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TESTO Commento su Luca 13,1-9

Omelie.org (bambini)  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (11/03/2007)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Il Vangelo di oggi è ricco e bello, ma per una volta vorrei che ci fermassimo insieme sulla Prima Lettura e poi sul Salmo responsoriale che la liturgia di oggi ci ha proposto.

La Prima Lettura, tratta dal Libro dell'Esodo, racconta l'incontro di Mosè con Dio, sul monte Oreb, ed è davvero affascinante.

Rileggiamo insieme: "In quei giorni, Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero... e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb".

Tutto comincia in maniera tranquilla, banale: per Mosè è lavoro di tutti i giorni portare il gregge al pascolo, non c'è niente di speciale. Come ogni alba si mette in cammino per cercare luoghi ricchi di erba dove fermarsi con le pecore. Quel giorno, si ferma sul monte Oreb, deciso a riposarsi mentre le pecore brucano l'erba verde. Ed è a questo punto che accade qualcosa di sconcertante: "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava".

Certo che è stupefacente! Avete mai visto un legno bruciare? Le fiamme lo avvolgono e lo consumano, lo trasformano in cenere. E invece Mosè si accorge che questo cespuglio, che è in fiamme, che sta bruciando, non si consuma, resta sempre uguale!

"Mosè pensò: Voglio avvicinarmi a vedere questo meraviglioso spettacolo: perché il roveto non brucia?"

Così pensa e così fa: si alza e si avvicina al cespuglio in fiamme. E dal roveto ardente sente provenire la voce di Dio che lo chiama per nome e lo invita a togliersi i sandali, in segno di rispetto per quel luogo reso sacro dalla presenza del Signore. Mosè obbedisce e si copre anche il viso, perché ha paura di guardare direttamente verso Dio.

Il Signore ha qualcosa da dire a Mosè, qualcosa di importante: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele".

Non so voi, ma io mi commuovo quando leggo queste parole del Signore! È bellissimo fare attenzione ai verbi che il Signore usa, perché sono verbi che ci parlano del suo amore per noi.

Prima di tutto il Signore Dio dice: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto". Il popolo di Israele è schiavo in Egitto e vive grandi sofferenze, forse pensa che Dio si sia dimenticato di loro e invece il Signore dice chiaramente: ho osservato, cioè ho guardato con attenzione, ho visto bene, quello che sta capitando al mio popolo.

Poi aggiunge: "Ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze". Non solo ho visto, ma ho ascoltato il grido di dolore del popolo schiavo, il suo pianto, la sua disperazione, e conosco tutta la sofferenza che vive. Cioè mi preoccupo per quello che accade, ho compassione di questa situazione.

Il Signore Dio dice ancora: "Sono sceso per liberarlo". Non è un Dio che resta indifferente! No! Vede, ascolta e interviene, si fa vicino per cambiare la situazione e liberare il popolo dalla schiavitù.

Il Signore Dio ha in mente un progetto d'amore per Israele, per il suo popolo eletto che sta tanto soffrendo: vuole condurlo in un luogo meraviglioso "un paese bello e spazioso, un paese dove scorre latte e miele".

Tre verbi bellissimi: ho osservato, ho ascoltato, sono sceso. Tre verbi che dicono tutta la premura di Dio verso il suo popolo e verso ciascuno di noi!

E già, perché quello che il Signore dice per il popolo di Israele, vale per ognuno di noi!

Vede e ascolta quello che vive ogni sua figlia e ogni suo figlio. Vede e ascolta tutto: la gioia e il dolore di ogni persona al mondo. Conosce quello che viviamo e non se ne sta lontano e distante, ma si china con amore e continua a intervenire, a rendersi presente per condurci alla felicità.
Ma è vero? È proprio vero che è così premuroso?

Sì, è vero, solo che a volte siamo noi a non accorgercene! Non sempre siamo capaci di riconoscere tutte le volte che il Signore ci fa gustare la dolcezza di una vita dove scorre il latte e il miele!

Quando stiamo bene, quando siamo felici, ci sembra che sia giusto così e neppure pensiamo che è dono di Dio, che possiamo ringraziarlo.

Il Salmo 102 che abbiamo pregato oggi tra la Prima e la Seconda Lettura, ci aiuta proprio in questo: ci porta a riconoscere tutti i doni bellissimi che il Signore ci fa', ad accorgerci di tutte le volte che Dio ha ascoltato e visto la nostra sofferenza, intervenendo e liberandoci.

Rileggiamolo, perché è veramente splendido: "Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici".

In parole semplici, il salmista sta dicendo: Voglio lodare il Signore, voglio ringraziarlo, voglio cantare per Lui, per tutto il bene che ho ricevuto da Dio! Voglio ricordare ogni suo dono, non voglio dimenticare nulla di quanto mi ha dato nel suo amore!

Sapete, un paio di anni fa ho partecipato ad un campo estivo con bambini di sette/otto anni. Abbiamo trascorso una bellissima settimana al mare, giocando, divertendoci e trovando ogni giorno il tempo per pregare. Una sera, sulla spiaggia al tramonto, abbiamo pregato proprio con il Salmo 102 ed abbiamo provato a fare nostre le parole del salmista. Tutti hanno ricevuto un foglietto colorato con scritte le prime parole del salmo: "Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Benedici il Signore, anima mia, per..." e qui c'era lo spazio perché ognuno potesse scrivere quello che voleva per completare il salmo. Tutti ci siamo presi del tempo per pensare che cosa di bello c'era nella nostra vita per cui lodare il Signore. Ognuno ha scelto i doni del Signore che voleva riconoscere e non dimenticare mai. Ve ne leggo qualcuno.

Anna ha scritto: Benedici il Signore, anima mia, per la mamma che quando è in cucina, canta e per papà che gioca alla play con me.

Federico ha pregato così: Benedici il Signore, anima mia, per il mio cane che mi viene incontro quando torno a casa e mi lecca tutta la faccia.

Gigi invece ha scritto: Benedici il Signore, anima mia, per i miei nonni, specialmente per il nonno che mi racconta le storie di quando era giovane.

Valentina ha voluto pregare: Benedici il Signore, anima mia, per lo zio Tommaso che è uscito dall'ospedale dopo l'incidente con la macchina e adesso sta bene.

Sergio ha detto: Benedici il Signore, anima mia, per mio fratello Vincenzo, specialmente per tutte le volte che andiamo in bici insieme.

Infine, ultimo fogliettino che vi leggo, Marcella ha pregato: Benedici il Signore, anima mia, perché ho imparato a nuotare e mi piace sentirmi leggera e felice nell'acqua.
Potrei continuare, ma preferisco invitare voi a continuare!

In questa settimana vogliamo tutti benedire il Signore che ci guarda, ci ascolta, ci copre di doni e di attenzioni, che ci tratta come suo popolo amatissimo.

Ogni sera, prima di dormire, proviamo a riconoscere tutti i motivi per cui vogliamo lodare il Signore, ringraziarlo, benedirlo. Facciamo in modo di non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Sarà bellissimo prepararci alla Pasqua imparando a pregare ogni giorno: "Benedici il Signore anima mia!"

Commento a cura di Daniela De Simeis

 

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