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TESTO Io-Sono

don Marco Pratesi  

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III Domenica di Quaresima (Anno C) (11/03/2007)

Brano biblico: Es 3,1-8.13-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,1-9

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. 8Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

L'apparizione di Dio a Mosè nel roveto ardente sull'Oreb è un momento chiave nella storia della salvezza. Segna il passaggio dalla fase dei patriarchi a quella di Israele come popolo: il movimento che questa teofania genera porterà alla liberazione dall'Egitto e all'ingresso nella terra promessa (che leggeremo domenica prossima).

In questo episodio Dio rivela al tempo stesso la sua attenzione vigile per il popolo (ho visto, ho udito, conosco), la volontà di salvarlo (sono sceso per liberarlo), e il suo Nome.

Le tre cose sono alla fine una sola. "Io-sono", questo il Nome che Dio rivela a Mosè, è un nome enigmatico e probabilmente dal significato polivalente. Tuttavia è certamente da leggere nel contesto della teofania, e prende senso alla sua luce. Si potrebbe dire: Io-ci-sono, Io-sono-con-te/voi, Io-sono-per-te/voi. Dio si "definisce", o meglio si fa conoscere, in ciò che fa per Israele; in questo caso: la sua liberazione dalla schiavitù d'Egitto. Per capire chi è Dio, guardiamo cosa ha fatto e cosa fa: Dio si rivela nella storia; e si rivela appunto come colui che è attento e si prende cura, che libera e salva dall'oppressione di ogni tipo. Dunque, quando gli Israeliti chiederanno: "chi è questo Dio?", Mosè risponderà: "Lo vedrete da quello che egli compirà tra voi". L'espressione ricorre nei fatti dell'Esodo: "saprete che io sono il Signore" (cf. Es 6,7; 10,2; 16,6.12). In tal modo tutta la storia dell'Esodo, e più oltre, tutta la storia di Israele, diventa spiegazione del Nome rivelato nel roveto ardente.

Possiamo aggiungere: tutta la storia umana nel suo complesso, e la storia della Chiesa, è esegesi del Nome di Dio; e anche la nostra storia personale. Dio non deve - e non può - essere rinchiuso in definizioni statiche: egli si rivela continuamente e nuovamente a chi sa guardare le sue opere.

Soltanto nella Gerusalemme celeste, oltre i deserti della storia umana, la rivelazione del Nome sarà piena. Nella dimora di Dio con gli uomini, essi "porteranno il suo Nome sulla fronte" (Ap 22,4); perché solo allora si è conosciuto Dio, quando si è fatta l'esperienza della sua salvezza.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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