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TESTO Cantiamo al Signore, davanti ai suoi angeli (284)

don Remigio Menegatti  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/02/2007)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,1-11

In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 6, 1-2.3-8) racconta la vocazione di Isaia. Il profeta è coinvolto in una visione: si trova nel tempio e avverte forte e chiara la presenza di Dio e sente tutta la sua povertà e inadeguatezza umana. Prende paura, si coglie piccolo e inadatto a stare di fronte al Signore. Attraverso un angelo Dio però rende Isaia pronto alla missione, purificando le sue labbra, liberandolo da iniquità e peccato. Alla fine Isaia può rispondere con disponibilità alla richiesta di Dio e accoglie la missione che Dio gli affida.

Il vangelo (Lc 5, 1-11) crea un parallelo tra Isaia e Simone. Come il grande profeta della prima alleanza, anche il pescatore di Cafarnao, quando vede i gesti compiuti da Gesù, avverte di essere alla presenza di qualcosa di potente, molto più grande di lui. Si dichiara peccatore; Gesù lo invita a non aver paura e a fidarsi di lui. Diventerà in tal modo il primo dei suoi apostoli; con lui inizia la schiera dei discepoli del falegname di Nazaret.

Salmo 137
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
A te voglio cantare davanti agli angeli,

mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome
per la tua fedeltà e la tua misericordia:
hai reso la tua promessa
più grande di ogni fama.
Nel giorno in cui t'ho invocato, mi hai risposto,

hai accresciuto in me la forza.

Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra
quando udranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore,

perché grande è la gloria del Signore.

Il Signore completerà per me l'opera sua.
Signore, la tua bontà dura per sempre:

non abbandonare l'opera delle tue mani.

Il salmo può prestarsi a diversi motivi di ringraziamento. Potrebbe essere la risposta sia di Isaia che di Simon Pietro, come pure di quanti avvertono che Dio si interessa di loro e li chiama perché li ama.

Nel tempio del Signore, alla presenza degli angeli, silenziosi e misteriosi servitori di Dio, anche l'uomo avverte la fedeltà e la misericordia che l'Altissimo dona a chi si affida a lui e si rivolge nella preghiera per ascoltare le parole che escono dalla bocca dell'Altissimo.

Al grazie di chi ha sperimentato la bontà di Dio si unisce la lode di quanti ascoltano e condividono i motivi della gioia. Tra questi i re della terra, che ascoltano la testimonianza di chi ha scoperto l'amore di Dio, e così rendono ancora più grande e universale la lode del Signore.

Il salmo si chiude con l'invocazione a Dio, e la richiesta di non abbandonare l'opera da lui cominciata, e quindi portare a compimento il bene che semina nel cuore dell'uomo.

Un commento per ragazzi

"Perché proprio io? Non ci sono persone più adatte di me? Forse è bene che tu chieda anche ad altri. Se proprio non trovi nessuno, riprova con me." Parole che possiamo ascoltare in tante occasioni, quando qualcuno, anche ragazzo, si sente rivolgere una proposta non solo inattesa, ma che appare subito molto impegnativa e viene avvertita come superiore alle proprie capacità.

A volte la storia si risolve nella rinuncia, altre volte invece, davanti alle rassicurazioni e alla fiducia dimostrata da chi chiede, si arriva alla risposta positiva, pure rimanendo la coscienza dei propri limiti. Spesso succede che quando si risponde alle proposte "grandi" si arriva a scoprire che in fondo le doti le avevamo, e chi ci ha interpellati in effetti ci conosce meglio di noi stessi.

Succede così anche a Isaia e a Simone, il pescatore del lago di Galilea, tutti e due decisamente spaventati per l'incontro con Dio. Entrambi diventeranno, con la loro esperienza di fede e di sequela di Dio, autentici fari per illuminare la strada a tanti altri che hanno accettato di fidarsi del Signore e di seguirlo anche su strade non sempre agevoli. Certo, hanno anche trovato delle difficoltà, hanno sperimentato che le loro paure e preoccupazioni non erano scuse con cui volevano evitarsi la chiamata di Dio. Hanno anche commesso degli errori seri – ricordiamo bene quelli di Pietro – ma non si sono mai pentiti di aver ascoltato la voce di colui che conosce in profondità il cuore dell'uomo e soprattutto non smette mai di seguire con simpatia e accompagnare con la sua grazia quanti chiama a diventare testimoni di lui.

Certo, è meglio riconoscere la propria fragilità e fidarsi ciecamente del Maestro, evitando di confidare solo sulle proprie qualità e buttarsi senza criterio in avventure che sono solo umane, e lasciano fuori Dio, anche se si è convinti di svolgere un servizio indicato da lui. Quando un discepolo vuole superare il maestro allora mostra tutta la sua fragilità, e in particolare manifesta poca umiltà e troppa fiducia in se stesso. Dio invita a prendere coraggio, avendo sempre e soprattutto fiducia in lui che sa valorizzare al meglio il bene che ha coltivato nel cuore di ogni uomo, sa indicargli le strade per giungere alla gioia vera, quella che non delude. Una delle abilità necessarie è sempre e soprattutto l'ascolto, il sapersi meravigliare e aver l'entusiasmo di buttarsi in un'avventura grande, anche quando costa un po' di fatica e coinvolge tutta la vita.

Queste condizioni valevano per Isaia e Simone, e per tanti altri che hanno imitato la loro vita, si sono lasciati coinvolgere da Dio e da Gesù, suo Figlio che è venuto a vivere tra noi.

Queste condizioni valgono anche per noi adesso, piccoli e grandi, perché Dio non è cambiato. Lui continua a chiamare e affida incarichi importanti per darci la possibilità di collaborare con lui a realizzare il grande progetto: che tutti gli uomini lo riconoscano come Padre e siano felici di stare con lui, di vivere secondo le sue proposte per trovare la vera gioia. Anche a noi, sia piccoli che grandi è chiesta la capacità di ascoltare, di meravigliarci, di coinvolgersi e entusiasmarci di fronte alle proposte di Dio. Lui conosce anche il nostro cuore, sa le qualità che ci fanno ricchi, perché è un Padre buono e ama ciascuno dei suoi figli.
Provare per credere!

Un suggerimento per la preghiera

Anche noi, che pure siamo solo dei ragazzi, ti riconosciamo come "Dio di infinita grandezza". Abbiamo scoperto che "affidi alle nostre labbra impure e alle nostre fragili mani il compito di portare agli uomini l'annunzio del Vangelo" e ne siamo entusiasti. Consapevoli delle nostre fatiche e fragilità, ti invochiamo: "sostienici con il tuo Spirito, perché la tua parola, accolta da cuori aperti e generosi, fruttifichi in ogni parte della terra." Con noi lo domanda Cristo, tuo Figlio e nostro Signore.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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