PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il trono e l'Agnello

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica di Pasqua (Anno C) (29/04/2007)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,27-30

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Il rapporto pastore – pecore suggerisce l'idea della guida di un gruppo che si è disperso, oppure che non trova orientamento e non sa dove andare. Le pecore infatti vanno guidate e indirizzate verso un cammino stabile e costante, giacché se le si pianta un momento possono camminare per loro conto e sparpagliarsi ciascuna per conto proprio con terribili conseguenze per l'intero gregge e per le singole bestie. L'analogia fatta con gli uomini calza a pennello: alla pari delle pecore anche noi necessitiamo di un orientamento e di una guida che ci conduca per un itinerario unico e immutabile atto a definire la nostra realizzazione e se prestiamo attenzione avviene sempre che dove non c'è orientamento subentra la dispersione e la desolazione come quando non si ha un capo o questi è poco funzionale o addirittura quando non ci si sottomette alla guida di una sola autorità.

Per fare un solo esempio (che serva solo di osservazione e non di contestazione), avviene che oggi le confessioni protestanti hanno di gran lunga superato il migliaio fra chiese e movimenti religiosi ciascuno procedente indipendentemente dagli altri, nonostante alle origini gli scismi nella Chiesa Cattolica non siano stati molti poiché il libero esame e il soggettivismo con cui si interpreta la Scrittura e ci si organizza la vita ecclesiale è quasi sempre esagerato e controproducente mentre difficile è la riconciliazione fra le chiese. Ecco perché Gesù, Buon Pastore aveva detto a Giovanni "Pasci la mie pecorelle": voleva che esse, oltre al pastore divino Figlio di Dio che era egli medesimo, usufruissero di un riferimento umano, ossia di un pastore universale invisibile che guidasse la comunità ecclesiale nel tempo interpretando e realizzando la volontà di Dio. Pietro stesso fu istituito pastore vicario a guida della Chiesa e tuttora siffatta guida spirituale visibile sussiste nel pontefice, successore del primo apostolo e Vicario in terra di Gesù Cristo, costituito a capo di tutto il popolo di Dio.

Prescindendo tuttavia dalla funzione vicaria del ministero del papa, Pastore indiscusso del gregge dell'umanità dispersa è comunque il solo Signore Gesù Cristo che si propone all'umanità come guida efficace e onnipresente di quelle che vengono definite le pecore, ossia gli uomini che vagano nel disorientamento brancolando nel buio delle inquietitudini e delle incertezze; a differenza delle pecore l'uomo non è ingenuo e irrazionale, ma dispone di facoltà di elezione e autorevolezza nella gestione della propria vita, vale a dire che è libero di impostare il proprio destino liberamente e senza soccombere a condizionamento alcuno forte della propria autonomia e padronanza nei confronti del cosmo e della vita. Tuttavia l'uomo è vittima di illusioni quando presume di potersi autogestire con le sole sue risorse e prescindendo da ogni riferimento trascendentale e da ogni imperativo etico, sicché si disperde nel suo stesso autolesionismo di illusione quando si allontana da Dio.

Gli occorre allora un Pastore, una guida che lo orienti verso il tortuoso cammino della vita e della storia, e chi mai potrebbe essere questi se non il Signore della storia e autore della vita (At 2, 8). Verbo di Dio fatto carne? Chi può orientare al meglio l'uomo se non il Dio vivente che nella persona del Cristo non ha disdegnato di essere prima ancora Agnello immolato votato al macello?

A proposito: il libro dell'Apocalisse di cui alla II Lettura di oggi fa' un bell'accostamento fra il trono e l'Agnello come se volesse associare una dimensione di onore e di potenza ad un'altra di frustrazione e abbassamento quasi a dire che a regnare è l'Agnello frustrato, ucciso e grondante sangue. Ma è proprio così: il Signore re e Pastore Gesù Cristo acquista tali appellativi appunto perché è stato anzitutto vittima sacrificale spargendo il proprio sangue sulla croce cosicché adesso si erge a Pastore e guida avendo sperimentato fino in fondo le prerogative della pecora. Anzi, dell'agnello (pecorella umile e innocente e indifesa) macellato. Questo suggerisce che a maggior ragione egli possa a buon diritto essere Pastore supremo dell'umanità e che noi con filiale spontaneità possiamo lasciarci guidare e condurre con estrema fiducia.

Affidarsi a Cristo da parte nostra non coincide tuttavia con la passività di chi in senso acritico intenda obbedire nell'essere succube con il solo intento di subire nell'arrendevolezza ma comporta la nostra apertura e la fiducia spontanea di chi vuole donarsi a Cristo con spirito di partecipazione e di iniziativa: è vero che Gesù raccomandava: "Sarete miei amici se farete ciò che io vi comando", tuttavia il monito nei nostri confronti vuole essere sempre quello di un'obbedienza costruttiva e libera di intrapresa assieme a lui. Perché anche noi possiamo

 

Ricerca avanzata  (54041 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: