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TESTO Commento su Marco 4,1-20

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Mercoledì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (29/01/2003)

Vangelo: Mc 4,1-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare...lungo la strada,...fra i sassi,...tra le spine,...sulla terra buona.

Come vivere questa Parola?

L'avanzare del Regno di Dio non segue le regole del comune buon senso. Va oltre, nella logica di una grazia sovrabbondante che continuamente ci supera e ci trascende. Ecco perché Gesù si sofferma a lungo sulle dinamiche di questo misterioso procedere di Dio nella storia e lo fa ricorrendo a ben quattro immagini, tra cui quella del seminatore.

Culmine di questa parabola è il contrasto paradossale tra la quantità di grano che viene inutilmente disperso, sprecato diremmo, lungo la strada, fra i sassi, le spine, e il raccolto rigoglioso di quella parte che, caduta nella terra buona, marcisce muore e porta frutto superando ogni aspettativa.

Dalla forza evocativa di questa immagine raccogliamo due messaggi. Innanzi tutto la certezza che il Regno di Dio, al di là di ogni apparente evidenza fallimentare, cresce e si dilata nel cuore del mondo per la potenza di Colui che l'ha seminato con la Sua Parola viva ed eterna e l'ha irrorato con il suo stesso sangue sparso per la nostra salvezza.

E ancora: nella causa del Regno occorre buttarsi senza calcoli risparmi paure. Bisogna darsi e darsi ancora fino a marcire e morire per amore nel silenzio della terra, in attesa che si compia la beata speranza e la manifestazione della gloria di Dio (cfr. 1Tt 2,12).

Oggi, dunque, in silenzio dinanzi al Dio-Seminatore, a me presente sotto le specie del grano Eucaristico, effonderò liete parole di fiducia, consegnando al suo amore provvido la terra del mio cuore, chiedendogli di essere liberato dalle insidie del maligno, dallo scoraggiamento, dalle preoccupazioni del mondo e dalla bramosia dell'avida ricchezza.

La voce di un mistico del XII° secolo

Chiunque, per amore, si concede e affida pienamente a Dio, è il più libero di tutti gli uomini, vive senza affanno, perché è certo che Dio non vuole, non può tollerare di perdere ciò che è suo.
Giovanni Ruusbroec

 

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