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TESTO Commento Luca 5,1-11

Suor Giuseppina Pisano o.p.

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/02/2007)

Vangelo: Lc 5,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.

4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

"Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Essi, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono". (Lc.5,11)

".. io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!»." ( Is,6,8).

La liturgia della Parola di questa domenica, ha, come tema, la chiamata, che ci viene illustrata attraverso due racconti: il primo tratto dal profeta Isaia, l'altro dal Vangelo di Luca.

Isaia, di famiglia sacerdotale, in un preciso momento della sua vita: "Nell'anno in cui mori il re Ozia", mentre si trovava nel tempio, durante una solenne liturgia, ebbe una visione: "io vidi, scrive il profeta, il Signore, seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali e proclamavano l'uno all'altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte, alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo".

Al di là del linguaggio simbolico, l'esperienza mistica di Isaia fu, indubbiamente, sconvolgente, e non poteva essere altrimenti, perché la chiamata del Signore, cambia, radicalmente, l'esistenza della persona cui essa è rivolta, operando una conversione, che, lo stesso profeta così descrive: "...io dissi: «Ohimè! lo sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare.Egli mi toccò la bocca e mi disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è espiato»..."

È in questo momento, dopo aver fatto esperienza della sua pochezza, e del suo esser uomo peccatore, bisognoso di perdono, che Isaia, dice il suo " Si!" a Dio, ed è pronto per la missione cui è destinato.

La vocazione, il Papa Giovanni Paolo II la definì: un dono della redenzione, preannunciata nei Patriarchi e nei Profeti e realizzata da Cristo Gesù, nella pienezza dei tempi.

Ed ecco il racconto di Luca; Gesù non è più a Nazareth, ora, la sua predicazione si è spostata sulle rive del lago di Genezaret, qui il Maestro è ascoltato ed accolto, un 'accoglienza, quasi soffocante, se l'Evangelista nota che: "la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio..", perciò, Gesù, chiese a Pietro di poter salire sulla sua barca, da dove, la gente l'avrebbe potuto vedere ed ascoltare meglio.

Quando ebbe terminato di parlare, Egli invitò Pietro a prendere il largo e a riprender la pesca; un invito che è quasi una sfida, i pescatori, infatti, dopo una notte di fatica, erano tornati a riva senza aver preso niente; tuttavia, il pescatore, fidandosi della parola del Maestro, gettò le reti:" sulla tua parola getterò le reti.."; e la pesca fu incredibilmente ricca:".. riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano...".

Gesù opera ancora un miracolo, che sottolinea la forza e il valore della fede: "sulla tua parola getterò le reti.." aveva detto Pietro, quella stessa Parola e quella stessa fede, trasformerà pochi uomini, dediti alla fatica della pesca, in apostoli del Regno di Dio: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini».

Udite queste parole, Pietro e i suoi compagni, lasciarono tutto e seguirono Gesù.

La chiamata a servire Dio, a seguire Cristo, a cooperare al disegno di salvezza, può risuonare ovunque e in qualunque situazione: in un clima di preghiera, in cui Dio è chiaramente presente e la fede in Lui è viva; e può risuonare altrove, mentre si lavora e si fatica, o anche dove ci si diverte, o, addirittura, come capitò a Paolo di Tarso, mentre si combatte, proprio contro la causa del Vangelo; ovunque Dio è, anche se invisibilmente, presente; ovunque, Cristo Redentore, segue i passi dell'uomo, per salvarlo, e per trasformarlo in apostolo del Vangelo.

L'azione di Dio, come la sua parola, non conoscono altro ostacolo, se non il rifiuto dell'uomo; ma quando questi ascolta e accoglie la chiamata, qualunque sia la forma in cui essa, poi, si realizzerà, è Dio stesso ad operare la trasformazione.

L'esperienza di Paolo di Tarso, che oggi leggiamo nel breve passo della prima lettera ai Corinzi, è una icona di quel che Dio può sul cuore dell'uomo:

"Fratelli..., scrive l'Apostolo, ai ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo mori per i nostri peccati, secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture e apparve a Cefa e quindi ai Dodici... in seguito, apparve a più di cinquecento fratelli, in una sola volta...ultimo fra tutti apparve anche a me, come a un aborto; io, infatti, sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. .."

La vocazione, oltre che dono di redenzione, è un mistero, ed ha le sue radici nella insondabile volontà salvifica di Dio, volontà, che sfugge alla logica ed ai progetti umani, e può trasformare e coinvolgere, chiunque Egli voglia.

Di fronte alla chiamata, l'uomo non può che riconoscere la propria pochezza, il suo limite morale, e la situazione di peccato, che ogni creatura porta con sé: è la consapevolezza di Isaia, ed è lo sgomento di Pietro, che esclamò: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore.»; sarà, poi. il Signore stesso, con la grazia dello Spirito, a guidare nel cammino, e a rendere fecondo di opere, quel "Si" iniziale, pronunciato con entusiasmo e tanta trepidazione.

Il passo del Vangelo di questa domenica, si conclude con una frase lapidaria: "... lasciarono tutto e lo seguirono"; e quei due verbi: 'lasciare' e 'seguire', descrivono, con una mirabile sintesi, le caratteristiche essenziali della vocazione; la risposta alla chiamata del Signore, esige, infatti, che, al primo posto, nella scala dei valori, degli affetti e degli interessi, sia posto Lui, e la missione che egli affida, quella stessa che dopo la resurrezione, Cristo affidò agli Undici:" Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e si farà battezzare sarà salvo..." ( Mc.16,15-16 )

Lasciar tutto, è l'esigenza fondamentale, della vocazione di chi si impegna nella proclamazione e testimonianza del Vangelo, ed è un'esigenza, che comporta uno stile di vita conforme ad un'autentica, profonda povertà, come fu povero il Figlio di Dio, che "spogliò se stesso...".

Non è un impegno facile, soprattutto nel nostro tempo, ma, sicuramente, non fu agevole neppure per quei pochi che furono chiamati, direttamente da Gesù, se, un giorno, ebbero a chiedergli: "Maestro, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che cosa, dunque, avremo?"; Gesù rispose: "In verità vi dico, voi che mi avete seguito...e chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi per il mio nome, riceverà il centuplo, e, in eredità, avrà la vita eterna." ( Mt. 19,28-29 )

Queste parole di Gesù, ancora oggi, accompagnano e confortano tutti coloro, uomini e donne, che, aprendo il cuore a Dio, hanno accolto la sua chiamata, ed hanno consacrato a Cristo, e all'annuncio del Vangelo, tutta la loro vita.

Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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