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TESTO L'amore, felicità di Dio e dell'uomo

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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/01/2007)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

INTRODUZIONE - RIFLESSIONE

1.a Lettura - 62,1-5 Il testo di questa prima lettura fa parte del cosiddetto Tritoisaia (capp.56-66), o anche "libro della consolazione". Abbiamo davanti la nota immagine della città quale sposa del suo Signore. L'originalità di questo bel canto è che non si tratta di un momento di riconciliazione dopo la rottura, bensì di qualcosa di originale, del giorno delle nozze.

La situazione di precedente degrado resta in sordina: "abbandonata... Devastata... non più,...non più...". Si parla di giovani che convolano a nozze, e non di adulti che si riconciliano. Le allusioni al passato servono a rafforzare con maggior vigore la freschezza dell'avvenimento.

La forza dell'amore è un ringiovanimento di tutto e di tutti... novità inesauribile.

In questo poema si sovrappongono e si fondono l'immagine del re vittorioso nel giorno delle sue nozze. Queste nozze coincidono con il giorno del trionfo. In questo modo Gerusalemme è contemporaneamente la figura di una madre e sposa impaziente nei preparativi del suo abbigliamento nuziale. L'immagine dello sposo è come quella del sole, atteso con ansia all'alba. Finalmente brilla in tutto il suo splendore: la città baciata dal sole sembra una corona regale... che lo sposo imporrà sul capo della sua donna che col matrimonio sarà la nuova regina. La gioia degli sposi viene paragonata dal profeta alla felicità di Dio nel momento in cui il proprio popolo e i figli di Gerusalemme si abbandonano al suo amore paterno. Il termine di paragone è un chiaro invito a vivere e lasciarsi trasformare dall'amore che rende forti e felici. Se ci lasciamo avvolgere e coinvolgere dall'amore di Dio sicuramente la nostra vita non sarà abbandonata al male o devastata da tutte quelle forme di cattiveria che non rallegrano il cuore.

2.a Lettura - 1Cor 12,4-11 In questo passo della lettera ai Corinti, che fa da preludio al famoso "Inno alla Carità", Paolo esalta con magnificenza la ricchezza dei carismi personali, ciò che colpisce il lettore è che sono dei doni simili alle virtù teologali, effusi da Dio in ogni individuo della comunità. Questi facoltà (diciamo così) hanno un'unica origine, la pluralità della manifestazione, l'unità nella finalità. Questi requisiti dicono che bisogna escludere qualsiasi forma di integralismo o di anarchia carismatica perché all'origine di tutti i doni personali c'è sempre l'unico Signore come unica fonte di amore. Inoltre il testo evidenzia come ogni membro della comunità ecclesiale è specchio dello Spirito costituito tale non per se stesso ma per il bene ecclesiale.

Per cui Paolo dice che le operazioni sono varie e diverse mentre il Padre di tutti è uno e tutto opera, in tutti è presente: dell'unità è sigillo da sempre. E' tutto questo un appello a credere nel valore e nell'essenza dell'unità della chiesa.

Un monito serio a pregare per l'unità di tutti coloro che si fregiano dell'appellativo di cristiani.

Vangelo - Gv 1,2-11 Il centro del miracolo delle nozze di Cana non è l'acqua trasformata in vino; ma l'arrivo alla fede da parte dei discepoli di Gesù in seguito all'evento raccontato.

Allora è da dire che ciò che genera la fede è il segno, cioè una realtà collocata e letta nella dimensione divina, la rivelazione del mistero di Gesù Cristo nascosta in un evento miracoloso: più che sul gesto taumaturgico, l'attenzione si deve spostare sull'effetto teologico, sul risultato di fede. Infatti il testo ci presenta tre situazioni: le nozze che Gesù usa come contesto per la sua rivelazione. L'intervento di Maria: in esso si evoca l'ora, cioè il momento supremo della vita del Cristo, la sua morte e glorificazione, radice di ogni dono e di ogni salvezza. Ed infine, la scena decisiva del vino, segno biblico messianico in cui Gesù si rivela come il Cristo Salvatore. L'evangelista sottolinea che il messaggio della salvezza può essere realizzato solo se accolto con fede. La fede di cui si parla in questo testo è la semplice adesione a Gesù Cristo, seguirà il cammino di fede che si svilupperà in conoscenza... per cui il cristiano sarà chiamato ad "Agire in Cristo" per ottenere la salvezza.
Buona Domenica!!!

 

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