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TESTO Commento Giovanni 10,27-30

Omelie.org (bambini)  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (29/04/2007)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Vediamo un po': vi siete accorti da quale libro è tratta la Prima Lettura di oggi? Per tutte le domeniche del tempo di Pasqua la Prima Lettura è tratta sempre dallo stesso libro: gli Atti degli Apostoli.
Conoscete questo libro? Sapete di cosa parla?

È un libro importantissimo, per noi credenti, perché ci racconta quello che fanno gli Apostoli dopo la risurrezione di Gesù, ci racconta come nasce piano piano la Chiesa e cosa succede alle persone che per prime cominciano a credere in Gesù.

Quando ero piccola, molto spesso andavo a chiedere alla mamma, al papà, oppure ai miei nonni: "Raccontami di quando eri piccolo! Cosa facevi? Come giocavi? Dài, raccontami!" Volevo sapere di quello che era successo prima, quando ancora io non c'ero. Capita anche a voi di interrogare così i genitori o i nonni?

I miei genitori e i miei nonni mi accontentavano: mi raccontavano tanti dettagli, alcuni mi facevano sorridere, altri erano per me molto emozionanti... Non mi stancavo mai di ascoltare e a volte tornavo a chiedere: "Mamma, raccontami di nuovo di quella volta che sei caduta con i pattini..." oppure: "Papà, raccontami della prima volta che hai viaggiato con il treno..." o ai Nonni: "Raccontatemi di quando c'era la guerra e il nonno era soldato..."

È importante conoscere la storia di chi è venuto prima di noi, specialmente la storia di chi ci è caro, di chi è importante per la nostra vita. È un modo anche per tramandare la memoria di quello che è successo, di sentire che si fa parte di una storia grande, che comincia da lontano e arriva fino a noi.

Ecco, il libro degli Atti degli Apostoli fa proprio come i nostri nonni e i nostri genitori: ci racconta com'è iniziata la storia della Chiesa, com'era la vita dei primi cristiani, com'era la Chiesa quando era piccola, appena nata.

Nel brano che abbiamo letto oggi c'è racchiuso un particolare speciale, che è importante per noi, che ci riguarda molto da vicino. Sì, riguarda noi, proprio noi che siamo qui oggi! Però non vi dico subito qual è: cerchiamo di scoprirlo insieme pian piano, seguendo il racconto.

Per prima cosa, chi sono i protagonisti principali? Si chiamano Paolo e Barnaba.

E chi sono? Sono due uomini che credono in Gesù, credono profondamente in Lui, l'incontro con il Signore ha cambiato completamente la loro esistenza e per questo hanno deciso di dedicare tutta la vita, tutte le loro energie, per far conoscere alla gente chi è Gesù e che cosa ha insegnato.

Gesù aveva predicato per tre anni la Bella Notizia, l'amore del Padre, il Regno di Dio... ed ora Paolo, Barnaba, gli Apostoli e tante altre persone che credono nel Signore Gesù, sentono che non è possibile tenere solo per sé stessi le parole di Gesù, il suo amore senza misura.

Decidono perciò di mettersi in viaggio e raggiungere tanta, tantissima gente, per raccontare a tutti di Gesù.

Ora, chiariamo una cosa fondamentale: Gesù era ebreo, vero? Sì, bene. E gli Apostoli erano ebrei? Sì, certo, anche loro. E pure la maggior parte dei discepoli, di coloro che avevano ascoltato Gesù nella sua vita pubblica, erano ebrei. Per tutta la sua vita Gesù aveva percorso solo le strade della Palestina, quindi quasi tutti quelli che lo avevano ascoltato di persona appartenevano al popolo di Israele.

Quando Gesù risorge e gli Apostoli cominciano a raccontare a tutti quello che è successo, pensano di rivolgersi prima di tutto agli altri ebrei.

Era più facile che li ascoltassero, che li capissero. I pagani avevano tanti idoli, tanti dei, chissà se avrebbero dato loro retta! Mentre tutti gli ebrei aspettavano da sempre il Messia promesso da Dio: di sicuro avrebbero capito!

Gli apostoli e i discepoli pensano che gli altri ebrei li ascolteranno quando racconteranno che il Messia atteso da tanto tempo è finalmente arrivato, è Gesù!

È Gesù il Figlio di Dio! È Lui che ci ha rivelato quanto ci ama il Padre Buono! È Lui che per amore ha accettato anche la Croce! È Gesù che ha sconfitto per sempre la morte risorgendo dal sepolcro!

Pietro, Giacomo, Giovanni... tutti gli apostoli, ma anche tutti i discepoli come ad esempio Paolo e Barnaba, sono certi che gli altri ebrei saranno contenti di sapere che la lunga attesa del Messia è finita, che Gesù è l'inviato da Dio che tutto il popolo di Israele attendeva da tanto tempo!

Siccome gli ebrei non erano solo in Palestina, ma si trovavano in molte altre città del Mar Mediterraneo, Barnaba e Paolo decidono di partire per raggiungere queste persone che, pur appartenendo al popolo di Israele, vivevano lontano.

Questi due missionari coraggiosi lasciano Gerusalemme, lasciano la terra in cui sono nati e cresciuti, e cominciano a viaggiare. Dovunque vanno, annunciano Gesù, la sua morte e la sua risurrezione. Annunciano a tutti che Gesù è il Signore, il Figlio di Dio, il Messia atteso da sempre.

Nel brano di oggi, ci viene raccontato il loro arrivo ad Antiochia di Pisidia: che nome buffo, direte! Se guardate sulle carte geografiche dei vostri libri di scuola non troverete questa città, ma se volete scoprire dov'era al tempo di Paolo e Barnaba, potete guardare sulla cartina della Turchia, un po' più in basso della città di Ankara. È lì che arrivano i nostri amici, pronti a portare la Bella Notizia.

I due missionari, Barnaba e Paolo, sanno che per raggiungere il maggior numero di ebrei la cosa migliore da fare è andare di sabato nella sinagoga, perché si radunano tutti là, per la preghiera.

Ma quando Paolo e Barnaba cominciano a parlare di Gesù, i capi dei Giudei li accusano di essere dei bugiardi, di portare confusione, di raccontare favole. Nasce una grande discussione tra i missionari del Vangelo e i capi della sinagoga. Chi li ascolta rimane incerto: a chi credere? Ai capi che li guidano da sempre? Oppure a questi due, arrivati da poco, che raccontano cose strabilianti?

Paolo e Barnaba, amareggiati per le reazioni dei Giudei, prendono una decisione importante, che adesso rileggiamo proprio con le parole degli Atti degli Apostoli: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parole di Dio, ma poiché la respingete... ecco noi ci rivolgiamo ai pagani".

Forse ora ci sembra una cosa da poco questa decisione, è invece è fondamentale! Perché Barnaba e Paolo cominciano da quel momento in poi a rivolgersi ai pagani, a coloro che non erano ebrei, a quelli che avevano adorato tanti idoli, e che ora scoprono il nome di Gesù e imparano a conoscere l'amore di Dio Padre!

"Nell'udir ciò i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna".

Dicevamo all'inizio che questo brano racchiude un particolare speciale che ci riguarda. È questo il dettaglio specialissimo: il fatto che da quel momento in poi i missionari del Vangelo cominciano a rivolgersi non più solo agli ebrei ma anche ai pagani.

Perché ci riguarda? Perché noi tutti non discendiamo dagli ebrei, ma da quei popoli pagani. Quindi, se oggi viviamo nella fede, se possiamo pregare Dio Padre, invocare il nome del Signore Gesù, lo dobbiamo a quelle persone che ascoltando Paolo e Barnaba, abbandonano gli dèi e gli idoli, per cominciare a credere in Gesù.

Se ci chiedessero: ma dove inizia la storia della tua fede? Possiamo rispondere che comincia circa 2000 anni fa, in una città della Turchia, quando Barnaba e Paolo decidono di raccontare ai pagani quello che Gesù aveva detto e fatto, la sua morte e la sua Risurrezione.

Se noi oggi chiediamo alla Chiesa: "Raccontaci com'eri quando eri piccola, appena nata!", la Chiesa ci dirà: "Quando ero piccola piccola ero composta solo da coloro che, tra il popolo di Israele, avevano seguito Gesù. Poi ho cominciato a crescere quando i primi missionari si sono rivolti ai popoli pagani. Loro si sono uniti ai credenti ed io sono diventata grande".

In questa Eucaristia vogliamo dire grazie a Dio Padre per il dono di tutti i missionari nella Chiesa: per i primi, come Paolo e Barnaba, e per tutti quelli che ancora oggi non si stancano di annunciare in ogni Paese, in ogni punto della Terra, la Bella Notizia del Vangelo.

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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