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TESTO Commento su Luca 4,1-13

mons. Ilvo Corniglia

I Domenica di Quaresima (Anno C) (25/02/2007)

Vangelo: Lc 4,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

affinché essi ti custodiscano;

11e anche:

Essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Il tempo di Quaresima, che nel suo duplice carattere "battesimale e penitenziale" è tutto proteso e polarizzato verso la Pasqua, ripropone al popolo cristiano un cammino impegnativo di conversione. Vale a dire, siamo chiamati a ritornare al Signore, concentrando la nostra attenzione su di Lui e scoprendo che Egli ci attende e ci guarda con infinita misericordia. Ma lo sguardo di Dio su di me (che grazia poterlo avvertire!) desidera incontrare il mio sguardo su di Lui. Se Dio mi guarda io non posso guardare altrove. E' questa, precisamente, la tentazione che subiamo di continuo: voltare le spalle a Lui per lasciarci catturare da ciò che non è Dio e non può assicurarci felicità e salvezza. Il brano del Deuteronomio (26, 4-10: I lettura) riporta l'antica professione di fede che il fedele ebreo recitava durante il rito in cui offriva le primizie della terra, ricevuta in dono dal Signore. Abbiamo qui il "Credo" di Israele, il cui contenuto è la salvezza operata da Dio in favore del suo popolo: Dio lo ha liberato e lo ha condotto nella Terra Promessa. Il nostro "Credo" prolunga quello del popolo eletto: anche noi professiamo con gratitudine la fede nel Dio che ci ha liberati attraverso la Pasqua di Gesù, cioè la sua morte-risurrezione, ci ha introdotti nella sua famiglia, la Chiesa, col Battesimo e ci donerà la vita eterna.

Il centro del Credo cristiano è la confessione di fede nel Cristo Risorto (Rm 10,8-13: II lettura). Tale fede è l'unica condizione necessaria, ma anche sufficiente, per ottenere la salvezza che il Cristo Risorto offre a tutti gli uomini. E' un atto interiore ("crederai con il tuo cuore...con il cuore si crede...), ma viene professata pubblicamente davanti alla comunità cristiana e insieme ad essa ("...confesserai con la tua bocca...con la bocca si fa la professione di fede"). L'impegno della conversione quaresimale sta nel verificare la qualità della nostra fede e nel lasciare che riceva dallo Spirito Santo uno "scossone" che la rinnovi interamente. Come recito il Credo? La professione nasce dal cuore?

Come vivere nel concreto questa fede- conversione? Tre sono le parole-chiave che indicano il percorso quaresimale: preghiera-penitenza-carità. Non sono soltanto mezzi per arrivare a Gesù e quindi al Padre, ma sono suoi doni che ti rendono uomo nuovo, cioè risorto. La preghiera come dialogo d'amore col Signore. Impari ad ascoltare la sua voce che risuona nel cuore e la sua Parola contenuta nella Scrittura, soprattutto quella che Dio ti dona ogni domenica durante la celebrazione eucaristica. A tua volta, poi, tu parli con Lui, come il figlio col padre, come l'amico con l'amico, lodandolo, ringraziandolo, affidandogli te stesso e gli altri, domandandogli perdono.

La penitenza come libertà interiore, quando ti accorgi che sei troppo dipendente da qualcosa o da qualcuno.

La carità come amore gratuito, come gesto concreto, come il saperti accorgere delle occasioni in cui Gesù si presenta a te piccolo, povero, bisognoso.

Tradizionalmente la prima domenica di Quaresima ci pone in contatto con Gesù che nel deserto subisce l'assalto del diavolo, ma non soccombe, riporta vittoria su di lui e su tutte le sue suggestioni. Il Figlio di Dio non è risparmiato dalla tentazione, che riguarda proprio il suo rapporto col Padre. Satana cerca di allontanare Gesù da Dio, di metterlo in contrasto con Lui. Vuole persuaderlo a non comportarsi da figlio, rinnegando addirittura la sua relazione filiale col Padre. "Se sei Figlio di Dio", usa il potere di cui disponi per soddisfare ora le tue necessità vitali e, poi, per risolvere ogni problema economico dell'umanità offrendo alla gente un'abbondanza di beni materiali. Tutto questo puoi farlo, senza dipendere da tuo Padre, non aspettandoti l'intervento della sua provvidenza (I tentazione). Ma Gesù si abbandona al Padre e respinge la tentazione riferendosi a un alimento che per Lui è più importante del pane: la Parola di Dio. Nella seconda tentazione (che è la terza nel racconto di Matteo) il diavolo offre a Gesù il dominio politico ed economico del mondo, a una condizione: adorare lui al posto di Dio, apostatando quindi da Dio. Ma Gesù reagisce con forza e determinazione: "Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, Lui solo adorerai (Dt 6,13)". Ultima tentazione: "Se sei Figlio di Dio", usa il tuo potere per compiere miracoli clamorosi e gesti spettacolari con cui conquisterai la gente. "Gettati giù...", manifestando così la tua fiducia in Dio. Questa però non è la vera fiducia del Figlio, ma un mettere Dio alla prova. "Non tenterai il Signore Dio tuo". Gesù si manifesta vero Figlio di Dio che ha scelto di vivere nell'umiltà e nel nascondimento e non ha bisogno di forzare Dio a dimostrargli che lo ama. Si fida semplicemente di Lui, come continuerà a fare sulla croce, non rispondendo alla sfida e alla provocazione dei presenti (cfr. Lc 23, 35-39)

Le proposte di Satana sono apparentemente sagge e suggestive. Corrispondono, infatti, al buon senso, alle aspettative e alla concezione corrente, allora come oggi, secondo cui la salvezza viene da un messianismo facile e trionfalistico e non invece dall'amore che si abbandona a Dio e si fa servizio sino alla Croce.

Questa tentazione non ha aggredito Gesù soltanto nel deserto, ma lo ha accompagnato lungo tutto il suo ministero, raggiungendo poi una violenza inaudita nella Passione (cfr, Lc 4, 13). Attraverso questa tentazione, che assume le forme più diverse, è Satana, il grande nemico - non un simbolo, ma una presenza reale, personale, anche se misteriosa - che cerca di separare Gesù da Dio suo Padre boicottando il disegno di Dio. Ma Gesù in una lotta dura, sofferta, perseverando nella sua scelta controcorrente, rimane fedele a Dio e al suo progetto fino alla morte. In tal modo riporta una vittoria completa sulla tentazione, alla quale aveva invece ceduto Israele nel deserto e, prima ancora, l'umanità ai suoi inizi.

I cristiani non possono pretendere che sia loro risparmiata la prova. L'affrontano però nella certezza che il loro Signore ha vinto Satana e li sostiene nella lotta. Gesù rimane accanto a noi e ci insegna a pregare il Padre: "Non ci indurre in tentazione", cioè fa' che non soccombiamo alla tentazione di tradirti, di perdere la fede. In definitiva, è la fede che il tentatore cerca di insidiare, portando un "figlio di Dio" a essere diverso da come suo Padre lo vuole.

Da Gesù impariamo anche con quale strategia possiamo vincere ogni forma di tentazione. Il segreto è il rapporto vivo con la Parola di Dio. Gesù resta fedele alla volontà del Padre e tale volontà la legge nella Scrittura. A ogni attacco del diavolo risponde citando un breve testo della Sacra Scrittura. Non si tratta di una schermaglia di parole, ma di una precisa volontà di lasciarsi muovere e misurare dalla Parola. Spesso, quando sentiamo forte la tentazione - dell'avere, del potere, del valere - basta lasciare risuonare dentro di noi una Parola di Dio per trovare la forza di resistere e di unirsi a Lui, l'unico Signore da adorare e servire.

Sappiamo riconoscere la pericolosità e le varie forme della tentazione che in modo, ora subdolo, ora aperto e violento, mette alla prova e rischia di compromettere il nostro rapporto filiale con Dio? Come reagiamo?

"Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto".

Ogni volta che siamo tentati di mettere qualcos'altro al posto di Dio o prima di Lui, sentiamoci ripetere in fondo al cuore: "Adora Dio solo!" e ubbidiamo con grande fede a questa Parola. Cioè prendiamo Dio come ideale delle nostre azioni e diciamo coraggiosamente di no a ciò che Lui non vuole. Avremo così la forza di liberarci dall'idolatria, dall'adorare tante cose e proveremo la gioia di potergli dichiarare: "Sei tu, Signore, l'unico mio bene! Al centro del mio cuore ci sei solo Tu!"Sarà, ogni volta, un passo nuovo nel cammino di conversione. Prova a chiederti cosa significa "Adorare Dio solo", cioè metterlo realmente al primo posto nella tua vita, nelle tue scelte, nei tuoi gesti.
- Quante volte ti è accaduto finora?
- Quante volte ti capita al giorno?

 

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