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TESTO Benedirò il tuo nome per sempre, Signore (297)

don Remigio Menegatti  

V Domenica di Pasqua (Anno C) (06/05/2007)

Vangelo: Gv 13,31-33.34-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 13,31-35

31Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (At 14, 21b-27) racconta in sintesi la conclusione del primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba. Vengono presentate le attività con cui si costruisce una comunità cristiana: l'annuncio e l'ascolto della Parola, l'organizzazione della comunità con la consacrazione di alcuni che assumono così il compito di guide che vengono chiamati "anziani". Infine si presenta i risultati della missione per condividere il grazie a Dio per i suoi doni. È una verifica per sottolineare la presenza di Dio nell'opera dei discepoli di Gesù, come lui stesso aveva promesso nel momento di mandarli ad annunciare la "Buona notizia".

Il vangelo (Gv 13,31-33a.34-35) ci riporta a prima della Pasqua; siamo nel cenacolo nel momento del dialogo tra Gesù e i suoi apostoli. Gesù, dopo l'uscita di scena di Giuda, spiega la sua fine: il senso ultimo della sua morte è la gloria di Dio. Inoltre lascia, come testamento prezioso, il suo comandamento che consiste nell'amore reciproco. È un comandamento già conosciuto perché tutta la Bibbia parla di amore verso Dio e verso il prossimo. È anche nuovo, in quanto tende ora alla perfezione, anche grazie alla forza che Gesù comunica ai suoi: lo Spirito.

Salmo 144
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande
su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza.

Manifèstino agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende

ad ogni generazione.

Il salmo descrive la grandezza di Dio mettendo in luce la bellezza delle sue creature. Le stesse opere di Dio sono il motivo e le protagonisti della lode che sale al Signore. Dio si mostra "paziente e misericordioso", "lento all'ira e ricco di grazia", oltre che buono verso tutti. L'opera più bella di Dio è la bontà che continuamente manifesta verso le sue creature, e in particolare verso l'uomo. I fedeli di Dio – ovvero quanti riconoscono la sua misericordia, e sperimentano la sua pazienza senza confini – sono invitati a dire la gloria del regno di Dio e parlare della potenza del Signore. Gloria e potenza non sono altro che un riflesso di questa bontà dell'Altissimo. I fedeli hanno il compito di allargare il numero di quanti credono nel Signore e per questo sono chiamati a manifestare agli uomini i "prodigi e la splendida gloria" del regno di Dio. Un regno che non è legato a un territorio e non si manifesta nel potere che sottomette gli altri. Il regno del Signore non conosce limiti nel tempo – "si estende ad ogni generazione" – e si manifesta nel dono gratuito destinato a tutti i figli di Dio, anche grazie alla testimonianza gioiosa di quanti già sperimentano questo grande amore.

Un commento per ragazzi

Una grande eredità: ma non si tratta certo di un mobile prezioso e grande...che non sappiamo dove mettere, nelle nostre case che non assomigliano certo ai grandi saloni dei castelli. Non è neppure come una pietra preziosa, incastonata in un gioiello straordinario...che non possiamo certo portare tutti i giorni, e quindi è destinato a rimanere chiuso in una cassaforte. Possiamo farne sfoggio solo nelle speciali occasioni, più uniche che rare. Un'eredità invece che possiamo, e dobbiamo, valorizzare tutti i giorni, perché è l'unica maniera per mantenerla viva.

Uno dei rischi della nostra fede è proprio quello di assomigliare a questo mobile: bello ma ingombrante, per nulla adatto alle attività quotidiane. La fede come una serie di regole che sembrano appesantire la vita, rendere impossibile qualsiasi movimento. Oppure una fede per le grandi occasioni...dove più che di fede si può parlare più esattamente di "ritualità": nasce il bambino e lo si battezza...perché si deve pur far festa per accoglierlo. In attesa poi dell'altra grande festa: la "prima comunione" che non può mancare, a costo che rimanga anche l'ultima e l'unica. Un record assoluto! Oppure la cresima...ottima occasione per ricevere mega regali sfiziosi. È il rischio in cui possiamo cadere anche noi; inutile nascondercelo.

Allora cosa fare? Riscoprire la fede come un seme, che abbiamo raccolto perché altri l'hanno seminato, coltivandone la pianta perché dia nutrimento e assicuri altro seme. L'esempio più semplice può essere il grano: dalla spiga che nasce si prendono i chicchi per farne farina, e quindi pane. Un po' dei chicchi diventa invece altro seme, per assicurare con esso il pane anche per il futuro. Un tesoro di cui siamo depositari, non unici destinatari.

Tesoro che arricchisce noi, senza privare altri della medesima gioia: scoprire la bellezza dell'amore di Dio. Perché, al di là di tutti gli esempi, di questo si tratta: dell'amore che Dio nutre per noi. Un amore manifestato in tanti modi, ma soprattutto in Gesù, il suo Figlio divenuto uomo per amore nostro e di Dio. Una "buona notizia", un vero "Vangelo" da accogliere e vivere giorno per giorno, così come si consuma il pane. E proprio perché lo si vive nella quotidianità diventa forza per noi – come un ottimo e indispensabile nutrimento – e anche annuncio per gli altri. È quello che insegna Gesù, lasciando in eredità ai suoi un comandamento "nuovo" e pure antico. Nuovo perché contiene una forza – viene dello Spirito – che rende possibile realizzare un comandamento del genere, se si prende sul serio il metro con cui misurare i propri risultati. Gesù ci chiede di amare "gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri". È la maniera migliore per apparire – "sapranno che siete" – e soprattutto essere, suoi discepoli. Paolo e Barnaba sono un esempio di questo dono: annunciano il Vangelo e organizzano la vita dei credenti perché il seme in essi seminato porti frutto e renda la comunità capace a sua volta di testimonianza verso altri ancora, allargando così il campo dove crescono i figli di Dio.

Discepolo è chi segue il maestro: lo segue perché lo imita, e non solo per un giorno, avvolto nella tunica della "prima comunione" (mentre il pensiero rivolto ai regali attesi e ricevuti). Discepolo nella vita concreta della sua comunità, che si raduna ogni domenica per la pasqua settimanale, quando si nutre di Parola e di Pane eucaristico, per saper come vivere nella settimana, e avere la forza per realizzare i sogni. Sogni dell'uomo, ma ancora prima sogni di Dio. I sogni con cui lui ha iniziato a creare il mondo, ha offerto la sua alleanza, ha mandato il Figlio e dona lo Spirito anche a noi, resi figli nella vita, morte e risurrezione di Gesù. Figli che vogliono vivere da testimoni credibili, anche se per noi non si riunirà un'assemblea per ascoltare le nostre grandi avventure vissute per il Vangelo. Dio conosce il bene che attuiamo, lo sa apprezzare certamente, e lo ricompensa con il suo amore. E questo ci basta!

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, grazie per il tuo dono: abbiamo scoperto "che nel Cristo tuo Figlio rinnovi gli uomini e le cose". Ti chiediamo: "fa' che accogliamo come statuto della nostra vita il comandamento della carità, per amare te e i fratelli come tu ci ami, e così manifestare al mondo la forza rinnovatrice del tuo Spirito." Lo Spirito che doni anche a noi per vivere l'annuncio del vangelo con la nostra vita quotidiana.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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