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TESTO La fede nel Risorto: una lenta conquista

padre Antonio Rungi

II Domenica di Pasqua (Anno C) (15/04/2007)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Seconda Domenica di Pasqua ovvero della Divina Misericordia o secondo un antico modo di indicarla, "Domenica in Albis", domenica dell'ottava di Pasqua nella quale prevale come per tutto il periodo pasquale il colore bianco. Una domenica speciale in quanto il Servo di Dio, Giovanni Paolo II ha voluto fissare in questa giornata la Domenica della Misericordia, partendo dalle apparizioni di Gesù ai suoi discepoli, nel primo e nell'ottavo giorno dopo la sua risurrezione, come ci riporta il testo del Vangelo di Giovanni che ascoltiamo oggi: "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò".

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!". Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome".

Al centro della narrazione giovannea c'è l'apostolo Tommaso incredulo circa la risurrezione del Signore nonostante la diretta testimonianza dei suoi colleghi che già avevano visto il Signore. Ci sarà necessità di attendere una settimana perché Tommaso giunga alla maturazione della fede in Gesù Risorto. A conferma che la fede non è facile conquista, né tantomeno facile da conservarsi. Essa necessita di tempi di maturazione e di approfondimento. Una fede che in fondo ti porta ad incontrare personalmente Cristo mediante gli strumenti che egli stesso ha scelto per rendersi vicino all'umanità E in primo luogo questo incontro avviene proprio nel sacramento della Riconciliazione che dopo il Battesimo è quel sacramento che ci mette nella condizione della maturità umana per conoscere le debolezze e la grazia. Gesù, infatti, invia gli apostoli in tutto il mondo per essere messaggeri del suo perdono e della sua misericordia. Sono inviati a rimettere nel nome del Signore i peccati dei propri fratelli che fragili come loro necessitano dell'aiuto spirituale indispensabile per prendere le distanze dal male e dal peccato. Questo ministero della riconciliazione, nel nome di Cristo, la Chiesa svolge ovunque è presente con ministri consacrati e sacerdoti. E' la chiesa di sempre, vicina alle sofferenze spirituali, ma anche fisiche e materiali degli uomini di questa martoriata terra.

E' la Chiesa al cui vertice è Pietro, scelto da Gesù stesso a pascere il suo gregge e le sue pecorelle, anche lui attento ai bisogni di quanti soffrono, come ci ricorda il testo degli Atti degli Apostoli che oggi ascoltiamo: "Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti". I miracoli che si rinnovano per opera degli apostoli sono motivo per attirare alla fede cristiana quanti ne erano ignari ed occasione per gli apostoli di svolgere appropriate catechesi di formazione alla fede. L'opera del risorto continua nella Chiesa da Lui istituita ed i frutti sono abbondanti, memori della parola del Signore che i discepoli avrebbero fatto cose più grandi del Maestro, ma non senza il Maestro.

Nel testo dell'Apocalisse, la parola di Dio ritorna sul tema della risurrezione. Nel caso specifico viene riportata una delle visioni dei Giovanni Evangelista, nella quale descrive ciò che egli ha visto, vissuto e sperimentato circa il Risorto: "Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza resa a Gesù. Rapito in estasi, nel giorno del Signore, udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alla sette Chiese. Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle che sono e quelle che accadranno dopo". Giovanni descrive Cristo come il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine, l'Alfa e l'Omega, per affermare con questa espressione che Cristo è la sintesi di tutto e la ricapitolazione di ogni cosa; in Lui trova significato la storia, l'umanità e quanto è accaduto o accadrà. Egli davvero è il centro ed il punto di riferimento non solo religioso ma ontologico della storia umana.

Nel clima della Pasqua che stiamo vivendo, anche a distanza di una settimana, queste parole aprono il cuore alla speranza, in quanto è Gesù stesso che ci invita a non temere, a non aver paura di nulla e a temere solo coloro che hanno il potere di uccidere l'anima. La stessa morte corporale acquista un nuovo significato alla luce della risurrezione di Cristo. Gesù è il Vivente, Gesù è il Risorto, come pregheremo nella Colletta di questa Domenica: "O Padre, che nel giorno del Signore raduni il tuo popolo per celebrare colui che è il Primo e l'Ultimo, il Vivente che ha sconfitto la morte, donaci la forza del tuo Spirito, perché, spezzati i vincoli del male, ti rendiamo il libero servizio della nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella gloria".

 

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