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TESTO Omelia per il 12 novembre 2000 - 32a dom. T. Ordinario Anno B

Totustuus  

XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (12/11/2000)

Vangelo: Mc 12,38-44 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 12,38-44

38Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».

41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

NESSO TRA LE LETTURE

Un atteggiamento di generosità disponibile e fiduciosa accomuna i testi della domenica attuale del tempo ordinario. La generosità è l'atteggiamento della vedova di Sarepta, che non dubita nel dare una focaccia ad Elia a costo del suo proprio ultimo sostentamento (prima lettura). È anche l'atteggiamento della vedova, osservata unicamente da Gesù, che deposita tutto ciò che possiede, per quanto sia un nonnulla, nel tesoro del tempio (vangelo). È soprattutto l'atteggiamento di Gesù, che dà se stesso fino alla morte, una volta per sempre, come vittima di riscatto e di salvezza (seconda lettura).
MESSAGGIO DOTTRINALE

Generosità si declina al femminile. Nella liturgia di oggi le donne giocano un ruolo predominate e positivo. Oltretutto, si tratta di donne vedove, con tutta la precarietà che questo termine recava con sé nei tempi remoti del profeta Elia (secolo IX a.C.) e di Gesù. Non poche volte la vedovanza andava unita alla povertà, e perfino alla mendicità. Tuttavia, i testi sacri non ci presentano queste due buone vedove come esempio di povertà (ciò si sottintende), ma come esempio di generosità. Nei tre anni di siccità che colpì tutta la regione, alla vedova di Sarepta restavano soltanto dei grani di farina ed alcune gocce d'olio, per farne una focaccia con cui alimentarsi, lei e suo figlio, e poi morire. In tale situazione, già umanamente drammatica, Elia le chiede qualcosa di inesplicabile, di eroico: di dargli quella focaccia che stava per mettere nel forno. La donna acconsente. C'è una specie di istinto divino che la spinge ad agire così. È il dono della generosità, che Dio concede a coloro che hanno poco o nulla. Non pensa alla sua sorte; pensa soltanto ad obbedire alla voce di Dio che le giunge per mezzo del profeta Elia.

La vedova del tempio è una donna eccezionale. Essendo, com'era, povera e bisognosa, non aveva nessun obbligo di dare elemosina per il culto del tempio o per l'azione sociale e benefica che i sacerdoti realizzavano in nome di Dio con gli aiuti ricevuti. Se avesse avuto un obbligo, la sua azione sarebbe stata, sì, generosa, perché diede il poco che aveva, tutto il suo vivere. Ma il suo gesto brilla di luce nuova e splendente, proprio perché si situa al di là dell'obbligo, sul piano della generosità amorosa nei confronti di Dio. Il contrasto tra l'atteggiamento della vedova e quello dei ricchi che gettavano molto, ma del superfluo delle loro ricchezze, nobilita e fa risaltare di più la generosità della donna.

La fonte di ogni generosità. La generosità delle due vedove emana dalla generosità stessa di Dio, che ci si manifesta in Cristo Gesù. Generosità di Gesù, che si offre una volta per sempre in sacrificio di redenzione per tutti gli uomini: nulla e nessuno resta escluso da codesta generosità. Generosità di Gesù che, come sommo sacerdote, entra glorioso nei cieli per continuare da lì la sua opera sacerdotale in favore nostro: continua nel cielo la sua intercessione generosa ed eterna per gli uomini. Generosità di Gesù che verrà, alla fine dei tempi, senza relazione con il peccato, come salvatore che ha distrutto il peccato ed ha instaurato la nuova vita. Nella sua esistenza terrena, Gesù era ben cosciente di non essere venuto al mondo per condannare, ma per salvare. Nella sua parusìa o seconda venuta, mantiene la medesima coscienza di salvatore, al di sopra di qualsiasi altro attributo.

SUGGERIMENTI PASTORALI

La generosità del cuore. Non poche volte noi uomini ci riempiamo di ammirazione quando ascoltiamo o veniamo a sapere che qualcuno ha compiuto un gesto di grande generosità. Per esempio, sappiamo che qualcuno ha dato, di tasca propria, 200 milioni di dollari per un ospedale, o ha creato una fondazione con fini di ricerca o educativi, dotandola di 450 milioni di dollari... Tutto ciò va molto bene, e magari ce ne fossero molti di questi uomini generosi, che sono disposti a vuotare le borse perché altri esseri umani ricevano educazione e possano essere assistiti degnamente in un ospedale! Senza sminuire l'importanza della quantità, voglio sottolineare che, secondo il vangelo, più che la quantità vale l'atteggiamento. Cioè, se quei milioni sono stati dati con vero amore e in atto di servizio; più ancora, se l'aver dato quei milioni ha comportato una rinuncia. Per esempio, prescindere da un viaggio in crociera nell'oceano Atlantico o nel Mediterraneo, o non comprare alla propria sposa un diamante prezioso valutato vari milioni di dollari, o forse vivere con maggiore austerità la vita di ogni giorno. Quando la generosità, non riguarda soltanto le tasche, ma anche il cuore, è più autentica. Per questo, chi dà poco, ma è tutto ciò che può dare, e lo dà con tutta l'anima, questi è generoso, e la sua generosità agli occhi di Dio vale come quella del ricco che si è privato di milioni di dollari. Cristiano, se hai molto, dà molto; se hai poco, dà quel poco, ma, sia in un caso come nell'altro, fallo con tutta la sincerità e la generosità del tuo cuore. Agli occhi di Dio ciò è quello che più conta. È da sperare che lo sia anche ai tuoi propri occhi.

Generoso, fino a che punto? In questa materia, non ci sono leggi matematiche. Il principio fondamentale è chiaro: dà, sii generoso. Che cosa dare, fino a dove giungere nella generosità, non ammette una sola ed unica riposta. Saranno le circostanze quelle che andranno segnando certe norme alla nostra generosità: per esempio, un terremoto o un uragano, un'inondazione ingente e distruttrice, una guerra tribale, un'epidemia, eccetera. Sarà soprattutto lo Spirito di Dio ad indicare a ciascuno, nell'intimo della sua coscienza, le forme e il grado per portare a compimento azioni generose, nate dall'amore, nate dal cuore. L'importante è che nessuno di noi dica mai: "Fin qui". Non è possibile porre limiti allo Spirito di Dio. Non è male se ci esaminiamo e ci domandiamo: sto dando tutto ciò che posso? Sto dando tutto ciò che lo Spirito Santo mi chiede di dare? Sto dando come debbo dare: senza attaccamento, generosamente, senza cercare compensi? Noi cristiani d'oggi dobbiamo essere come i cristiani di Macedonia, di cui parla Paolo nella seconda lettera ai Corinzi: "la loro estrema povertà si è tramutata nella ricchezza della loro generosità. Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi, e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a favore dei santi" (8, 2-4). Consideriamo la generosità una grazia di Dio, e chiediamola con semplicità di cuore, ma anche con insistenza. Dio non la negherà a chi gliela chiederà veramente. Sono molti coloro che hanno necessità, e che trarranno beneficio dalla nostra generosità.

 

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