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TESTO Commento Giovanni 13,1-15

Omelie.org - autori vari  

Giovedì Santo (Messa in Cena Domini) (05/04/2007)

Vangelo: Gv 13,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Oggi è un giorno particolare per ogni Cristiano credente.

Giovedì Santo inizio del Triduo Pasquale, di quel cammino che porta la Chiesa al ri-perpetuare gli ultimi momenti della vita del Signore, a partecipare al mistero e al memoriale della sua Morte e della sua Resurrezione.

La liturgia propone due Messe diverse. In questa riflessione mi soffermerò sulla messa vespertina: "la Messa in Cena Domini". Ed ancora di più mi voglio fermare a riflettere sui tre brani che la Liturgia della Parola ci propone.

Prima analizzerò brevemente la prima lettura, poi il Vangelo ed infine la seconda lettura, cercando al fine di trarne uno spunto di riflessione come conclusione.

Prima lettura

La prima lettura è tratta dal libro dell'Esodo e racconta quella che da allora in poi presso il popolo ebraico verrà festeggiata come la "Pasqua del Signore".

La lettura del brano racconta gli accadimenti: gli ebrei, ridotti in schiavitù in Egitto, per essere liberati da Dio, dovevano, dopo avere sacrificato "un agnello maschio senza difetto", una volta immolato e consumato insieme ad erbe amare e pane azzimo (pane non lievitato, che tuttora gli ebrei mangiano in occasione della loro Pasqua), segnare col sangue dell'agnello la loro porta di casa. Ciò serviva perché lo "Sterminatore" passasse oltre, non toccando le porte degli ebrei segnate col sangue dell'agnello. Dio promette di sterminare tutti i primogeniti "nel paese d'Egitto, uomo o bestia" e di salvare il suo popolo.

Successivamente questo passò a significare l'accettazione dell'alleanza fra il popolo ebraico e Dio, per la salvezza personale e della propria famiglia (per gli ebrei il padre famiglia è il primo sacerdote...).

Chi riconosce in Dio il Signore vivrà il memoriale di questa alleanza e diventerà "di generazione in generazione un rito perenne". Riconoscerà lui e la sua discendenza: " la Pasqua del Signore!"
Così è stato...

La festa di Pesach (cui traduzione letterale è "passerò oltre") viene celebrata da tutti gli ebrei del mondo ogni primavera, la sua durata è di otto giorni; tuttora non ci si ciba in questo periodo di pane lievitato, in ricordo dell'esodo che non lasciava la possibilità di fare lievitare il pane...

Il sacrifico dell'agnello che per secoli veniva compiuto il 14 di Nisan non è più compiuto da generazioni, ma tuttora ci si riunisce per il "seder" che è una cena particolare (la traduzione è "ordine") che alterna cibi e racconti biblici...

Anche l'Ultima Cena di Gesù che ci viene proposta nel Vangelo di oggi è una cena connessa ai riti ebraici. Gesù era un ebreo osservante e quindi come tale ricordava la Pasqua del suo popolo. I teologi hanno dibattuto per vario tempo se fosse la cena di Pasqua o meno; a noi basta pensare che la scena si svolge nel periodo della Pasqua ebraica.

Dice il Signore al popolo di Israele: "Io sono il Signore! Il sangue sulle vostre case sarà il segno...", questo segno ha una valenza duplice: segno di riconoscimento perché il Signore riconosca il suo popolo, segno per il popolo di adesione e fiducia in Lui.

Il patto dell'Alleanza fra Dio ed il suo popolo verrà perfezionata da Mosè come narrato in Esodo 24, 4-8: Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.

Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare.

Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!».

Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole.

Vangelo

Il brano è tratto dal Vangelo di Giovanni è dedicato all'Ultima Cena che il Signore Gesù consuma con i suoi discepoli. Giovanni è l'unico evangelista che non racconta dell'istituzione dell'Eucarestia, ma narra dell'Ultima Cena dove avvengono tre eventi particolarmente significativi: la lavanda dei piedi, Gesù offre il boccone a Giuda (che sarà il suo traditore), ed un lungo discorso ai discepoli.

La parte che viene proclamata in questa Messa serale rappresenta la parte iniziale del capitolo 13 che è dedicato alla lavanda dei piedi. La lavanda dei piedi è un azione di servizio per gli altri: per questo nel Giovedì Santo si ricorda anche l'istituzione del Sacerdozio.

Nell'antichità i sandali erano aperti, perciò colui che aveva camminato arrivava coi piedi polverosi...faceva parte dei riti dell'ospitalità che lo schiavo ("non giudeo" dice la Scrittura) lavasse i piedi all'ospite.

Quindi in una cena che inizia normalmente: Gesù che sa quale sarà il suo destino e ne ha piena accettazione (tanto è vero che sa quello che cova nel cuore di Giuda ma non fa nulla per fermarlo, anzi come sottolinea in altra parte del Vangelo che lui stesso ha scelto i suoi discepoli ben conscio di chi sceglieva....nulla è nascosto a Dio...)

Una cena tutti insieme, Gesù ed i suoi, il Maestro e i discepoli. E spesso come avviene quando Dio si rivela e si manifesta, cambia lo scenario che non ha più la nostra logica, ma la logica del Signore. "Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto." Il Signore sa qualche cosa che ai discepoli non era noto. Che noi se siamo credenti sappiamo: che egli sarebbe morto in croce e risorto in quanto è il Messia. Ma di questo i discepoli non avevano ancora un riscontro se non quello del fidarsi di Lui e delle sue parole... Gesù si spoglia: si consegna nudo (con solo un asciugatoio sulla vita..) esattamente come accetta di consegnarsi svestito sulla croce....

Alla luce di questi eventi allora, i vari interventi di Pietro (e Pietro quanti di noi rappresenta? Penso sia molto facile identificarsi a varie riprese con lui...) sono quasi buffi. Prima dichiara dopo essersi stupito "Non mi laverai mai i piedi" poi dopo le spiegazioni di Gesù si entusiasma e con vis quasi comica afferma: "Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!". A questo punto Gesù con molta pazienza, ed anche con una certa dolcezza secondo me (e forse anche questo ci accomuna a Pietro: il Signore è paziente con noi, anche quando non capiamo o abbiamo comportamenti non particolarmente brillanti) si mette a spiegare il perché del suo gesto. Dopo avere spiegato che non tutti sono puri (la consapevolezza del tradimento di Giuda...) afferma: dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi".

L'istituzione del servizio che è coronamento della sequela del Signore, dell'amore reciproco e della carità cristiana.

Questo per quanto attiene i contenuti ora vorrei fare con voi alcune riflessioni.

Prima riflessione: Gesù umilia se stesso come un servo. In realtà se ci pensate tutto questo è solo anticipo del futuro, tutto sarà scandalo, il tradimento (di Giuda e non solo), l'abbandono dei discepoli, la condanna, la tortura, la croce. In questo contesto le osservazioni di Pietro lasciano il tempo che trovano... Scrive Sant'Agostino: "Ma perché meravigliarsi che si sia alzato da tavola deposto le vesti colui che, essendo nella forma di Dio annientò se stesso? E che meraviglia se prese un panno, e se ne cinse colui, che prendendo la forma di servo è stato trovato come un uomo qualsiasi come aspetto esterno? Che meraviglia se versò acqua nel catino per lavare i discepoli colui che versò il suo sangue per lavare le sozzure dei peccati? (....) e tutta la sua passione è la nostra purificazione".

Seconda riflessione: Non solo; vorrei riflettere sull'acqua, simbolo di purificazione. Dall'acqua rinasciamo col sacramento del Battesimo. Nel Vangelo di Giovanni (Gv 19, 32-34) viene narrato come uno dei soldati "gli aprì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua". La scelta del verbo "aprire" ha un particolare significato: quando si apre un corpo pieno, ne esce di solito qualche cosa: sangue ed acqua in questo caso. Il Sangue versato per la remissione dei peccati, l'acqua da dove fluirono i sacramenti che sono fondamento della Chiesa e della vita nuova.

L'acqua della purificazione ed il sangue della Redenzione. Quindi simbolicamente l'acqua non è più quella del Mar Rosso, è una nuova Pasqua in cui il Signore si sacrifica in prima persona.

Questo gesto compiuto durante l'ultima cena è il preludio della nuova Pasqua.

Terza riflessione: La religione cristiana è l'unica religione in cui c'è un Dio che si china sull'uomo... si china così tanto da servirlo (col gesto della lavanda dei piedi) e di accettarlo nonostante tutti i suoi tradimenti ed abbandoni. Gesù si manifesta nel suo amore infinito, e ci chiede di fare altrettanto perché questa è la condizione per essere in Lui.

Seconda lettura

Come non rileggere le parole che le nostre orecchie hanno sentito tante volte pronunciate dal celebrante, la nostra mente conservato, il nostro cuore accolto nell'intimo: "Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me.

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me.

Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga."

Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; Ma perché si parla di "nuova alleanza"? La prima alleanza, l'abbiamo visto, è l'alleanza fra Dio ed Israele; l'idea di "nuova alleanza" nasce con Geremia (31, 31-33) e si realizza con l'effusione del Sangue di Gesù. La coppa della benedizione, la coppa della nuova alleanza, è il nuovo patto che nasce col Sangue di Gesù Cristo che, essendo Figlio di Dio, aveva la possibilità di redimer il mondo in un altro modo. Egli sceglie di essere l'Agnello Immolato e immacolato, per la redenzione di coloro che in Lui credono, sperano e che con Lui camminano verso il Regno; non solo ma anche per tutti, anche quelli che non lo vogliono. Su questo è chiaro il seguente passo della Lettera agli Ebrei: "non con sangue di capri e vitelli, ma col proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca che si sparge su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli con la carne, quanto più il Sangue di Cristo, che con uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?"(Ebrei 9, 12-14).

Cambia il concetto di Pasqua: il sacrificio non è più quello degli agnelli, (come abbiamo letto prima; Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare.)

Con Gesù nasce un sacrifico nuovo: quello di Gesù, il Figlio di Dio il quale è nato, ha vissuto, è morto, è risuscitato per il nostro riscatto: "Cristo è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili; (...) tutte le cose sono state create per mezzo di lui ed in vista di lui, egli è primo di tutte le cose e tutte sussistono il lui (...). Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli." (Colossesi 1, 15-20)

Nel suo donarsi, Gesù ci ha lasciato l'eucarestia: "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga."

L'eucarestia dovrebbe essere dinamica di comunione, di cambiamento, di evoluzione. Gesù stesso dice: "Chi mangia il mio pane e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui." (Giovanni 6, 54-56)

Il Signore è presente ogni giorno sugli altari di tutto il mondo e di ogni tempo...

Conclusioni

La nostra logica è sempre troppo piccola rispetto a quella di Dio. Vorrei pensare con voi in questa prima sera del Triduo Pasquale al Dio che ci lascia l'Eucarestia nella forma del Pane e del Vino (pane di vita e sangue di salvezza, che ci regalano la forza di andare avanti nel cammino ).

Vorrei guardare con Voi a Gesù che è sempre presente con noi e che è Signore della Storia e Sposo della Sua chiesa.

Vorrei condividere con voi l'amore di un Dio che ci ama nonostante i nostri tradimenti, i nostri abbandoni, le nostre debolezze, le nostre fragilità, il nostro "non capire niente" (come Pietro...).

Vorrei condividere con voi la gioia di un Dio che ci sa chiamare per nome (attribuendoci vocazioni diverse ma espressioni del suo progetto per noi..) e sa chinarsi su di noi.
Vorrei stupirmi con voi per il dono della Parola.

Vorrei ricordare con voi tutti i fratelli e sorelle in Cristo che ognuno di noi ha, come un dono prezioso che Lui ci dona e che spesso non sappiamo apprezzare.

Vorrei pensare con voi la meraviglia di un Dio che si offre lasciandoci liberi di amarlo o rifiutarlo.

Vorrei benedire insieme a voi un Dio che ci fa la grazia della fede.

Ma sopratutto in questa prima sera del Triduo Pasquale vorrei contemplare con voi il Mistero di un Dio che si fa uomo, che si fa servitore e con la sua morte in croce redime ognuno di noi. Davanti a questo Mistero credo che l'unico atteggiamento possibile, per chi è credente, sia il silenzio, la contemplazione ed il rendere grazie al Signore per ciò che ha fatto per noi.

A Colui che era, che è e che viene, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen!

 

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