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TESTO Commento su Marco 8,22-26

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Mercoledì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (19/02/2003)

Vangelo: Mc 8,22-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Gesù, dopo aver messo la saliva sugli occhi [a un cieco], gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?" Quegli...disse:"vedo gli uomini; infatti vedo come gli alberi che camminano". Allora gli impose di nuovo le mani ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.

Come vivere questa parola?

"Vedere qualcosa", "vedere a distanza" e "vedere chiaramente": ossia guarire a tappe dalla cecità. Questo è ciò che capita a un uomo di Betsàida che Gesù prende per mano sottraendolo alle tenebre della sua vita. Tenero tenace e terapeutico il gesto di Gesù: prima "ti conduce fuori dal villaggio", ti toglie via cioè dall'abitudinarietà piatta di un'esistenza senza colore né luce; poi ti vivifica con la potente energia del suo Spirito: ecco il simbolismo della saliva sugli occhi; e infine t'interpella affinché tu possa valutare la consistenza della tua fede. E interviene ancora, senza stancarsi, con amorevole pazienza, sugli orizzonti della tua visuale limitata, talora persino deformata - gli uomini appaiono come alberi -, cioè non tutto è chiaro all'inizio, anzi...! Questo capita anche a noi. E fino al compimento dei nostri giorni, quando, conclusa la fatica della fede, saremo, per grazia, abilitati a vedere Dio in pienezza chiaramente e senza opacità.

Attenzione, però: fin da ora ci è dato di "vedere a distanza", cioè in limpida prospettiva evangelica, se veramente accogliamo la terapia di Gesù. Una terapia d'esposizione alla luce-energia dello Spirito, la cui efficacia comunque sempre subordinata ad una condizione: l'onestà di percepirsi miopi, sempre bisognosi di salvezza. Come dire: "Signore, non vedo ancora uomini ma alberi che camminano".

Oggi nella mia pausa contemplativa mi sentirò da Gesù condotto lontano dalle folle dei pensieri neri che talvolta s'accalcano nella mia mente, fuori quindi dal villaggio dell'abitudinarietà e diretto verso una preghiera più semplice e più vera. Nel mio cuore poi possa riecheggiare la domanda: "Vedi qualcosa?".

Pacificato dalla sua tenerezza, lascio quindi scorrere tutto ciò che in me non è ancora fede limpida, prospettiva di speranza, in definitiva, visuale di luce. E come il cieco di Betsaida, alzando gli occhi verso Gesù griderò: "Signore, che io veda!"

La voce di un grande cercatore di Dio del secolo XX°

Pregheremo con tutti i cercatori di Dio, nella speranza, anche noi, di riuscire a credere, liberi da tutte le paure:

Se non ho sempre cercato il Signore come dovevo, in tutte le circostanze, in tutte le occasioni e con i mezzi che il Signore ci dà: Liturgia, Scrittura, conoscenza..

Se abbiamo confuso la nostra fede con la ricerca, meglio, la nostra fede col possesso di Dio invece di continuare a cercare: Signore, pietà.
David Maria Turoldo

 

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