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TESTO Ricevere Gesù dalle Scritture

don Maurizio Prandi

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno C) (07/04/2007)

Vangelo: Lc 24,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,1-12

1Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. 5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea 7e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». 8Ed esse si ricordarono delle sue parole 9e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. 11Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. 12Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

Parto da un'espressione tratta dal vangelo ascoltato questa notte: "Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". Ed esse si ricordarono delle sue parole.

Ricordatevi come vi parlò... Si ricordarono le sue parole... La notte della Risurrezione ci viene detto che condizione necessaria per incontrare il Risorto è mettere al centro la sua Parola.

La veglia, che prepara alla celebrazione dell'Eucaristia non a caso è una lunga Scuola della Parola senza la quale non conosceremmo il Risorto, perché Gesù Risorto è il compimento delle Scritture attraverso le quali ci viene raccontato il progetto di Dio per ogni uomo, progetto che possiamo sintetizzare in una parola: salvezza. Questa parola è risuonata nella notte, nel racconto della Creazione e in quello della liberazione dall'Egitto; ma anche nelle due letture tratte dal libro del profeta Isaia che ci raccontano la prima, che l'ultima parola di Dio sulla nostra vita non è castigo ma è misericordia e la seconda attraverso la quale Dio promette di stabilire con il suo popolo un'alleanza eterna. Infine il profeta Baruc che da una parte molto onestamente ci ricorda che l'abbandonare Dio è di ogni uomo, e dall'altra però afferma che ritornare a Lui è possibile attraverso l'ascolto del libro dei decreti di Dio. Infine il profeta Ezechiele, attraverso il quale Dio ci promette che noi saremo il suo popolo.

Cercavano un morto le donne... cercavano un cadavere... avevano dimenticato di portare con sé la parola di Gesù, quella che per tanto tempo avevano ascoltato, quella parola che aveva scaldato il loro cuore, quella parola che aveva affascinato la loro vita. Perché cercate tra i morti colui che è vivo? E' la domanda che le donne si sono sentite rivolgere quella notte... E' ancora morto Gesù per loro, perché sono andate al sepolcro dimenticando quella parola che consente il contatto con il Vivente. Se stacchiamo Gesù dalle parole che ha rivolto a noi ecco che rimane muto, zittito, insignificante... non è soltanto il caso delle donne di questa notte, ma è anche il caso dei discepoli di Emmaus, che ricordate, hanno avuto bisogno di una lunga catechesi di Gesù proprio sulle Scritture perché il loro cuore tornasse ad ardere nel petto. Mi domando se non sia anche il caso mio (o della chiesa in generale), quando Dio sembra muto nella mia vita. E' un percorso importante quello che ci fa fare il vangelo questa notte, perché ci viene detto che non basta restringere Gesù nell'ambito dell'affetto personale, così come non è sufficiente investirlo di una speranza politica così come avevano fatto i due di Emmaus (speravano fosse lui a liberare il popolo d'Israele dai Romani)... Per raggiungere Gesù nella sua verità occorre riceverlo dalle Scritture (E. Bianchi).

A proposito della parola, Paolo, al capitolo 20 del libro degli Atti degli Apostoli nel discorso che fa a Mileto dice: Vi affido al Signore e alla parola della sua grazia... la nostra vita affidata ad una parola, la nostra vita custodita da una parola... che bello allora piano piano scoprirsi capaci di vivere i nostri giorni all'interno non di un prendere o di un pretendere, ma all'interno di un consegnarsi, di un affidarsi, proprio come ha fatto Pietro quando ha detto a Gesù sulla tua parola getterò le reti, proprio come ha fatto notare l'angelo alle donne. Scrive don Bruno Maggioni: Sono convinto che occorre recuperare fiducia nella forza della Parola. Non è vero che gli uomini sono stanchi di parole: sono stanchi di parole vuote, ma non sono stanchi di parole vere, non sono stanchi della Parola di Dio.

Poi su sollecitazione dell'uomo in veste sfolgorante l'intuizione: si ricordarono... il ricordo delle parole di Gesù rende le donne apostole, evangelizzatrici: tornano ed annunciano agli undici ciò che era avvenuto al sepolcro. La comunità dei discepoli, la comunità degli uomini non crede, non crede alla parola delle donne che vengono giudicate anche pesantemente: vaneggiano! C'è anche questo la notte di Pasqua... un gruppo di donne che avevano cercato, pur con i loro limiti, Gesù... un gruppo di donne che era arrivato dove nessuno degli uomini si era recato, viene zittito, viene privato della parola. Ancora oggi, nella chiesa, ci portiamo dietro un po' questa sfiducia (certo è un impoverimento) verso il mondo femminile, per altro ampiamente al centro delle riflessioni della Via Crucis di quest'anno al Colosseo.

Infine Pietro, che corre al sepolcro e vede solo le bende. Torna, dice il vangelo, pieno di stupore. E' uno stupore, quello di Pietro, ancora carico dell'incredulità e dello scetticismo che aveva accolto il racconto delle donne. Mi ha colpito molto questo, tanto che ho cercato conferma su vari commentari al vangelo di Luca, i quali affermano che l'evangelista insiste proprio sull'incredulità. Certo, Pietro si stacca un po', ma il suo è uno stupore assimilabile alla perplessità. Stupore e perplessità sono un passo avanti rispetto allo scetticismo, se non altro fanno nascere una domanda...ma non sono ancora sufficienti (B. Maggioni). E' necessaria anche la memoria della Croce... tutto sarà più chiaro nel cenacolo, quando Gesù farà vedere le sue ferite.

 

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