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mons. Antonio Riboldi

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II Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (14/01/2007)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 2,1-11

In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Dire che imperversa sul matrimonio una vera bufera che vorrebbe, sotto forme sottili, intaccarne la natura, è poco. Se infatti dopo l'aborto e il divorzio si distrugge il matrimonio, che ci resta di veramente solido e sicuro in questa nostra civiltà?

Se c'era e c'è un dono immenso di Dio è proprio quello dell'amore, ossia la capacità di farsi dono l'uno per l'altro e, in questo dono meraviglioso, anche se chiede anche sacrificio, si attua la vocazione che Dio dà a tanti, per coniugare il segreto della felicità e della perfezione, e, nello stesso tempo, per mettere alla prova la nostra capacità di amare con fedeltà, nonostante le necessarie prove che si possono incontrare.

Non solo, ma conoscendo la nostra debolezza, per sostenere il matrimonio, lo ha reso Sacramento, ossia è Lui a suggellare, dare forza con la Grazia. Potremmo dire che, nel sacramento del matrimonio, al momento del 'sì', Gesù viene una volta per sempre, come amico, il forte amico che darà forza a quel 'nostro sì', che a volte è debole, a volte eroico, a volte fragile, a volte inconsistente.

Così disse il Santo Padre al Convegno internazionale di Valencia, lo scorso anno: "La famiglia è l'antico privilegio dove ogni persona impara a dare e ricevere amore. Per questo motivo la Chiesa manifesta costantemente la sua sollecitudine pastorale in questo ambito fondamentale della persona umana. Così essa insegna nel suo magistero. Dio è amore e ha creato l'uomo per amore e lo ha chiamato ad amare. Creando l'uomo e la donna li ha chiamati al matrimonio, a un'intima comunione di vita e di amore fra di loro, 'così che non siano più due, ma una cosa sola'. L'uomo diventa immagine di Dio non tanto nel momento della solitudine, quanto nel momento della comunione. Il matrimonio, e quindi la famiglia, si fonda soprattutto in una profonda mediazione interpersonale tra il marito e la moglie, sostenuta dall'affetto e dalla mutua comprensione. Perciò riceve l'abbondante aiuto di Dio nel sacramento del matrimonio che comporta una vera vocazione alla santità" (Discorso del S. Padre, Benedetto XVI).

Vi era un tempo in cui il matrimonio forse aveva minore apparenza esteriore, ma aveva una profondità di affetto e durata, che non conosceva interruzione. Mi diceva un giorno papà: "Sono più di 30 anni che vivo con mamma. Abbiamo passato momenti di difficoltà economiche fino alla povertà, perché voi figli eravate nati, ma ci siamo voluti bene, sempre. E oggi ti dico che senza mamma mi mancherebbe il fondamento della mia felicità. Non basta un'eternità per sperimentare la ricchezza che è nell'amore".

Ci sono ancora queste famiglie in cui lo sposo possa dire della sua unione con la sposa la stessa cosa? Nonostante il grande rumore, che fanno i mass media, che sembra obbediscano alla voglia di egoismo che separa, ci sono coppie, e tante, che nel matrimonio sanno ancora vivere la vocazione alla santità, dando testimonianza di un amore che non ha limiti e confini. Chi di noi non ha visto, a volte, il marito o la moglie che, davanti alla malattia o alla perdita del coniuge, si sono sentiti come mancare la vita e chiedevano a Dio di morire loro al posto dell'amato o, almeno, morire insieme? Quante volte io stesso mi commuovo quando benedico le nozze d'oro o d'argento. Sempre, fissando gli occhi degli sposi, noto serenità e spesso una felicità, come se fosse il primo momento del loro amore.

Se crisi c'è oggi nel matrimonio, al punto da chiamare tale, anche ciò che non può esserlo per natura, credo che dipenda dall'aver sfrattato dalla vita l'Amore, ossia Dio, origine di ogni amore e vita. Un materialismo ateo ha come rotto le dighe di quello stupendo 'lago' che è il matrimonio e cosi si cerca di svuotarlo. Ma quando la diga non avrà più acqua, cosa sarà la vita? È sotto i nostri occhi l'immane tragedia dei matrimoni spezzati, donne e uomini allo sbaraglio, come traditi, figli che non sanno più chi è il loro papà o la mamma. Davvero un grande calvario, là dove si era chiamati a costruire giorno per giorno un paradiso con fedeltà all'amore.

La Chiesa giustamente, in questa domenica, ci propone significativamente la Parola di Isaia: "Per amore di Sion non tacerò: per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada" (Is 6, 21).

Il discepolo Giovanni, che conosceva bene l'amore (basta leggere il suo Vangelo e le sue Lettere), come primo atto della vita pubblica di Gesù, dopo i 30 anni vissuti a Nazareth, racconta il miracolo delle nozze di Cana. "In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, essendo venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino. E Gesù rispose: Che ho da fare con te, donna? Non è ancora giunta la mia ora. La madre disse ai servi: Fate quello che vi dirà.

Vi erano sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: Riempite d'acqua le giare. E le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: Ora attingete e portatene al maestro di tavola. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua divenuta vino, il maestro di tavola, che non sapeva da dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e disse: Tutti servono da principio il vino buono e quando sono brilli quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui" (Gv 2, 1-12).

Viene subito da chiedersi: ma qual è il vino o felicità che, oggi, viene tante volte, a mancare nei matrimoni? Credo proprio che sia quella Presenza di Dio che, quando c'è - e tanti lo sanno - è 'il vino' necessario.

Sono tante anche oggi le coppie che si sostengono ed ogni giorno aumentano la bontà della loro unione con il dono che Dio dà nella carità: una carità che a sua volta diventa 'sapore e forza delle unioni e della vità.

Ricordo che un giorno chiesero a Madre Teresa di Calcutta quale fosse il segreto del suo sorriso anche di fronte a uomini ridotti a relitti sui marciapiedi, là dove noi passiamo e schiviamo. 'L'Eucarestia' rispose. Ogni giorno infatti in tutte le case dove le sue discepole esercitano la carità, c'è l'impegno di due ore di adorazione.

Mamma non perdeva mai l'occasione, qualunque fosse il tempo, di iniziare la giornata con la partecipazione alla S. Messa. 'Senza Gesù non so come farei a essere una buona sposa e mamma'.

Ho incontrato coppie che hanno creato un angolo nella loro casa dove con molta solennità hanno posto un leggio con la Bibbia sempre aperta e dove ogni giorno trovano il tempo per attingere dalla Parola la forza del matrimonio e della famiglia. Ci sono sì, credetemi, tante testimonianze di matrimoni che davvero narrano con la loro fedeltà e felicità, la gioia di amare e di essere amati.

È certamente necessario oggi saper formare quanti intendono celebrare il sacramento del Matrimonio, a scoprire il segreto della fedeltà e della felicità, con una seria preparazione. Il matrimonio non può infatti ridursi alla sola esteriorità, che sembra già nascere senz'anima e senza futuro. Diceva il grande Giovanni Paolo II: "E' una necessità questa che la Chiesa sente ardere dentro di sé, perché sa che il compito che la qualifica in forza della sua missione annunciatrice, affidatale dal Suo Sposo e Signore, si ripropone oggi con inusitata impellenza. Non pochi fattori culturali, sociali e politici concorrono a provocare una crisi sempre più evidente della famiglia. Essi compromettono così in diversa misura la verità e la dignità della persona umana e mettono in discussione, svisandola, l'idea stessa della famiglia. Il valore della indissolubilità matrimoniale viene sempre più misconosciuto, e si chiedono nuove forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, equiparandole a matrimoni legittimi: non mancano tentativi di accettare modelli di coppia, dove la differenza sessuale non risulta essenziale" (Ecclesia in Europa, n. 90).

Così vorrei pregare con Madre Teresa, per le giovani coppie, che si preparano al matrimonio: "Mio Dio, aiuta questa coppia ad essere un solo cuore pieno di amore. Dà loro una vita bella, nella quale possano essere un solo cuore nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Concedi loro amore per i figli che avranno, e fa' che la loro casa abbia sempre una porta aperta per il povero. Insegna loro, Signore, a pregare insieme così che possano sempre restare uniti".

 

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