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TESTO Il "Buon Pastore": stimolo e modello di Missione

padre Romeo Ballan  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (29/04/2007)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Riflessioni

Il 'Buon Pastore' è la prima immagine usata dai cristiani, fin dal III secolo, nelle catacombe, per rappresentare Gesù Cristo, molti secoli prima del crocifisso. La ragione di tale antichità è nella ricchezza biblica dell'immagine del pastore (cf. Esodo, Ezechiele, Salmi...), con il quale Gesù si è identificato e che Giovanni (cap. X) ha riletto in chiave messianica. Abbondano infatti le espressioni che indicano la vita e le relazioni tra lui e le pecore: entrare-uscire, conoscere, chiamare-ascoltare, aprire, condurre, camminare-seguire, perdere-rapire, dare la vita... Fino all'identificazione piena di Gesù con 'il pastore buono che dà la vita per le pecore' (v. 11.14). Il testo greco usa un sinonimo: il pastore 'bello' (v. 11.14), cioè buono, perfetto, che unisce in sé la perfezione estetica ed etica.

La quarta di Pasqua è detta, tradizionalmente, la "Domenica del Buon Pastore", dato il brano del Vangelo, che è sempre tratto dal capitolo X di Giovanni, nel quale Gesù si presenta come il vero pastore del popolo. Per l'evangelista Luca, Gesù è il buon pastore che va alla ricerca della pecora smarrita, se la carica in spalla, fa festa con gli amici... (Lc 15,4-7): è un pastore dal cuore misericordioso. Questa immagine carica di tenerezza si completa con quella di Giovanni, che presenta un pastore attento ed energico nel difendere le pecore dai banditi e dagli animali feroci, deciso a lottare fino a dare la vita per il gregge.

Gesù ci rassicura ostinatamente che la sua iniziativa di salvare le pecore avrà successo: "non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano... e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio" (v. 28-29). Tale sicurezza non si fonda sulla bontà e fedeltà delle pecore, ma sull'amore gratuito di Cristo, che è più forte delle miserie umane. Egli non rinuncia a nessuna pecora, anche se queste si sono allontanate o non lo conoscono: tutte devono entrare per la porta che è Lui stesso (v. 7), perché Egli è l'unico salvatore. Egli offre la sua vita per tutti: ha anche altre pecore da attirare, fino a formare un solo ovile con un solo pastore (v. 16). La missione della Chiesa si muove su questi parametri di universalità: vita offerta per tutti, vita in abbondanza, prospettiva dell'unico ovile... Anche se il gregge è numeroso, nessuno è in più, nessuno si perde nell'anonimato, anzi i rapporti sono personali: il pastore conosce le sue pecore, le chiama una per una, per nome (v. 3) e queste lo ascoltano e lo seguono (v. 27).

Per Giovanni, la bella notizia della Pasqua è duplice: Cristo è il 'Buon Pastore dal cuore trafitto', dal quale emana la vita per "una moltitudine immensa" e variegata, che nessuno può contare (II lettura); ed è anche l'Agnello immolato, nel cui sangue tutti trovano purificazione e conforto nella grande tribolazione (v. 14). Nella sua contemplazione, Giovanni, il veggente di Patmos (Ap 1,9), arriva alla identificazione tra l'Agnello e il Pastore, che guida "alle fonti delle acque della vita" (v. 17). La vita senza più fame, né sete, né lacrime (v. 16-17) sarà un giorno realtà; per ora resta come una promessa all'orizzonte, una parola sicura che avrà il suo compimento.

In attesa di quel giorno, il cristiano ha un compito immenso da svolgere: annunciare il Vangelo di Gesù nel mondo, pur tra opposizioni e resistenze di ogni genere, ma con la consapevolezza che ha sempre sostenuto Paolo nella sua missione (I lettura): "Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra" (v. 47). Sulla scia di Paolo si può capire l'appello della odierna Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. (*) La vocazione di speciale consacrazione (sacerdozio, vita consacrata, vita missionaria, servizi laicali...) si rafforza solidamente nell'esperienza personale di sentirsi amato e chiamato da Qualcuno. Per qualunque tipo di vocazione, è determinante il sentire come vera questa parola di Gesù: "Io conosco le mie pecore ed esse mi seguono" (v. 27). Si tratta di un'esperienza fondante, che il teologo protestante K. Barth, superando l'idealismo cartesiano, esprime così: "Cogitor, ergo sum" (sono pensato, quindi esisto). Sentirsi nel cuore di Dio ti fa sentire vivo e grande, ti dà sicurezza, ti fa sentire figlio e fratello, fa di te un apostolo. Ti apre il cuore verso il mondo, per condividere le ansie e le preoccupazioni del Buon Pastore, che ha "altre pecore" (v. 16) da radunare, da salvare. La contemplazione porta all'identificazione con il Buon Pastore: ti fa essere Chiesa missionaria. Con orizzonti grandi come il mondo intero.

Parola del Papa

(*) "Dove andiamo, se diciamo 'sì' alla chiamata del Signore? La descrizione più concisa della missione sacerdotale –che vale analogamente anche per religiose e religiosi– ci è data dall'evangelista Marco che, nel racconto della chiamata dei Dodici dice: «Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli» (Mc 3,14). Stare con Lui e, come inviati, essere in cammino verso la gente: queste due cose vanno insieme e, insieme, costituiscono l'essenza della vocazione spirituale, del sacerdozio. Stare con Lui ed essere mandati: due cose inscindibili tra loro. Solo chi sta 'con Lui' impara a conoscerlo e può annunciarlo veramente. E chi sta con Lui, non trattiene per sé ciò che ha trovato, ma deve comunicarlo".
Benedetto XVI

Omelia ad Alt-tting (Germania) per i seminaristi e i religiosi, 11.9.2006

Sui passi dei Missionari

-29/4:IV Domenica di Pasqua - Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, con il tema: "La tua vita per la sinfonia del Sì".

- 29/4: S. Caterina da Siena (1347-1380), laica terziaria domenicana, mistica e dottore della Chiesa, patrona d'Italia e d'Europa.

- 30/4: B. Maria dell'Incarnazione Guyart Martin (1599-1672), prima missionaria della storia (dalla Francia al Canadà), mistica, fondatrice -insieme ad alcuni gesuiti- della Chiesa canadese.

- 30/4: S. Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), sacerdote di Torino; fiducioso nella Divina Provvidenza, fondò opere ed Istituti per assistere la gente più bisognosa e derelitta.

- 1/5: S. Giuseppe lavoratore, che insegnò a Gesù a lavorare. - Giornata Mondiale dei Lavoratori.

- 2/5: S. Atanasio (295-373), vescovo di Alessandria d'Egitto e dottore della Chiesa; fu perseguitato e più volte espulso dagli eretici ariani.

- 3/5: SS. Apostoli: Filippo di Betsaida, e Giacomo, il minore, primo vescovo di Gerusalemme.

- 3/5: B. Maria Leonia (Alodia) Paradis (1840-1912), religiosa canadese, fondatrice delle Piccole Suore della S. Famiglia di Sherbrooke, nel Quebec (Canada).

- 4/5: B. Giovanni Martino Moyë (+1793), sacerdote della Società delle Missioni Estere di Parigi, missionario in Cina, fondatore, morto a Treviri (Germania).

 

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