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TESTO Per noi è Il Risorto

padre Gian Franco Scarpitta  

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Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (08/04/2007)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,1-9

1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Nella morte di Gesù Cristo Dio stesso, dopo avere abbandonato se stesso muore per l'umanità e si lascia da essa ridurre al nulla. Ma può Dio soccombere alla morte? Può lasciare che essa prolunghi le sue ombre su di lui per avere la sua parola definitiva? Certamente no. Il Dio della Scrittura che noi in comunione con tutta la Chiesa professiamo è un Signore certamente capace di condividere con l'uomo perfino le oscurità e le incognite della sua esistenza, l'imprevisto e la paura e l'esalazione dell'ultimo respiro e per questo ha deciso di morire con noi e come noi, eleggendo per se stesso una fine barbara e malvagia per mano di uomini in fin dei conti banali e insignificanti; tuttavia Egli resta sempre il Dio della vita e il Signore della storia, padrone del cosmo e degli elementi nonché garante della sussistenza di tutto il cosmo nella varietà delle cose e nella molteplicità degli esseri viventi che sapientemente ha posto in essere, pertanto non può lasciare che la morte abbia la meglio su di lui. L'autore della vita non può essere che vita infinita e quindi non si sottopone alla morte, pur facendone esperienza.

Quindi, indipendentemente da ogni articolo di fede professato e da qualsiasi riflessione biblica e teologica, noi possiamo concludere che Dio non può essere sconfitto da questa terribile esperienza del morire umano e come del resto dice Pietro appellandosi al patriarca Davide, "non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere" (At 2, 24) quindi noi non possiamo che riconoscere il Dio che pur sottomettendosi alla morte, non lascia che questa si imponga su di lui.

Piuttosto Dio ha accettato di morire in Cristo per dimostrare il suo potere sulla morte, manifestando a tutti che vane sono le cattiverie umane, le ostinazioni verso il male e verso il peccato, come pure vana e ridicola è la ricerca continua ed effettiva della morte nel quotidiano; per dirla con lo stesso Pietro, Cristo è stato liberato dai vincoli della morte con la Resurrezione. S Secondo le ripetute espressioni degli Atti degli Apostoli, Dio lo ha risuscitato; secondo i Vangeli egli altri scritti egli è risuscitato, noi preferiamo dire che Gesù è Il Risorto.

Cioè: non è semplicemente colui che ha usufruito di un semplice favore divino o di un privilegio che avrebbe potuto equipararlo alla stregua di tanti altri uomini, né Cristo è stato spettatore passivo di un evento o ha eseguito sforzi particolari per passare dalla morte alla vita: il Risorto ha vinto le tenebre del sepolcro con assoluta preponderanza sui marmi possenti che proteggevano la nicchia che lo ospitava avvolto nelle bende; ha eluso tranquillamente le guardie che vegliavano in custodia del suo cadavere; ha lasciato le bende sul pavimento e il sudario – meraviglia delle meraviglie – ben piegato in un angolo; ha percorso tranquillamente quelle distese di erba di cui era certamente composto il giardino del sepolcreto per precedere tutti quanti in Galilea; come niente fosse è apparso poi a centinaia di persone compresi gli apostoli che lo guarderanno esterrefatti credendolo un fantasma; insomma la sua uscita dalla tomba è stata trionfale e sconvolgente senza conoscere indugi né limitazioni a testimonianza del fatto che Lui è davvero il Signore della vita che non si lascia avvincere dalla morte ma che è in grado di annientarla.

Il Risorto è inoltre colui che si erge vittorioso sul sepolcro perché anche noi possiamo uscire dai nostri sepolcri che lui stesso aveva definito "imbiancati" dall'ipocrisia e dalla perversità e soprattutto dai vincoli della morte imperante del peccato.

Cristo è il Risorto quindi anche in relazione a noi. Con la sua Resurrezione non solo ha vinto ma ha anche mostrato le armi della nostra vittoria sul male e sulle oscurità del peccato me pertanto anche noi possiamo vivere nel suo nome da risorti: l'uomo sperimenta costantemente il dolore, la sofferenza, il malessere morale e le devianze perniciose ed esiziali della sua convivenza collettiva, bisognoso inconsapevolmente di un orientamento; il Risorto nel suo passaggio dalla morte alla vita, gli si propone come riferimento reale per vivere e realizzare la vita ogni giorno nella vittoria contro tutte queste inquietitudini.

Il Risorto si è imposto anche per mostrare la sua predilezione agli sfiduciati, agli abbandonati e a quanti sono gravati dalle sofferenze e dal dolore fisico e spirituale affinché trovino forza e sprone nello stesso Signore glorioso; il suo amore ha vinto i legami della tomba anche per i derelitti e gli ossessionati dal morbo maligno della droga e delle molteplici illusioni e chimere distruttive: solo Cristo è la nostra vera speranza!

La Resurrezione inoltre ci rende consapevoli che non sarà mai inutile lottare contro il male e perseverare nelle battaglie e nei propositi di bene e che nella perseveranza nei nostri obiettivi non può che meritare lo stesso premio di gloria.

Il Risorto ha trionfato per noi e ci induce a camminare sempre con lui finché perdura la storia, ma di fronte al suo ergersi vittorioso sul sepolcro non potremo assumere altro atteggiamento se non quello della disposizione del cuore nella prospettiva della fede nella speranza applicando l'amore e la carità. Lo stesso amore che ha vinto la morte togliendole ogni parola di bocca.

 

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