

Noi, figli di una generazione cresciuta in compagnia di moderni strumenti di comunicazione, corriamo un rischio forse più accentuato dei nostri genitori, e senza dubbio di gran lunga maggiore rispetto ai nonni: siamo troppo abituati alla realtà virtuale. Possiamo vedere, come se fossero reali, immagini che in realtà sono solo una serie di impulsi elettronici ben ordinati. Possiamo "entrare" in mondi diversi dal nostro senza staccarci dalla scrivania, mentre digitiamo sui tasti del computer. Possiamo fare cose straordinarie, senza muoversi da casa.

Il rischio è di credere che anche Gesù sia presente in mezzo a noi... come qualsiasi altra immagine che appare sullo schermo, o suono che esce dalle casse collegate. Rischiamo di vedere lo Spirito, che lui ci ha promesso e continuamente ci manda, come un veloce e sicuro collegamento con qualche server speciale che riesce a distribuire files con contenuti eccezionali. Allora le nostre celebrazioni sarebbero un collegamento speciale per ricevere nel virtuale della nostra vita immagini e suoni che svaniscono appena si toglie il collegamento con il grande server. E la vita quotidiana rimane stabilmente scollegata da temi quali: Gesù, Spirito santo, salvezza, fede, amore per Dio e i fratelli.

In realtà tutto questo dono – l'ascensione del Signore e la sua presenza viva e vera tra noi, il dono dello Spirito, il legame stabilito da Dio con noi e tra noi – tutto ciò è reale, e non solo virtuale. Non è il risultato di un "programma" ben studiato, quanto invece la conseguenza e la realizzazione di un progetto davvero grande, un progetto d'amore: quello di Dio per noi.

Un progetto che ha avuto il massimo della sua forza nella presenza anche storica, fisica, del Figlio di Dio nella sua terra: Gesù è Dio che vive come uomo in mezzo ai suoi fratelli, camminando sulle medesime strade, mangiando lo stesso pane, provando uguale fatica e gioia, invocando con i suoi fratelli l'unico Dio.

Un progetto che ha avuto il suo punto più alto in quegli anni, che chiamiamo "la vita pubblica di Gesù". Non si tratta di un progetto chiuso, finito, superato. Un progetto invece in cui siamo coinvolti anche noi perché non siamo rimasti soli dopo il ritorno di Gesù al cielo. Lui è con noi, anche se di fatto non troviamo Gesù così come lo incontravano le persone che vivevano in Galilea in quegli anni. Lo ascoltiamo non più nella sinagoga di Nazaret o sulle rive del lago; lui però continua a parlarci nella Parola della liturgia e che possiamo ascoltare in famiglia, in gruppo, da soli. Una parola resa viva dallo Spirito. Lo incontriamo nel Pane eucaristico, perché è sempre lo Spirito che agisce, trasformando del pane che noi portiamo all'altare nel Corpo di Cristo, e aiutando chi mangia quel Pane eucaristico a diventare il Corpo di Cristo, la Chiesa. È sempre lo Spirito che ci riunisce per incontrare il Risorto, e poi ci manda per annunciare chi abbiamo "visto" e ascoltato. In questo modo il numero dei suoi amici si ingrandisca e tanti altri hanno la gioia di essere uniti a lui...sempre grazie allo Spirito che lui, il Risorto, ci dona.

Un amico reale, anche se meno visibile di altri. Un amico che ci offre i suoi doni perché possiamo anche noi vivere con lo stesso stile di Gesù.

Il dono della scienza e sapienza per conoscere e approfondire la proposta di Dio; la pietà e il timor di Dio per sentirci suoi figli ed essere felici di questo dono; l'intelletto e il consiglio per vedere cosa ci propone di realizzare il Signore, e la fortezza per essere fedeli anche di fronte alle difficoltà e le inevitabili contrapposizioni.

Anche perché il compito di essere testimoni di quanto avvenuto non si limita ai primi testimoni: gli apostoli e i discepoli del tempo storico di Gesù. Anche noi, piccoli e grandi, genitori e ragazzi, siamo testimoni: lo siamo dal battesimo e soprattutto con la cresima. Lo siamo già: si tratta di attuare quanto ci viene chiesto da Gesù per realizzare il progetto di amore del Padre: farsi riconoscere da tutti i suoi figli, grazie alla testimonianza di quanti hanno già scoperto questo grande tesoro. Lo Spirito accompagna anche noi, ora.

Un suggerimento per la preghiera

Ci uniamo alla "santa gioia" con cui oggi esulta "la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode". Riconosciamo con gioia che "nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria". "Egli è Dio", e ha portato a noi la tua bontà infinta, come nuova arca di salvezza.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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