TESTO Ando' ad abitare a Nazaret - per il rito ambrosiano
IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (28/01/2007)
Vangelo: Lc 4,21-30

In quel tempo, Gesù 21cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
La Liturgia della festa della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe è la traccia per leggere, su questa icona esemplare, l'identità e la missione umana e divina dell'amore tra un uomo e una donna.
Nella Famiglia di Nazaret l'amore di un uomo e di una donna è penetrato talmente dal Mistero di Dio da divenire il luogo fisico per il quale il Figlio di Dio entra nella storia per compiere la sua opera di salvezza. Maria e Giuseppe, scelti da Dio, sono diventati suoi docili e coraggiosi collaboratori così da dilatare oltre ogni loro aspettativa i progetti di bene che li avevano uniti in matrimonio.
Chiediamo loro di illuminare un poco il nostro amore e benedire le nostre famiglie.
1) L'IDENTITA' DELL'AMORE CRISTIANO
Nel disegno di Dio sta una decisione sorprendente: creare l'uomo a sua immagine e somiglianza, maschio e femmina per realizzare nel mondo quella stessa comunione d'amore e fecondità che esiste all'interno di Casa Trinità. Ha fatto l'uomo e la donna diversi per completarsi, per amarsi, per divenire una carne sola, come uno solo è il Mistero di Dio in Tre Persone. "Questa sì è osso delle mie ossa e carne della mia carne" (Gen 2,23), è il primo grido d'amore dell'umanità, perché - dice ancora Iddio - "non è bene che l'uomo sia solo: gli farò un aiuto simile a lui" (Gen 2,18). Sta iscritto nella profondità dell'essere umano questa attrattiva: realizzare l'amore in un modo stabile e pieno costituisce uno dei punti più alti di riuscita e felicità, in quanto si attua un preciso disegno di Dio. Non si può tradire una vocazione iscritta nella nostra pelle.
Un giorno questo Dio, sempre premuroso, ha come lasciato cadere una goccia del Suo Amore nel cuore di un uomo e di una donna, una goccia pura, ideale, fatta di gratuità, di dono, di dedizione e di comunione....: è l'innamoramento. Fa incontrare due persone e fa loro assaggiare cosa sia l'amore vero, per avviarli a realizzare poi, più profondamente e più stabilmente con la propria libertà, quella iniziale spontanea voglia di vivere insieme. E' come se Dio dicesse: ecco la strada, ecco lo strumento per la tua felicità e riuscita. Segui fino in fondo - con la tua volontà, con un forte impegno educativo, con un esercizio costante di donazione che richiede anche sacrificio nella prova - questa iniziale voglia di amare! E ci si è messi su questa strada, con gioia, con difficoltà, a volte con delusione! Amare non è facile. Ognuno si accorge dei propri limiti, della oscura tirannia dell'egoismo, del possesso, della violenza... Esperienza importantissima questa! E' la spia della nostra insufficienza e incapacità anche là dove pensiamo di fare da soli, di non aver bisogno di nessuno, in ciò che ci sembra assoluta nostra proprietà privata e Dio un intruso!
Qui si incontra la grazia divina e il sacramento del matrimonio. La grazia che risana il cuore dall'egoismo, che rafforza la capacità di amare, che abilita al dono e al perdono nei momenti difficili. Si tratta di reinserire l'amore umano nell'amore di Dio, di modellarlo gradualmente su quello che Cristo stesso ci ha mostrato e donato: "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici". "Amatevi come io ho amato voi". San Paolo dice: "Il marito ami la moglie come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ef 5,25). Senza attingere alla grazia di Cristo, l'amore umano ferito, degenera e non può da solo realizzare in pieno quelle potenzialità di bene che promette. Non è più autonomo l'amore. Quelli si avventurano nell'amore con caparbietà e autosufficienza nei confronti di Dio, certamente falliscono.
2) LA MISSIONE DELL'AMORE CRISTIANO
Così purificato, così reso umano, cioè possibile, l'amore umano è pronto per essere assunto da Cristo nel sacramento del matrimonio con tre specifiche missioni. La prima riguarda i rapporti dei coniugi tra di loro: Cristo assume l'amore del marito per veicolare e incarnare presso la sposa tutto l'amore di Dio, amore che dà sicurezza; e assume l'amore della sposa per esprimere al marito tutta la tenerezza di un Dio che è misericordia e pace: l'uno per l'altro segno e strumento dell'amore di Dio, alla ricerca del bene e della felicità vicendevole, e del bene sommo e irrinunciabile quale è il destino eterno di diventare simili a Dio. L'uno con l'altro quindi incamminati e reciprocamente responsabili di giungere al paradiso.
L'altra missione riguarda il rapporto dei genitori coi figli: Dio li chiama a divenire con Lui procreatori di nuove persone, vestendo il loro cuore della sua stessa passione per la vita e la crescita di un uomo, e affidando loro il dono prezioso di un figlio di Dio perché lo aiutino a divenirne erede. Responsabilità che deve essere vissuta con Dio se non ci si vuol trovare spiazzati e inadeguati di fronte al compito arduo di educare la libertà di un altro. Dio assume, consacra e abilita anche le più fragili capacità di genitori per svolgere questo arduo compito - con una competenza soprannaturale, io dico - dando loro grazie speciali purché vivano la loro missione come delegata da Lui.
Infine la missione di tutta la famiglia di fronte al mondo: la testimonianza vissuta di valori umani che solo con la grazia di Cristo si riesce a realizzare fino in fondo, e il compito della accoglienza, della ospitalità, della attenzione ai più deboli, agli anziani (cfr. I lett.), creando quel clima di calore e gratuità nei rapporti umani, frutto pieno della carità. Famiglie aperte devono essere le famiglie cristiane perché la fede - per il tramite della carità - possa passare per contagio nei rapporti corti, appunto quelli di parentado, di vicinato, di amicizie.
In mezzo a tutto questo c'è poi anche la prova, la croce:... sofferenze, disgrazie, la morte inattesa di qualche persona cara, la stessa vecchiaia....! Sono il segno che l'amore non è tutto, che la felicità e la riuscita piena stanno altrove e oltre e non sono alla nostra portata. E' importante saperlo, altrimenti la vita diventa un enigma, il cuore rimane deluso, e ci si ribella alla vita o a Dio perché non la si è voluta leggere nel suo quadro più vero.
Ancora una volta appare evidente la necessità di Dio e della fede. Guardiamo alla famiglia di Nazaret e chiediamo a Gesù, Maria e Giuseppe di aiutare le nostre famiglie a vivere tutta la santità dell'amore cristiano, unico modo per vivere un amore umano riuscito e felice.