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TESTO Mio Dio, mio Dio, perchè mi hai abbandonato? (292)

don Remigio Menegatti  

Domenica delle Palme (Anno C) (01/04/2007)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 50, 4-7) ci parla del Servo sofferente. Una figura misteriosa in cui possiamo ritrovare alcuni sia aspetti della storia di Israele, sia qualche personaggio specifico di questa vicenda. I cristiani riconoscono in questo Servo soprattutto Gesù in quanto risponde alla proposta di Dio per ascoltare la Parola di salvezza e portarla agli sfiduciati del suo popolo. Per questa sua missione incontra l'opposizione di tanta gente, ma non rinuncia alla sua missione, confidando nella presenza e assistenza di Dio, in cui pone la sua piena fiducia.

Il vangelo (Lc 22, 14-23,56) è il lungo racconto della Passione e morte di Gesù, chiamato comunemente "Passio". Come altri martiri, Gesù trova nella preghiera la forza per non tirarsi indietro, consapevole della sofferenza a cui va incontro ma soprattutto dell'amore di Dio Padre che lo sostiene. Il suo stile diventa forza e invito anche per i suoi discepoli, coscienti che pure loro sperimenteranno il rifiuto e l'opposizione di tanta gente. Alcuni riescono ad accogliere la sua novità, come il Centurione che sotto la croce lo riconosce come Figlio di Dio.

Salmo 21
Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico» .

Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,

mia forza, accorri in mio aiuto.

Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,

lo tema tutta la stirpe di Israele.

Il salmo che usiamo nella liturgia è solo una parte del salmo 21. Il versetto, che in questa domenica alterniamo alle varie strofe, richiama le parole di Gesù in croce, che poi sono le prime parole del salmo. Parole che prese da sole possono disorientare e dare l'impressione di un grido senza speranza e pieno di ribellione.

Il salmo potrebbe apparire come l'eco della disperazione di chi, proprio nella sofferenza e nel rifiuto di tutti, si sente abbandonato anche da Dio. Se fosse così sarebbe una dichiarazione che contesta l'infedeltà dell'Altissimo.

In realtà il salmo ripercorre la strada della sofferenza che non viene risparmiata neppure a chi accetta di essere fedele a Dio e confidare in lui. Una sofferenza che non causata direttamente dal Signore, quanto invece da chi si oppone a lui. Una sofferenza che non risparmia i messaggeri dell'Eterno. Tale situazione mette in discussione la fiducia del testimone, fino a quando non sperimenta la liberazione donata da Dio, e si apre quindi al canto della gioia – "ti loderò in mezzo all'assemblea" –. Un canto a cui sono invitati anche coloro che ascoltano con fede la vicenda del testimone di Dio. La sofferenza può diventare così esperienza della potenza di Dio, e non causa di rifiuto di lui.

Un commento per ragazzi

Ci sono partite che si vincono solo all'ultimo momento, e la festa appare ancora più grande. L'ultimo tratto di strada, quando il sentiero si fa ancora più impervio e le forze sembrano abbandonarci, rende ancora più significativo il momento in cui si raggiunge la vetta. Una telefonata inattesa può recare ancora più gioia delle solite, perché ci annuncia qualcosa che desideravamo, ma sembrava ormai solo un'illusione.

Spesso sono delle persone apparentemente estranee a comprendere le cose che si rivelano soluzione di una ricerca che sembrava destinata all'insuccesso.

Il servo di Dio appare uno sconfitto, destinato solo a soffrire, incontrando il rifiuto proprio di coloro a cui è stato mandato. Un servo – che si tratti di un popolo, di un personaggio significativo o dello stesso Gesù non cambia molto – appare come uno sconfitto. Se poi si ascoltano solo alcune delle sue parole, possiamo venir confermati nella nostra idea: lui stesso, e per primo, denuncia il suo fallimento e soprattutto l'abbandono da parte di chi lo aveva mandato. "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?" sono parole che ci lasciano qualche perplessità sul vero volto di Dio che è andato delineandosi anche in questa quaresima. Un volto che appariva benevolo, di padre buono che accoglie il figlio, un Dio fedele che chiama Abramo e Mosè, che rivela il volto del Figlio anticipando il senso della sua risurrezione. Un Dio che accompagna il cammino del suo popolo, mostrando tanta pazienza, come pure abbraccia il figlio che aveva sperperato oltre al denaro anche la dignità.

Invece, proprio alla fine di tutta questa lunga ricerca, iniziata con la vittoria sulla tentazione, quando tutto sembra naufragare a pochi metri dalla riva...allora si rivela in pienezza la forza di questo amore. La preghiera di Gesù in croce inizia con le espressioni dell'abbandono: non tanto abbandono da parte di Dio, quanto un abbandonarsi nelle sue braccia, nella mani forti del Padre che non è mai venuto meno alla sua promessa. Il centurione, un pagano, un estraneo alla storia di Israele e alle sue esperienze di fede, è il capofila di una schiera infinita di persone, appartenenti a tanti popoli della terra, che vengono conquistati dalla fedeltà di quel "servo sofferente" e arrivano a dichiarare forte e chiara la loro fede in Gesù: il Figlio di Dio. Gesù diventa per loro il segno più grande della fedeltà del Padre, fedeltà manifestata non solo verso il suo Unigenito, ma anche per tutti coloro che dalla vita, morte e risurrezione di Gesù sono stati conquistati e resi veri figli di Dio.

Entriamo quindi nella settimana santa, la "grande settimana", non come spettatori di vicende già conosciute, bensì come protagonisti della nostra storia. Non siamo tanto curiosi di sapere come va a finire la vicenda di altri, del resto non nuova. Siamo invece coinvolti direttamente, perché è la nostra avventura che, se vissuta fino alla fine, ci porta a condividere la fede del centurione, ma soprattutto la fiducia infinita del Figlio che sa bene che il Padre non lo abbandona neppure quando la situazione sembra ormai compromessa.

La storia della salvezza non è esente dal dolore e dalla paura della sconfitta, ma ci assicura che Dio cammina a fianco dei suoi, perché in lui è fondata la loro vera gioia, la salvezza che li porta a dire "è davvero il Figlio di Dio", e a imitare la sua sconfinata fiducia in lui. Un fiducia ampiamente ripagata.

Un suggerimento per la preghiera

"O Dio onnipotente ed eterno" noi ti rendiamo grazie perché nel tuo grande amore ci "hai dato come modello il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce". Egli è la tua Parola vivente; con la sua vita manifesta la grandezza del tuo amore. Ti chiediamo: "fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione." Così saremo anche noi vincitori insieme con te, e la nostra gioia sarà vera.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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