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TESTO Settimana Santa: Dio rivela quanto ci ama

mons. Antonio Riboldi

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Domenica delle Palme (Anno C) (01/04/2007)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Non credo lasci indifferenti quanto la Chiesa celebra oggi, chiamata 'Domenica delle Palme', e immediatamente, è come se il sipario del cielo si aprisse per mostrarci dal vivo, in Gesù, Suo Figlio, quanto il Padre ci ami.

Come davanti ai grandi eventi che colpiscono, ciò che si celebra da oggi a Pasqua, è l'Evento per eccellenza, che dovrebbe zittire le voci della nostra vita chiassosa e, a volte, senza senso, per non perdere una sola briciola dell'Amore che si svela.

È l'Evento, quasi incomprensibile, di Gesù che 'inventa' un paradossale trionfo, secondo i nostri poveri criteri umani, ma che è un'epifania di Chi Lui veramente è.

Un trionfo avvolto nella umiltà e recitato da gente semplice, che ha conservato ancora lo spazio per lo stupore e la capacità di riconoscere il divino che è tra noi.

Quell'asinello, il più umile e, se vogliamo, 'ridicolo' degli animali, è 'il carro del trionfo'. Nulla a che fare con i trionfi cui siamo abituati tra noi uomini. Quello di Gesù è vera proclamazione dell'amore, che è semplicità, umiltà meravigliosa, come un 'ti amo' detto sospirando. I nostri trionfi sono invece frutto dell'apparenza o, peggio, della superbia, ben lontana dal donare amore.

La gente, oggi, è ancora sensibile al fascino di quelle palme, che vengono benedette e date; come un invito ad accodarci ai semplici, che "stendevano i loro mantelli al passaggio di Gesù, acclamando: Benedetto colui che viene nel nome del Signore, pace in cielo e gioia nel più alto dei cieli"?

E quel ramoscello d'ulivo, che riceviamo oggi, è per noi il segno della gioia di accogliere Gesù che passa, per donarci quella pace del cuore, di cui abbiamo bisogno, tutti e tutto il mondo?

Non ci importano le tante voci di gente incapace di seguire la folla dei festanti.

Forse assomigliano ai 'farisei', che dissero a Gesù: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli". E Gesù rispose: "Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc 19,28-40).

Noi vogliamo, se possibile, entrare nella mente e nel cuore di Gesù che, se da una parte gioiva della fede dei semplici, dall'altra certamente già 'vedeva' la folla del sinedrio, davanti a Pilato, che, con urla scomposte e piene di odio, griderà: "Crocifiggilo!".

Per loro non sarebbe più stato il Maestro pieno di dolcezza e di umiltà, che si faceva vicino ai semplici, spargendo gioia e pace, ma lì, davanti a Pilato, irriconoscibile per la corona di spine sulla testa, il manto rosso sulle spalle per irriderlo, esposto all'odio dei suoi nemici, come dirà Pilato, sarà: "Ecce Homo".

"Che male ha fatto?, chiederà Pilato. La risposta sarà sempre la stessa: "Crocifiggilo".

Non è davvero facile che l'uomo di tutti i tempi sappia riconoscere, in Gesù, 'Colui che viene nel nome del Signore e porta Pace'. Non ci basta sapere che Dio viene tra noi, è vicino, in mezzo a noi, sempre, con la semplicità e l'umiltà di chi non cerca da noi un trionfo, ma vuole solo donarci serenità.

Siamo malati di tanto egoismo, che ci impedisce di vedere ciò che vedono i semplici, gli umili: il Cielo. Troppe volte ci facciamo abbagliare dai trionfi del mondo, che chiama gloria e festa i carri di carnevale, che sgomita per salire sul 'carro del vincitore', senza neppure rendersi conto di cadere spesso nel ridicolo.

Bisogna essere davvero ciechi per non capire ciò che è davvero la gioia del cuore, da Chi viene, per poter 'entrare' nella festa della domenica delle Palme.

Sempre l'evangelista Luca, immediatamente dopo l'entrata trionfale in Gerusalemme, racconta un particolare che svela come Gesù sappia leggere nei cuori e, scoprendo di essere rifiutato dall'uomo che Egli tanto ama, provi una profonda amarezza e tristezza.

Chi di noi ha avuto il dono di un pellegrinaggio in Terrasanta, credo che abbia bene nel ricordo, nella discesa ripida verso l'Orto degli Ulivi, un angolo che si stacca dalla strada e che è chiamato 'Dominus flevit': 'Il Signore pianse'. È un luogo suggestivo, da cui si può vedere Gerusalemme e, in particolare, la spianata del tempio. È da lì che Luca racconta: "Quando fu vicino alla città, Gesù la guardò e si mise a piangere per lei. Diceva: Gerusalemme, se tu sapessi, almeno oggi, quello che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo. Ecco, Gerusalemme, per te verrà un tempo nel quale i tuoi nemici ti circonderanno di trincee. Ti assedieranno e premeranno su di te da ogni parte. Distruggeranno te e i tuoi abitanti e sarai rasa al suolo, poiché tu non hai saputo riconoscere il tempo nel quale Dio è venuto a salvarti" (Lc 19,41-44).

Gesù, sentendosi non accolto dagli uomini, per i quali stava donando l'intera vita, non ha parole di vendetta. Lui è l'Amore del Padre misericordioso, che ha cercato di fare breccia nel nostro cuore. In fondo siamo noi uomini a essere i diretti destinatari di questo incredibile amore, che può davvero ridare senso e valore alla nostra vita, troppe volte chiusa al bene.

Visitando quel luogo; il 'Dominus flevit', come Gesù, osservando l'atteggiamento del mondo nei Suoi confronti, viene davvero da piangere.

Quanto siamo stolti, noi uomini, che voltiamo le spalle a Chi ci ama, per abbandonarci a chi fa di tutto per sradicare da noi ogni seme di bene e di gioia!

Meraviglioso amore di Dio, che non punisce chi gli volta le spalle, ma sa spingere il suo amore fino a versare prima le lacrime e poi il suo sangue, per far breccia nel cuore degli uomini!
Ma poteva e può Dio amarci di più?

Pare quasi incredibile che Dio ci ami tanto, da versare lacrime nel vedersi non capito, non accolto o respinto! E questo perché Lui sa bene che l'uomo può conoscere la vera pace e gioia, il vero senso della vita, solo se sa accogliere il Suo Amore.

Credere di poter trovare felicità altrove, voltandogli le spalle, è andare incontro ad una tragica realtà, che si esprime in quel gemito inenarrabile: "Gerusalemme (e siamo noi!) se tu sapessi, almeno oggi quello che occorre alla tua pace! Ma tu non riesci a vederlo. Ecco, verrà il giorno in cui i tuoi nemici ti circonderanno e sarai rasa al suolo, perché non hai saputo riconoscere il tempo in cui Dio è venuto a salvarti".

Abbiamo forse tante volte pensato ad un Dio indifferente alla nostra vita, lontano da noi...non abbiamo tenuto conto che Lui invece ci ama 'da morire di amore'!

E come a ricordarci tanto Amore, che si fa Dolore e Lacrime, oggi la Chiesa ci presenta il racconto della passione di Gesù, secondo Luca. Quanti di noi 'vivono di Gesù', come affermava l'apostolo Paolo, fanno della lettura della Passione, il centro della 'loro passione'.

E chi non avrebbe voluto raccogliere quelle lacrime di Gesù, lacrime di amore che hanno un valore davvero immenso, per farle proprie, ed essergli così di conforto?

Chi non vorrebbe essere come lavato da quelle lacrime, sicuro di ritrovare la bellezza della vita? Pensando alle lacrime di Gesù, pare di vedere l'oceano di lacrime della nostra umanità.

Chi non ha conosciuto le lacrime per essersi visto respinto nell'amore?

Quanti uomini, donne, giovani, che avevano trovato il bello della propria vita nel sentirsi amati e nel poter amare, nel vedersi rifiutati, per seguire altri, hanno davvero versato fiumi di lacrime! Quante mamme, quanti papà hanno pianto di nascosto nel vedere i figli preferire l'inganno del mondo alla loro casa!

Quante lacrime, oggi, si versano per le violenze della guerra: popoli in fuga senza domani, incapaci forse di piangere, ma solo perché 'sono finite le lacrime'!

Questa settimana santa è proprio il tempo di meditare a fondo se, per caso, Gesù non pianga per noi, per la nostra rovina o come asciugare le lacrime di chi, per un lutto dei propri cari, per una malattia, vive piangendo.

È l'augurio che vorrei fare a tutti i miei lettori: meditiamo a lungo su quelle lacrime di Gesù, per capire non solo quanto ci voglia bene, ma anche per accorgerci se, forse, piange proprio per noi. E, dopo esserci lasciati 'lavare' dalle lacrime di amore di Dio, impariamo a farci vicini a tanti, ma tanti, che piangono e cercano conforto, affetto e comprensione.

Ma impariamo anche a dire 'Grazie al nostro Dio', che ha un cuore così grande, che non nasconde il dolore, quando non Lo amiamo e sa piangere per ognuno di noi, per me...

Qui è il vero Volto del Padre. Qui è la vera Pasqua. Che sia così per ognuno di noi.

 

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