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TESTO Commento su Os 6,6

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Sabato della III settimana di Quaresima (17/03/2007)

Brano biblico: Os 6,6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,9-14

9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Dalla Parola del giorno

Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.

Come vivere questa Parola?

In questa espressione del profeta Osea è il cuore della fede e del culto. Un aderire a Dio con tutto il proprio essere in una relazione di amore che stimola a una conoscenza vitale sempre più profonda. Purtroppo, oggi come ieri, la tentazione è di sostituire il rapporto personale con l'offerta di vittime o di pratiche religiose più o meno superficiali. Lo stesso sacrificio eucaristico può essere svuotato del suo profondo significato e ridotto a rito, a dovere. Un modo per "tenersi buona" la divinità, o per "sentirsi a posto". Dietro questo atteggiamento un'idea riduttiva e distorta di Dio e la ricerca di una gratificazione personale. E Dio torna a ripeterci: "Voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più che gli olocausti". Sì, ciò che forse è maggiormente carente è proprio una conoscenza esperienziale di Dio. Si posseggono tante nozioni su di Lui, che però non attingono a un vissuto. Dio è ridotto a un "oggetto di studio", a un bagaglio di idee attinte dall'ambiente, dalla tradizione. Ma lo si è incontrato? È qui il punto. Finché non lo si incontra "a tu per tu", finché non si assapora l'esperienza di essere da Lui amati, avremo un bel ripeterci che Egli è amore. Sarà una formuletta imparata a memoria, che non scalda il cuore e non muove la volontà e, soprattutto, non regge all'urto delle prove che la vita riserva a tutti. Ma come e dove incontrarlo? Come e dove si incontra ogni persona. Cercandolo là dove dimora, cioè dentro noi stessi, innanzitutto, poi nella trama del proprio vissuto, nella sua Parola, nell'Eucaristia. Rendendosi consapevolmente presenti a Lui che è sempre presente. In silenzio o in un semplice e familiare dialogo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, metterò da parte tutto ciò che so o credo di sapere su Dio, per immergermi consapevolmente nella sua presenza che mi avvolge costantemente. Proverò a restare qualche istante in silenzio adorante o mi aiuterò con brevissime invocazioni, anche solo "Gesù" oppure "Abbà, Padre mio".

La voce di una innamorata della Trinità

Come vorrei dire a tutte le anime quali sorgenti di forza, di pace e anche di felicità troverebbero se acconsentissero a vivere in questa intimità. Esse però non sanno aspettare. Se Dio non si comunica loro sensibilmente, abbandonano la sua santa presenza e, quando egli arriva carico di doni, non trova nessuno. L'anima è al di fuori, nelle cose esteriori, non abita più nel proprio intimo!
Beata Elisabetta della Trinità

 

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