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TESTO Commento su Es 3,7-8

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (11/03/2007)

Brano biblico: Es 3,7-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Dalla Parola del giorno

Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto.

Come vivere questa Parola?

Questa pericope è tratta da una delle pagine più famose non solo dell'Esodo ma di tuta la Bibbia. Dio parla a Mosè nel roveto ardente consegnandogli il suo nome: "IO SONO" che rivela l'essenza stessa di Dio e mostra tutta l'attenzione piena d'amore per il suo popolo che, dimorando da lungo tempo in Egitto, è diventato schiavo, oggetto di prepotenze degli Egiziani. A una prima, superficiale lettura può sembrare una pagina lontana non solo circa il tempo ma anche circa la nostra attuale sensibilità. Per poco invece che tu rifletta sulla situazione del nostro tempo, ti accorgi che è d'incredibile attualità. Popoli assoggettati e schiavi ce ne sono sempre stati nel corso della storia, ma oggi la situazione è più grave e più subdola. In che senso? Il fatto è questo: uno schiavo, ai tempi del prepotere romano era consapevole d'essere schiavo e soffriva nella sua consapevolezza. L'uomo della società dei consumi è schiavo della dittatura del più avere e non se ne rende conto. Tutto l'apparato massmediale lo persuade, con strategie molto subdole, a vivere una vita accomodata nella logica del consumo facile e dell'acquiescienza a una religiosità e morale minimizzati e superficiali. Si potrebbe sintetizzare così: Molta roba e denaro (o acquistati o desiderati!), e poca anima, molti bisogni (anche indotti) e poco spazio al profondo desiderio di Dio e della vita con Lui e per Lui. Ecco, l'Egitto di oggi è questo. E oggi, non ieri e non domani, la PAROLA mi canta in cuore un canto di liberazione. Dio, in Gesù, viene a liberarmi dalla schiavitù del peccato e da un clima che è prossimo ad esso, perché è clima di idolatria anche se mascherata.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, farò proprio questo esercizio di consapevolezza. Rifletterò sulla rete di bisogni, abitudini, acquiescenze varie che tolgono spazio, in me, al desiderio di Dio, alla volontà di vivere con Lui e secondo il suo volere, di conoscere Gesù e di amarlo.

Signore Gesù, il tuo Santo Spirito mi guidi a te come al mio "Liberatore". Liberami dall'Egitto che mi porto dentro. Fammi vivere di te e per te, nella libertà e dignità dei veri figli di Dio.

La voce di un Padre della Chiesa

Io mi sono scrollato di dosso tutte le passioni, da quando mi sono schierato con Cristo, e nulla più mi attrae di ciò che è gradito e ricercato dagli altri: non la ricchezza, che ti trascina in alto e ti travolge [...]; non la fama seducente [...] né gli applausi delle genti, che da tempo abbiamo lasciato a chi li vuole [...] Invece riconosco la grande dabbenaggine di coloro che si lasciano dominare da queste cose e permettono che la nobiltà della loro anima sia devastata da tali piccinerie; si danno tutti a realtà fugaci come fossero stabili.
Gregorio di Nazianzo

 

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