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TESTO Amare è il cuore della vita

mons. Antonio Riboldi

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/02/2007)

Vangelo: Lc 6,27-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 27A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, 28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.

29A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. 30Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

31E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. 32Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. 33E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. 34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. 38Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Quando si legge l'inizio della creazione, nella Bibbia, questa ci parla con linguaggio simbolico, ma profondamente vero, dello stupore di Dio nel guardare ciò che la potenza del Suo Cuore aveva immaginato e voluto: "E vide che era bello". E' il commento presente al termine di ogni giorno della creazione.

E chi non direbbe lo stesso osservando la meraviglia che vi è in ogni realtà creata: i cieli, i fiori, la natura tutta? Sembra che davvero ogni essere, vivente e non, sia un grande grazie inespresso, ma visibile, a Chi lo ha creato.

Si racconta di uno che, passeggiando in mezzo ad un campo fiorito - come se ne vedono ancora tanti in primavera - osservando che i fiori si muovevano come in una danza, ne chiese loro la ragione. La risposta dei fiori fu: "E' passato Dio, che ci ha creati, e cantiamo la nostra gioia e il nostro grazie".

Ma tutto il creato, anche se meraviglioso, mancava dell'essere più bello, che solo può rispondere all'amore di Dio con un "Ti amo", consapevole e libero. Se ci pensiamo bene è come se Dio avesse voluto prima creare l'ambiente, la casa, per poterla donare all'uomo: l'unica creatura che ha voce e volontà, nella libertà propria dell'amore, per poter, "vedendo Dio-Amore", rispondergli: "anch'io Ti amo".

Quel "ti amo" dell'uomo, agli occhi del Padre, vale più di tutto il creato. Ed è come dire che l'uomo, ogni uomo, agli occhi del Padre, è la più bella creatura, che Lui ama alla follia.

L'uomo, lo sappiamo tutti, non seppe resistere alla tentazione di satana, che suggeriva esserci grandezza nell'affermarsi, di fatto un inesistente paradiso che è egoismo. Infatti, rifiutando l'amore del Padre, fu come si fosse spenta, nell'uomo, la luce, la bellezza della sua creazione, riducendolo ad una creatura senza ragione, ma, ancor peggio, senza l'Amore.

Ed ogni uomo, tutti, senza distinzione, portiamo 'dentro', se siamo sinceri con noi stessi, la necessità di amare ed essere amati, ma poi...naufraghiamo nell'inferno dell'egoismo!

Quante volte il fratello ci sembra un ingombro alla vita, nonostante ne abbiamo 'bisogno' più di tutte le cose che possediamo e che il mondo ci offre! Nessuna cosa, fosse anche tutto l'oro del mondo, la bellezza, il potere, il successo, il piacere, può prendere il posto dell'amore...che poi è il posto di Dio.

Quando l'uomo ha drammaticamente cancellato l'amore, che è la sola grandezza di ciascuno di noi, riduce il fratello a merce, ne fa scempio orribile, come è nelle guerre, nell'Olocausto, nei tanti emarginati e sfruttati, che sono la maggioranza degli uomini sulla terra.

Del resto basta uscire per le strade di una qualsiasi città, per accorgersi della solitudine dell'uomo, che cammina, ignorando o evitando chi incontra, a volte avendone paura, diffidando, difficilmente rivolgendogli un sorriso.

Eppure tutti sono nostri fratelli e tutti, senza eccezioni, sono amati da Dio e attendono di sentirsi amati, ma per questo Dio 'ha bisogno' anche di noi. Pensiamo alle nostre esperienze: quando il nostro sguardo si incrocia con quello di un fratello o una sorella che ci sorride, come se il sorriso fosse un messaggio di amore, è come se il cuore riprendesse a battere e pare che in quel momento ricominci la vita. Ed è così.

Per questo Gesù diceva agli apostoli, nell'Ultima Cena, e sempre: 'Amatevi gli uni gli altri, come Io ho amato voi". Ma è difficile amarsi, senza esclusioni o divisioni o privilegi assurdi? Sì, eppure è necessario imparare l'amore, come vera educazione alla felicità.

Se si comincia a percorrere le vie stupende dell'amore con tutti, è come sentire l'amore di Dio che si fa strada in noi, perché il nostro amore ha origine, ascesi, dall'amore di Dio. A volte forse confondiamo i sentimenti con l'amore.

Scrive il Santo Padre, nella Enciclica "Deus Charitas est": "I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore. Si rivela possibile l'amore del prossimo nel senso enunciato da Gesù. Consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche le persone che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà, arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. Al di là dell'apparenza esteriore dell'altro, scorgo la sua interiore attesa di un gesto di amore, di attenzione. Io lo vedo con gli occhi di Cristo e posso dare all'altro ben più che le cose esteriori. Posso donargli lo sguardo di amore di cui egli ha bisogno" (n. 48).

Solo in questa dimensione spirituale possiamo 'incontrare' anche chi ci fa del male o ci odia: i nostri nemici. Sappiamo che Dio, il Padre, ha mostrato nel Figlio, che Lui non ha nemici, ma solo figli, che però sanno creare nemici. Lui è sempre fedele all'amore, anche quando noi Lo offendiamo o, addirittura, Lo rinneghiamo.

Lui ci attende sempre, come fece con il figlio prodigo, che aveva preferito l'inferno del mondo al Paradiso del Padre, finendo solo, povero, affamato, ridotto 'a rubare le ghiande destinate ai porci'. Quando rientrò in se stesso e disse: "Tornerò da mio Padre...", incerto e confuso, scoprì che il Padre, sempre fedele al Suo amore, sempre desiderando il suo ritorno, già lo attendeva sulla porta di casa e, quando da lontano lo vide arrivare, "gli corse incontro", non chiese spiegazioni, ma "commosso gli gettò le braccia al collo e disse: Facciamo festa, perché questo figlio era morto ed è tornato in vita".

In questa luce, allora, possiamo capire l'amore che Dio chiede a noi, oggi, nel Vangelo: "Gesù disse ai suoi discepoli: A voi che mi ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra. A chi ti leva il mantello, non rifiutargli la tunica. Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. Amate i vostri nemici e fate loro del bene. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (Lc 6,27-38).

Può sembrare duro questo Comandamento di Gesù, ma è la sola via che conosce l'amore vero, quello che 'può donare lo sguardo di amore di cui il nemico ha bisogno'. La natura umana, intrisa di orgoglio, trova difficoltà a seguire questa meravigliosa via, ma è la sola che colma i fossati che si creano con il male ricevuto o commesso, distrugge le trincee che ci separano, creando quell'atmosfera di guerra in cui l'animo umano non può vivere.

Se ricordate il secondo Convegno della Chiesa Italiana, a Loreto, aveva come tema: "Comunione e Riconciliazione". Era il tempo in cui, invitato dagli ex brigatisti, con quella stupenda apostola delle carceri, che era suor Tersilla e con il fratello del Prof. Bachelet, ucciso dalle BR, frequentavo le carceri, esortando alla riconciliazione. E' stata una stupenda avventura della Grazia.

Ricordo come i giornali, allora, condannassero questa missione, anche con titoli pesanti: 'Perdonopoli'. Nessuno certamente chiedeva di annullare la giusta pena per il male fatto: ma altro è la pena, altra è la riconciliazione, che era riconoscere il male e chiedere perdono, come avviene per tutti nel Sacramento della Riconciliazione.

Quello che mi faceva male era sentire commenti poco benevoli, e ancor più ridicolizzare questo ministero della riconciliazione, magari con posizioni da 'giustizieri'. "Chi ha fatto del male deve pagare, punto e basta!" Ma noi volevamo andare oltre ed invitare tutti ad entrare nello spirito del Vangelo: vittime e carnefici.

Di fronte alla mia esitazione, se continuare o no in questo contesto di incomprensione una sera il grande vescovo Magrassi, prima di un convegno, mi disse: "Antonio, tu oggi rappresenti la punta di diamante, che tenta di perforare un antico e sempre esistito mondo di odio, di rivalsa e vendetta, che non conosce la gioia della misericordia. Tocca a te decidere se continuare in questa opera, con il rischio che la punta si rompa e allora la pagherai cara. Ma se riesci a perforare il muro, finalmente nel mondo spunterà la Luce della Croce, ossia della bellezza della Misericordia".

Ho continuato ed ho incontrato tanti che, avendo compreso il messaggio evangelico, hanno saputo vedere nell'atteggiamento della Chiesa la via della speranza da dare alla vita: lo sguardo di amore di cui tanti avevano bisogno.

E credo proprio che, davanti al grande muro di separazione, che noi ogni giorno eleviamo, con il farci male a vicenda, senza tentare la via della riconciliazione e dell'amore, la Chiesa debba essere maestra di amore ai nemici, di perdono. Come hanno saputo darne testimonianza tanti fratelli 'offesi', allora come oggi: basti pensare, ultimamente, al papà di Erba, di fronte all'uccisione della figlia, del nipotino e della moglie!

Non si fa mai abbastanza per riportare, anche nei gesti quotidiani, negli incontri feriali, l'aria dell'amicizia che Gesù ci ha donato, che il Padre è pronto a comunicarci, per rendere più respirabile questa vita, che rischia di diventare, non solo difficile, ma drammatica...perché non sappiamo amare e, peggio ancora, non vogliamo intraprendere "la fatica di imparare ad amare".

 

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