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TESTO Il Signore ha pietà del suo popolo (289)

don Remigio Menegatti  

III Domenica di Quaresima (Anno C) (11/03/2007)

Vangelo: Lc 13,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Es 3, 1-8a. 13-15) propone una pagina biblica molto conosciuta, dove si racconta la chiamata di Mosè sul monte Oreb. Il Signore, apparso nel roveto che brucia e non si consuma, propone a Mosè di liberare il popolo ebreo dalla schiavitù d'Egitto. L'Altissimo si presenta a Mosè come il Dio dei suoi padri, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, e gli rivela il suo "nome": "Io-sono". Si realizza così la promessa fatta ad Abramo, e la storia dell'Alleanza segna un progresso significativo: da una persona ad un popolo. Si passa infatti dalla fede di pochi alla formazione di un gruppo di salvati che danno lode a Dio.

Il vangelo (Lc 13, 1-9) riporta un ammonimento di Gesù che invita alla conversione, proprio a partire da un fatto di cronaca in cui non si può addossare la responsabilità né a Dio, né alle persone. L'albero – un fico – che viene lavorato perché porti il frutto tanto atteso è segno di ogni popolo – non solo quello della prima alleanza - perché valorizzi l'occasione di Dio e riconosca i segni della salvezza per aprirsi al suo amore vivere con verità l'Alleanza.

Salmo 102
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,

ti corona di grazia e di misericordia.

Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
Ha rivelato a Mosè le sue vie,

ai figli d'Israele le sue opere.

Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia

su quanti lo temono.

Il salmo è una "benedizione", una lode a Dio; un canto di gioia che coinvolge tutta la vita del credente - "quanto è in me benedica...- che riconosce i benefici di Dio.

Dopo l'introduzione, in cui viene sottolineato il desiderio di benedire il Signore, vengono ricordati i motivi di questo grazie. Dio perdona e usa misericordia – è "buono e pietoso" – perché vuole liberare il cuore dei suoi figli. Inoltre guarisce e salva dalla morte – la fossa – la vita di chi si affida a lui, non dimenticando i bisogni più immediati.

La giustizia di Dio, che significa soprattutto amore gratuito e oltre le nostre umane attese, si manifesta in particolare verso i più bisognosi. Con il suo modo di agire, il Signore indica la bellezza e la forza dei comandi che ha affidati a Mosè come tesoro per tutti i suoi figli, anche quelli che aderiranno al suo amore in seguito.

Non è un Dio di cui aver paura; non incute timore all'uomo, perché è "lento all'ira e grande nell'amore" e accoglie nell'abbraccio della sua misericordia – come il cielo avvolge la terra – coloro che lo temono, ovvero lo riconoscono come Dio e seguono le sue strade, a qualsiasi nazione appartengano.

Un commento per ragazzi

"Ancora un anno" potrebbe suonare come una minaccia per un tempo – come quello della quaresima – che appare lungo e poco simpatico, oppure la coscienza che rimane poco tempo per una cosa che si desidera. Può apparire positivo oppure anche negativo; il senso lo si capisce meglio dal tono della nostra voce. Se si tratta di un sms il senso della breve frase risulta anche meno immediato. Per questo hanno inventato i simboli: le faccine da costruire con la punteggiatura [esempio :-) ], oppure quelle già precostituite come "simboli" di smile o il contrario.

"Ancora quest'anno anno" dice il vignaiolo al padrone del fico che non fa frutti; ancora un anno, per poterci lavorare, nella fiducia che questo ulteriore impegno produca l'effetto sperato e così si possa gustare i buoni frutti dell'albero. Non un albero qualsiasi: il fico in Marco e Matteo è uno dei simboli di Israele, mentre in Luca – l'evangelista che stiamo leggendo nell'anno C – richiama tutti i popoli. Una salvezza offerta prima di tutto al popolo eletto, senza escludere con questo gli altri figli di Dio. Il senso del "ancora un anno" nel vangelo di questa domenica è chiaro: non si tratta di minaccia o rimprovero, non deve causare preoccupazione o ansia, quanto invece infondere gioia in chi scopre che può sempre godere della bontà di Dio. Ce lo conferma anche la prima lettura: il Signore ascolta il grido dei suoi figli, schiavi in Egitto, e chiama Mosè per incaricarlo della liberazione dei discendenti di Abramo, l'uomo con cui lui stesso aveva "firmato" il patto di Alleanza. Ce lo ricorda anche il salmo di questa domenica: "Buono e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore". Infatti lui "ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere". Dio rimane fedele alla sua alleanza, e per realizzarla ha mandato non solo grandi personaggi come Mosè, ma anche e soprattutto il suo stesso Figlio.

È lui il contadino che crede nella possibilità di portare frutto; ma non solo: per primo si impegna a coltivare la pianta: "lascialo ancora un anno, finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire". Gesù allora rivela il vero volto di Dio, il Padre, che offre sempre nuove occasioni ai suoi figli perché portino frutti, frutti buoni che rivelano la positività della pianta. In tal modo si arriva a riconoscere la bontà di chi si è preso a cuore la sorte dei suoi figli. Questo incoraggiamento forte matura poi in un chiaro invito all'impegno, alla disponibilità nel compiere il nostro dovere per collaborare all'azione positiva di Dio.

Un rischio, infatti, potrebbe nascondersi nell'atteggiamento con cui, sentendoci sicuri del dono che riceviamo, non siamo per nulla stimolati a impegnarci per fare la nostra parte. Quindi...ancora un anno: questo, che stiamo vivendo. Questa quaresima, questa domenica, in cui celebriamo l'Eucaristia, e questa settimana per vivere il dono ricevuto nella Parola e nel Pane di vita. Senza aspettare, perché scopriamo che Dio stesso è all'opera per la nostra salvezza e concede "stagioni favorevoli", momenti propizi per prenderci cura di noi stessi e far crescere la nostra amicizia con lui, che per primo si prende cura di noi.

Un anno ancora, per vivere da protagonisti la Pasqua e celebrare la Veglia come conferma del dono battesimale. Un anno per poter morire al peccato e rinascere alla vita nuova, mostrando il nostro vero volto, e manifestarci come sale della terra e luce del mondo, amici di Gesù, che lo annunciano prima con la vita... e poi anche con le parole.

Un suggerimento per la preghiera

Padre tu sei "santo e misericordioso". Infatti tu non "abbandoni i tuoi figli" perché "riveli ad essi il tuo nome". Ti chiediamo umilmente: "infrangi la durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione." Lo chiediamo uniti al Signore Gesù Cristo, nostro amico e fratello, che si prende cura della nostra vita.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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