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TESTO Elevato sotto i loro occhi
Ascensione del Signore (Anno C) (20/05/2007)
Brano biblico: At 1,1-11 
46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
La prima lettura è l'inizio degli Atti degli Apostoli: l'ascensione di Gesù è il motore che origina tutto il dinamismo del libro della Chiesa nascente.
Luca ci parla di quaranta giorni nei quali il Risorto si lascia incontrare e istruisce i suoi. Il simbolismo del numero quaranta è ricorrente nella Bibbia. Si vuol dire che siamo di fronte a un periodo speciale, unico, ben determinato e concluso; e abbastanza ampio da permettere una compiuta iniziazione al mistero. Si pensi a Mosè sul monte Sinai (Es 24,18; 34,28) e a Gesù nel deserto (gli inizi del Vangelo e degli Atti presentano molteplici parallelismi, Luca ci invita chiaramente a leggere insieme i due "discorsi", v. 1, CEI: "libro").
In questo periodo del tutto speciale gli Apostoli sono iniziati al mistero del Regno di Dio. Gesù chiede loro di attendere l'effusione dello Spirito Santo. Ancora un richiamo agli inizi della vicenda di Gesù: il Battista ha immerso nell'acqua, io vi immergerò nello Spirito di Dio (v. 5).
Tutto ciò dà agli Apostoli la sensazione di essere oramai nel tempo finale, ed è questo il senso della loro domanda circa la restaurazione del regno di Israele.
Ma no, essi non sono chiamati a conoscere la precisa articolazione del piano di Dio sulla storia ("tempi e momenti, v. 7). Ciò che è loro richiesto è invece non disperdersi, attendere lo Spirito e, animati da Lui, dare testimonianza al Risorto.
Anche Luca, come Giovanni (cf. Gv 16,7), lega la presenza dello Spirito alla partenza di Gesù. L'anello di congiunzione è l'attesa fiduciosa. Si tratta di un dato permanente nell'esperienza della comunità dei discepoli: dall'assenza all'attesa, dall'effusione alla missione, è l'itinerario di sempre, da percorrere incessantemente.
Gli Apostoli vedono il Risorto mentre è innalzato. Essi dunque sanno per certo, e possono testimoniare, che egli non è sparito in qualsiasi modo, ma è nella gloria del Padre.
Tuttavia non devono stare oltre a guardare il cielo. Non c'è da scrutare il cielo, dal quale non si potrà indovinare alcunché. C'è però da essere certi del suo ritorno.
"Uomini di Galilea": l'appellativo non è casuale. Si tratta di un richiamo al punto di partenza di tutta la vicenda, appunto quella Galilea dalla quale Gesù era partito alla volta di Gerusalemme (è la struttura del Vangelo di Luca). Invece di fissare il cielo, si faccia memoria di tutto quanto è accaduto, di "quanto Gesù ha cominciato a fare e insegnare" (v. 1, CEI: "fece e insegnò dal principio", dove però sarebbe meglio mantenere la suggestione del testo greco, che in qualche modo suggerisce un inizio che domanda una continuazione). Dunque, all'attesa e all'invocazione dello Spirito si deve unire la memoria e la custodia della Parola (che è fatti e parole).
Un programma per la Chiesa di sempre, per la Chiesa di oggi, perché - immersa nello Spirito - possa continuare ciò che Gesù ha incominciato, nell'attesa del suo ritorno.