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TESTO Commento su Luca 5,1-11

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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/02/2007)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

PRIMO COMMENTO

1. Il Signore sale su una delle barche di Pietro e dei suoi soci, tali, infatti, erano Giacomo e Giovanni, come ci ricorda lo stesso evangelista. Per prima cosa si scosta dalla terra per ammaestrare le folle. È questo semplice distacco che comincia a far vedere ai futuri apostoli che, per predicare la parola di Dio, bisogna dare alle cose terrene un valore non più grande di quello che hanno. Solo dopo disse a Pietro: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Intima un ordine a Pietro e parla al plurale perché gli altri lo seguano evidenziando, anche in questa occasione, il suo ruolo di guida dietro i comandi del Signore. Pietro è scettico, sa che tutta la fatica della notte è stata inutile, ma obbedisce: "Sulla tua parola getterò le reti".

2. Pietro è chiaro nel dire che conosce il suo mestiere, però, giacché credo nella tua parola, o Signore, obbedirò. Insomma, se non credo in te, a chi altro dovrei credere, anche contro l'evidenza? "E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano" tanto da dover chiedere aiuto a un'altra barca al punto che le due barche quasi affondavano. Malgrado abbia obbedito, e poi attuato la pesca miracolosa, Pietro si getta davanti a Gesù confessandosi peccatore. Non è, infatti, il semplice agire conforme al comando che denota l'obbedienza, ma la disposizione interiore ed è su questa che Simone si accusa: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore".

3. Pietro confessa apertamente la sua mancanza di fede, stupito dal prodigio avvenuto, al pari dei suoi compagni. È da qui che il Signore ricostruisce la sua "roccia". Non rimprovera affatto questa confessione, ma anzi aggiunge: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". È proprio su questa debolezza che costruisce la grandezza della sua Chiesa. Nella figura di Pietro quel "Non temere" è rivolto a tutti i presenti, tanto che tutti "tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono". Lasciarono le loro attività. Erano "soci in affari", ma tutti assieme intraprendono un'altra attività, questa volta sì, prendendo il Signore alla lettera, andranno in pesca di anime.

4. Se a Pietro cambia il nome, quasi a significare una rigenerazione, è a tutti che fa così cambiando la vita. Per loro morirà in croce concedendogli una vita nuova. Ce lo ricorda San Paolo nell'odierna lettura "Cristo morì per i nostri peccati (...) e apparve a Cefa e quindi ai dodici" presentando a loro un prodigio ben più grande che quello della pesca miracolosa. Con questa li aveva attratti per condurli a quei traguardi che, allora, nemmeno potevano intuire.

5. Paolo pure, come Pietro, si giudica indegno peccatore "un aborto. Io, infatti, sono l'infimo degli apostoli", ma grazie a Dio, e alla fatica del cambiamento, potrà predicare quello che ha ricevuto. È da questa fiducia in Dio che i cristiani attingono la loro forza per annunziare il Vangelo, come già il profeta Isaia che ricorda il serafino che toccò le labbra facendo sparire le iniquità.

Commento a cura del prof. Rocco Pezzimenti

SECONDO COMMENTO

Barche vuote, pescatori stanchi e sfiduciati lavano le reti che hanno tirato a riva dopo una notte di inutile fatica.

Gesù, passa e, strano a dirsi, vuole aver bisogno proprio di quelle barche vuote.
Sorprende sempre Dio per la sua originalità.

Lì dove gli occhi degli uomini vedono fallimento, Dio vede un'opportunità, un'occasione speciale per offrire la speranza non solo a chi è ne ha fortemente bisogno, ma attraverso di lui a molti.

Così Pietro gli offre la sua barca che proprio perché vuota, si trasforma in luogo da dove la Parola viene offerta e annunciata a tutti i presenti.

Parola di Dio che racconta il regno nuovo, che annuncia la speranza che si realizza, che mostra la novità: JHWH ti viene a incontrare, ti viene a cercare, anzi, ha bisogno di te!

Ed ecco la sfida che cambia la storia tua e di quelli che ti incontreranno: "prendi il largo!"

Prendi il largo, getta le reti!

Pietro, pescatore vissuto, sa bene che la pesca sul lago va fatta di notte, quando è buio, quando i pesci salgono alla superficie... solo così, la pesca sul lago è garantita.

Di giorno, i pesci vanno in profondità dove a fatica le reti arrivano!

"Ho pescato tutta la notte! Ma.., sulla tua Parola getterò le reti!".

Pietro rischia. Il suo cuore sa di potersi fidare. Quell'uomo che si è servito della sua barca, gli ha parlato di novità e di speranza come nessuno.

È su questa sua Parola che il pescatore di Galilea prende il largo e nuovamente getta le reti.

Il dono di Dio è immenso, le reti sono così colme da rompersi... Con l'aiuto dei compagni e di altre barche toccano la riva.

Pietro si getta ai piedi di Gesù stupito.

Si riconosce peccatore, come Isaia uomo dalle labbra impure...

Ecco allora il cuore della liturgia di oggi: Dio non si spaventa del nostro peccato, del nostro limite, del nostro vuoto.

Ma all'uomo che accoglie il suo grido: "chi manderò chi andrà per noi" JHWH cambia il cuore perché possa parlare la sua parola e possa pronunciare la sua speranza.

Sarai pescatore di uomini. Non cambia il tuo modo di "fare" Dio, cambia l'obiettivo.

Non più pescatore di pesci a beneficio tuo e della tua famiglia, ma pescatore di uomini. Chiamato cioè a liberare a portare salvezza perché ti riconosci da Dio liberato salvato.

Ecco il chiamato.
È colui che si fida e si affida a Dio e alla sua Parola.

Accoglie con gioia l'essere coinvolto nel progetto di amore che JHWH ha sulla storia e soprattutto su l'uomo.

Un progetto che è come "al principio", un mondo di pace e di giustizia, dove armonia bellezza verità e concordia sono i colori che lo caratterizzano.

Chi manderò chi andrà per noi?

Il grido di Dio risuona in questa comunità e si rivolge a ciascuno di noi in particolare senza limiti di età e di condizioni.

Rispondere "ecco manda me", "è disporsi evangelicamente alla vocazione- missione di uomini e donne pronti a giocare la vita per il Regno di Dio, regno di libertà, di giustizia, di verità e di pace. Regno di amore. E' impegno che domanda partecipazione al Mistero Pasquale... è impegno di "giovani forti". (Dante Bernini – vescovo).

Commento a cura di suor Piera Cori

 

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