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TESTO Commento su 2Cor 5,17

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno C) (18/03/2007)

Brano biblico: 2cor 5,17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-3.11-32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Dalla Parola del giorno

Fratelli, se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.

Come vivere questa Parola?

Da duemila anni questa frase percorre la terra, risuona nelle nostre chiese, affiora sulle labbra dei cristiani... Ma, ci siamo veramente accorti di questa novità? In quanto battezzato, cioè immerso nel sangue di Cristo, partecipe della sua morte e resurrezione, ogni cristiano è una creatura nuova. Questo vale per me, per te, per tutti. È un dato di fatto che, purtroppo, non sempre trova riscontro nelle varie espressioni del nostro vivere. Il "buon profumo di Cristo", di cui parla S.Paolo, sembra essere svanito in una società in cui si respira un'aria pesante, aria di vecchiume. Eppure qua e là si coglie un fremito primaverile. Virgulti promettenti spuntano ancora sull'annoso tronco della Chiesa. Ridestano una nostalgia di "vita più" che non si può soffocare. È il richiamo della vita del Risorto che continua a pulsare nelle nostre vene e vuole erompere in pienezza. Lo avverti in quel senso di disagio a cui talvolta stenti a dare un nome: un desiderio di "diverso", di "pulito", un bisogno di ritrovare il tuo sé più vero. E quando scopri un'oasi di silenzio, di quiete hai l'impressione di essere finalmente approdato là dove tutto il tuo essere si protendeva. Riesci finalmente a non fuggire più da te stesso, a guardarti negli occhi e a scoprire che "le cose vecchie sono passate e ne sono nate di nuove". Perché ostinarsi a restare ancorati a un passato ormai definitivamente sepolto "in" e "con" Cristo? Perché non abbandonarsi all'esaltante avventura di battere le vie nuove dell'amore, della riconciliazione con se stessi e con gli altri, del perdono e della pace? Il battesimo ci ha già abilitati a ciò: si tratta di prenderlo sul serio, di contare di più sull'azione della grazia, di lasciarsi definitivamente conquistare da Cristo, dal suo sogno di unità, di comunione, di amore e di pace.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi esporrò all'aria nuova dello Spirito. Gli consegnerò il vecchiume che ancora custodisco in me e mi impegnerò a coltivare i germi di novità che Egli ha deposto nel mio cuore.

Spirito di novità, che gemi in me, avviluppato dal vecchiume da cui stento a staccarmi, rompi il guscio delle mie resistenze perché la vita nuova del Risorto possa esplodere in pienezza.

La voce del vescovo dei poveri

Che incanto, Signore - che le tue creature che hai creato con le tue mani - gli uccelli e il vento - trasportino da pianta in pianta da albero ad albero i semi di amore e pace!
Hèlder Camara

 

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